Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: IdaC91    12/09/2014    4 recensioni
In un mondo in cui la Magia esiste ed è sinonimo di potere, i Signori degli Elementi siedono ai vertici della Società Magica, in virtù delle loro straordinarie capacità. Esistono, però, poteri ancora più straordinari, perché rari, perché estinti...
Ma se non fosse davvero così?
Se il Tempo e il Fuoco fossero destinati a incontrarsi?
Se due vite, apparentemente così diverse, così distanti, ma in realtà così vicine, si trovassero a confronto?
Due uomini in fuga dalla Società Magica, dal loro essere diversi, due uomini in fuga da se stessi, ritroveranno nell'altro la strada da percorrere.
Insieme.
Obviously, it's a Johnlock story.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ma buon salve a tutti! Ri-eccomi con questo secondo capitolo della storia, che per me è stato un vero parto… Mi ha messa a dura prova, ma spero che ne sia valsa la pena! Non vi anticipo nulla, quiiiindi ci vediamo in fondo, a dopo e buona lettura!! (E sì, sono impazzita, aggiungiamo un'altra nuovissima FanArt!)
 Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 2
 
Stava scappando, questa volta per davvero. Non sarebbe stato l’ennesimo cambio d’identità a salvarlo, né una fuga rapida nel bosco o un trasferimento in un paese vicino. Questa volta, avrebbe dovuto cambiare solo Tempo, avrebbe dovuto cedere a quel potere che tanto odiava, quello per cui ora stava correndo, per sperare in una possibile salvezza. Salvezza… Ma da cosa? Perché? Perché angosciarsi tanto? Non ne poteva più. Quella non era vita, non poteva nemmeno definirsi tale.
 
Cosa diavolo aveva fatto per meritarsi tutto questo? Proprio lui, che non aveva mai voluto nulla al di fuori dell’ordinario, che aveva tentato tutta la vita di disfarsi di quel potere incredibile che l’aveva costretto a vivere come un reietto, ai confini del mondo, ai confini della sua stessa vita. Proprio lui che avrebbe tanto voluto essere semplicemente un Umano.
 
John Watson era nato in una famiglia modesta, in una casetta di campagna di un paesino sperduto tra le montagne. Secondo i suoi genitori, era stato speciale sin dal primo momento che l’avevano visto, con quei capelli biondi, presi da chissà chi, e quei grandi e tondi occhioni blu. Sua madre lo soprannominò il suo piccolo Raggio di Sole, almeno finché ebbe vita, o almeno così gli ripeteva sempre sua sorella Harry. La Signora Watson fu brutalmente uccisa davanti ai suoi occhi durante uno scontro tra i Marchiati, coloro che possedevano poteri magici. Si ritrovò nel bel mezzo di una disputa tra chi disponesse del Marchio più potente e fu avvelenata da una nube tossica generata da un Marchiato del Fumo (uno dei possibili incroci tra Acqua e Fuoco). Per un lungo periodo, John rimase sotto shock –aveva solo quattro anni-, ma già si fece un’idea ben precisa della vita. La Magia, quella tanto decantata dalle storie avventurose degli eroi del passato, quella che i suoi piccoli amici tanto volevano che entrasse nelle loro vite, era solo finzione. Nella mente di John, essa divenne solo sinonimo di morte. Le guerre che scuotevano la nazione ne erano la prova, oltre alla prematura morte di sua madre.
 
Ogni membro della sua famiglia era Umano, da suo nonno fino a sua sorella Harriet, e lui ne era sempre stato contento. Non aveva mai desiderato veder entrare la Magia nella sua vita, e mai e poi mai avrebbe immaginato che quella che lui definiva una disgrazia potesse di nuovo colpirlo al cuore. Fu per questo che, il giorno del suo sesto compleanno, John tentò con un ferro rovente di eliminare quel Marchio che si era improvvisamente formato sulla sua pelle. Oltre a far svenire quel povero bambino dal dolore, quel gesto estremo, dettato dalla paura e dalla disperazione, non servì assolutamente a nulla.
 
Sul suo polso sinistro, bruciato dalle fiamme, era disegnata, come da una mano di un pittore esperto, una piccola clessidra dorata, con la sabbia che scendeva da un’ampolla all’altra. Di tutti i poteri esistenti al mondo, John, che non ne aveva mai desiderato uno, aveva ottenuto il più potente e raro. Era un Viaggiatore del Tempo, una disgrazia di quelle gigantesche. Era il più pericoloso. Si diceva che solo un Viaggiatore del Tempo potesse realmente sapere le sue reali capacità. Oltre alla formazione delle Space Doors, la Società rimaneva terribilmente ignorante sui poteri che questi rari uomini avrebbero potuto scatenare da un momento all’altro. Fu con questa scusante che i Signori degli Elementi cominciarono la loro personale crociata contro i possessori del potere del Tempo, mentre, in realtà, il loro scopo principale era quello di impadronirsene. I bambini che ebbero la sfortuna di essere Censiti con questo Marchio, vennero brutalmente prelevati dalle loro famiglie e di loro si perse ogni traccia. I pochi Viaggiatori adulti che sapevano utilizzare le Porte Dimensionali, svanirono nel nulla, scappando attraverso esse e portando con sé i loro cari. I rimanenti che non riuscirono a fuggire in tempo furono catturati e portati chissà dove per essere l’oggetto di terribili esperimenti.
 
Non fu una sorpresa, dunque se il padre di John, un Guaritore di professione, spaventato dal gesto del piccolo, nella foga di soccorrere il figlioletto incosciente, rimase per un momento inorridito alla vista di quel Marchio. Sapeva benissimo a quale destino sarebbe andato incontro il suo John, l’aveva visto con i suoi occhi negli anni di servizio. Subito cominciò a medicargli la ferita con un unguento per le scottature di sua creazione -una miscela di erbe e fiori migliorata negli ultimi due anni di studio a casa, dopo il congedo per la prematura morte della moglie- mentre pensava a come evitare che suo figlio venisse Censito come Viaggiatore del Tempo. Egli aveva lavorato nelle schiere degli Eserciti a Cavallo della Società Magica, che a quel tempo erano in lotta con i Draghi Ribelli, gli ultimi Signori del Fuoco che volevano la caduta del Governo Britannico. In verità, le loro intenzioni erano nobili. Volevano che la Società smettesse di schiavizzare i Non-Marchiati, che la caccia ai Viaggiatori del Tempo finisse e che la Monarchia Gerarchica fosse abolita e rimpiazzata da una più equa Repubblica. Il Signor Watson condivideva in pieno queste idee rivoluzionarie, ma un padre di famiglia doveva accontentarsi di qualsiasi ruolo pur di mandare avanti moglie e figli. Non che avesse scelta, essendo Umano. Sul campo di battaglia aveva curato tantissime ferite da scottatura, dunque quella del figlio non sarebbe stata un problema. Quello che lasciò estremamente sorpreso il Signor Watson, fu che quella crema non solo fece immediatamente svanire il rossore, ma anche il Marchio sulla pelle del piccolo John. Eccitato dalla scoperta, scosse lievemente il figlioletto, che, una volta rinvenuto, ripassò la pomata miracolosa e corse col padre ad effettuare il Censimento. Ce l’aveva fatta. Per la Società Magica, John era ufficialmente un Umano. Quella crema fu una vera benedizione. Una volta a casa, John si abbandonò in un pianto liberatorio e giurò a sé stesso che mai avrebbe utilizzato quel suo immenso potere e che avrebbe fatto di tutto pur di sembrare umano.
 
Passarono gli anni e John continuò ad usare la pomata del padre, migliorandola e rendendola più efficace. Cominciò ad avvicinarsi anche alla professione di Guaritore, affascinato dalla capacità di poter curare le persone distrutte dalla Magia, senza ricorrere ad essa. A volte, il Marchio si rendeva evidente all’improvviso, nei momenti meno opportuni, costringendo John a scappare via e nascondersi fino a quando la crema non ricominciava a fare effetto. Ma se la pomata poteva far semplicemente svanire quella piccola clessidra, di certo non poteva nulla contro la Magia del Tempo che John reprimeva a forza all’interno del suo corpo. Ci furono vari episodi in cui la magia prese il sopravvento. Una delle volte peggiori, mentre dei ragazzi schernivano sua sorella, alzò per errore una barriera invisibile tra lei e quei tizi che, colti alla sprovvista, balzarono indietro con un tonfo. Harry e lui scapparono via ancor prima di poter vedere i loro volti stupiti e, insieme al Sig. Watson, cambiarono immediatamente dimora e identità. Per questo motivo, non rimanevano mai troppo a lungo nello stesso posto e cambiavano abitazione almeno una volta all’anno.  Tutte quelle fughe erano estenuanti, e tutto perché era nato con quella condanna sul suo braccio sinistro.
 
A volte, John ascoltava i bisbigli di sua sorella che si lamentava con suo padre di quella loro vita da fuggiaschi e si rinchiudeva nella sua camera, sempre più triste. Pensava spesso a come aveva costretto a vivere la sua famiglia, le uniche persone che gli erano rimaste accanto e le uniche che davvero amava. Si sentiva sempre più in colpa per quella vita che non poteva nemmeno lontanamente definirsi tale. Non avevano presente e non avevano futuro. Era un’esistenza invisibile ed invivibile. Non era giusto. Sua madre non avrebbe mai voluto che stessero male così, ne era certo. Per questo, una notte, decise di andarsene e lasciare tutto, facendo perdere ogni traccia di sé.
 
I suoi vagabondaggi nei boschi alla ricerca di erbe mediche gli furono di immenso aiuto. Visse per quasi cinque anni sempre ai margini di piccoli paesini, lontano dalla civiltà, isolato dal resto del mondo. Quando gli era necessario un giro nelle città, si presentava sempre sotto falso nome. Si guadagnava qualche soldo curando le ferite magiche grazie alla sua conoscenza da Guaritore. Spesso, si riferivano a lui solo con questo termine, proprio perché il suo nome era quasi divenuto un mistero. Arrivò  al punto in cui non lo ricordava quasi più, senza nessuno che lo pronunciasse per lui. Nelle notti di tristezza, lo richiamava alla mente e lo ripeteva come un mantra, per evitare di dimenticarlo di nuovo. JohnJohnJohn. Si chiese spesso se, un giorno, avrebbe mai sentito qualcuno chiamarlo di nuovo in quel modo.
 
Era giunto nei pressi di in un paesino vicino Londra, ma comunque abbastanza periferico. Si era stabilito con una tenda in uno spiazzo nella vicina foresta che attorniava la cittadina, protetto dagli alberi e dalla fitta vegetazione. Non sapeva spiegarsi il perché, ma lontano da tutti si sentiva sempre più sicuro, come se quegli rami nodosi e le fronde scosse dal vento fossero diventate la sua seconda famiglia. Dopo aver creato il suo nuovo nido e atteso il calar della notte, John decise di fare il suo consueto giro notturno nel paese per tentare di capire se era saggio rimanere lì più a lungo di una settimana. Uscì con circospezione, tentando di fare meno rumore possibile, e si avvicinò velocemente alle casette illuminate. Ne erano circa una ventina, abbastanza poche. Con una popolazione così ridotta, la possibilità di incontrare Guardie dell’Esercito era piuttosto scarsa. Ottimo. Camminò lì vicino, seguendo a distanza le luci delle fiaccole che illuminavano le mura delle case, ma subito sentì che c’era qualcosa che non andava. L’aria era come se fosse carica di scintille. Un grido terribile squarciò il silenzio. John sussultò. Gli sembrava estremamente familiare. Proveniva dal centro della cittadina, dove sorgeva la piazza. La ragione subito gli fece notare come una rapida fuga avrebbe dovuto essere la scelta migliore, ma il suo istinto da Guaritore ebbe la meglio. E se quella persona avesse avuto bisogno del suo aiuto? Poi c’era quella strana sensazione… Quella voce… Prese a correre lungo una stradina battuta appena dietro la dimora più vicina e si appoggiò con le spalle ad un angolo delle mura di pietra, ancora nascosto dalla parete. Prese un respiro profondo, come per caricarsi, e si affacciò verso il centro della piazza, guardingo. Se non avesse avuto le spalle saldamente appoggiate al muro, probabilmente sarebbe caduto.
 
Al centro della piazza, circondata da almeno sette uomini in divisa da ufficiali, di cui uno a cavallo, c’era sua sorella Harriet. Nonostante gli anni passati, ne era sicuro al cento per cento. Era stata lei ad aver urlato. Ecco perché quella voce gli sembrava così familiare! La vide che si guardava intorno, impaurita, alla visibile ricerca di una via di fuga, mentre gli uomini la accerchiavano sempre di più. Anche da quella distanza, notò che quello a cavallo aveva una divisa di colore diverso dalle classiche beige dell’Esercito, di colore scuro, con spalline dorate e inserti bianchi. Indossava anche un cappello largo con una piuma bianca in cima. John non aveva idea delle loro intenzioni ma nemmeno se ne preoccupò. Sapeva benissimo che, nella sua situazione, avrebbe dovuto tentare una manovra diversiva o almeno elaborare un piano dettagliato, ma non se ne curò minimamente. Abbandonò ogni cautela e corse a perdifiato, aprendosi a forza un varco tra quegli uomini e interponendosi a braccia spalancate fra loro e sua sorella. Il cavallo con in sella il cavaliere si ritrasse leggermente, spaventato, preso alla sprovvista dalla sua improvvisa comparsa. Gli uomini a terra sfoderarono le loro spade e le puntarono contro di lui. Bene. Li aveva distolti da Harry, che rimase immobile dietro di lui, gli occhi lucidi di lacrime.
 
-Lasciatela stare!- gridò John, con quanta voce possedeva in corpo. Si girò verso la sorella. Aveva uno sguardo supplichevole, incapace di proferir parola. –Cosa ci fai qui, Harry? Cosa diavolo vogliono questi…- Ma la sua domanda venne bruscamente interrotta da una voce divertita. Proveniva dall’uomo a cavallo, quello vestito in modo diverso che sembrava essere a capo degli altri. Da quella distanza, John poté chiaramente vedere che il suo intero volto era coperto da una maschera bianca. A John si raggelò il sangue nelle vene. Era uno dei Signori. Solo a loro era concesso indossare le maschere per celare la loro identità. A giudicare dal colore della maschera, John si ritrovava al cospetto del Signore dell’Aria.
 
-Finalmente! Temevo quasi che non si sarebbe unito alla nostra piccola festicciola!! Suvvia, dolce Harriet, saluti suo fratello! Deve essere davvero molto tempo che non lo vede…  Bene, signor Watson, finalmente abbiamo l’onore di conoscerla.- disse l’uomo, con voce melliflua.
 
John rimase di sasso. Milioni di domande affollavano la sua mente. Come diamine facevano a sapere della sua identità? Sapevano del suo potere? Certo! Doveva essere l’unica spiegazione logica. Ma come facevano a sapere chi lui era in realtà, come sapevano i suoi movimenti?? Da quando lo seguivano? E Harry cosa ci faceva lì? Era loro complice? E suo padre? Ma poi, perché un Signore degli Elementi si era scomodato per cercare lui?? Il flusso dei suoi pensieri fu nuovamente interrotto dalla voce ironica di quell’uomo.
 
-Certamente si starà chiedendo tante cose, signor Watson, quindi facciamola breve. La situazione mi sta già annoiando. Sappiamo lei cos’è, un piccolo coniglietto bianco che può magicamente saltare da un cilindro all’altro. Tra parentesi, lei è l’unico coniglietto ancora in vita, ed io ho una… come dire…. Ossessione per i coniglietti. I miei uomini l’hanno cercata e inseguita a lungo, ma lei sa come far perdere le sue tracce. Così, abbiamo deciso che, per stanare il suo bianco codino, avremmo dovuto chiamare in causa la sua piccola e dolce famigliola. La sua bella sorellina si è offerta di aiutarci, in cambio della vita del suo simpatico padre. Ed eccoci qui, finalmente, tutti insieme per festeggiare! Mi sono addirittura scomodato per accoglierla, dovrebbe esserne felice!- disse, mentre rideva malignamente. Gli uomini intorno a lui ridacchiarono. Un brivido di rabbia scosse John.
 
Gli ci volle solo un secondo per capire cosa fare. Avrebbe salvato sua sorella, e con lei suo padre. Poi, eventualmente, avrebbe pensato a sé. Si girò verso Harry.
 
 –Scappa Harry e non voltarti!- bisbigliò, per poi incominciare a correre nella direzione opposta a quella della sorella.
 
-Volete il Bianconiglio? Venite a prendervelo!- gridò, l’adrenalina che scorreva nel suo corpo, il suo potere montargli dentro come una furia.
 
-Inseguiamolo!- sentì gridare John, mentre tentava di non inciampare nelle sue stesse gambe.
 
E così era finita. Stava scappando solo per dare un po’ di vantaggio a Harry,  sperando che non la catturassero di nuovo.  Come avrebbe mai potuto salvarsi? Il Marchio sul suo polso sinistro sembrò volergli fornire una risposta, perché s’illuminò all’improvviso.
 
Gli uomini del Signore Bianco lo inseguivano, con il loro Signore in testa. Il cavallo lo avrebbe raggiunto in un lampo. Era troppo lento. Si voltò per un attimo e vide che gli stava alle calcagna. Disperato, puntò istintivamente la mano sinistra contro di loro. Un lampo accecante proruppe dal suo palmo e quelli si bloccarono in corsa, alcuni con entrambi i piedi sollevati da terra, altri con uno ancore incollato al suolo, Signore compreso. John non ebbe il tempo di pensare a cosa aveva fatto e continuò a correre, girando poi in un vicolo. Sentì le grida riprendere qualche attimo dopo e capì che il Signore doveva essere furioso.
 
-Lui è MIO! Non osate toccarlo!- sentì urlare da quel viscido uomo.
 
Nella foga della corsa, John non si accorse che si era gettato in un vicolo cieco. In fondo ad esso c’era solo una casa, una porta di legno a farne da entrata. Picchiò i pugni sulla porta nel tentativo di aprirla ma subito smise. Era inutile. Era finita. Con calma e risolutezza, si girò ad affrontare il suo destino, lasciandosi la porta alle spalle. Non avrebbe perso gli ultimi attimi della sua libertà a supplicare. Non sarebbe più fuggito.
Il Signore dell’Aria fece la sua comparsa, stavolta a piedi, il passo lento, seguito dai suoi uomini.
 
-Bene bene bene, il Bianconiglio è in ritardo! Ti hanno lasciato fuori? Povero.- disse, con un finto tono dispiaciuto.
 
L’aria nel vicolo cominciò a caricarsi di polvere. Un vento innaturale si stava sollevando attorno al Signore, come una barriera, e prese a vorticare sempre più velocemente. Al centro di quel vortice, l’uomo mascherato continuò a parlare.
 
-Mi dispiace che debba essere sempre io a fare il guastafeste, ma ogni favola ha bisogno di un buon cattivo vecchio stile, non credi anche tu, Johnny-boy?-
 
-Non ho paura di te!- gridò John, ed era vero. Non gli importava più di nulla.
 
Una folata di vento sferzò l’aria come una frusta e colpì John in pieno volto. In quel momento, il Guaritore seppe che era spacciato. Chiuse gli occhi e ripensò alla sua misera vita, a come non l’aveva mai vissuta, a come non aveva mai amato. Pensò a suo padre, a sua sorella, a sua madre. E la rivide, nitida come non mai, e la sentì parlare. “Raggio di Sole”. Raggio di Sole….
 
Una luce accecante illuminò la schiena di John, che ne fu praticamente avvolto. Le sue mani aperte poggiavano i palmi sul legno scuro della porta, i cui cardini brillavano a dismisura. Senza sapere cosa stava accadendo, senza avere alcuna idea di cosa fare, John seguì il suo istinto. Voltò le spalle al Signore dell’Aria e aprì la porta luminosa, le attraversò e la richiuse, senza esitare un attimo. Davanti a lui, invece di una stanza accogliente, si ritrovò un oscuro vicolo e un uomo con un lungo cappotto che lo fissava.
 
John Watson aveva appena viaggiato nel tempo ed aveva appena incontrato l’uomo che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
 

Eeed eccomi di nuovo qui! Ce l’avete fatta ad arrivare alla fine?? Ora dovrete sopportarmi! XD
Cosa ne pensate di John Viaggiatore del Tempo? Non è dolcissimo? Ho scelto lui per questo ruolo non solo perché Sherlock mi sembrava piuttosto scontato, ma anche perché, semmai questo potere fosse stato nelle mani del Consulting Detective, non si sarebbero mai incontrati (almeno nella mia folle mente). A parti inverse, Sherlock, con la sua mente avanzata, avrebbe calcolato il momento del futuro più plausibile in cui non ci sarebbero state più persecuzioni nei confronti dei Viaggiatori del Tempo, escludendo quindi il pezzo di storia in cui si è materializzato John per pura fortuna. Ma bando alle ciance, avete capito chi si nasconde dietro alla maschera di quel simpaticissimo Signore dell’Aria?? Muahahahah *sogghigna, compiaciuta*
Detto questo, spero davvero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che hanno letto, messo la  storia fra le preferite e seguite e le dolcissime persone che hanno recensito. Un abbraccio stritolatore va a Fede, alias Leoithne (che se non conoscete, è una scrittrice meravigliosa e vi incito a leggere le sue fic, tra cui l’ultima partorita in una nottata di sana follia Johnlokiana) che trova sempre il tempo per me e legge tutto in anteprima, mi corregge e mi incita con tanto di pon-pon virtuali nella stesura di questa storia.

Ci vediamo presto al prossimo capitolo! Un bacio.
Ida
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: IdaC91