Capitolo 68: Il momento dei saluti
Tashigi fu colpita dalle parole dello spadaccino.
Per lui la promessa fatta a quella sua amica era così importante da non volerla
vedere finchè non l’avrebbe mantenuta, nonostante
un’occasione del genere non gli sarebbe più capitata.
Però poteva capirlo. Anche lei aveva fatto una promessa con i suoi
genitori. Essi erano fieri della strada intrapresa dalla figlia e quando venne
accettata da una base della marina, promise a suo padre e sua madre che li
avrebbe resi orgogliosi di lei, diventando un grande marine e spadaccina, di
cui i pirati avrebbero avuto paura.
Ovviamente i primi tempi, quando tornava a trovare la sua famiglia, non
aveva nessun senso di vergogna, in quanto non si poteva giungere ad una alto
livello dall’oggi al domani, ma col passare degli anni, anche se era diventata
un’ottima marine, raggiungendo il rango di capitano, i pirati non la temevano, sia
perché era una donna, sia perché era affiancata da Smoker,
che di certo rendeva la sua presenza insignificante, in quanto i nemici dovevano
vedersela con lui.
A causa di questo si era distaccata dalla sua famiglia, facendosi sentire
di tanto in tanto, timorosa di sentirsi rinfacciare il fatto che era poco
conosciuta.
“Sai, ti capisco! Anch’io ho fatto una promessa ai miei che non sono ancora
riuscita a mantenere e…mi vergogno di questo!” disse inchinando la testa.
“Se non ti sei ancora arresa nel raggiungere il tuo scopo, allora non c’è niente
di cui vergognarsi!” disse Zoro lanciandole un’occhiata con la coda
dell’occhio.
“Allora, se la vergogna non centra, perché non vuoi vedere la tua amica?”
chiese curiosa Tashiji, confusa.
“Perché il suo orgoglio glielo impedisce, vero Zoro? Sei sempre il solito!”
disse una voce dietro di loro, che fece irrigidire immediatamente lo
spadaccino.
“K-Kuina?” disse quest’ultimo girandosi, vedendo
quella ragazzina che un tempo era stata una sua amica, di cui egli possedeva la
spada in suo ricordo.
“Oh scusa, ho rovinato i tuoi piani? Bhe io avevo
voglia di vederti e soprattutto di sfidarti e vedere quanto sei migliorato!”
disse Kuina con uno sguardo determinato e le mani sui
fianchi.
Zoro era rimasto senza parole, mentre Tashiji
osservò la ragazzina per poi affermare “Quindi sarebbe questa la tua amica a
cui assomiglio?”
Lo spadaccino, non ancora ripresosi dalla sorpresa, farfugliò “S-si!”
“Strano, a me non sembra che ci somigliamo!” disse la ragazza della marina,
sbattendo le palpebre.
A quel punto Zoro ripresosi e con una vena pulsante sulla testa disse
“Buttali quegli occhiali se hai intenzione di non usarli mai!”
Infatti, la ragazza non si era accorta di avere i suoi preziosi occhiali
sopra la testa, nonostante ci vedesse tutta sfocato. Appena li mise, non potè più contraddire lo spadaccino, in quanto anche lei era
costretta a riconoscere che vi era una certa somiglianza tra lei e Kuina. Lo stesso colore di capelli e di occhi e lo stesso
taglio di quando lei era più giovane. Non poteva sorprendersi se la prima volta
che incontrò Zoro, lui la guardò come se avesse visto un fantasma.
Kuina sorrise divertita e cominciò a girare
intorno a Zoro, il quale si sentì a disagio “Cosa s-stai g-guardando?”
“Sto vedendo che ti sei irrobustito da quando eri un bambino che sbraitava
che la volta successiva mi avrebbe battuto, senza però mai riuscirci. Devo
ammettere che non sei niente male, vero?” chiese Kuina
a Tashiji, la quale era talmente fra le nuvole, che
rispose “Eh già!” ma appena si accorse di quanto detto, si tappo la bocca e
arrossì come un peperone.
Zoro sussultò e si sentì estremamente imbarazzato, non essendo abituato a
essere guardato da una donna in quel modo. Abbassò lo sguardo per non guardare
né Tashiji, né Kuina e poi
scosse la testa esasperato dalla situazione.
“Allora Zoro? Pronto per una sfida?” chiese Kuina
con un ghigno e un luccichio negli occhi, che mostravano tutta la sua
determinazione.
Lo spadaccino la guardò sorpresa “S-stai scherzando?”
“No, sono serissima! Paura per caso Roronoa?”
disse Kuina, che con un agile scatto, rubò allo
spadaccino la Wado Ichimoji
“Non ti dispiace se mi riprendo momentaneamente la mia spada, vero?”
Zoro sospirò e afferrò un’altra sua Katana, deciso ad accontentare la sua
amica, infondo lei non si era mai tirata indietro quando era stato lui a
sfidarla in passato.
Si trovavano uno di fronte all’altro, pronti a darsi battaglia. Zoro era
immobile aspettando che fosse Kuina a fare la prima
mossa.
Gli altri mugiwara si accorsero di quanto stesse
succedendo e alcuni di loro, allarmati, erano pronti a fermare Zoro, non
conoscendo i fatti.
“Lasciateli stare!” disse Bellemer afferrando Nami per un braccio per impedirle di interferire.
“Ma…Zoro…” cominciò la navigatrice.
“Quella è Kuina, un’amica di infanzia di Zoro.
Sembra che i due hanno fatto una promessa. Uno dei due sarebbe dovuto diventare
il miglior spadaccino al mondo e credo che Kuina, non
potendo più adempiere alla parola data, voglia solo vedere quanto sia
migliorato il vostro compagno!” rispose la donna.
“Zoro è migliore al mondo!” disse Rufy
orgoglioso.
“Non ancora, ma la farà a pezzi comunque!” disse Usopp
spaventato. “Amica o meno, quando si tratta di una sfida Zoro non scherza!”
“Ed è questo che vuole Kuina. Sa di non avere
speranze, ma vuole anche rivivere i bei momenti che ha passato con il vostro
compagno. Da quanto ci ha raccontato Zoro è stato l’unico a incoraggiarla
quando tutti le dicevano che non avrebbe fatto carriera in quanto femmina!”
Disse Ace alzando le spalle.
“Che scemenza, se guardiamo la nostra ciurma, quella da cui stare lontani è
Nami! Sembra un mostro quando si altera” disse Usopp, beccandosi poi uno sguardo di ghiaccio dalla
navigatrice.
“Io un mostro, ma come ti permetti?” gli domando con i denti da squalo.
“Gomenasaiiiiii!” disse il povero cecchino che si
era fatto piccolo piccolo, sperando di scappare dalla
furia omicida della navigatrice.
Chopper urlò “Aiuto, Usopp sta per essere ridotto
in poltiglia da Nami!”
Rufy scoppiò a ridere e un pugno in testa a
lui, Usopp e Chopper non glielo levò nessuno.
Bellmer cercò di trattenere le risate, come anche
Robin, che avvicinandosi alla ragazza le sussurrò.
“Così facendo hai solo dato ragione ad Usopp, Nami!” disse l’archeologa divertita.
“Credo che questo non sia il momento migliore di chiederti di farmi vedere
le tue mutandine, vero Nami-san?” chiese Brook, che andò a fare compagnia ai suoi compagni a terra e
storditi.
“Qualcuno ha qualcos’altro da dire?” disse Nami
fulminando le persone intorno a lei, ma tutti, fecero un passo indietro
intimoriti.
Kuina comprese che il suo amico di infanzia,
era in attesa della sua mossa. Esattamente come lei faceva quando al suo posto
c’era Zoro. Decise di accontentarlo, sapendo che il suo avversario non si
sarebbe scomposto.
Alzò la spada e cominciò a correre verso il suo amico di infanzia e mise
nel colpo che sferrò, tutta la potenza che aveva in corpo.
Non fu per niente stupita quando Zoro la bloccò facilmente e senza il
minimo sforzo.
In tutti quegli anni aveva seguito gli allenamenti e le avventure del
ragazzo e conosceva bene la sua fama.
Fece un salto indietro e tentò con una finta. Provò a far credere a Zoro che
avrebbe colpito da sopra, per poi sorprenderlo dal basso.
Zoro però, senza nemmeno fare uso dell’haki
dell’osservazione, riconobbe la mossa, con la quale più volte Kuina lo aveva disarmato e sconfitto.
Si preparò a parare il colpo e con un rapido gesto, disarmò la ragazzina e,
dopo che questa cadde a terra, le puntò la Katana al collo.
Kuina, sebbene sapesse che Zoro non le avrebbe
fatto niente e che anche volendo lei era già morta, si ritrovò a deglutire la
saliva in eccesso a sentire la lama sulla sua pelle.
Lo spadaccino rinfoderò la spada e allungò la mano per aiutare la sua amica
d’infanzia a rialzarsi.
“1 a 2001 per te. Direi che ne ho di strada da fare per superare il tuo
record di sconfitte!” disse Zoro con un ghigno.
Kuina sbuffò un po’ dispiaciuta. Non pensava di
vincere, ma avrebbe voluto almeno far fare un passo indietro a Zoro “Sarò
ancora in vantaggio, ma non avresti nessuna difficoltà a raggiungermi. Non ti
sei scomposto minimamente. Se mio padre ti vedesse sarebbe fiero di te. Io di
certo lo sono e anche se non sei ancora ufficialmente il miglior spadaccino del
mondo, per me lo sei già diventato!” disse Kuina
sorridendo.
“Arriverò fino in fondo. Non considererò la nostra promessa conclusa finchè non sconfiggerò anche Mihawk!”
disse Zoro serio.
Kuina fece l’occhiolino e disse “Era quello che
volevo sentirti dire!”
Ci fu un lungo silenzio tra i due, finchè Kuina, vedendo con la coda dell’occhio Tashiji
che andava a recuperare la Wado Ichimoji,
sorridendo aggiunse “Ho una richiesta da farti Zoro!”
L’interpellato guardò la ragazzina confuso e la perplessità aumentò
maggiormente quando Kuina affiancò Tashiji, la quale si sentì a disagio quando sentì tutti gli
sguardi su di lei.
“Devi allenare questa ragazza!”
“Cosa?” disse Zoro preso alla sprovvista.
“Cosa?” chiese Tashiji spalancando gli occhi.
Kuina sorrise divertita alla reazione dei due
“Sarà anche una tua nemica, ma ha della stoffa. Potrebbe migliorare molto
nell’arte del combattimento con la spada se solo avesse un buon insegnante e
questo puoi esserlo solo tu!”
“Dai Zoro, accetta. Chissà magari fra un combattimento e l’altro, nascerà l’amore!”
disse Usopp appoggiato da Chopper, ma presto i due si
nascosero dietro Franky, vedendo lo sguardo del
compagno che minacciava di ucciderli.
“Io non ho nessuna intenzione di allenarla. Sarei uno stupido se le
insegnassi a combattere e poi me la ritrovassi davanti come nemica. L’hai detto
tu…la stoffa per migliorare ce l’ha, che si allenasse da sola!” disse Zoro
voltando lo sguardo altrove.
Kuina si fece seria “Anche tu avevi la stoffa,
eppure mio padre non ti ha abbandonato o Mihawk.
Quest’ultimo ti ha allenato nonostante per lui rappresenti una minaccia. Ha
riconosciuto la tua abilità e ti ha rispettato in quanto spadaccino. Ha messo
da parte il suo orgoglio per allenarti e darti una possibilità di sopravvivere
nel nuovo mondo e realizzare il tuo sogno. Se Mihawk
avesse fatto lo stesso tuo ragionamento, dimmi, a che livello saresti? Potresti
viaggiare nel nuovo mondo? Avresti imparato a padroneggiare l’haki che il tuo maestro ti ha insegnato a sviluppare?”
Zoro non fiatò.
“Non rispondi? Bhe saresti migliorato è vero, ma
non saresti al livello di adesso e forse non avresti nemmeno scoperto di essere
in grado di padroneggiare l’Haki. Quindi perché
negare a lei quello che a te è stato concesso?” chiese Kuina
seria.
“Se anche lo facessi, lei starà con noi per poco!” disse Zoro.
“Forse, ma gli insegnamenti che apprenderebbe in quel lasso di tempo, le
potrebbero salvare la vita un giorno!” disse Kuina
determinata.
Zoro spostò lo sguardo su Tashiji, la quale era
confusa. Lei non aveva chiesto niente e nemmeno si sarebbe immaginata di
domandare a Zoro di farle da insegnante. Lei cercava di mantenere la mente
lucida e di non fraternizzare troppo col nemico e con Zoro ci riusciva
benissimo, grazie anche al suo completo distacco nei suoi confronti.
“Tu stimi Tashiji e ti piace, ma allo stesso
tempo la detesti e questo solo per colpa mia!” disse Kuina
, facendo sussultare la ragazza della marina e Zoro.
“Tu vedi me in lei me a causa della forte somiglianza, tanto da accusarla
di essere quella falsa. Ma lei non ha nessuna colpa se ha i tratti simili ai
miei o pensieri uguali, quindi non è giusto che tu non la rispetti per la
persona che è. Io sono morta Zoro e
sebbene non ti stia chiedendo di scordarti di me, lasciami andare. Vivi la tua
vita senza il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere. Non siamo potuti
crescere insieme e diventare compagni di avventura, ma va bene così. Infondo
non sono morta a causa tua… è stato un incidente e si vede che doveva andare in
questo modo. Chissà forse la mia morte ti ha spronato a migliorarti, a volerti
rendere sempre più forte, affinchè un giorno potessi
affiancare il tuo capitano ed essergli utile. Tutto avviene per un motivo e probabilmente
tu hai incontrato Tashiji per una ragione in
particolare, ma se l’allontani non lo scoprirai mai!”
Zoro sbuffò e tornò a guardare Tashiji. Quanto Kuina aveva detto era vero. Accusava la ragazza di colpe
non sue e sapeva che non era giusto.
“D’accordo, lo farò!” disse Zoro rassegnato e Usopp
e Chopper esultarono, anche se il loro entusiasmo venne fermato da Tashiji che intervenne “Aspettate! Se io non volessi farmi
allenare da lui?”
Kuina la guardò curiosa “Non vuoi che lui ti
alleni?”
“No, per me va bene…sono sempre disposta a migliorarmi!” disse, facendo
alzare gli occhi al cielo a Zoro, il quale cominciò a pentirsi di aver
accettato.
I mugiwara trascorsero ancora qualche tempo
insieme ai loro cari, ma presto Robin disse “Ragazzi, credo che sia il momento
per noi di andare. Non sappiamo se l’offerta degli dei di riportarci indietro
possa improvvisamente scomparire!”
“Credo che tu abbia ragione, ma…” disse Nami
guardando tristemente Bellemer, la quale dandole una
pacca sulla schiena disse “Nami, abbiamo già avuto
un’opportunità di vederci nonostante apparteniamo a due mondi diversi, ma io
voglio che tu torni al tuo mondo e che continui a vivere la tua vita, tanto
prima o poi ci rivedremo di nuovo! Inoltre non dimenticarti di dire a Nojiko che è sempre nei miei pensieri e che le sono vicino,
proprio come a te!”
Nami sorrise e annuì.
“E lo stesso vale per te Rufy e salutami Sabo quando lo vedi. Ah e non dimenticarti di prenderlo a
calci per non averci detto che era vivo!” disse Ace divertito.
Il ragazzo annuì con un sorriso triste. Avrebbe voluto restare con il
fratello ancora per molto, ma si rendeva conto che quello non era il suo posto.
Rufy abbracciò Ace in un ultimo saluto, mettendolo al
corrente di quanto gli sarebbe mancato.
“Io sarò sempre vicino a te, basta concentrarti e mi sentirai, ok?” disse
Ace sistemandogli il cappello sulla testa.
“Ehi Rufy!” lo chiamò Bellemer,
facendo girare il ragazzo che inclinò la testa da un lato “Trattamela bene!”
disse riferendosi a Nami, la quale arrossì.
Il ragazzo sorrise a trentadue denti e annuì.
“Mi raccomando non dimenticare
quanto hai promesso e tu Tashiji, tieni d’occhio Zoro
per me, ok?” disse Kuina facendo l’occhiolino alla
ragazza.
“Ma…ma…io…io…d-d’accordo!” disse la ragazza
stranita, in quanto lei non faceva parte del gruppo.
“Piccola mia, non demordere e continua a vivere. Non voglio mai più sentirti dire che vuoi morire!” disse
Nico Olvia a
Robin in tono di rimprovero.
L’archeologa sorrise e guardando dolcemente i suoi compagni disse “Non lo
farò, ora ho una ragione per vivere!”
Tutti si apprestarono a salutare i loro cari, con la speranza che un giorno
si sarebbero rivisti.
“Ma come faremo a tornare indietro? Dovremo uscire di qui e affrontare di
nuovo quel bestione!” chiese Rufy incrociando le
braccia “Potrebbe essere problematico!”
“Abbiamo questa spilla che ci ha detto Ermes. Con questa in teoria,
dovremmo ritornare sulla Sunny allo stesso punto dove
tutto è cominciato!” disse Robin, prendendo la spilla tra le mani.
Usopp e Chopper si sentirono sollevati a
quell’affermazione, non volendo minimamente rimettere piede negli inferi.
I ragazzi si avvicinarono l’uno all’altro e si presero per mano. Robin
invocò il nome di Ermes, domandandogli di riportarli nella terra dei viventi.
Una luce accecante li avvolse e quando i volti dei loro cari sparirono,
compresero di essere tornati e da li a poco, i contorni della Sunny presero forma e tutti si ritrovarono sul ponte della
nave.
“S-siamo tornati!” disse Usopp spaventato
dall’idea che quello scenario tanto familiare, potesse nuovamente trasformarsi
in quell’inferno da cui erano miracolosamente scappati.
Chopper cominciò a piagnucolare contento e buttandosi a terra cominciò a
sgambettare, dicendo “Sunny go, ti voglio tanto
bene!”
Franky sorrise felice a vedere che la sua amata
costruzione non aveva riportato danni e Robin ringraziò gli dei di aver
mantenuto la loro promessa.
Tashiji si sedette a terra, tirando un sospiro di
sollievo, mentre Zoro, grattandosi la testa, accennò al fatto che aveva bisogno
di bere qualcosa.
Sanji domandò alle ragazze se avevano fame e
che era disposto a preparare loro tutto ciò che volevano, evitando bellamente
le richieste degli altri compagni che gli avevano già domandato tutti i tipi di
piatti esistenti al mondo.
Brook cominciò a strimpellare con la chitarra
versi che narravano quanto successo nell’Ade, ma presto venne messo a tacere da
Usopp, non pronto per rivivere quei momenti.
Rufy sorrise a trentadue denti felice si
essere tornato e di aver potuto rivedere il fratello Ace. Ora che lo aveva
visto e che era certo che stesse bene, si sentiva più tranquillo. Certo,
avrebbe continuato a sentire la sua mancanza, ma quel senso di colpa che
sentiva e che aveva continuato a perseguitarlo, senza che i suoi nakama lo sapessero, si era affievolito ulteriormente. Ora
aveva un altro obbiettivo, che aveva promesso al suo fratellone, cioè prendere
a calci Sabo per non essersi fatto vivo.
Questo era l’unico rammarico di Ace, non poter dire addio anche a lui, dato
che non era morto come credevano.
Nami seguì l’esempio di Tashiji
e si sedette sul ponte, ma lei a differenza della ragazza, non potè rilassarsi.
La navigatrice, con una voce spaventata, chiese al capitano “Rufy!” l’interpellato si girò e il suo sorriso si spense
quando vide il volto preoccupato di Nami, capendo al
volo che c’era qualcosa che non andava “Dov’è Umi?”
Rufy sussultò e si guardò attorno, sperando di
trovare un indizio sulla presenza della figlia.
“F-forse è tornata nel suo presente!” disse Usopp
speranzoso, sebbene non riuscisse a nascondere una certa preoccupazione.
“Usopp ha ragione!” disse Chopper aggrappandosi
alle parole del cecchino.
“Potrebbe essere un’eventualità, il problema è che non possiamo saperlo con
certezza!” disse Robin portandosi una mano al mento.
“Ma lo dobbiamo sapere. Come possiamo fare finta che niente sia accaduto. E
se Umi ha bisogno del nostro aiuto? Se fosse rimasta negli inferi? Non abbiamo
nemmeno provato a cercarla!” disse Nami spaventata
all’idea che la figlia fosse rimasta li sotto.
“Dato che nel momento in cui tu e Rufy siete
entrati negli inferi, siete stati considerati morti, teoricamente lei dovrebbe
essere scomparsa!” disse Robin, sebbene potesse solo ipotizzare teorie.
Nami strinse i pugni “Teoricamente? E io
dovrei accontentarmi solo di una teoria?”
“Non c’è altro che possiamo fare Nami!” disse
Zoro serio. Egli sembrava indifferente, ma in realtà anche lui si era già
affezionato a quella mocciosa che gli aveva creato non pochi fastidi.
“Umi non è negli inferi. Appena messo piede là dentro, è scomparsa tra le
mie braccia!” disse Rufy coprendosi gli occhi con il
cappello.
“Quindi una certezza ce l’abbiamo, ma dubito che sia sufficiente!” disse Sanji accendendosi una sigaretta. Era in crisi d’astinenza
ormai, dato che da un po’ non ne fumava più una.
Successivamente si sentì la porta della cucina cigolare e una voce che dissipò
i loro timori disse “Ehi, cos’è questo mortorio?”
“Umi!” urlarono tutti all’unisono, tranne per Tashiji,
che cercava ancora di comprendere chi fosse quella ragazzina.
La ragazza guardò i presenti con aria confusa, mentre inghiottiva un
cosciotto di carne intero senza nemmeno masticarlo.
“è successo qualcosa?” chiese lei, pulendosi in modo poco fine, la bocca
con il braccio.
Nami si piombò su di lei e afferrandola per il
colletto, la scosse violentemente “Mi hai fatto prendere un colpo. Questa me la
paghi brutta mocciosa!”
Umi con gli occhi che le giravano chiese “C-che cosa ho fatto?”
La navigatrice a quel punto si fermò “N-non ti ricordi?”
Umi ci riflesse su e poi scosse la testa “In realtà ho le idee un po’
confuse. Ricordo che ci trovavamo ai confini del mondo e poi, mi sono ritrovata in cucina con una gran fame
e dato che Sanji non aveva messo il blocco al
frigorifero, ne ho approfittato. Ma ora che ci penso c’era un po’ troppo
silenzio sulla nave. Che cosa stavate facendo? Dormivate per caso? Siete matti,
in un mare come questo non bisogna mai abbassare la guardia…oddio…sentitemi,
sembro mia madre!” disse disperata.
Nami la lasciò andare facendola cadere a terra
e con i denti da squalo le rimproverò “Ringrazia di assomigliarmi almeno in
qualcosa piccola ingrata. Che fino a quello che ho visto fino ad ora,
disgraziatamente sei tale e quale a tuo padre!”
Rufy scoppiò a ridere, divertito per la
scenetta.
“Guarda che non era un complimento, Rufy!” disse
Zoro scuotendo la testa esasperata.
La ciurma, radunandosi in cucina, raccontò alla bene in meglio, quanto
successo a Umi, la quale non fece una piega, anzì
intervenne dicendo “Si, un’avventura degna di voi!”
“Non possiamo darle torto!” disse Sanji posando un
piatto pieno di leccornie, che venne mangiato all’istante da Rufy, un attimo prima che Umi allungasse il braccio per
compiere il suo stesso gesto.
Nami intervenne immediatamente, per fermare l’ingordigia
del capitano e dandogli un potente calcio, lo fece volare contro il muro della
stanza, sfondandolo e quasi travolgendo una figura giunta in quel momento, il
quale non aspettandosi un accoglienza in quel modo, urlò e andò a nascondersi
dietro l’albero maestro.
Rufy non avendo risentito del colpo, lo notò e
subito gli chiese “E tu chi sei?”