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Autore: Flitwick    10/09/2014    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se i nostri beneamini fossero vissuti nel 2000? E se dopo tante avventure... Fossero già sposati?
Riuscirebbero a sopravvivere ad un primo e lungo anno di matrimonio?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Happy Ending

 
Rigirai il viso sul cuscino più volte finché non mi resi conto di essere solo. Mi guardai intorno, ma di Oscar nemmeno l’ombra. La sua parte del letto era stata rifatta, ma le lenzuola erano ancora intrise del suo profumo. Sorrisi guardando il soffitto.
Natale. Era Natale.
La mia Oscar compiva ventotto anni. Avrei voluto svegliarla io e magari fare qualche bel gioco prima di scendere a preparare il pranzo. Mia nonna e i suoi genitori si erano praticamente autoinvitati per il pranzo di Natale e non abbiamo potuto rifiutare.
Avrei voluto passare il suo compleanno in modo diverso, le avevo preso un regalo meraviglioso e avrei voluto passare con lei, solo con lei il mio Natale.
So che è un pensiero estremamente egoista, ma non riesco ancora a credere di aver sposato l’angelo più bello di tutti. (Angelo che però quando si arrabbiava erano brutti momenti per tutti.)
Mi misi a sedere, quando uno strano odore di bruciato invase la camera.
Ridacchia immaginandomi la scena a cui avrei assistito fra pochi istanti. Mi vestii in fretta e furia e corsi in cucina, dove la puzza proveniva.
Sentii diverse imprecazioni per poi vedere Oscar alle prese con una padella e un’omelette ormai defunta.
La osservai beandomi della sua bellezza. Aveva i capelli raccolti in una coda morbida, mentre alcuni ciuffi ribelli le incorniciavano il viso di porcellana. Il grembiule, che un tempo era stato bianco, le abbracciava il torace proteggendola dall’omelette assassina, ma la cosa che mi scioccò fu... Una camicetta di pizzo bianco abbinata a una scandalosissima gonna rosa confetto.
Mi stropicciai gli occhi più volte, pensando di star sognando o di aver sbagliato casa. Oppure gli alieni mi avevano rapito, cosa che vista la situazione sembrava provabilissima. Mi avvicinai lentamente mentre Oscar, ancora alle prese con l’omelette zombie, non mi aveva degnata di uno sguardo.
Le carezzai una guancia, sperando che fosse reale.
E lo era, eccome se lo era. Vidi i suoi occhi blu voltarsi verso di me e scintillare di gioia, nel momento in cui lasciò cadere la padella nel lavabo mi saltò addosso baciandomi.
Ok, questo era veramente inquietante. Per strappare un bacio ad Oscar la mattina ci volevano tutti i santi del Paradiso, perché di mattina non è MAI di buon umore.
Dopo poco si staccò e mi sorrise dolcemente: “Buon Natale, Andrè.”
Sorrisi e le diedi un bacetto sul naso: “Buon Natale Oscar, come regalo hai deciso di avvelenarmi?” risi e vidi i suoi occhi cambiare espressione.
“Sei poco simpatico Andrè. Io... Io volevo soltanto provare...”
La abbracciai forte “Lo so, ma non preoccuparti. Fai fare a me. Piuttosto...” la squadrai cercando di trattenere le risate “Sei vestita di rosa?”
La vidi sorridere contenta “Ti piace? È un colore fantastico... E’ così dolce!”
Rimasi sbigottito, probabilmente quello era uno scherzo e Oscar si stava divertendo un mondo con me. Mi avvicinai a lei e posai una mano sulla fronte, ma non era calda.
“Oscar?” “Sì?” domandò piegando la testa da un lato. Feci un bel respiro.
“Perché sei vestita di rosa?” chiesi indicando quella oscena gonna a balze “Ma soprattutto, perché indossi una gonna?”
Mi sorrise come se la risposta fosse ovvia. “Te l’ho detto! Il rosa è così carino! E poi la gonna ce l’ho da un sacco di tempo, me la regalò Marie per un compleanno.”
Tacqui. Ok, il gioco è bello, ma deve durare poco. Adesso cominciavo seriamente a preoccuparmi.
“Va bene, che cosa ho fatto stavolta? Su, avanti, sentiamo.” Dissi incrociando le braccia e aspettandomi una sfuriata con i controfiocchi. Oscar sotto questo punto di vista era malvagiamente perversa. Quando voleva punirti architettava un piano per farti sentire in colpa e per poi urlarti contro tutta la sua rabbia. Una cosa spaventosamente efficace.
“Niente, perché?” “Stai... Stai cucinando! Sei vestita di rosa! Mi baci! N-Non è normale!” mi preparai all’urlo, ma sentii soltanto un timido singhiozzo
“Io non sono fredda...” si rattristò “Tu pensi che io sia una bambina viziata e cattiva! Pensi che non ti amo più!” il piccolo singhiozzo si era scatenato in un pianto.
Non ho mai visto Oscar piangere in questo modo. Mi stavo spaventando, doveva essere accaduto qualcosa di terribile.
“Oscar, non ho detto questo.”
“E... E sai cos-a-a? Hai anche r-ragione!” continuava a singhiozzare mentre calde lacrime le solcavano il viso.
La abbracciai, perché era di una tenerezza incredibile. I suoi occhioni blu erano ancora più lucidi e più brillanti del solito.
“Non piangere... Io scherzo quando dico che sei una bimba viziata, non lo penso mica sul serio.” Le baciai i capelli sentendo i singhiozzi calmarsi un pochino. “Sei bellissima così come sei, ma dimmi, ti è successo qualcosa?”
Si allontanò un poco da me scuotendo la testa “Non lo so... Continuo a... A singhiozzare come.. U-Una stupida...” le sorrisi e capii.
Doveva essere una di quelle famose settimane che le donne dovevano patire con continui mal di stomaco e mal di testa. Avevo imparato anche questo da Oscar, comprendevo quando era il periodo ‘rosso.’ I suoi occhi diventavano più scuri, come l’oceano in tempesta. Il suo umore perennemente nero e il suo corpo inaccessibile, nemmeno i baci erano tollerati. Si trasformava in una mummia e taceva per ore, come se rimurginasse sulla sua ‘malattia’. Io come uomo non riesco a comprendere perfettamente questo tipo di dolore, ma ho imparato a riconoscerlo e a rispettarlo.
“Facciamo così, lascia perdere la cucina, me ne occupo io. Tu vedi se Babbo Natale ti ha lasciato qualcosa sotto l’albero. Sempre se hai fatto la brava.”
La vidi sorridere fra le lacrime “Regali? Mi hai comprato un regalo?”
“Ah-Ah! Non io, Babbo Natale” ridacchia baciandole il naso “Io ti posso regalare un bel budino al cioccolato.”
“No, non mi va il cioccolato Andrè, grazie.”
Sospirò mentre la mia mascella cadeva fino al piano terra. Oscar che non mangiava cioccolata era sintomo di una sola cosa: stava arrivando l’Apocalisse e io non avevo finito di pagare il mutuo.
“N-Ne sei sicura? Non ti va proprio?”
“No Andrè, non mi va proprio... Preferisco del the.” Sorrise “Intanto vado a vedere i regali.”
Rimasi senza parole per un paio di secondi, credevo di aver bevuto, non so cosa, ma avevo bevuto di sicuro. Mentre preparavo delle frittelle sentii un grido estasiato “Quanti pacchi Andrè! Sono bellissimi!!”
Mi affacciai e la vidi incantata davanti all’albero ad ammirare le scatole colorate. Sorrisi ripensando a quanto fosse tenera, ma lei tornò in cucina baciandomi di nuovo.
Risi mentre le sue guance si tingevano di rosso.
Oscar quando arrivava Natale tornava la bambina più piccola dell’asilo. Si divertiva a fare l’albero e ogni anno cercava qualcosa di nuovo da appenderci. Faceva il presepe e guai a me se spostavo anche solo una capretta, ma la cosa più assurda era che, nonostante fossero passati anni da quando non credeva più in Babbo Natale, ogni benedetto anno preparava la ciotola con i biscotti e il latte. Indovinate chi si doveva alzare per mangiare e far contenta quella bambina di un metro e ottanta? Bravissimi! Avete indovinato, il sottoscritto. Cosa non si fa per amore...
“Bhe? Non li apri?”
Si accigliò “Non so... Tu non apri i tuoi? Voglio aprirli insieme a te!”
Ridacchiai prendendola per mano “Va bene piccolina, apriamo i regali. Altrimenti mi assillerai per tutta la mattinata.”
Vidi il suo sorriso emanare luce e i suoi brillare più del sole mentre guardava l’albero, la lasciai andare a prendere i regali, quando notai una cosa vicino alla porta.
C’era una busta bianca con un fiocco verde e un bacio fatto con il rossetto. La presi girandomi verso la piccola-bimba.
“Oscar, questa è tua?”
Si voltò verso di me mentre teneva fra le braccia un pacco enorme “Non so, prova ad aprirla.”
“Forse hanno sbagliato” risi “Babbo Natale si sarà dimenticato il mio regalo.” Rigirai la busta fra le mani, era troppo grande per essere una lettera, ma troppo leggera per essere un oggetto.
“Aprila Andrè! Sono curiosa!” I suoi occhi luccicarono contenti.
Aprii la busta, ma vidi solo un’altra busta nera dove intravedevo delle cose grigie.
“Ma che diavolo di scherzo è? Non c’è scritto niente.”
Lei sorrise “Prova a togliere la busta nera e concentrati sulla parte grigia.”
Obbedii e presi il lucido che stava all’interno. L’immagine mostrava una specie di cono illuminato dove c’erano delle minuscole parti grigie.
Improvvisamente capii cosa avevo fra le mani e sentii il cuore morire e rinascere nel mio petto. Sarei svenuto se non ci fosse stata Oscar a mantenermi.
“Devo... Devo sedermi... Mi... Mi sto sentendo male...” mi sedetti lentamente per poi guardare di nuovo il lucido.
Un’ecografia. Una meravigliosa e desiderata ecografia. Il mio sogno si era avverato, sentii le lacrime pungermi gli occhi mentre Oscar si avvicinava a me.
“Stiamo... Stiamo per avere un bambino...”
“No, è l’ecografia di un cane Andrè” mi disse sarcastica senza trattenere un sorriso.
Sorrisi di nuovo prendendola in braccio e baciandola. Non potevo credere, era tutto vero. La mia Oscar... La mia Oscar che aspettava un bambino, il mio amore che portava in grembo una nuova vita, la piccola vita di nostro figlio.
“Ora capisco il rosa, il the e tutto il resto! Un bambino... Un bambino!”
“O una bambina!” mi ammonì seria per poi baciarmi all’angolo della bocca.
La poggiai delicatamente a terra e le alzai la maglietta poggiando il viso sul suo ventre. Sorrisi pensando che là dentro c’era il mio piccolo, anzi, il nostro piccolo, ignaro di quanta gioia stesse scatenando nel suo futuro papà.
“O una bambina, certamente! Sarà di sicuro una bambina, la mia principessina!” le diedi un bacio sulla pancia sperando che il qualche modo quel piccolo miracolo potesse sentirmi.
“Mi fai il solletico!” si lamentò ridendo e allontanandosi un po’. Presi di nuovo l’ecografia e la contemplai, avevo il terrore che fosse solo un sogno e che di lì a poco mi sarei svegliato. “Un piccolo...” lo ripetevo più a me stesso che ad Oscar, nella speranza di non svegliarmi e rimanere in quel meraviglioso sogno.
“Andrè...”
“Sì?” risposi distrattamente cerando di individuare la posizione del piccolo
“Sono tre.”
“No Oscar, solo le dieci, non le tre.” Replicai concentrandomi sulla parte grigia
“No Andrè, non hai capito. Sono tre. Aspetto tre bambini.”
Mi girai verso di lei con un’espressione assurda in volto la fissai pensando che mi stesse prendendo in giro, ma capii che non era uno scherzo.
Sbiancai di botto.
“... Stai scherzando spero.”
“Ehm... Vorrei tanto che fosse così, ma non è uno scherzo...” sorrise come per scusarsi “Saranno tre. Tre piccoli Andrè per casa... Respira Andrè! Respira! Non vorrei rimanere vedova.”
“Ma... Ma io...”
“Tu hai sempre detto di volere una grande famiglia... Con tanti figli... Bhe, tre al primo colpo è un bel modo per cominciare, no?”
Tre. Tre. Tre. Quel numero mi girava vorticosamente in testa, non riuscivo più a dare un nome alle mie emozioni. Sentivo la gioia mischiarsi alla paura per il futuro. Oscar si sedette vicino a me.
“Tre...”
“Già... Tre.” Mormorò accarezzandomi i capelli
“Abbiamo fatto tris eh?” feci ironico per poi guardarla dolcemente. Era pensierosa e sapevo che era in ansia per quei tre monelli in viaggio. La paura la stava divorando sicuramente, e non volevo che questo magnifico Natale e i mesi seguenti fossero per lei motivo di sofferenza.
“Non te l’aspettavi, vero?”
“Stai scherzando? A momenti picchiavo la ginecologa quando me l’ha detto.”
“Non avresti dovuto picchiare me?”
“C’ho pensato, in realtà... Ci ho pensato tanto a lungo, ma no. non voglio togliere il padre ai miei bambini.”
Sorrisi baciandole il mento per poi abbassare lo sguardo all’ecografia. Quando percepii che le sue mani si stavano agitano fra i miei capelli e alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi pieni di paura.
“Ce... Ce la faremo, vero Andrè? Ad essere bravi genitori?”
Sentii una lacrima traditrice scivolare lungo il mio viso e macchiarlo di una tenera insicurezza.
“Ne sono sicuro, amore.” La strinsi a me cercando di trasmetterle sicurezza, ma sapevo che era inutile, perché entrambi avremmo convissuto con questi dubbi.
Cercai però di farla sorridere.
“Quindi ora avrò quattro bambini a casa per cui preparare i biscotti di Babbo Natale.”
Riuscii a farla sorridere timidamente, ma non ebbi alcuna risposta acida o sarcastica.
Sentivo che il suo animo era diventato più delicato e più fragile per colpa di quei tre cuccioli.
“Oscar... Ti sei pentita? È stato un errore...?”
Mi accarezzò una guancia sorridendomi dolcemente.
“Niente di ciò che ho fatto con te è stato un errore.” Disse baciandomi a fior di labbra
“Un magnifico errore” continuai sorridendo “Però  abbiamo avuto una fortuna incredibile!”
Vidi un cipiglio poco raccomandabile nascere sul viso di Oscar. Il fiero comandante stava risorgendo.
“Fortuna? Tre gemelli al primo colpo la chiami fortuna?”
“Oscar, quante persone conosci che hanno avuto tre gemelli? Siamo fortunatissimi! Anche se sarà tutto moltiplicato per tre...”
“Anche la mia pancia sarà tre volte più grande, io sarò tre volte più brutta, la casa tre volte più piccola e tre volte più sporca.” Sospirò “Oddio, è un disastro.”
“No Oscar, ti immagini? Tre topolini che vanno per casa, che giocano e che crescono.” Le baciai la mano “E tu non sarai mai brutta, questi piccolini ti renderanno meravigliosa.”
“Lo dici solo perché sei mio marito  e hai paura di una mia reazione isterica, ma la gente per strada vedrà quanto sono brutta. Tu sei di parte.”
“No che non sono di parte, le donne durante la gravidanza diventano divine.” Le sorrisi “Piuttosto, i bambini li mettiamo vicino alla nostra stanza, no?”
“Certo, così quando la notte piangeranno sarà più facile per te andare a calmarli.”
Scoppiai a ridere. “Guarda, mammina, che anche tu hai dato il tuo bel contributo.”
“Io faccio il lavoro sporco! Me li tengo dentro per nove mesi, e poi li partorisco tra atroci dolori. Mentre tu no, quindi mi pare logico che la notte, quando romperanno, tu ti alzerai e andrai da loro.”
La strinsi forte, sentendo che ero in paradiso e guai a chi tentava di portarmi via. Ero al settimo cielo, volevo vederli subito e allo stesso tempo la paura mi diceva che era meglio aspettare.
“Quando arrivano questi monelli?”
“Sono incinta da due mesi, ci vorrà un po’ di tempo.”
Feci un rapido conto “Quindi... A luglio!” annuì e mi resi conto che avevo solo sette mesi per fare un sacco di cose. Dovevo preparare la stanzetta, dipingerla, comprare i letti e le culle, prendere il necessario per l’igiene, tutine, vestiti e coperte...
“Oscar... Ci pensi se sono tre principi o tre principesse tutte uguali?”
“... Chiamo la Gendarmerie.”
Risi di gusto guardandola “Io non lo voglio sapere il sesso, voglio la sorpresa e spero che abbiano tutti gli occhi azzurri, altrimenti li diseredo.”
“Non dire baggianate Andrè! L’azzurro è recessivo! Non avranno mai gli occhi azzurri!”
“E invece sì”
“Dammi una spiegazione scientifica.”
“Perché provengono dall’acqua.” La vidi arrossire fino alle orecchie.
Ridacchiai malizioso ricordando quella famosa sera. Erano passati tre giorni da quando mi ero tagliato i capelli. Ero solito portarli lunghi e legati con un bel fiocco blu, ma decisi che era ora di cambiare e li tagliai. Dopo tre giorni io e Oscar litigammo davvero seriamente per la faccenda ‘figli/non figli’ e scendemmo a compromessi.
Una volta, una sola volta per provare e sperare... E a quanto pare la mia preghiera è stata esaudita, la cicogna che abita nella nostra doccia è davvero efficiente.
“Piantala Andrè, non vorrei che i bambini sentissero delle oscenità.”
“Mi stava iniziando a piacere la Oscar coccolosa.”
“Fattene una ragione, perché i prossimi nove mesi non saranno così.”
Ridacchiai “E come saranno?”
“Un inferno!”
“Preparo gli elmetti.”
Rise per poi baciarmi con passione, un bacio che suggellava tante promesse. Si staccò mentre le accarezzavo la guancia. Mi baciò delicatamente il polso per poi sussurrarmi a fior di labbra “Ti amo Andrè”
Sorrisi “Anche io ti amo Oscar. Grazie amore mio, questo è il più bel regalo che io abbia mai ricevuto.”
Mi aveva fatto il regalo più bello che io potessi desiderare e quel Natale fu l’inizio di una nuova vita.
 
 
 
La prima volta che vidi la faccia di Charles pensai che non poteva esistere cosa più bella. Un tenero batuffolo di un kilo scarso che urlava alla vita che ora c’era anche lui. Il suo tenero viso era incorniciato da soffici riccioli scuri che soltanto una persona di mia conoscenza possiede.
Charles Andrè Grandier è nato il 14 luglio alle dodici e quarantasette e ventitre secondi. Pesava un kilo e duecento grammi e la sua voce l’avranno sentita anche in Normandia. Mi ha salutato dicendomi che si era presentato il giorno della Bastiglia perché anche lui era un combattente. Lo consegnai ad un Andrè in lacrime mentre le sue urla invadevano la stanza.
Dopo un quarto d’ora un pianto gentile riempì le mie orecchie. Il dolore era davvero inimmaginabile, ma Joseph era un angioletto di Raffaello la prima volta che mi sorrise. Piangeva piano, come per scusarsi per avermi fatto del male. I pochi capelli che aveva biondissimi e riccioluti come un piccolo putto un kilo di dolcezza incarnata. Raggiunse il suo fratellino mentre il suo papà cercava in tutti i modi di non scoppiare a piangere.
Mancava l’ultimo maschietto. Ebbene sì, erano tre maschi.
Quando nacque erano le tredici e trenta e sentivo che sarei svenuta molto presto. Mi battevano le tempie, quando sentii un gemito di sorpresa provenire da Andrè. Vidi i suoi occhi sgranarsi e riempirsi di lacrime nuovamente.
“O-Oscar...”
“Cosa... Cosa è successo...? E’... E’ vivo..?”
Non sentivo nessuno piangere e cercai di alzare la testa per vedere. No... non poteva essere morto. Sentivo che era vivo...
Improvvisamente un timido vagito mi fece distendere i nervi e le lacrime uscirono senza che io me ne accorgessi.
“E’ una bambina, Oscar...”
Vidi Andrè avvicinarsi con un piccolissimo corpicino che emanava deboli pianti. Françoise Marie, il piccolo miracolo dai capelli dorati. Non pesava nemmeno un kilo eppure sentivo il suo cuore battere alla velocità della luce.
I bambini rimasero senza nome per due giorni, io e Andrè non riuscivamo a trovare delle combinazioni che ci piacessero, ma alla fine l’ultima parola fu di Alain.
Mancava il nome della piccola Grandier e poi saremmo stati una vera e propria famiglia. Non avrei immaginato che potessi sentire così tanto amore dentro di me. la sola presenza di uno dei tre piccini mi gonfiava il cuore di una gioia immensa.
Alain era venuto a trovare tre maschietti e si era rifiutato categoricamente di prendere in braccio una femmina, ma Andrè, da bravo papà, gli aveva piazzata la piccola fra le braccia, lasciandolo senza parole, o meglio, due parole le disse, ma erano il nome della bambina.
 
Era questo il traguardo finale che io e Andrè dovevamo raggiungere,
adesso eravamo una vera e propria famiglia.
 
The End
 
 
 
 
Maybe...
 
Angolino dell’autrice§
Bene... Buon pomeriggio gente! Oggi... Oggi è finita Newlymarried. Che dire? Grazie a tutti e grazie per sostenuto i miei sposi fino ad oggi. Questa mattina, mentre ricopiavo il capitolo su Word ho iniziato a piangere dalla disperazione pensando a quanto ami questa storia e che penso sia ormai ora di mettere la parola fine.
Sono state tagliate tante parti poiché erano aneddoti estremamente piccoli, ma quelli che tutti possono immaginare.
In realtà, di Newlymarried esiste un sequel, ma non so se pubblicarlo visto che non sarebbero più i nostri dolci sposi a raccontare.
Lascio a voi la scelta, augurandomi che questa piccola parte di me vi sia piaciuta e che vi abbia almeno fatto sorridere quando eravate giù di morale.
Io invece ringrazio anche i miei personaggi, oltre che voi. Ringrazio Oscar e Andrè per avermi fatto sognare e ringrazio i loro piccoli Charles, Joseph e Françoise che sono apparsi nella mia mente al momento giusto.
Grazie e a presto,

 
Glaphyra
 
  
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