Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    09/09/2014    5 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci tengo sempre a ricordare che il banner l'ha fatto _Lith_, che l'ispirazione sul tipo di titolo me l'ha data FRIENDS e che "The Guy Who Turned Her Down" è una fantastica canzone dei McFly: la foto post-capitolo è un fermo immagine di Brave - Ribelle, il film della Disney del 2012. Buona lettura!
PS: I link dell'intervista di TopGear (di fretta non ne ho trovati di migliori):

https://www.youtube.com/watch?v=Y_9ueVIpz9o
https://www.youtube.com/watch?v=jiZGXmY7ZrM











 
The Guy Who Turned Her Down






3. The One In Which They’re Watching Disney


Non appena sentì partire la sveglia – per carità, una canzone della colonna sonora di “Orgoglio e Pregiudizio” che amava, ma pur sempre una sveglia – la spense immediatamente, sveglissima. Si trascinò fuori dal letto con sommo dispiacere, prese una coperta e se la posò addosso: uscì dalla camera diretta in cucina dove vi trovò Laire sveglia e pimpante tanto quanto lei.
«Mh.»
«Mh.»
«Dio mio, siete proprio mattiniere!» Tom Hiddleston le guardava con entrambe le sopracciglia arcuate da sopra il Telegraph che stava leggendo.
Laire ed Aneira si scambiarono uno sguardo sfiduciato che poi dirottarono verso l’uomo, senza rispondergli: la più nerd delle due tirò fuori i biscotti dalla sua credenza mentre versava il latte in una tazza e lo metteva a scaldare nel microonde, mentre Laire armeggiava con il bollitore per fare il cappuccino e preparava il caffè.
«Vi siete appena svegliate?» chiese l’uomo, che da quel che sembrava stava cercando in tutti i modi di far conversazione.
«Sono le nove.» si limitò a rispondere Aneira, andando a prendere la tazza dal microonde per poi tornare ad accucciarsi sulla sua poltrona preferita.
«Beh, sì. Io sono appena tornato dalla corsa mattutina… ho fatto colazione fuori.» una settimana che vivevano insieme e quello faceva ogni giorno un’ora di corsa… mah.
«Buon per te.» Aneira sgranocchiava il biscotto con le scaglie di cioccolato, per poi inzupparlo nel latte e smangiucchiarlo ulteriormente; Laire beveva finalmente il suo cappuccino sfogliando passivamente il Courrier International, con una mano che reggeva la testa.
«Probabilmente fate una dieta troppo pesante, siete così addormentate…»
«Sono le nove, è normale che siamo così addormentate!» ribatté pacatamente Laire, continuando a leggere l’articolo sull’Afghanistan.
Tom passava lo sguardo da Laire ad Aneira e viceversa, fin quando non entrò anche Elspeth nella stanza. Speranzoso si rivolse a lei, la quale passò lo sguardo su tutti prima di pronunciare anche lei «Mh.»
«Sul serio?!» ribatté sconvolto Tom, lasciando il giornale sul tavolo basso per squadrare tutte e tre. Elspeth lo guardò accigliata: «Sto facendo il tè, vuoi un tè per calmarti?»
«Ma io sono calmo!»
«Oh, dai, basta urlare! È prima mattina!» si ribellò Aneira, portando una mano alla testa.
«Ma sono le nove!» per poco non emise un suono troppo acuto per essere maschile.
«Appunto.» convenne Elspeth, mettendo l’acqua sul fuoco. Prese due tazze e riempì l’infusore con del tè verde «Va bene il tè verde, no?»
Tom annuì, sconvolto: sembravano tre zombie. Completamente assonnate e reattive tanto quanto gli alcani. Riprese a leggere il giornale, non credendo che potesse esistere tanta pigrizia messa tutta insieme in una casa.
Aneira si alzò e riportò la scatola dei biscotti in credenza e la tazza sporca nel lavello, accucciandosi sulla sedia tra la poltrona di Tom e il tavolo, mentre Elspeth portava i tè sul tavolino e occupava la poltrona vecchia e rotta.
Nel silenzio più assoluto, dopo essersi quasi addormentata sulla sedia, trovò nel leggere il giornale di Tom un pretesto per non dormire, così sporse la testa per leggere l’articolo economico che lui aveva barbaramente saltato.
«Ehi! Stavo leggendo!»
L’uomo alzò un sopracciglio, ma tornò alla pagina precedente e ci rimase finché non ebbe un cenno affermativo da Aneira per voltare pagina e fece così fino alla fine del giornale. Poi lo ripiegò elegantemente e lo lasciò nelle mani della ragazza: «Se vuoi leggere la prima metà. Ora mi tocca andare a Dunsfold Park.»
«Strano, mai sentito.» commentò Laire, senza staccare gli occhi dalla rivista.
«Perché è un aeroporto!» ribatté Aneira «Che ci vai a fare?»
«Ex - aeroporto» la corresse Tom «A rendermi ridicolo sulla pista di Top Gear.»
«Con questo tempo?»
«E che devo farci? Buona giornata» salutò il riccio, uscendo dalla cucina. Elspeth, Laire ed Aneira scambiarono un’occhiata e quest’ultima si sistemò sulla poltrona appena lasciata libera, pronta a leggere la prima metà del giornale. Dopo cinque minuti sentirono la porta di casa aprirsi e chiudersi subito dopo.

Aneira non aveva minimamente voglia di lasciare il suo letto dalle coperte dai colori caldi – ed erano l’unica cosa calda presente nella stanza assieme alla sua stufetta ad olio – mentre guardava la pioggia che cadeva pesantemente fuori dalle sue due finestre, con il vento forte che produceva un rumore terribile.
Andare a guidare con quel tempaccio, che pazzia. Alzò gli occhi al cielo e girò una pagina di “Persuasione” di Jane Austen, che aveva deciso di ricominciare a leggere. Era uno dei suoi preferiti e, avendoci scritto una storia a riguardo per un concorso, le era tornata la voglia di rileggerlo.
Così se ne stava stesa in un barbaro modo obliquo nel suo adorato letto a una piazza e mezzo, spostando lo sguardo dal tempaccio al libro e viceversa, sbuffando sonoramente: si sarebbe ammazzato quel deficiente. Non riusciva a capire se fosse più un genio lui, il suo caro Luke o i produttori che lo facevano comunque andare in scena con un tempo da paura. E loro erano britannici, vivevano di pioggia e temporali.
Oh, amava Wentworth. Perché non esistevano Frederick Wentworth nella realtà? Sfogliò un’altra pagina e sospirò profondamente, voltandosi dall’altra parte, mentre il computer sull’altro lato del letto emetteva un suono.
Aneira si avvicinò per controllare cosa fosse, ma era solo una stupida notifica di Facebook che riguardava il gruppo del suo corso di Università. Saltò su non appena notò la porta della sua camera spalancata.
«Laire?»
«Vuoi un tè? Sono appena tornata dalla biblioteca con questo tempaccio, sono fradicia!»
«Vai a farti una doccia, metto l’acqua nel bollitore» sorrise alla piccola scozzese tanto simile ad un pulcino bagnato in quel momento, che lasciò la porta aperta dirigendosi al bagno.
Aneira raccattò tutte le forze che poté e mise i piedi fuori dal letto: menomale che la casa era indecentemente calda, sennò non avrebbe mai e poi mai lasciato il letto senza la sua copertina gialla.
Si trascinò fino alla cucina, tirando fuori dalla credenza la tazza con il canguro e quella del MOMA che aveva portato Elspeth da New York l’anno prima: versò l’acqua nel bollitore e lo mise sul fornello più grande.
Poi notò la sua poltrona preferita libera e vi si piazzò sopra, di lato, come riusciva a stare comoda probabilmente solo lei: in realtà Elspeth e Laire avevano dei modi altrettanto strani di occupare quella poltrona, ma lei non era la persona più normale per giudicarle, assolutamente no. Probabilmente se avessero dovuto eleggere un elemento del mobilio la loro mascotte, nominerebbero tutte quella… Tom ancora non ci era arrivato a bramarla come loro. Probabilmente perché ancora non ne aveva compreso la sua bellezza… e perché non ci si era mai seduto sopra per colpa loro, visto che si spostava sempre per far loro spazio sapendo che la amavano, senza capirne ancora il motivo.
«Sei sempre in cucina a mettere su tè?» Aneira si voltò verso il possessore della voce che aveva appena emesso quella frase: Tom, in tuta, si stanziava in tutta la sua – non poca – altezza e dava l’idea di essersi bagnato non poco sotto la pioggia… ma ormai era più che asciutto. E i capelli erano più che arruffati.
Aneira non poté trattenersi dal sorridere: «Se vuoi ho messo abbastanza acqua anche per te. Elspeth è fuori e il bagno è occupato da Laire.»
«Immaginavo» sospirò profondamente lui, dirigendosi verso l’altra poltrona.
«No!» esclamò all’improvviso la ragazza, alzandosi dalla Sacra Poltrona.
«Cosa c’è?» chiese il ragazzo, perplesso, notando che la ragazza gli stava lasciando il posto.
«Devi sederti tu. Per fare sinceramente parte di questa casa devi capire la bellezza di questa poltrona. È importante» spiegò la biondina, occupando la poltrona di fronte in attesa che Tom occupasse quella preferita.
L’uomo la guardò ulteriormente perplesso: capiva che fosse un gesto importante, una sorta di cerimonia di iniziazione, ma non comprendeva cosa ci potesse essere di così speciale in una semplice poltrona. Ma non poteva deludere le aspettative di Aneira, che lo guardava in attesa che si sedesse, quindi si abbassò e sedette comodamente. E quella poltrona era davvero comoda.
«È… smollata?»
«Tra le tante cose.» rispose lievemente esaltata la ragazza, con un sorriso carico d’aspettativa.
«Ed è piacevole.»
«Ci sei vicino, Hiddleston. Ma per capirla al meglio avrai tanto tempo, non preoccuparti» si alzò per andare a spegnere il fuoco e passandogli vicino gli diede due pacche sulla spalla, mentre quello cercava la posizione più comoda su quella che effettivamente era davvero una bella poltrona. Ma ancora non ne afferrava il significato più profondo… ce l’avrebbe fatta, prima o poi.
«Hai particolari preferenze?»
«Tè invernale. L’ho odorato una volta e sembrava troppo buono…»
«E lo è.» convenne la ragazza, riempiendo il filtro di una manciata di tè invernale e lasciandolo a mollo nel bollitore. Poi si voltò verso Tom, lasciò Persuasione sul tavolo e sorrise maliziosa «Com’è andata alla pista?»
Il suo interlocutore alzò un sopracciglio per poi spostare lo sguardo su com’era conciato e riposarlo su di lei: «Secondo te?»
«Era proprio per questo che te lo chiedevo.» dichiarò vittoriosa, andando a occupare nuovamente l’altra poltrona «Sapevo ti saresti fatto una doccia là fuori. È già tanto che sei tornato vivo
Hiddleston roteò gli occhi e mimò molto poco elegantemente un paio di corna con le dita di una mano, mentre Aneira ridacchiava divertita: «Superstizioso?»
«No, ma hai appena detto che dovrei essere morto… meglio abbondare con gesti scaramantici.» spiegò lui, alzandosi per andare a prendere la tazza del quokka dalla credenza e posizionarla accanto alle altre.
«Dovremmo spostare qui il divanetto piccolo che è in salotto.» dichiarò pensierosa Aneira, guardando lo spazio sotto la finestra «Sennò quando siamo tutti in cucina due persone dovranno sedere sulle sedie sbilenche.»
«Penso non sia una cattiva idea» rispose l’altro, incamminandosi verso il salotto venendo rincorso da un’Aneira trotterellante – perché dava esattamente quell’idea per come gli correva dietro.
«Ehi, aspettami!»
«Uhm…»
«Che c’è, non sai come tirarlo su?» lo motteggiò la ragazza, evitando lo stendibiancheria per andare a prendere una parte del divanetto e tirarla su «Dai, è un divano Ikea, è leggerissimo!»
Tom le dedicò un’occhiata scettica ma poi eseguì, copiandola e conducendo la difficile passeggiata alla cucina.
«Attenta a come lo giri, non dobbiamo… appunto.» scosse la testa non appena si ritrovarono incastrati nell’angolo del corridoio, proprio mentre Laire usciva dal bagno in accappatoio: «Cosa… state facendo?» perplessa, incrociò le braccia e rimase a guardarli.
«Oh, cerchiamo di spostare il divano in cucina.»
«Sì, lo immaginavo, mi chiedevo il perché!»
«Potremmo parlarne davanti al tè e non ora? Non è piacevole stare contro un muro!»
«Tom, sei tu che devi liberarci! Se ti spostassi un po’ più a destra — No, la tua destra! Ahio!»
«Sarebbe così bello farvi un video, peccato che il mio telefono è in camera» dichiarò Laire con un sorrisetto sadico, ancora a braccia incrociate, ricevendo un’occhiataccia dai due coinquilini.
Quando riuscirono a districarsi dall’intricato corridoio ebbero lo stesso problema alla porta della cucina, ma dopo trenta secondi riuscirono finalmente a liberarsi del divano per occupare le poltrone, mentre Laire riempiva le tazze da tè e le portava sul tavolino, occupando tutto il divano contenta.
«Dovrei decisamente farmi una doccia» sbuffò Tom, dopo il primo sorso di tè.
«Dovresti sicuramente» convenne Aneira, con il supporto di Laire che annuiva energicamente.
«State indirettamente dicendo che puzzo?»
«No, solo che sembri uno di quei poveracci che vengono schizzati dalle macchine in corsa al bordo della strada… e poi non penso che avere l’acqua delle pozzanghere addosso possa essere piacevole» spiegò candidamente Laire, facendo spallucce.
«Lai, mi hai tolto le parole di bocca!»
«Come siete dolci e gentili!» ribatté l’uomo, passandosi una mano tra i ricci – e rendendosi conto che dopotutto non avevano tutti i torti. Continuò il tè seppur bollente, mentre Laire e Aneira zuccheravano e mescolavano i loro.
«Sei andata da Cami?»
«Sì, dovevo passare a lasciarle degli appunti che mi aveva prestato… nel mentre è cominciato il diluvio e ne sono stata colpita in pieno.»
«Qui ha anche smesso di piovere nel frattempo?» chiese stupito Tom, che doveva aver sperimentato cose completamente diverse in quella giornata: le due ragazze annuirono, sospettose «Io ho guidato nelle pozzanghere. Per tutto il tempo.»
«Divertente. Non vedo l’ora di vedere la puntata!» dichiarò sadica Aneira, e lui alzò gli occhi al cielo per poi terminare il tè «Donne, vado a occupare il bagno. Prima che torni Elspeth e rimanga fregato di nuovo»
Hiddleston lasciò la tazza con il fondo ancora sporco nel lavabo e s’incamminò lontano dalla cucina, mentre le due ragazze rimanevano lì a gustarsi con calma il loro tè.


Aneira si raggomitolò su se stessa e fece partire il film: voleva vedere “Brave” da quando era uscito al cinema ma non ci era mai riuscita. Sarebbe dovuta andarci con compagne di università che poi ha perso di vista… e si era ritrovata a farsi passare il DVD da un’amica e ora poteva vederlo. E non sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Insomma, adorava la Disney, e aveva amato Rapunzel – sebbene la sua preferita rimanesse Belle – ma non aveva ancora provato a vedere come fosse quella Merida. E sinceramente preferiva i vecchi film con i disegni, ma beh… aveva visto anche Rapunzel, e non è che fosse troppo diverso da Brave.
Arrotolata su se stessa e con il computer di fianco già amava i paesaggi digitali – beh, sapeva che la Scozia era davvero così – del film, fin quando la porta della camera sua non venne spalancata: mise subito in pausa il film e si voltò a guardare chi l’aveva fermata.
Tom la guardava perplesso, con i capelli ancora bagnati e un’espressione indecifrabile: «Stai per caso guardando un porno?»
«Ma anche no!» esclamò quella, rivolgendogli l’espressione più sconcertata possibile.
«L’hai bloccato proprio appena sono entrato…»
«Stavo vedendo Brave. Della Disney, del 2012. E l’avevo appena iniziato» spiegò la ragazza, ancora basita.
«Oh okay. Posso unirmi a te? Porto dei biscotti come pegno dell’imbarazzo subito dalla vostra signoria, Milady.» rispose allora lui, entrando in camera e chiudendosi dietro la porta senza aver nemmeno ricevuto un cenno di assenso della ragazza, che proprio per quel motivo continuò a guardarlo perplessa. Poi ficcò la mano nella busta di biscotti e ne prese uno, sancendo la fine della leggera e breve diatriba tra i due.
«Ti piace la Disney?» chiese poi Aneira, portando nuovamente la mano nella busta dei biscotti e prendendone un altro «Insomma, hai trent’anni e sei maschio, normalmente la Disney non è la vostra prima scelta…»
«Io guardo di tutto, cara. Non mi faccio problemi… E poi sono cresciuto con Sarah ed Emma, sono stato costretto ad un’infanzia bella prolungata di film Disney… e non si può non amare Walt Disney per quello che ha fatto, pur essendo un misogino razzista insostenibile. E poi amo il Libro della Giungla della Disney.»
«Hai due sorelle?» chiese incuriosita la ragazza, mentre vedeva una piccola Merida dai capelli folti e rossi giocare a nascondino con la madre.
«Sì… Sarah è più grande ed è una giornalista in India… Em è un attrice qui.» spiegò lui, prendendo un altro biscotto dalla busta, mentre Aneira incrociava le gambe e posava la schiena sulla parete alle spalle del letto, avvicinandosi e spostando di conseguenza il computer più vicino a lui.
«Oh, adoro Emma Thompson!» esclamò la ragazza non appena la madre di Merida iniziò a parlare.
«Sembra abbastanza stronza in questo film!» ricevette una spallata da Aneira, correlata di occhiataccia «“Armi giù dal tavolo”!» fece il verso lui, con tanto di accento scozzese.
«Oooh è vero! Tu sei un attore! Puoi fare tutti gli accenti che voglio!» batté le mani contenta la ragazza, mentre Tom iniziava categoricamente a scuotere la testa.
«Dai, è divertente!»
«Lo sai che quando parli velocemente hai un forte accento dell’ovest, vero?»
«Stai dicendo che sono una campagnola della Cornovaglia?» alzò un sopracciglio, guardandolo minacciosamente.
«No, no, assolutamente no!» le rispose lui, marcando il suo accento e ricevendo di tutta risposta uno spintone.
«E fammi vedere il film, che l’orso ha mangiato una gamba a Kevin McKidd e Merida ed Emma Thompson stanno scappando.»
«Hai seri problemi a distinguere attori e ruoli.»
«No, è che non so ancora i nomi dei personaggi e quindi è più facile per me chiamarli così. E shhh!» lo riprese la ragazza, prendendo un altro biscotto e concentrandosi sul film, crollando sempre più a sinistra durante la visione.

Poco prima della fine del film erano tutti e due raggomitolati su loro stessi, tempia contro tempia e il computer tra di loro, con gli occhi lucidi e stringevano la coperta tra le mani, all’altezza del naso.
«Ehi ‘Nei hai per caso un fog—ah. Che state facendo?»
«Ma ma ma…» iniziò Aneira, indicando lo schermo «Non può rimanere un orso!»
«‘Nei?» Laire spalancò gli occhi, osservando perplessa la scena che le si parava davanti: Tom dava pacche ripetute sulla spalla di Aneira, che era in procinto di piangere… e avevano entrambi gli occhi lucidi «Ma cosa state guardando?!»
«Brave!» rispose sconsolata Aneira, abbracciandosi le gambe «Ora voglio la mamma.»
Tom continuava con le pacche sulla spalla, tirando su col naso «Sono raffreddato.»
«Ahem, certo. Passo dopo?» chiese Laire, ancora più basita.
«No, non preoccuparti, i fogli sono accanto la libreria» rispose la biondina, continuando ad abbracciarsi le ginocchia e prendendo il telefono per scrivere un SMS alla madre.
«Era ovvio che ritornasse umana!» ribatté lui, con un tono lievemente innervosito «Perché devono sempre far credere che non stia per accadere? Sono crudeli, fanno stare male»
«Lo so! È crudeltà pura!» ribatté la ragazza, azzannando l’ultimo biscotto rimasto mentre Tom accartocciava il sacchetto e lo lanciava ai piedi del letto.
Laire, sempre più perplessa, prese i fogli e chiuse la porta della camera. Non avrebbe mai creduto che avrebbe potuto trovare Tom ed Aneira in un letto… soprattutto a vedere un film della Disney. Non credeva ancora a ciò che i suoi occhi avevano visto, in realtà.






PPS: La scena del divano è un semi-onore a quella di Friends dove Ross compra un divano e si fa aiutare da Rachel e Chandler per portarlo su a casa sua salendo le scale a piedi... e ripete sempre "Pivot, pivot, pivot!" nel suo modo pedante. Insomma, è una delle scene più divertenti di FRIENDS - e sì, mi sa tanto che ne sono un po' ossessionata XD
PPPS: Tom è davvero per metà scozzese però, da parte di padre mi pare.
  
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