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Autore: Abigail_Cherry    14/09/2014    0 recensioni
Tutti i diciassettenni delle razze pure (umani, fate, elfi e maghi) sono stati raccolti in un unica accademia: la "Valiant Academy". Il motivo? Nessuno lo sa ancora. Ma non si può disobbedire ad una decisione di importanza mondiale. Qui, i protagonisti: Ashley, Amy, Kay ed Anta dovranno affrontare lezioni di combattimento, medicina, latino, magie oscure... e, chissà, sboccerà anche l'amore?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2:
La Profezia

 
Anta capì subito perché la chimavano "sala grande", anche se avrebbero dovuto chimarla "sala enorme", secondo lei. Alla prima occhiata, dedusse che ci dovevano essere più di mille poltrone.
Quando lei ed i suoi compagni di stanza arrivarono, quasi tutte le sedie erano occupate da una miriade di ragazzi con la divisa della scuola, tutti intenti a chiacchierare fra di loro.
La ragazza coi capelli arancioni che aveva accompagnato lei ed i suoi compagni di stanza indicò loro dove sedersi e se ne andò, sventolando appena la gonna del suo bellissimo vestito.
Amy si sedette affianco ad Ashley e cominciò subito a parlare con lui, mentre Anta si trovò seduta vicino a Kay, intento ad osservarsi le unghie con fare annoiato. Lei tirò un sospiro di sollievo nel sapere che non avrebbe dovuto parlargli.
Ma probabilmente aveva parlato troppo presto.
«Mi stavo chiedendo,» disse Kay, denza distogliere lo sguardo dalle sue unghie «com'è il mondo degli umani?»
Anta, presa alla sprovvista, esitò un attimo prima di rispondere «Normale... credo.»
Il ragazzo alzò un angolo della bocca, probabilmente divertito dall'affermazione «Mi sa che il nostro concetto di "normale" è un po' diverso.»
«Mi dispiace ma non so come descrivere il mio mondo. Vediamo c'è... acqua. Tanta acqua.» Anta si pentì di ciò che aveva detto subito dopo. Cosa c'era in lei che non andava?
Kay fece una risata «Guarda che abitiamo sullo stesso pianeta! Io intendevo "mondo" come "modi di fare". Capisci?»
«C-certo... ecco...» temporeggiò la ragazza, non sapendo cosa dire «Direi...» sospirò «Scusa, ma non mi viene in mente niente se non "normale".»
«Ad esempio,» cominciò Kay «raccontami una tua giornata "tipo".»
«Pensavo che avessi letto già tutto il mio passato.»
«No, solo ciò che mi interessava in quel momento. Non posso leggere la vita di un'intera persona in un colpo solo, è fisicamente impossibile. Certo, a meno che quella persona non sia un neonato.»
«Beh, potresti leggere di nuovo la mia mente e avere delle risposte.»
«Potrei farlo, ma so che non ti fa piacere, quindi non lo faccio per rispetto nei tuoi confronti.»
Anta si sentì arrossire, non sapeva però se per rabbia o per imbarazzo. Rispetto? Cosa poteva saperne lui di rispetto?
«Oh. Beh, grazie.» la ragazza strinse con una mano l'angolo della gonna, sperando che la conversazione finisse presto.
«Buonasera ragazzi.» disse una voce interrompendo il chiacchiericcio nella stanza. Un uomo era in piedi vicino ad un microfono con dei fogli in mano, era fuori forma, con la pancia che gli ricadeva verso il basso e la giacca dell'abito blu scuro che gli entrava a malapena, in testa aveva pochissimi capelli neri e sotto il naso crescevano dei folti baffi.
Tutti i ragazzi appena lo videro si alzarono in piedi, Anta dopo di tutti, non avendo capito bene la situazione, ma la sua mano rimase aggrappata alla gonna.
L'uomo sul palco si strofinò il naso «Potete sedervi.» i ragazzi ubbidirono senza dire una parola, mentre lui si schiariva la voce per continuare il discorso «Io sono Hugg Micheal, il preside di questa accademia e sono fiero di essere stato assunto per il suo primo anno di apertura, e spero con tutto il cuore che la troverete accogliente e stimolante.» il preside fece per leggere dell'altro dai suoi fogli, ma li lasciò cadere a terra tirando un sospiro rassegnato. Sembrava in un certo senso... dispiaciuto per qualcosa. «Al diavolo!» sbottò «Ho passato ore e ore a pensare a cosa dirvi, ma alla fine penso che la cosa più giusta da fare sia dire la verità.» i ragazzi in sala sembrarono tutti confusi e preoccupati «Voglio dirvi la verità.» ripetè il preside «Per quanto non mi sia concesso farlo.»
Una donna bionda, seduta in prima fila, lanciò un'occhiata minacciosa all'uomo che, però, la ingnorò e continuò a parlare «Circa sei mesi fa, chi giorno più, chi giorno meno, avete tutti ricevuto una lettera. Su di essa, c'era scritto che questa scuola aveva l'obbligo di frequentazione di un anno per questa accademia. Non c'era specificato null'altro. Siete stati scelti voi poichè avete tutti diciassette anni e siete o di razza nobile o di razza antica.» Anta non capì questo passaggio, ma non chiese nulla, continuando ad ascoltare «Non ho molto tempo, quindi passiamo subito al sodo: il nostro mondo è sotto minaccia e solo le persone più importanti ne sono state informate, ma io penso... che tutti voi lo dovreste sapere, poichè sarete voi a combattere per la salvezza del mondo.»
Dalla sala si sollevò un brusio, mentre Amy stava in silenzio, le gambe accavallate, le braccia conserte e uno sguardo concentrato sul discorso; Ashley sembrava quasi impaurito, lo si vedeva dallo sguardo e dalle orecchie leggermente a punta che si agitavano a destra e a sinistra.
Kay vide l'espressione di Anta e decise di approfittare della confusione che le faceva quasi scoppiare la testa, così allungò una mano per afferrare quella di lei che stringeva ancora la gonna.
Anta si girò subito verso di lui, ma era fin troppo in confusione per dire qualcosa. Lei? La salvezza del mondo? Stavano scherzando?
«La tua mano sta tremando.» disse Kay, accarezzò il dorso della mano e l'avvicinò alla propria bocca per darle un bacio «Stai tranquilla.»
Anta sfilò la mano da quella di Kay «Per favore.» disse lei «Non mi sembra il momento...» inutile dire che le sue guance stessero andando a fuoco.
«Volevo solo tranquillizzarti.»
«Ti prego, sono già abbastanza confusa di mio... non aggiungerti anche tu.»
Kay non disse altro e ricominciò ad ascoltare il discorso del preside.
«Secondo un'antica profezia, quattro saranno gli eroi che potrebbero sconfiggere il pericolo che incombe sul mondo. Quattro ragazzi di diciotto anni accompagnati da un elemento artificiale.» il preside sfilò dal taschino della giacca un fazzoletto di stoffa e se lo passò sulla fronte sudata «Non mi è permesso dirvi altro sull'argomento.» nella stanza entrarono quattro uomini in divisa armati di manganelli che cominciarono ad avanzare verso il palco «Anzi, ho già detto troppo.» continuò il preside «Vi lascio alle parole della vicepreside Punkins, che vi spiegherà come funziona questa scuola.»
Il preside scese dal palco mentre tutti rimasero in silenzio e quando si lasciò ammanettare dai quattro uomini, dalla sala si sentì qualcuno applaudire.
 
~~~~
 
Amy.
Era stata lei ad alzarsi in piedi ed applaudire, aveva tirato fuori il coraggio ed aveva battuto le mani per quell'uomo che aveva rischiato la carriera, la libertà, solo per fare la cosa giusta: informarli della verità dietro all'accademia e non averli tenuti all'oscuro di tutto come sarebbe stato d'obbligo fare. Non era un applauso qualunque, ma uno che esprimeva importante ammirazione.
Dopo qualche secondo, si alzò in piedi anche Kay, rivolse un sorriso ad Amy e si unì a lei nell'applauso scatenanado poi un effetto a catena che coinvolse tutta la sala.
Anta, però per farlo ebbe bisogno di una piccola spinta da parte di Kay, che la afferrò per un polso - non troppo delicatamente - e la fece alzare in piedi, costringendola ad unirsi al coro degli applausi.
Gli uomini che avevano ammanettato il preside si fermarono sconvolti, guardandosi attorno stupiti e meravigliati , osservando quel "grazie" che i ragazzi stavano donando al preside.
Si sentì all'improvviso un suono secco dal palco e tutti si girarono a guardare: una donna. La stessa donna, notò Anta, che aveva guardato storto il preside fin da quando aveva iniziato a parlare.
«Seduti!» urlò la donna nel microfono. Tutti ubbidirono, terrorizzati. «Mai più si dovrà verificare una cosa del genere, chiaro?» la donna fece un cenno ai quattro uomini che si affrettarono a portare via il preside, poi ritornò a guardare i ragazzi con sguardo severo «Io sono la vicepreside Punkins. Su quanto successo prima non dovrete mai farne parola con nessuno, neanche con amici o parenti. Se lo farete, molto probabilmente vi ritroverete a far compagnia al vostro caro preside, se ancora si potrà chiamare così.» la vicepreside sfilò il microfono dall'asta di metallo e si posizionò al centro del palco, cosicché tutti potessero vederla per intero: avrà avuto circa trentacinque anni, vestita con un abito rosso che le arrivava alle ginocchia «Ora, è mio dovere spiegarvi come funziona questa accademia poichè, come avrete già capito, non è come tutte le altre.» inspirò profondamente e ricominciò a parlare «Prima di tutto, ognuno di voi avrà quattro compagni di stanza. Avrete notato subito, quindi, che ve ne manca uno all'appello poichè si tratta dell'elemento artificiale, tra un paio di giorni il software dovebbe essere pronto e potrete avere il vostro quarto componente.» Un... androide? Pensò Anta «Fatto sta,» continuò la vicepreside «che tutti i vostri compagni di stanza saranno anche i vostri compagni di squadra, quindi vedete di andarci d'accordo perchè da loro dipenderà il vostro voto complessivo. Questo punto vi sarà spiegato meglio da chi di dovere quando sarà il momento.» la vicepreside giocherellò col filo del microfono, rigirandoselo fra le dita «Questo anno scolastico sarà diviso in due periodi: uno di otto mesi e l'altro di quattro. Nel primo periodo sarete addestrati a combattere e istruiti su varie materie come storia, arti e magie oscure, scienza, biologia... tutto ciò che vi potrà servire una volta usciti da questa scuola. Nel secondo periodo, si valuterà ciò che avrete appreso con vari test e prove simulate di combattimento. I voti di ogni componente della squadra verranno sommati, valutando anche puntualità e comportamento durante le lezioni, per ottenere un punteggio complessivo, la squadra che avrà i voti più alti sarà scelta per compiere la missione a cui il preside Hugg ha precedentemente accennato.»
Ci fu una attimo di silenzio.
«Tutto chiaro?» chiese la vicepreside. Molti alunni nella sala si scambiarono dei commenti, ma nessuno osò chiedere nulla «Molto bene. Domani alle 7:30 verrà servita la colazione, durante la quale vi sarà chiesto di consegnare tutti i vostri cellulari. Questa sera sarà la vostra ultima occasione di sentire amici o parenti, quindi fatelo ma senza divulgare informazioni su questa accademia, se lo farete lo scopriremmo poichè tutti i cellulari verranno controllati.» ci fu una breve pausa «È tutto, potete tornare ai vostri alloggi.»
Tutti i ragazzi nella sala cominciarono a farsi domande fra loro, c'era chi era preoccupato, come Ashley, chi era indifferente, o meglio, fingeva di esserlo, come Amy e Kay, e poi c'era chi piangeva, come Anta.
Lei aveva cercato di trattenere le lacrime, ma le sentiva bruciare, spingere dalla gola, e non ce la fece a trattenersi. Pianse silenziosamente, immobile. Cosa significa? Perché ci volevano tenere all'oscuro di tutto questo? Pensò Qual è il grande pericolo che dovremo affrontare? Potrò mai rivedere la mia famiglia? Se fossi scelta, sopravviverei alla missione? Perché? Perché?
Una mano le si appoggiò sulla spalla e quando Anta si voltò vide Amy con un rassicurante sorriso in volto «Ti senti bene?» chiese. Anta scosse il capo. Amy a quel punto allagò le braccia e la accolse in un caldo abbraccio.
«Abbiamo finito?» chiese sgarbatamente Kay, in piedi vicino ad Ashley con le braccia conserte. Le ragazze si staccarono l'una dall'altra ed Anta si asciugò le guance con il polso «Vorrei tornare in camera.» continuò Kay.
«Arrivo! Arrivo!» disse Amy alzandosi dalla poltrona «Tu vieni?» chiese ad Anta, lei annuì e si alzò dalla poltrona.
«Chi si ricorda la strada per tornare alla camera?» chiese Amy.
«Speravo la sapessi tu.» rispose Ashley.
«Vi accompagno io.» disse qualcuno. Tutti si girarono verso la voce e videro la ragazza dagli occhi rossi che li aveva accompagnati fino alla sala grande, ancora con tono e volto impassibile.
«Fantastico.» concluse Kay. La ragazza fece un piccolo inchino con la testa e cominciò a camminare, seguita dagli altri.
«Come ti senti?» chiese Ashley ad Anta mentre percorrevano i corridoi «Ti ho vista prima, stavi piangendo.»
Anta si girò un attimo verso Amy, che si stava punzecchiando con Kay, poi si rigirò verso Ashley «Meglio.» rispose.
«Ne sono contento, se ti può servire a sfogarti, sono un buon ascoltatore.» lui accennò un sorriso.
Anta pensò che sarebbe arrossita se non fosse stata così triste «Sei gentile, ma penso mi passerà presto. Sai, scoprire tutte queste cose tutte in una volta, i maghi e le creature magiche che esistono, una missione contro un malvagio, sembra di essere in una fiaba. Forse è tutto un sogno.»
«Purtroppo per te, io esisto davvero.» Ashley ridacchiò «Riguardo alla missione, manca ancora un anno e non è detto che verremo scelti noi. Non ci devi pensare adesso.» il ragazzo appoggiò indice e pollice sul mento «Ora che mi ci fai pensare... basterà non studiare se non si vuole essere scelti. Se la nostra media dei voti sarà bassa allora non potremo mai vincere contro gli altri.»
«Non funziona così, biondina.» disse Kay rivolto ad Ashley, quest'ultimo decise di ignorare la presa in giro e di imitarsi ad alzare gli occhi al cielo.
«Mi dispiace dirlo ma Kay ha ragione, ne stavamo parlando prima.» disse Amy «Se noi non venissimo scelti ed avessimo quindi dei voti inferiori agli altri...»
«Ci cancellerebbero la memoria.» concluse Kay.
«Cosa?!» chiesero stupiti Ashley ed Anta all'unisono.
«Solo un gruppo verrà scelto, giusto?» cominciò Kay «E tutti gli altri verranno rispediti a casa ma, come ben sapete, la missione deve rimanere segreta altrimenti si scatenerebbe il caos, e cosa pensi che faranno per non far spifferare tutto agli alunni non scelti?»
«Che problema c'è?» chiese Anta «Se ci cancellano la memoria, tutto tornerà alla normalità.»
«Tu non capisci.»  Kay scosse il capo «Non è una passeggiata cancellare i ricordi. Già per leggerli devi avere anni di allenamento, ma addirittura cancellarli... ci vorrebbero dei maghi molto potenti e specializzati, ed anche il quel caso può essere pericoloso e doloroso per le persone non abituate alla magia.» guardò Anta dalla testa ai piedi «Come te, ad esempio. In certi casi, l'individuo sottoposto all'operazione potrebbe riportare gravi danni al cervello, entrare in coma, a volte morire.»
«Ma... non capisco. Tutto questo non dovrebbe essere contro la legge? Intendo fare operazioni che potrebbero portare alla morte senza un consenso del diretto interessato.» disse Anta.
«Di norma sì, ma non quando si tratta di sicurezza mondiale. Non avrebbero dovuto farlo se il preside non avesse detto nulla, ma capisco perché l'abbia fatto e lo ammiro per questo.» rispose Amy.
«Ma voi... come fate ad avere tutte queste informazioni?» chiese Anta.
«Beh, non mi piace dirlo in giro, ma visto e considerato che dovremo passare insieme un anno, finirete lo stesso per scoprirlo.» Amy si schiarì la voce «Io sono la figlia del sindaco della capitale dei maghi e, in quanto tale, sono a conoscenza di molte più informazioni di voi. Qualcuna me la dice mio padre, qualcun'altra devo andarla a cercare curiosando fra i suoi documenti.»
«Comincio a pensare...» Kay circondò le spalle di Amy col braccio e la strinse a sé «...che ci sarai molto utile, zuccherino.» Amy fece un mezzo sorriso, avvicinò la mano a quella di Kay appoggiata sulla sua spalla e, veloce, gli girò il polso con tutta la forza che aveva.
«Ahi!» esclamò Kay, Amy lo lasciò andare e lui si allontanò velocemente dalla ragazza.
«Eccoci arrivati.» disse la ragazza dagli occhi rossi indicando con un gesto la porta.
«Grazie.» rispose Amy e si affrettò ad entrare in camera. Tutti i ragazzi entrarono dopo di lei mentre la ragazza, impassibile, chinò leggermente il capo prima di sparire di nuovo fra gli infiniti corridoi.
 
~~~~
 
«Non dirmi che quello è il tuo pigiama!» esclamò Kay, seduto sul divano. Pochi istanti prima stava guardando la TV, ma quando aveva visto Amy uscire dal bagno in pigiama non aveva potuto evitare i commenti.
«Cos'ha che non va?» chiese Amy.
«Ha sopra dei conigli! Quanti anni hai? Cinque?» Kay non riusciva a distogliere gli occhi da quella maglietta a maniche corte che le scoprivano giusto il collo e le braccia e da quei pantaloncini corti che le arrivavano al ginocchio.
«Cosa ti aspettavi, scusa?»
«Beh, sai, visto che è estate... qualcosa di leggero. Molto più leggero...»
«Intendi quei pigiamini in seta trasparenti?» Amy appoggiò le mani sui fianchi e si piegò leggermente in avanti «Anche se ce li avessi, di sicuro non li indosserei davanti a te.»
«Di' pure quello che vuoi, tanto so che ne hai almeno cinque di quelli, prima o poi te lo vedrò indossare e sarai tu a volerlo.» Kay si girò di nuovo verso la TV incrociando le mani dietro la testa. Amy alzò gli occhi al cielo rassegnata ed entrò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
Passarono pochi minuti ed anche Anta fece la sua apparizione in salotto, appena uscita dalla stanza di Ashley. Era entrata a parlare con lui per trovare una spalla su cui piangere e sfogarsi. Quando ne era uscita, aveva gli occhi rossi per il pianto ma il viso un po' più sereno. Era già in pigiama, con dei pantaloncini azzurri poco più corti di quelli di Amy e una canottiera bianca e morbida.
«Perchè ci avete messo tanto? Segreti fra ragazze?» esordì subito Kay, canzonandola. Anta restò con lo sguardo basso, in silenzio.
Kay lesse velocemente i pensieri di Anta «Okay, va bene, scusa, non era il caso.» sbuffò Kay «Cavolo! Sei così facile da leggere! Mi sto lasciando coinvolgere.»
«Come?» chiese Anta.
«Non mi scuso mai con le persone, di solito non entro in empatia con loro perchè è difficile leggergli la mente, ma essendo tu un'umana è più semplice. Da quel che ho letto, ne hai passate tante e... ho paura di starmi facendo coinvolgere, di essere più gentile con te per questo.»
«E cosa ci sarebbe di sbagliato?»
«Non sarei più me.» Kay fece una pausa, sembrò quasi pentirsi di ciò che aveva detto «Non starmi a sentire quando parlo così, vai a letto e dimentica tutto ciò che ti ho detto, per favore.»
Le parole confuse di Kay la fecero ridacchiare e, con un mezzo sorriso in viso, tornò in stanza a riposare.
 
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Erano le 6:30 di mattina quando Amy si alzò dal letto. Prese dal suo armadio la divisa della scuola che aveva indossato il giorno prima e si avviò verso il bagno per cambiarsi.
Anta si svegliò venti minuti dopo. Aveva dormito poco quella notte, e fece fatica a svegliarsi. Anche lei, come Amy, prese la divisa e si avviò verso il bagno. Quando notò che la porta era chiusa, bussò, e Amy uscì quasi subito. Aveva la spazzola in bocca e con le mani si stava sistemando i capelli in un codino laterale, si era già vestita e truccata. Amy le lasciò il bagno libero e andò a rifarsi il letto.
Alle 7:00 entrambe le ragazze furono pronte. Anta si sedette sul divano e cominciò a leggere un libro. Amy, invece, aprì delicatamente la porta della camera dei ragazzi. Sulle punte dei piedi,  facendo attenzione a non inciampare tra i vestiti sparsi a terra, camminò fino alla finestra e la spalancò, riempiendo subito di luce la stanza.
«Svegliatevi o faremo tardi!» esclamò la ragazza, eccitata per il primo giorno di scuola.
Kay emise uno strano rantolo e mise la testa sotto il cuscino. Ashley si mise subito seduto e si stiracchiò, probabilmente abituato ad essere svegliato dalla luce del sole.
Amy si avvicinò al letto di Kay e gli strappò via le coperte «Ho detto di svegliarti!» disse più forte «Se arriviamo in ritardo per la colazione ci farai dare dei voti negativi, e non è ciò che vogliamo!»
«Ciò che vogliamo o ciò che vui tu?!» esclamò Kay, togliendosi il cuscino dalla testa.
«Non fa alcuna differenza.» rispose Amy.
Kay si mise a sedere «E da quand'è che hai preso il comando?»
Amy ridacchiò «Io ho sempre il comando.»
Kay sbuffò e si andò a preparare. Amy uscì dalla loro camera soddisfatta, con un sorriso stampato in faccia.
Quando tutti furono in divisa e pronti per uscire, Amy aprì la porta d'ingresso, e sobbalzò quando le si presentò davanti la ragazza con i capelli arancioni e gli occhi rossi, era vestita in modo diverso dall'altro giorno: indossava un abito bianco panna di seta semi-trasparente senza maniche, con la gonna corta davanti e lunga fino alle ginocchia dietro, in più, tra i capelli – raccolti in due ordinate trecce che le ricadevano sulle spalle – aveva un giglio che le illuminava il viso. Anta pensò che sarebbe potuta sembrare più carina, se solo avesse sorriso. Ma, da quando l'aveva incontrata, non l'aveva mai vista farlo.
«Buongiorno.» disse lei, aveva delle misteriose cartellette gialle in mano «Vi stavo aspettando. Mi hanno dato l'ordine di accompagnarvi in sala da pranzo.»
«C-certo, va bene.» disse Amy, ancora stupita.
Kay si avvicinò all'orecchio della giovane maga «Mi sarei svegliato subito se solo tu avessi indossato un vestito come quello.» sussurrò con un sorriso malizioso.
Amy stranamente accennò un sorriso alla provocazione «Con te si devono sempre alzare gli occhi al cielo, Kay.» e così cominciò a seguire la ragazza dagli occhi rossi.
«Per quanto ancora dovremo farci scortare da Lei?» chiese Ashley in tono formale.
«Finchè me lo ordineranno.» rispose la ragazza «Presumo fra una settima circa, quando vi sarete orientati e saprete come spostarvi, sempre che la direzione non cambi programma.»
«Capisco.» rispose il ragazzo.
«A proposito. Mi è stato detto di darvi queste.» si girò verso i quattro ragazzi e consegnò ad ognuno una cartelletta di quelle gialle che aveva in mano «Questi sono i vostri orari delle lezioni. I libri vi saranno consegnati oggi assieme allo zaino dell'accademia. Solo due ore a settimana avrete una lezione in comune, segnata come: lezione di squadra. Per il resto, potrebbe capitare che siate insieme a uno o due della vostra squadra durante le altre lezioni.» fece una breve pausa «Continuiamo?» e riprese a camminare, ondeggiando la sottile gonna, seguita dai ragazzi che aprirono subito le loro cartelle.
«Vediamo...» cominciò Kay «Le lezioni di oggi per me sono: greco, latino, arti magiche e ben tre ore di ginnastica.» Kay fece una breve pausa «Ma mi spiegate cosa c'entrano latino e greco col salvare il mondo? Insomma, alla fine so già parlare entrambe le lingue, non sarebbero affatto ore impegnative per me ma, andiamo! Lezioni noiose le prime ore del mattino no!»
«In battaglia non serve.» spiegò la ragazza dagli occhi rossi «Ma, se mai verrete scelti, dovrete fare molta strada per arrivare al pericolo che incombe sul nostro mondo e percorrendo questa strada incontrerete persone che parlano ancora le lingue antiche. Per questo vi servirà sapere almeno le basi.»
«Lei come lo sa?» chiese Ashley.
«Mi hanno fatto leggere la profezia.» rispose lei.
«Davvero?!» eclamò Amy «Potresti dircela?»
La ragazza esitò, sembrò non essere sicura di poterlo veramente fare, ma poi annuì e cominciò a recitare:
 
"Dopo l'accademia aver frequentato,
e con i voti più brillanti averla superata,
quattro diciottenni,
due di razza antica
e due di razza pura,
affiancati da un elemento artificiale che diresti respirare
saranno scelti per la missione.
Gli eroi affronteranno un lungo cammino.
Uno dei quattro perderà la ragione,
uno rischierà di perdere la vita per non aver ascoltato,
e un altro ancora si sacrificherà per qualcun altro.
Ma alla fine,
passando per civiltà antiche,
boschi abbandonati,
e miniere buie,
dopo un lungo tempo arriverà a battaglia finale.
Dev'essere allora che gli eroi scopriranno d'essere vincitori o vinti.
Se la missione fallirà,
l'oscurità regnerà sul mondo,
ma se sarà compiuta,
i quattro verranno coperti di rubini e diamanti,
e verrano incoronati sovrani"
 
I ragazzi rimasero basiti: non erano completamente sicuri di aver capito ciò che la ragazza gli avesse detto. Anta continuava a pensare alla parte che li riguardava:
 
"Uno dei quattro perderà la ragione,
uno rischierà di perdere la vita per non aver ascoltato,
e un altro ancora si sacrificherà per qualcun altro."
 
Sembrava che tutto il resto della profezia non contasse: sarebbe stata lei a perdere la ragione? Lei a non ascoltare ciò che le verrà detto? E se non sarebbe stata lei, sarebbe riuscita a curare chi sarebbe rimasto ferito? Poi si immaginò come regina: con il mantello e lo scettro in mano. Sarebbe stata capace di governare un regno? Ma soprattutto, come avrebbero governato in quattro? Era possibile, o qualcuno sarebbe morto durante la missione? Alla fine decise di non pensarci più poiché, dopotutto, non era detto che sarebbero stati per forza loro ad essere scelti. Per ora poteva solo aspettare che un altro giorno si concludesse, e dopo quello un mese, un anno... E alla fine, il destino avrebbe deciso per lei.
   
 
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