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Autore: alessandroago_94    07/09/2014    4 recensioni
Un Impero in decadenza, una grande guerra tra popoli, un ordine secolare che traballa e che sta per sparire per sempre. La vita costringe i personaggi del racconto a combattere, ad incontrarsi e scontrarsi tra loro, ad amarsi e ad odiarsi, in un mondo dove ormai non ci sono più regole e la vita non è poi qualcosa di così scontato e facile. Di fronte alla distruzione del loro mondo, alcuni soggetti, che vogliano o no, costretti dalla fame o dalla voglia di rivincita e gloria, combatteranno e cercheranno un ultimo appiglio per ripristinare l’Impero e per salvarlo dalle orde dei Popoli del gran re Fermei.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

CAPITOLO 4

 

Swaden era una città di ridotte dimensioni e poco caotica. Era distante dal caos di Arus, situata sempre nelle province settentrionali dell’impero, e lontanissima dalla capitale Fortwar, situata nelle province meridionali dell’omonimo impero.

Era stata fondata centinaia d’anni fa dagli elfi, e poi successivamente abitata e ricostruita dagli esseri umani.

Infatti, la parte più a nord est dell’Impero di Fortwar era abitato, in passato, solo da creature non umane. Gli umani vivevano nel sud, sulle coste del grande oceano e nella provincia di Fortwar, e poi avevano cacciato tutti i non umani.

Ma  Swaden era una città particolare; aveva un porto antichissimo e custodiva grandi segreti. Gli elfi, prima di andarsene, con un ultimo atto benevolo verso uno dei pochi umani loro amici, avevano lasciato un segreto considerato come la chiave di salvezza dell’impero. Da allora, per secoli, d’in generazione in generazione, un vecchio saggio sceglieva un giovane per lui adatto, e gli consegnava il segreto, e così via.

 A distanza di secoli dal primo, in quell’istante il ragazzo scelto dall’anziano maestro, si stava dirigendo, tutto infreddolito, verso l’antico tempio, dove poco distante viveva il vecchio.

 

Sam, il giovane prescelto, pensava di essere un ragazzo normalissimo; un pò tarchiato, scuro di capelli e dagli occhi castani, con un carattere un po’ introverso.

Aveva appena vent’anni ma sapeva fare cose che altri a stenti facevano, aveva una mente aperta, era volenteroso ed aveva buone capacità matematiche e lessicali. Non era proprio normalissimo. Il suo maestro lo definiva come uno studente eccezionale e in grado di apprendere molto in fretta, cosa importante per i destinatari del segreto, che dovevano essere anche colti.

Grazie al fatto di essere stato scelto tra i tanti ragazzi della città, Sam aveva potuto ricevere un’ottima educazione che,altrimenti, gli sarebbe stata preclusa. I suoi genitori erano contadini e vivevano in condizioni miserevoli, tanto da non potersi pagare neppure una visita medica. Infatti i suoi genitori erano morti entrambi un paio d’anni fa durante un epidemia di febbre, lasciando Sam solo al mondo e nella disperazione. Dopo poco era stato scelto dal maestro.

Ora viveva abbastanza bene, il cibo e un tetto sulla testa non gli mancavano ed era stimato da tutta la comunità.

Sam era stato fatto chiamare da poco dal suo maestro. Era urgente. Il servo che portava il messaggio diceva di aver visto il maestro molto scosso, cosa veramente rara.

Anche a Swaden erano giunte notizie dell’invasione, e si diceva che i nemici non fossero tanto distanti da lì e che ormai avessero sottomesso la maggior parte dell’impero senza che l’imperatore avesse mosso un solo dito per fermarli. Forse era quella la causa di tanta fretta. Comunque, tra poco lo avrebbe scoperto.

In pochi passi si trovò di fronte alla porta del maestro. Bussò vigorosamente. Il vecchio maestro lo aprì. La lunga barba e l’aspetto trasandato gli davano di solito un aspetto da uomo tranquillo, mentre quel giorno era particolarmente trascurato e spaventato. Il vecchio tremava tutto, e Sam rimase colpito dal suo aspetto, talmente tanto da non riuscire più ad immaginarsi cosa potesse volere il maestro da lui.

Il maestro prese Sam per un braccio e lo trascinò in casa, per poi sbattere di fretta la parta dietro di lui. Appena si entrava c’era subito una camera disadorna con al centro un tavolo ed alcune sedie, dove Sam in passato si sedeva intanto che il maestro gli spiegava qualcosa. Si accomodò, ed il vecchio decise di non attendere altro tempo.

‘’Devi andartene. Devi partire subito. E’ già tutto pronto’’.

Sam non capiva le frasi incomplete che il vecchio gli diceva con fare agitato.

‘’Ma partire e andare dove? Non capisco..’’.

‘’E’ presto detto. Ora ti spiegherò tutto, anche se c’è poco da spiegare. Devi semplicemente eseguire la missione per cui sei stato preparato e per cui centinaia di persone hanno tramandato il segreto per secoli’’.

Un barlume di lucidità era ricomparso sul volto del maestro. Sam si adagiò meglio sulla sedia, e si preparò attentamente per ascoltare il seguito.

’’Sam, devi capire che siamo arrivati all’epilogo. Tutto sta per cambiare, nulla sarà più come prima. Non sono riuscito a insegnarti tutto ciò che dovevo, ma ciò che sai è sufficiente per poter affrontare il tuo destino.’’. Deglutì, e riprese a parlare, un po’ più tranquillo. ‘’La tua ora è giunta. Partirai sulla piccola imbarcazione da me preparata e con due schiavi ai remi, ed affronterai l’oceano e la Tempesta perenne. Ti prego di ascoltarmi e di non fare troppe domande, non c’è più tempo. Devi sbrigarti, i nemici sono a pochi giorni da qui’’.

La breve pausa del maestro permise a Sam di esprimere le sue perplessità.

’’ Ma.. scusi, maestro, ma come può pensare che io possa affrontare la Tempesta permanente con una bagnarola e due schiavi, se non ci riescono neppure i marinai più esperti con le loro grandi imbarcazioni? E poi, perché mai..’’. Non gli fu lasciata finire la frase. Il vecchio riprese con foga crescente.

‘’Smettila ragazzo. Tu non lo sai ancora, ma la tempesta aspetta solo te, e ti custodirà.. non devi temerla, valle incontro e affronta le sue terribili onde a testa alta. Al di là di essa troverai l’unico modo per salvare Fortwar e le sue genti dal male che sta per distruggere l’umanità e il nostro mondo. Due cose sole devi fare, capito? Affronta la tempesta, fai remare gli uomini verso ad essa, loro obbediranno. Poi convinci ad intervenire e a salvare Fortwar coloro che troverai sul tuo nuovo percorso. Seguimi, è ora di partire’’. Il tono non ammetteva repliche.

 Sam seguì il vecchio nel retro dell’abitazione, che era proprio sulla spiaggia, e vide la sua bagnarola con due uomini già ai remi. Sam si tirò su i calzoni, stava per entrare in acqua ed andare incontro a morte certa. Si girò un ultimo istante, e vide il suo maestro con le lacrime agli occhi.

’’E lei maestro? Mi aspetterà qui?’’ disse, titubante. Il maestro lo fissò intensamente.

’’No, le nostre strade si dividono qui. Ho piena fiducia in te e nelle tue capacità, e so che seguirai alla lettera le mie indicazioni. Mi fido di te, e ricorda che la tua missione era già stata programmata secoli fa, non puoi scappare di fronte al tuo destino. Segui i miei consigli e il tuo istinto, e troverai la strada giusta. Non morirai prima di aver compiuto la tua missione’’. Una lacrima scese rapidamente tra le rughe del vecchio volto e scomparve tra la barba bianca ancora folta.’’ In quanto a me, tra poco mi avvelenerò, così nessun nemico potrà catturarmi e scoprire la tua missione. Invierò una lettera all’imperatore in cui spiegherò tutto, lui sì che ti aspetterà. Il mio ultimo consiglio è questo; anzi, prendilo come un ordine. In qualsiasi luogo tu ti troverai dopo aver superato la tempesta non sarà reale. Ricordalo; ti troverai quasi sicuramente in un luogo stupendo dove non esiste il tempo. Tu non farti ingannare e svolgi la tua missione nel più breve tempo possibile, perché nel reale il tempo continuerà a scorrere, e tu potresti tornare troppo tardi. Intesi?’’. Il maestro gli fece l’occhiolino, mentre altre lacrime scorrevano nel suo viso, per poi essere nascoste dalla barba.

Sam capì che era ora di congedarsi.

Accennò un saluto con il capo, ed entrò in acqua. Salì sulla bagnarola scricchiolante. Gli schiavi ai remi si misero subito a remare con foga. Sam si girò per un attimo indietro; il maestro lo stava ancora osservando. Consapevole che al suo ritorno, sempre che ci fosse stato, nulla sarebbe stato più come prima, si accorse che stava piangendo. Rosso in volto, si girò in avanti e non guardò più dietro di sé.

Ora lo aspettava la Tempesta permanente.

 

 

Di lì a poche ore ore Sam si trovò a fissare l’immensa tempesta.

L’immensa massa di nuvole nere che si estendeva all’infinito all’orizzonte scagliava innumerevoli fulmini, mentre generava forti venti e immense onde. Tuoni violenti come esplosioni risuonavano nel cielo. Gli schiavi remavano dritto verso quell’incubo.

Senza titubare un attimo, quegli esseri umani, muti come pesci, lo stavano portando verso il cuore della tempesta. L’oceano si stava facendo sempre più mosso, e le onde iniziavano a sovrastare la bagnarola, mentre il giorno scompariva, coperto dalle nubi. Sam chiuse gli occhi per un po’, e li riaprì solo quando gli scossoni e gli spruzzi d’acqua non lo spaventarono a morte.

Aprì gli occhi e vide di essere all’interno della tempesta. Tutto attorno a lui era buio, illuminato ogni tanto da fulmini. Poi, un immensa onda si abbatté su di lui, e notò che i due schiavi non erano più ai loro posti mentre la bagnarola stava affondando. Stringendo forte il legno dell’imbarcazione, cacciò un urlo di terrore mentre veniva inghiottito da un'altra onda. Le sue mani non trattennero oltre il legno e Sam fu scaraventato in acqua, mentre l’imbarcazione si frantumava in mille pezzi.

Cercò disperatamente di respirare, mentre si accorgeva che stava sprofondando negli abissi oceanici, trascinato da una grande forza. Non poteva più resistere senza ossigeno. Per un istante pensò che stava per morire senza aver compiuto la missione.

Poi, la sua mente si offuscò e perse i sensi, mentre sprofondava nell’oceano in tempesta.

 

 

Intanto, sulla terraferma, i nove cavalieri stavano per raggiungere l’esercito del Gran Re dopo giorni e giorni di trotto continuo.

I cavalli erano sfiniti, mente i loro cavalieri erano impassibili. Ma, all’interno di essi, la loro fame stava crescendo. Erano giorni che non si erano nutriti decentemente, poiché fin tanto che non avevano avuto corpo bastavano pochi vegetali per tenerli in vita nel loro letargo. Ma ora volevano cibarsi dei loro piatti preferiti. Entrarono nell’immenso accampamento di mattina presto, ma già alcuni soldati erano impegnati davanti alle loro tende a prepararsi per la lunga giornata.

A pochi chilometri dall’accampamento, i cavalieri avevano attraversato le rovine di Frampul, e avevano notato che la distruzione era stata feroce, proprio come piaceva a loro. I soldati fuori dalle tende iniziarono improvvisamente a guardarli, prima con un espressione stupita, poi con una disgustata e impaurita.

I nove Demoni, dall’alto delle loro cavalcature, osservavano con interesse gli umani,  a tal punto che riuscirono a rompere il silenzio, e nelle loro menti diaboliche risuonava un'unica parola; cibo. Si diressero rapidamente verso la tenda imperiale, cercando di non cadere in tentazione con i soldati. Non volevano giocarsi le loro carte subito. Volevano solo divertirsi un po’ con quegli esseri inferiori.

La sentinella, impaurita, li annunciò subito al Gran Re, che non li fece attendere e li ricevette subito.

 

 

Fermei per un istante era felice. Shon era tornato, e comunque fosse andata la missione, la sua opera di conquista avrebbe potuto continuare. Poi notò che la sentinella era atterrita. Fermei non comprese subito. Fece accomodare Shon, ma a sorpresa entrarono nove soggetti, tutti insieme. Non fece caso all’etichetta e si avvicinò per abbracciare il buon guerriero, uno dei suoi migliori uomini.

’’Shon, sei tornato finalmente..’’. Non riuscì a dire altro. Le figure che aveva davanti non erano umane, anche se ne mostravano le sembianze. Un brivido di terrore percosse il suo corpo, e si allontanò con un balzo dai soggetti.

’’Cosa siete?’’, chiese con una vocina tremolante. Gli rispose una voce forte e potente, ma che non usciva da nessuna bocca in particolare. Anzi, le bocche non si muovevano proprio e i corpi erano pallidi come quelli dei morti.

’’Shon è morto. Noi siamo chi cercavi. Saremo tuoi alleati in questa guerra’’, disse brevemente la voce.

Fermei era impaurito come mai prima; cosa aveva ordinato di rievocare?. Come se avesse potuto leggere nella sua mente, la voce rispose alle sue domande.

’’Non temerci, siamo tuoi alleati. Siamo i nove Demoni che in un tempo lontano furono imprigionati dagli esseri fantastici nei monti Akras. Ma ora grazie a te, siamo tornati. Siamo nove corpi ma ragioniamo come uno solo. Ti siamo grati per averci salvati. Ma ora, per favore, nutrici’’. Fermei era lievemente rassicurato, ma non molto.

’’C’è tutto il cibo che volete. Pane e carne non mancano, e..’’.

’’Fermati Re. Noi non mangiamo carne o pane… ma anime’’, disse la voce, e i volti impassibili lasciarono trapelare un sogghigno malefico.

‘’Ti prego, nutrici; non hai degli schiavi? A noi possono bastare solo 30 schiavi, per oggi’’. Fermei tremava. Doveva sbarazzarsi di quelli. Ma come? In fondo gli sarebbero potuti essere utili. Chiamò la sentinella e gli disse di portare 30 schiavi. La sentinella partì di gran corsa, e dopo pochi minuti di uno strano silenzio, alcune guardie proruppero nella tenda reale con i prigionieri. Fermei andò per contarli. Non voleva offrirgliene troppi, a quei mostri.

Gli schiavi furono messi rapidamente in fila. Fermei iniziò a contarli. A metà della sua conta, si trovò davanti a una ragazza magnifica. Era semplicemente stupenda, era alta, mora e con dei bei capelli raccolti in una lunga treccia, lievemente sporca di fango. Non resistette alla tentazione, e si fermò un attimo. Sfruttando il fatto che aveva imparato un po’ di linguaggio basilare dell’impero, facendoselo insegnare da dei dotti prigionieri, Fermei non resistette.

’’Come ti chiami?’’, chiese in un linguaggio stentato.

’’Ilse’’, rispose la bella. Fermei passò oltre. Doveva salvarla da morte certa. Finì rapidamente la conta, e constatò, con infinito sollievo, che i prigionieri erano trentuno. Si fermo un istante.

‘’Non sapete neppure contare?’’, chiese ai suoi soldati. ‘’Sono trentuno, riportatene via uno’’. I soldati si guardarono con fare circospetto.

’’Naturalmente scelgo io. Riportate indietro la ragazza’’ e indicò Ilse, che fu subito allontanata dal gruppo. ‘’Bene, ora potete nutrirvi’’, disse ai Demoni.

 I nove non si fecero ripetere l’invito. Senza alcun movimento esteriore, iniziarono il pasto. Rapidamente, i 30 prigionieri, resi schiavi dal Gran Re, iniziarono a dimenarsi e a urlare. I loro volti si fecero prima rossi e poi sempre più pallidi, mentre smettevano di dimenarsi. La scena era raccapricciante e aveva lasciato sconvolto sia Fermei che i suoi uomini, ancora presenti nella tenda.

Ora i 30 corpi giacevano senza vita nel pavimento, con la loro anima dannata per sempre. Era uno scenario orribile. I nove Demoni non attesero altro tempo, e si congedarono ringraziando del pasto e dicendo che l’indomani si sarebbero ripresentati per essere sfamati.

Fermei ascoltò distratto, troppo scosso per capire bene. Solo quando furono usciti dalla tenda poté tirare un sospiro di sollievo. E se avessero fatto la stessa cosa con lui? No dai non doveva pensare così, erano alleati, avevano detto. Mah, ora non voleva più pensarci. Si sedette e ripensò all’unica cosa bella che gli era capitato di vedere nell’ultimo mese. Ilse.

 

Naturalmente, ai demoni non era sfuggita la debolezza del Re per la prigioniera. Quello era un punto a loro favore che prima o poi avrebbero sfruttato. Giusto per divertirsi un po’, prima della loro grande vittoria.

 

 NOTA DELL’AUTORE.

Vorrei ringraziarvi per la lettura. E’ la mia prima storia, spero vogliate continuare a seguirla. Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, e naturalmente le recensioni sono ben accette. Alla prossima.

 

   
 
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