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Autore: Lo Magno Scrittore    07/09/2014    0 recensioni
Si aggira per le vie della città, limitandosi a fissare chi gli rivolge attenzioni, circondandosi di persone non comuni. Quando è a casa, i suoi amici lo trovano a fissare la televisione e prendere appunti. È un uomo...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano giorni che l’uomo non mangiava: la sua faccia era un teschio, il suo addome rientrava rispetto al torace di troppi centimetri, i suoi arti sembravano stecchi privi di vita. Nessuno lo visitava da giorni, era solo. Non aveva soldi da molto: all’inizio provava ad aprire i secchi della spazzatura, sperando di trovare qualche buon residuo per sfamarsi. Due sere fa aveva passato la nottata in bagno, vomitando cibo scaduto. Da qualche giorno il suo orgoglio stava combattendo quasi alla pari con la fame, due giorni fa aveva perso.
Ora se ne stava sdraiato sul pavimento della cucina con un coltello al suo fianco. Aveva fame, una fame accecante che oscurava qualsiasi ragione. Pochi minuti prima si era tagliato i lunghi capelli.
Si alzò dal pavimento e li mise a mollo su una bacinella.

Appena pronti li mangiò come fossero spaghetti.
La fame aumentò. L’uomo si guardò intorno: non c’erano più oggetti commestibili in casa sua, aveva ingurgitato tutto. Era rimasto solo lui in quelle stanze.
Già, solo lui. Lui.

Lui era fatto di carne.
Da troppo non mangiava carne buona, gli veniva l’acquolina solo a pensarci. Cominciò a sognare piatti di bistecche fumanti, hamburger caldi, polli cotti al forno.
Lui era carne.
Si guardò i piedi e ci mise pochi attimi a decidere che in quelle condizioni non gli sarebbero mai più serviti. Si mise a sedere in terra e afferrò il coltello con il quale si era tagliato i capelli. Appoggiò la lama all’altezza della caviglia e cominciò a fargli fare lenti movimenti oscillatori, spingendo in basso. Ci voleva troppo, lui aveva fame ora! Alzò il coltello e lo calò velocemente verso la caviglia, più e più volte. Dopo non molto il piede si staccò: nettare rosso ne usciva. Appoggiò le labbra nel punto di recisione e bevve tutto.
Riuscì ad accendere un fuoco con dei pezzi di legno che conservava per occasioni speciali: dopo mezz’ora il piede era pronto.
Un morso, quanto era buono.
Se lo sentiva di essere una rara prelibatezza. Che gran fame, ne voleva di più!
Dopo mezz’ora anche l’altro piede era pronto: lo finì in 5 minuti.
Si guardò interrogativo i monconi: senza i piedi cosa ne avrebbe fatto delle gambe?
Qualche minuto dopo erano pronte pure quelle.
Più, ne voleva di più. Troppo buono, troppo gustoso lui era. Decise di tagliarsi la mano sinistra, non l’aveva mai usata granché... e perché no, anche il braccio sinistro. Era buono, ne voleva sempre più: la fame era ormai incontrollata. Decise di aprirsi la testa: prese un martello e con qualche colpo riuscì a crearsi un varco tra le ossa della scatola cranica. Bello succoso appariva il cervello, così morbido e liscio.
Ci volle poco a cuocerlo, ma ci volle poco anche a finirlo. In preda alla rabbia per averlo fatto sparire così presto, si strappò entrambi gli occhi dalle orbite e li ingoiò crudi. Non bastava, ne voleva più. Ma non c’erano altre parti del corpo mangiabili: della mano destra non se ne parlava, come avrebbe fatto a cucinare? Della bocca non ne parliamo. Però, se avesse mangiato lo stomaco avrebbe magari potuto fermare la fame! Prese il coltello e se lo piantò in pancia, aprendo uno squarcio e facendo fuoriuscire tutte le budella, mobili come gelatina. Mangiò tutto nel giro di pochi minuti.

Come si sentiva?
Per un attimo soddisfatto. Che bella mangiata si era fatto quel giorno, la migliore della sua vita. Decise di farci sopra un pisolino, per digerire meglio.
Certo però che era un po’ indigesto lui, sentiva dolori per tutto il torace. Si stava causando un reflusso acido notevole, ma forse si era solamente mangiato troppo.
Il dolore si espanse al collo.
Dopo qualche minuto la bocca si aprì e cominciò a masticare..ma cosa stava masticando?
Oh, no... il collo, il torace… la mano non li sentiva più. La mano. La mano, cosa stava facendo? No, mano! La mano si stava buttando nel fuoco!

Dopo poco si trascinò da sola verso la bocca per essere mangiata, ma la bocca si rifiutò di aprirsi, nessuno gli aveva ordinato di cuocere altro, non c’era più bisogno di cibo.
La mano, infuriata per la reazione, prese la bocca, la gettò nel fuoco e la seguì.
   
 
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