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Autore: samubura    11/09/2014    4 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Peeta's Hunger Games" la riscrittura della storia che credo tutti conoscete sotto gli occhi di quello che è un po' il secondo protagonista di questa saga.
Vi consiglio di andare a leggere il primo episodio perché potrebbero esserci riferimenti ad esso, ma soprattutto perché credo che se la mia idea vi piace potrete apprezzarla meglio.
Come penso si intuisca la storia racconta i 75esimi Hunger Games visti dal ragazzo del pane quindi se non avete letto ancora "La ragazza di fuoco" correte a farlo!
p.s. con le introduzioni faccio schifo, se preferite potete seguirmi anche sulla mia pagina www.facebook.com/samubura
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Panico.
Che succede?
-Via! Via! – continua a gridare Katniss, almeno sta bene. Mi alzo in piedi ma sono ancora per metà nel mondo dei sogni.
Vedo Finnick che si carica Mags sulle spalle e Katniss che corre verso di me e mi trascina lontano. Tutto si muove in modo confuso e disordinato. C’è un pericolo, ma non capisco cosa.
-Cosa c’è? Cosa c’è? – chiedo a Katniss insistente.
-Una specie di nebbia. Gas velenoso. Sbrigati, Peeta! – urla. Adesso è tutto più chiaro, ma per quanto cerchi di seguire il suo passo non riesco ad andare più veloce di così.
Vorrei quasi che scappasse via e si mettesse in salvo, ma continua a tenermi, con le dita serrate attorno alle mie.
Inciampo tra i rampicanti che non riesco a vedere, mi volto solo un attimo per capire con cosa abbiamo a che fare e vedo un muro di nebbia verdastra che avanza inesorabile avvolgendo tutto quello che incontra.
-Guarda i miei piedi – mi consiglia Katniss. Cerco di fare quello che fa lei, passare dove è appena passata lei. Funziona e, anche se non riesco a correre come vorrei, almeno evito che le piante mi intralcino.
La nebbia è fin troppo vicina, inizio a sentire sulla schiena le gocce chimiche che mi colpiscano. Un dolore lancinante, uno spillo rovente conficcato nella carne. È tremendo, ma continuo a correre sperando di allontanarmi un po’.
Finnick è più avanti di noi e continua ad incitarci. Purtroppo è l’unica cosa che può fare per aiutarci. Mi sto stancando sempre di più, sento il cuore che mi pulsa forte nel petto, a fatica. Perdo la concentrazione e i movimenti si fanno scomposti fino a che la mia gamba artificiale non resta impigliata in una radice e cado a terra.
La botta mi toglie il fiato. La nebbia mi colpisce da sinistra, brucia e fa male, ma non riesco a trovare la forza di urlare.
Cerco di alzarmi, Katniss mi aiuta, ma non riesco a muovermi come vorrei – Peeta… - dice spaventata, poi con uno spasmo mi spinge avanti e cado di nuovo senza riuscire a mantenere l’equilibrio.
Mi ritira in piedi, provo a fare qualche passo in avanti, ma è come se il mio corpo non volesse ascoltarmi.
Finnick è tornato indietro a prenderci. Mi afferra per la vita, passando il mio braccio attorno al suo collo e mi trascina vai. Anche Katniss fa lo stesso dall’altro lato e insieme avanziamo per parecchi metri, guadagnando distanza dal muro di nebbia.
-Così non va – dice Finnick quando si fermano per riposare. Vorrei poterli aiutare, ma pian piano la situazione non fa che peggiorare – Lo devo portare in spalla. Tu riesci a prendere Mags?
-Sì – risponde Katniss.
Vedo tutto offuscato, la giungla che si muove caoticamente attorno a me mentre Finnick mi trasporta sobbalzando. Dietro di me sento solo l’ansimare costante di Katniss.
Finnick mi passa uno dei tridenti chiedendomi di tenerglielo. Lo faccio volentieri, mi fa quasi sentire utile.
Il tempo passa lentamente. Dopo quelli che sembrano secoli si sentono rumori alle nostre spalle. Finnick si volta e vedo da sopra la sua spalla Katniss a terra per quella che sembra non essere la prima volta.
-Non serve a niente – dice disperata – Ce la fai a portarli tutti e due? Vai avanti, io vi raggiungo.
-No – dice Finnick e lo sento tremare non so dire se di stanchezza o di tristezza – Non riesco a portarli tutti e due. Non mi funzionano più le braccia – spiega – Mi dispiace, Mags. Non ce la faccio.
Poi accadono talmente tante cose in così poco tempo che faccio fatica a crederci.
Mags stampa un bacio sulle labbra a Finnick, sorride e poi zoppicando per gli effetti della nebbia si incammina verso il gas velenoso. Il suo corpo inizia a muoversi in una serie di spasmi spaventosi e cade a terra contorcendosi.
Vorrei voltarmi e guardare da un’altra parte, ma non posso. Assistiamo alla sua morte coraggiosa in silenzio. Il colpo di cannone echeggia nelle nostre orecchie.
-Finnick? – chiama Katniss, ma il mio trasportatore si sta già mettendo in cammino. Non c’è tempo per il dolore. Il sacrificio di Mags non deve andare sprecato.
Mi sento malissimo. Perché quella donna ha dovuto sacrificare la sua vita? Perché lei e non io?
Se Finnick non mi avesse riportato indietro dal mondo dei morti questa mattina, probabilmente Mags sarebbe ancora viva.
Che diritto ho di essere vivo al suo posto? Che diritto aveva Mags di correre in braccio alla morte senza dire nulla.
Pensare fa male, la testa pulsa e i muscoli mi si contraggono in modo insensato. Continuiamo a fuggire dal nostro silenzioso e inesorabile nemico.
Finnick arranca in mezzo alla giungla, vorrei poter dirgli di farmi scendere, che posso provare a camminare da solo, ma ho anche la lingua paralizzata. Così andiamo avanti finché non crolla a terra. Dietro di noi arranca Katniss che inciampa sui nostri corpi e cade anche lei. Finnick geme piano all’impatto e Katniss riesce non so come a spostarsi.
Moriremo, così, insieme. Se non possiamo muoverci la nebbia ci raggiungerà di certo. Stringo i denti e aspetto di sentire il bruciore intenso che il gas dà quando colpisce la carne, ma niente.
Sento Katniss emettere un flebile gemito. Poi ripetere qualcosa che assomiglia a “si è fermata”. Non riesco a crederci, ma faccio uno sforzo per voltarmi e vedo la nebbia, illuminata dalla pallida luce della luna che sembra bloccata da un pannello di vetro. Si alza lentamente come se venisse risucchiata dall’alto.
Cerco di fare lo sforzo di liberar Finnick dal mio peso, rotolo al suo fianco e resto girato sulla schiena a guardare in alto.
Sugli alberi attorno a noi ci sono degli animali che ci osservano incuriositi. Sono sicuro di averli già visti da qualche parte, probabilmente in una vecchia edizione degli Hunger Games.
Alzo il dito e dico –Scimmie – ma anche un così semplice gesto mi lascia senza fiato dalla stanchezza.
Hanno il pelo arancione e sono molto grandi, quasi la metà di un uomo adulto, lunghe braccia che penzolano ai fianchi e un muso grinzoso che dà loro un’espressione buffa.
Sento che forse riesco a muovermi, mi metto in ginocchio e inizio a strisciare giù per la collina verso la spiaggia. Finnick e Katniss mi seguono. Strisciamo, perché di camminare non se ne parla, ma riusciamo ad avanzare nella boscaglia fino a che non raggiungiamo la spiaggia. Un’onda mi lambisce appena la mano e sembra darmi fuoco.
Il sale dell’acqua può aiutare. Se resisto al dolore magari starò meglio. Faccio un’altra prova e mi rendo conto che dopo l’impatto iniziale la situazione migliora. Sotto l’acqua limpida vedo che dalle vesciche formate dalla nebbia esce un liquido biancastro. Il veleno viene risucchiato via dall’acqua piano piano.
Al dolore acuto si unisce una sensazione di piacevole sollievo. Vedo Katniss che fa lo stesso, mentre Finnick è stramazzato sulla spiaggia e non riesce a muoversi.
Passo ogni centimetro del mio corpo nell’acqua e aspetto che si disintossichi. Katniss sembra più veloce di me a riprendersi quindi inizia ad aiutare Finnick. Quando sento che mi sono ritornate le forze mi unisco a lei, tolgo la tuta a Finnick tagliandola con delle conchiglie e iniziamo a lavorare sulle sue braccia.
Raccogliamo l’acqua con le mani e gliela versiamo sopra. Il veleno esce dal suo corpo a sbuffi di nebbia da cui ci guardiamo attentamente. Ci vogliono parecchi risciacqui per far sparire le vesciche, Finnick emette un gemito ogni tanto.
-Dobbiamo metterlo nell’acqua – sussurra Katniss che continua a guardarsi intorno spaventata. Siamo scoperti e deboli. Se ci attaccassero credo che moriremo senza neanche possibilità di combattere.
Ancora non sono in grado di parlare come si deve quindi indico i piedi di Finnick perché non possiamo assolutamente immergerlo di faccia.
Prendiamo un piede ciascuno e facciamo ruotare il nostro alleato in modo che ora la testa sia rivolta verso la giungla invece che il mare. Poi lentamente iniziamo a trascinarlo verso l’acqua. Molto lentamente facciamo avanzare il suo corpo pezzo per pezzo. Aspettando che l’acqua faccia il suo lavoro. Anche noi subiamo i benefici di essere immersi.
Finnick torna lentamente cosciente. Apre gli occhi, capisce che l’acqua lo sta aiutando e lo lasciamo in acqua a riprendersi. Quando muove un braccio e lo tira fuori dall’acqua io e Katniss ci scambiamo un sorriso di trionfo.
-Ti manca solo la testa, Finnick. È la parte peggiore, ma se ce la fai, ti sentirai molto meglio – lo incito io. E lo sosteniamo mentre si pulisce gli occhi e il viso.
-Cerco di spillare un po’ d’acqua da un albero – propone Katniss.
-Aspetta, faccio io il buco – mi offro – Tu resta qui con lui. Sei tu la guaritrice.
Mi addentro nella giungla cercando un albero dal tronco grosso, come quello che aveva usato Katniss al nostro accampamento. Non voglio allontanarmi troppo, quindi mi accontento presto. Dalla mia posizione riesco ancora a vedere Katniss e Finnick, ma soprattutto a sentirli in caso ci fosse bisogno.
Mi metto a fare un buco nella corteccia impegnandomi il più possibile. Colpisco il tronco ritmicamente con quanta forza mi è possibile.
Mi sforzo di non pensare a niente, ma non ci riesco. Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di Mags che cade morta in mezzo alla nebbia. Avrei dovuto essere là al suo posto, ma Finnick ha scelto di prendere me invece che la donna che è praticamente sua madre. Senza battere ciglio.
Continuo ad accanirmi contro l’albero. Concentrandomi a perforare la corteccia.
-Peeta – mi chiama Katniss – Ho bisogno di una mano per una cosa.
-Sì, un momento. Ho quasi finito – rispondo senza girarmi e continuo a scavare – Sì, ecco. Hai la spillatrice?
-Sì. Però c’è una cosa che dovresti vedere – dice, ma parla a scatti come se dovesse sforzarsi di avere un tono tranquillo – Vieni verso di noi lentamente, così non le spaventi.
Vado in direzione di Katniss e Finnick facendo del mio meglio per non essere rumoroso. Anche se so che non è una cosa che mi riesce bene. Non so bene quale sia il problema ma meglio seguire i consigli di quello che ha detto. Poi ci arrivo.
Scimmie. Gli animali che ci hanno accolto ora ci circondano. Le sento, sento i loro respiri, i loro movimenti tra le foglie degli alberi.
Mi volto per un secondo per sapere se la mia intuizione è giusta. Guardo verso l’alto e vedo la massa di corpi arancioni sopra di noi.
Basta a farle arrabbiare. Iniziano a urlare e si precipitano giù dagli alberi con una velocità spaventosa.
-Ibridi! – urla Katniss mentre si lancia in mia direzione.
Fortunatamente avevo già il coltello in mano. Le scimmie mi vengono addosso e io colpisco dove posso per tenerle lontane. Miro ai punti mortali, ma è come combattere contro una sola massa di pelo formata da braccia, artigli, denti.
Formiamo un triangolo, schiena contro schiena, il più stretti possibile per non doverci guardare le spalle.
Abbattiamo una montagna di ibridi, l’odore del sangue diventa sempre più intenso, punge le narici e mi dà la nausea.
-Peeta! Le tue frecce! – grida Katniss disperata.
Cerco di sfilarmi la faretra più in fretta che posso, ma rimango impigliato nella fretta e ci metto più di quanto vorrei.
Vedo un coltello volare oltre di me ma mancare il bersaglio. Mi volto in quella direzione e vedo la scimmia che sta volando con la bocca spalancata verso di me.
Non ho il tempo di reagire che una figura salta fuori dalla giungla. Appare dal nulla, coperta di sangue, con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta in un urlo animalesco. La morfaminomane del Distretto 6 sembra volermi dire qualcosa con uno sguardo assatanato, poi si mette davanti a me a braccia spalancate e la scimmia affonda i denti nel suo petto.


Un capitolo breve, ma denso di avvenimenti!
Che ve ne pare?

Lo so, vi ho fatto aspettare un po' di più delle altre volte, e mi scuso! Ma sono indietro perché in questi giorni non ho potuto mai scrivere quindi i ritmi torneranno abbastanza lenti per questi pochi ultimi capitoli :/
L'anno che sta per riniziare sembra già annunciare un sacco di impegni, spero di riuscire a gestire tutto....

-samubura-
   
 
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