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Autore: AC_Vicolo    11/09/2014    1 recensioni
Dei ragazzi decidono di esplorare un vecchio albergo abbandonato. Rimarranno però intrappolati dai terribili segreti che la struttura cela al suo interno. Un secolo di orrore, tanti misteri da svelare. Nelle stanze, un battito.
***
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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In The Rooms, An Heartbeat
Capitolo 1
Rain

Frank
Spingevo la barca sulle pietre del bagnoasciuga. Una leggera pressione bastava per farla camminare. Pensai che farmi portare la barca piccola fosse stata una grande idea, così avrei potuto manovrarla con più facilità. Mi ci sarebbe voluto il buon vecchio Greg per spingere in acqua quella grande; non che avessi qualcosa contro mio padre, ma preferivo andare a pescare da solo. Era una buona occasione per riflettere.
Appena la mia piccola bagnarola iniziò a muoversi senza il bisogno delle mie braccia saltai su. Era l' alba di una giornata che si preannunciava piacevolmente tranquilla. Specifico piacevolmente perché ogni tanto la calma di questo posto arrivava ad essere opprimente.  Accesi il motore e presi velocità. In due minuti arrivai al centro del lago e mi fermai. La piccola imbarcazione girava lentamente creando delle increspature circolari che si espandevano gradualmente per poi scomparire. Tirai fuori la canna da pesca in fibra di carbonio vinta all' ultimo torneo, durante il quale avevo fatto coppia con il grande Luke, attaccai l'esca ancora viva all' amo e mollai la lenza.
Ok Frank, dissi a me stesso, speriamo che i pesci siano affamati stamattina. Contavo di prenderne abbastanza e di sbrigarmi per l' ora di pranzo. Hope mi aveva detto che avrebbe fatto la carpa alla birra se fossi tornato ad un orario decente con un bottino altrettanto decente. Come dire di no alla mamma? Specialmente se ti prometteva un pranzo del genere.
Mentre architettavo un modo simpatico di tenere in mano i pesci quando sarei rientrato a casa, giusto per farci una bella figura, il galleggiante si mosse bruscamente. Mi sporsi per vedere cosa c' era: per mia grossa fortuna, sembrava una carpa bella grande. Afferrai il mulinello e comincia a girare con forza. Quando il filo fu abbastanza corto, indietreggiai e tirai la canna verso di me. Fu un attimo.
Nello sforzo, alzai lo sguardo dritto davanti a me. L' occhio mi cadde su una struttura posta sul versante di una delle montagne che circondavano Passenger' s Lake. Era un vecchio edificio grande e datato. Sembrava incastrato nella montagna, seminascosto com' era dagli alberi e dalle rocce. L' avevo già notato e mi ero soffermato a guardarlo un paio di volte: aveva l' aria fatiscente, infatti ero convinto che fosse abbandonato da tempo. Ma, quando lo guardai, sono sicuro, vidi tutte le finestre illuminate. Pareva che avesse ripreso vita in un secondo. Mi venne d' istinto strofinarmi gli occhi. Proprio in quell' istante un forte tuono ruppe la tranquillità della mattina appena cominciata. Alzai gli occhi al cielo ed il mio viso fu bagnato da decine di gocce piccole e taglienti. Mi ricordai dell' albergo e tornai a guarlarlo. La sua immagine era offuscata per via della pioggia, ma non si vedeva nemmeno più un alone giallo. Ora tutte le luci erano spente.
Mi affrettai a girare i tacchi e tornare a riva. Quando ebbi trascinato la barca sulla riva mi resi conto che la carpa mi era sfuggita. Pazienza, dissi. Mi tocca pasta e carciofi. Ancora.

***
 
Joy
- Johanna Emily Guise, alzati subito da quel letto! - Le urla di Lauren (per gli amici, anzi, per me Cacy) mi svegliarono dal mio sonno profondo. Controllai l'orario sul display del cellulare: erano appena le 11:30. Quella ragazza avrebbe fatto meglio a trovare una ragione valida per giustificare questo tono di voce alle prime luci dell'alba. Dopo cinque minuti buoni mi misi seduta sul letto, alla disperata ricerca della forza di volontà di cui avrei avuto bisogno per alzarmi.
Fissai il buio della stanza, e passato qualche secondo ecco che mi arrivó un altro rimprovero. - Joy, cazzo, è pieno di polvere! - A quel punto fui costretta a lasciare le mie calde coperte di lana e a raggiungere Cacy, che era già a lavoro nella stanza accanto. - Cos'è che è pieno di polvere? - le chiesi, ancora mezza addormentata. - Tutto! - Alzai gli occhi al cielo, maledicendo il giorno in cui avevamo accettato quell'incarico.
- Per due settimane il cottage di nonna sarà tutto per voi!- aveva gioiosamente annunciato zia Peggy. Si era solo dimenticata di dirci che avremmo dovuto ripulire tutto in vista dell'alta stagione, durante la quale avrebbe affittato la villetta. Se solo fossimo state un anno più piccole avremmo potuto denunciarla per sfruttamento minorile, ma purtroppo avevamo già raggiunto la maggiore età. Inizialmente l'idea di passare l'estate dei miei sedici anni da sola con mia cugina in un cottage sperduto in mezzo agli alberi mi aveva incuriosita, ma in quel momento non avevo la minima voglia di alzare un dito, abituata com'ero a vivere coi miei, e Cacy sembrava pensarla esattamente come me.
Lauren Cäcilie Eigemann era nata soltanto pochi mesi prima di me, e da subito ci eravamo trovate in sintonia.
Come dimenticare il primo giorno di asilo quando lei, trovandosi già in quella classe da un anno, mi fece giocare insieme ai bambini più grandi? Poi due anni dopo avevamo iniziato le scuole elementari, ed avevamo imparato a leggere. Ricordo ancora il giorno del suo sesto compleanno, al quale deve il buffo nomignolo che uso per riferirmi a lei. Non ero ancora abbastanza brava nella lettura, ed ero impaziente di acquisire la velocità dei ragazzi più grandi, quindi appena vidi una scritta di ciocciolato sulla sua torta di compleanno, mi soffermai a leggerla. -A... Au... Auguri... - Bene, la prima parola era andata. - La... - Questa era facile! -Lauren!- perfetto, a quel punto ne mancava soltanto una. - Ca...Ca... Cacile? - zia Peggy e la mamma avevano riso di gusto, mentre io continuavo a chiedermi cosa ci facesse quello strano vocabolo sulla torta di compleanno della mia cuginetta.
Non potevo di certo sapere che in Germania le vocali assumono suoni diversi a seconda degli accenti, e zio John ci teneva tanto a far conoscere a chiunque le origini della piccola Lauren... Beh, da quel giorno per me lei diventò Cacile, o per comodità semplicemente Cacy.
Spolverando davanzali e lustrando pavimenti, e soprattutto spaventandoci a morte ogni volta che un insetto veniva a farci visita, passò l'intera giornata. Era fatta, e un solo giorno trascorso a sgobbare sarebbe stato ricompensato dalle due settimane intense che stavamo per passare lí, ne eravamo sicure.

 
***
 
Quante miglia avevo percorso? Da dove venivo? Non riuscivo a capire, non riuscivo a concentrarmi.
Mi mancava il fiato, l' adrenalina mi spingeva a continuare la corsa. Inciampai e caddi sbucciandomi il ginocchio. Gemetti, ma mi rialzai immediatamente.
Mi voltai indietro: nessuno mi stava seguendo. Ma questo lo sapevo. Non stavo scappando, no... Correvo perché qualcosa mi stava chiamando. Mi stava attirando a sé. E io la seguivo, la assecondavo. Era l' unica cosa che potevo fare.
L' oscurità gravava su di me e mi impediva di vedere. Passavo tra le pozzanghere e facevo schizzare l' acqua da tutte le parti; ormai avevo i pantaloni completamente zuppi, ma non me ne importava. Dovevo arrivare lì. E dovevo farlo il prima possibile. Mi avvicinavo velocemente, correvo sempre più forte. Ad un tratto mi fermai.
Eccomi qui, c' ero. Finalmente. Si stagliava davanti a me, grande e imponente: l' albergo era illuminato a tratti dai lampi. Era una visione spettrale, me ne rendevo conto, ma non avevo visto ancora niente. Mi sentii avvolgere come da due braccia che mi strattonarono bruscamente. Mi voltai, ma dietro di me non c' era nulla. Solo alberi piegati dal vento. - Tu appartieni a questo posto.- Mi sentii morire.
- Chi è?! - Gridai guardandomi intorno. - Chi sei?! Che vuoi da me?! - Tante voci si fecero sentire. Parlavano tutte insieme, con tono sommesso. Non capivo cosa stavano dicendo. Piangendo continuavo a gridare. Chiedevo loro di smetterla, di lasciarmi tornare a casa. Una voce sovrastò tutte le altre. - Qualcuno morirà! - gridò. Sgranai gli occhi ed indietreggiai. L' orrore mi riempiva l'anima, non un suono mi usciva dalla gola. Qualcuno mi agguantò alle spalle, tappandomi naso e bocca. Non riuscivo a respirare. Due occhi rossi si materializzarono nella notte. Poi il buio avvolse ogni cosa.



Note
Prima di tutto, vi ringraziamo di aver letto questo primo capitolo, sperando di avervi coinvolti e magari convinti a seguire l' evolversi della nostra storia :)
Come avete potuto notare, le vicende sono narrate secondo diversi punti di vista, alcuni dei quali impersonali. Almeno per adesso. I narratori, quindi, si alternano in ogni capitolo.
Beh, non c'è altro da aggiungere. Diteci la vostra, ci fa piacere ricevere qualsiasi tipo di recensione.
Buona notte!

Laura e Carmen
 
   
 
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