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Autore: Abigail_Cherry    13/09/2014    0 recensioni
Tutti i diciassettenni delle razze pure (umani, fate, elfi e maghi) sono stati raccolti in un unica accademia: la "Valiant Academy". Il motivo? Nessuno lo sa ancora. Ma non si può disobbedire ad una decisione di importanza mondiale. Qui, i protagonisti: Ashley, Amy, Kay ed Anta dovranno affrontare lezioni di combattimento, medicina, latino, magie oscure... e, chissà, sboccerà anche l'amore?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:
Benvenuti alla Valiant Academy

 
Il cuore di Anta martellava freneticamente nel petto, i suoi occhi erano fissi sulla porta, la sua mano pallida afferrava saldamente la maniglia che, lei sapeva, prima o poi avrebbe dovuto abbassare.
La ragazza deglutì, le mani le cominciarono a sudare: aveva l'incondizionata paura di incontrare qualcuno in quella stanza; dopo qualche altro attimo d'incertezza, si fece coraggio e, veloce, aprì la porta. Si guardò attorno e tirò un sospiro di sollievo quando vide che la camera era vuota. Entrò nella stanza e richiuse la porta. Subito le si presentò davanti il salotto, spazioso, elegante con il pavimento in parquet e un televisore gigantesco, un minibar, tre divani ed un tappeto con sopra un tavolino basso di legno; la stanza aveva tre porte, quella di sinistra portava ad una camera con ben due letti matrimoniali, ognuno con il proprio armadio e la propria scrivania, nella prima a destra, c'era un'altra stanza uguale a quella precedente, la seconda di destra, invece, conduceva all'enorme bagno dove Anta non vedeva l'ora di rinfrescarsi.
Lasciò la sua valigia all'ingresso ed entrò nel bagno. Si guardò allo specchio: i suoi lunghi capelli marroni erano raccolti in una treccia e quei ciuffi di capelli che le cadevano sulla fronte le si erano incollati alla pelle per il sudore dovuto al caldo, i suoi occhi verdi erano messi in evidenza dal lieve strato di trucco che si era messa quella mattina prima di partire e che, stranamente, non si era rovinato, la canottiera azzurra che indossava non era bastata a rinfrescarla, e il sudore l'aveva resa ancora più aderente di quello che già era, mentre i pantaloncini corti di jeans che le coprivano fino a metà coscia le si erano sporcati sul treno mentre beveva del caffè. Insomma: era un vero disastro.
Prese la valigia dall'ingresso e la aprì per tirarne fuori i prodotti per il corpo e la divisa scolastica, poi tornò in bagno e chiuse a chiave la porta, nel caso qualcuno fosse entrato in stanza mentre era intenta a lavarsi. Si sciolse i capelli dalla treccia, tolse tutto ciò che indossava e fece una brevissima doccia per rinfrescarsi. Dopo dieci minuti, era uscita dal getto d'acqua calda e si era già asciugata il corpo, pronta per vestirsi. Prese il suo completo intimo rosa con ancora il turbante in testa e lo indossò, poi fu la volta della divisa della scuola, per prima cosa indossò la camicia, bianca, a maniche corte e con lo stemma della scuola che recitava: “Valiant Academy”, poi indossò la gonna, rossa, con un motivo a quadri che le copriva fin sopra il ginocchio; come tocco personale, aggiunse un grazioso cerchietto rosso con un fiocco sulla sinistra che le aveva regalato il fratellino minore prima della sua partenza. Anta sorrise: si sentiva molto meglio di prima.
Uscì dal bagno canticchiando una canzone che le aveva insegnato sua madre quando era piccola - una di quelle canzoni stupide e in rima insomma – e si prenotò il primo letto che capitava mettendoci sopra la sua valigia. Si sciolse il turbante e si strofinò i capelli con l'asciugamano, stava per andare ad asciugarsi i capelli quando sentì la porta d'ingresso aprirsi.
Anta andò a sbirciare dalla porta della sua camera per cercare di scoprire chi fosse entrato: una ragazza.
«Oh.» disse la ragazza, che si era subito accorta dello sguardo di Anta su di lei «A quanto pare non sono stata la prima ad arrivare, peccato! E dire che mi sono anche svegliata presto!»
«Non preoccuparti.» le disse Anta uscendo dal suo nascondiglio. Una volta uscita riuscì a vedere per intero la ragazza: indossava una canottiera gialla ed una minigonna arancione, i capelli castano chiaro erano sciolti ma eleganti, mossi ma non troppo da farla sembrare riccia, gli occhi erano grigi e illuminati dal suo sorriso «Sono io che sono arrivata in anticipo.» Anta le sorrise.
«Sarà.» bofonchiò lei e soffiò verso l'alto per togliersi dagli occhi un ciuffo dalla frangia «Ciao, io sono Amanra, chiamami Amy, ho sempre detto a mio padre che Amanra è un nome noioso.» lei tese la mano verso Anta, cosicché potesse stringerla «Tu... sei?»
Anta esitò un attimo prima di stringerle la mano «Mi chiamo Anta.»
«Nome curioso...» fece notare Amy. Beh, pensò Anta, non è che il tuo sia tanto più normale...
«Già.» concordò Anta alla fine, ma non aggiunse altro.
Amy si tolse le scarpe e le gettò all'ingresso, poi s'incamminò verso la camera da letto sulla sinistra - dove si era sistemata Anta - ed appoggiò il suo trolley sul letto vicino alla finestra.
Anta pensò di dover lasciare esplorare da sola l'appartamento alla ragazza e cominciò tranquillamente a sistemare nell'armadio di fronte al suo letto i vestiti dentro alla sua valigia.
«Che fatica deve essere!» esclamò Amy dopo che ebbe finito il giro della casa.
«Cosa?» chiese Anta continuando a sistemare i vestiti.
«Disfare le valige a quel modo! Insomma, se avessi una valigia grande come la mia ci metteresti secoli a disfarla.»
«Scusa ma non ti seguo...» ribattè Anta, confusa, anche perchè la valigia di Amy era un trolley abbastanza piccolo «Stai dicendo... che sono lenta?»
«No, no!» esclamò Amy, avvicinandosi a lei «Non vorrei mai offenderti. È solo che...» la ragazza estrasse dalla tasca della gonna una specie di bastoncino di legno levigato lungo più o meno venti centimetri «...io preferisco farlo in altra maniera.»
Amy sorrise, si girò verso la valigia appoggiata sul letto, socchiuse gli occhi ed alzò entrambe le mani. Ci fu un attimo di silenzio, poi la ragazza pronunciò sottovoce delle parole che Anta non comprese, subito dopo Amy agitò l'oggetto di legno da cui uscì uno scintillio color argento. La valigia si aprì di scatto.
«Ma cosa...» cominciò Anta, stupita e confusa, ma non riuscì a continuare la frase vedendo i capi d'abbigliamento di Amy che si alzavano e volteggiavano assieme a libri, prodotti per il bagno, trucchi fino a posizionarsi nell'armadio, sulla scrivania ed alcuni viaggiarono fino in bagno. Con tutto il contenuto della piccola valigia di Amy che le volteggiava intorno, quella sembrò più una strana danza condita con della polvere argentata.
L'opera finì in meno di un minuto, tempo in cui Anta era rimasta con gli occhi spalancati a guardare incredula la scena. Com'era possibile che tutte quelle cose fossero entrate in quel piccolo trolley?
«Ma cosa... sei?» chiese Anta con più tatto possibile, almeno per quanto ne riuscisse ad avere dopo aver visto quello strano spettacolo.
Amy aprì lentamente gli occhi e sorrise «Una strega.» rispose tranquillamente lei, ma subito dopo uno sguardo perplesso le si stampò sul viso «Voi... non siete stati avvisati?»
«Noi?» chiese Anta, più confusa che mai.
«Certo, voi...» cominciò, ma fu interrotta dallo scattare della serratura della porta d'ingresso «Nuovi coinquilini!» esclamò entusiasta Amy e corse alla porta rimettendosi in tasca il bastoncino di legno rivelatosi una probabile bacchetta magica.
Quindi le steghe esistono davvero? Pensò Anta. Quando anni fa, era girata notizia sul giornale e in TV che quasi tutte le creature che si dicevano leggende fossero reali, il mondo sembrò quasi schierato in due parti: gli scettici e i creduloni. Purtroppo, nessuna creatura magica si era mai fatta intervistare o fatta vedere in giro nonostante la notizia, quindi Anta era rimasta scettica sull'argomento. Almeno... fino a quel giorno.
Anta seguì Amy, curiosa anche lei di sapere chi sarebbe arrivato e, appena la porta si aprì, si trovarono di fronte un ragazzo.
«Ciao.» disse lui appena le vide «Mi hanno assegnato questa stanza, non sapevo fossero camere miste... comunque, mi chiamo Ashley.»
«Molto piacere.» disse Amy «Io sono Amanra, chiamami Amy, e lei è Anta.»
Anta si limitò a sorridere.
Il ragazzo entrò nella camera e ripose all'ingresso la sua valigia con motivo a foglie «Quindi, siamo solo noi in stanza?» chiese, cominciando a fare il giro dell'alloggio incuriosito, come un bimbo che vede per la prima volta un bellissimo posto e, a dirla tutta, lui somigliava moltissimo ad un bambino, per i lineamenti morbidi del viso ed i suoi riccioli biondi.
«Per ora.» rispose Amy «In tutto dovremmo essere quattro, vista la quantità dei letti.»
«Mh.» il ragazzo fece comparire con un gesto delle mani un taccuino e cominciò a scriverci sopra.
Anta guardò Amy e la seconda ricambiò lo sguardo facendo spallucce, confusa, poi entrambe tornarono a guardare il ragazzo: indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloni morbidi color verde militare e non portava né scarpe né calze, cosa che ad Anta parve molto bizzarra.
Ad un certo punto, Ashley alzò il viso dal taccuino e girò lo sguardo verso le ragazze che lo stavano fissando. Accennò un sorriso a cui loro arrossirono: era splendido e le due si persero nei suoi occhi blu mare.
«C'è qualche problema?» chiese lui cordialmente, sempre sorridendo.
Le ragazze si ripresero e tornarono alla realtà «N-no, figurati.» balbettò Amy «Continua pure con...» la ragazza si interruppe, rendendosi conto di non saper come continuare la frase «...scusami, cosa stai facendo?» chiese, cercando di sembrare meno invasiva possibile.
«Ah, ti riferisci a questo vecchio taccuino?» Ashley si mise una mano dietro la testa accarezzandosi la nuca, un po' nervoso «Niente di che. Scrivo le mie considerazioni e qualche volta ci disegno.»
«Davvero? E sei bravo?» gli occhi di Anta si illuminarono.
«Non per vantarmi, ma me la cavo abbastanza bene.» il ragazzo fece un sorriso imbarazzato.
«Se non ti disturba... potrei vederli? Sono sempre stata attratta dall'arte del disegno, anche se personalmente non so neanche come tenere in mano un matita.» Anta si ricordò di quella volta in cui aveva voluto fare un ritratto della madre, la poveretta era rimasta immobile per un'ora intera prima che la figlia finisse il suo lavoro, e quando successe non ne fu molto entusiasta, poichè la bimba le aveva messo molto in evidenza le rughe che aveva in viso, ma si sforzò di farle un sorriso.
«Scusa, niente di personale ma non faccio vedere a nessuno i miei disegni, lo considero come se qualcuno leggesse i miei pensieri. Insomma, una violazione della mia privacy.»
«Mi dispiace, non volevo sembrare...» Anta cercò a lungo la parola giusta che la descriveva in quel momento, ma non la trovò.
«Non preoccuparti, non sei la prima che me lo chiede.» ci fu un attimo di silenzio «Bene, se permettete, ora vado a sistemare le mie cose e a farmi una bella doccia fredda.» il ragazzo prese la valigia dall'ingresso e la trascinò fino alla sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
«Hai visto quant'era carino?» esclamò Amy appena fu sicura che Ashey non la potesse sentire.
«S-sì...» rispose Anta imbarazzata: non era il suo forte  parlare di ragazzi.
«Questa scuola promette già bene!» continuò Amy, forse a voce un po' troppo alta.
«Interrompo un pigiama party?» chiese una voce ancora sconosciuta in modo sarcastico.
Le ragazze si voltarono verso la voce e videro un ragazzo alto, snello, vestito con una giacca di pelle nera aperta da cui si poteva intravedere una maglietta bianca e dei jeans neri e grigi. Era appoggiato allo stipite della porta con il gomito e guardava le ragazze sogghignando.
«Non interrompi un bel niente.» fece Amy «Che sei venuto a fare?»
«Il tizio all'entrata mi ha assegnato questa stanza.» fece lui «Ma non badate a me, continuate pure a saltellare in giro, per quanto mi riguarda, me ne starò sdraiato sul mio letto a dormire, appena lo trovo.» il ragazzo si staccò dallo stipite e cominciò a vagare per il salotto in cerca della camera.
«Possiamo almeno sapere il tuo nome?» chiese Amy, abbastanza scocciata.
«Chiamami Kay.» rispose il ragazzo.
«Piacere, Kay.» cominciò lei con il sorriso più cordiale che riuscisse ad assumere «Io sono Amy.»
«Sinceramente, non mi interessa.» la interruppe sgarbatamente lui.
Amy sembrò arrabbiata, ma fece un lungo sospiro per calmarsi e si appoggiò con le spalle al muro «Cosa sei?» chiese.
«Scusami?» rispose lui, sembrava divertito.
«Cosa sei?» ripetè Amy scandendo il più possibile le parole «Quali sono le tuo origini? Se vogliamo metterla in un altro modo.»
«Elfo.» rispose lui con un mezzo sorriso.
Esistono anche gli elfi... Anta si sentì quasi mancare dalla tanta confusione che aveva in testa e decise di sedersi sul divano.
«Lo immaginavo, sai? Da quelle orribili orecchie esageratamente a punta.» Amy sorrise, ma più come segno di vittoria.
Kay sembrò irritato «Tu, invece?»
«Lo scoprirai presto, se continuerai a comportarti così.»
«E chi sei, mia madre?»
«Sai, da bambina mi raccontavano spesso degli elfi come piccole e adorabili creature minute che aiutavano Babbo Natale a costruire giocattoli per bambini.» lei guardò dall'alto in basso Kay «Ma adesso che ho visto te, capisco che si sbagliavano di grosso.»
«Non del tutto, ho lavorato per Babbo Natale, una volta. Un vecchiaccio con la mente malata. Non mi ha mai dato un regalo in tutto il periodo in cui sono stato al Polo Nord.»
«Immagino il perché.» ribatté Amy «Scommetto che ogni volta che potevi andavi a flirtare con le ragazze.»
«Già.» Kay si avvicinò lentamente a Amy «Sai,» cominciò lui, ed appoggiò l'avambraccio sul muro, appena sopra la testa di lei. Ora i loro volti erano vicinissimi. «nessuna mi ha mai rifiutato.»
«C'è sempre una prima volta.» disse lei, ma nella sua voce non c'era neanche un lieve cenno di disagio o imbarazzo, piuttosto era una voce ferma e sicura. Anta osservava la scena incapace di fare qualsiasi cosa. Immobile. Se fossi stata io al posto di Amy... cominciò a pensare, ma fu interrotta da un bagliore emanato dalla bacchetta di Amy che quest'ultima aveva tirato fuori dalla tasca così velocemente che neanche Kay era riuscito ad accorgersene.
All'improvviso, il bagliore travolse il ragazzo, che fu sbattuto sul muro dell'altro capo della stanza. Anta spalancò gli occhi, pensando che fosse morto, ma tirò un respiro di sollievo quando lo sentì tossire. La ragazza raggiunse velocemente Kay e si chinò per aiutarlo «Va tutto bene?» chiese preoccupata. Il ragazzo non rispose e continuò a tossire «Màgissa...» disse lui come un sussurro, appena si fu un po' ripreso. Anta non capì cosa volesse dire. All'inizio pensò fosse un insulto, ma poi si ricordò delle lezioni di greco che aveva frequentato alle medie: strega.
Il ragazzo tossì di nuovo e cercò di alzarsi, ma Amy lo fermò puntandogli la bacchetta alla testa con sguardo truce. Il ragazzo accennò un sorriso che Amy ignorò «Fossi in te non ci proverei di nuovo.» disse lei minacciosa.
«Dillo che volevi baciarmi, sei solo troppo orgogliosa per ammetterlo.» rispose lui.
«Ti avviso, elfo! Questo incantesimo non è doloroso neanche un centesimo di molti altri che conosco.»
«Scommetto che ti dai tante arie ma non hai mai usato uno di quegli incantesimi.»
«Come ho detto prima, c'è sempre una prima volta.» Amy aprì la bocca come per aggiungere dell'altro, ma la richiuse subito dopo ed abbassò la bacchetta.
«Ecco spiegato il motivo del perché io non riesca a leggerti.» disse Kay, alzandosi da terra faticosamente. Tossì di nuovo.
«Esatto. Mio padre mi ha insegnato parecchi incantesimi utili per non farmi manipolare dagli altri.» Amy incrociò le braccia all'altezza del petto e ci fu una breve pausa «Bene, è stato un piacere conoscerti, vado a mettermi la divisa.» guardò l'orologio da polso «Dovresti fare lo stesso, tra mezz'ora ci vogliono al primo piano per la cerimonia d'ammissione.» si girò e arrivò alla porta della sua nuova camera, ma si fermò un attimo quando sentì Kay dire: «Non ho intenzione di mettermi quella roba!» Amy non rispose e si limitò a guardarlo con la coda dell'occhio mentre spariva dietro la porta.
Kay fece un passo in avanti e quasi inciampò, ma Anta lo sorresse «Come ti senti?» chiese.
Lui si scrollò di dosso la mano di Anta che cercava di aiutarlo «Ci vuole ben altro per farmi fuori.» detto questo si incamminò verso la camera da letto, ma sembrò restare stupito quando aprì la porta della camera e vi ci trovò Ashley in piedi vicino al letto. Quest'ultimo però sembrò non accorgersi della presenza di Kay poiché era di spalle e con l'mp3 alle orecchie. Kay si avvicinò velocemente al ragazzo e gli strappò le cuffiette dalle orecchie.
«Ehi!» esclamò Ashley. Anta si sporse dalla porta della stanza per osservare la scena, sperando che Kay non picchiasse Ashley «Che fai?» continuò il ragazzo.
«Chi sei?» chiese Kay, alterato.
«Questo veramente dovrei...»
«HO CHIESTO CHI SEI!» urlò Kay.
«A-Ashley.» rispose il biondo, impaurito e confuso.
«Bene. Non sarai un problema per me, vero?»
«N-no.» balbettò «Ma noi saremo... compagni di stanza?»
«Ti crea qualche problema?» Kay fece un passo verso di lui, con aria di sfida.
«N-no, figurati.» Ashley si era messo sulla difensiva, con le mani all'altezza del petto, i palmi rivolti verso l'esterno ed un sorriso nervoso e forzato, guardando dritto il ragazzo nei suoi occhi azzurri fin troppo chiari.
«Bene.» ripetè Kay. Si girò, si tolse la giacca e si avviò verso la porta.
Anta si scostò per farlo passare e lui la fulminò con lo sguardo, andandosi a chiudere in bagno con la valigia appresso. La ragazza sospirò ed andò in camera da Ashley che stava in piedi immobile, ancora pallido per l'esperienza appena vissuta.
«Mi dispiace per come ti ha trattato.» disse lei.
«Figurati, non devi essere tu a scusarti per lui.» il ragazzo abbassò lo sguardo.
«Sai, penso si sia comportato così solo per lo scontro con Amy di poco fa. Penso l'abbia un po'... turbato.» Anta accennò un sorriso.
«Scontro?» Ashley risollevò lo sguardo.
«Sì. Non hai sentito tutto il rumore di prima? Kay ci ha provato con Amy e... lei le ha lanciato un incantesimo che gli ha fatto abbastanza male.» Anta intrecciò le mani dietro la schiena, imbarazzata, anche se non sapeva bene il perchè si sentisse così.
«Amy è una strega?» chiese il ragazzo.
«A quanto ho capito, sì.»
«Cercherò di non farla arrabbiare in futuro, allora.» rise.
«Non penso che ci riusciresti neanche volendo.» affermò Anta e Ashley la guardò stranito «Insomma...» Anta si sistemò una ciocca di capelli dietro ad un orecchio ma non continuò la frase.
«Sei la prima a pensarla così. Sai, di solito noi veniamo considerati degli esseri piuttosto dispettosi.» Anta fece per chiedere informazioni su questo "noi", ma quando vide uno scintillio passare veloce da destra a sinistra negli occhi di Ashley le parole le si fermarono in gola, lasciandola affascinata. Seguì un altro scintillio uguale al precedente. «Scusami, ma ora te ne dovresti andare.» disse lui il più cortesemente possibile «Devo cambiarmi, tra ventidue minuti abbiamo la cerimonia di ammissione.»
«C-certo.» rispose lei «S-scusa.» Anta si avviò verso la porta e l'aprì.
«Per quel che vale,» cominciò Ashley e lei si voltò un attimo a guardarlo «grazie.» il ragazzo sorrise e Anta arrossì di colpo.
«E-e di che? Figurati!» disse, forse pronunciando l'ultima parola in modo un po' troppo acuto.
«Sai, sei molto timida, ragazza.» lui aprì la valigia e ne tirò fuori un asciugamano bianco che appoggiò sulla spalla «Ci vediamo dopo.» la salutò facendo un cenno col capo.
Anta non ripose, si limitò a rivolgergli un sorriso imbarazzato e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.
Si appoggiò con la schiena alla porta e fece un lungo sospiro. Si mise una mano sul petto e sentì il cuore batterle freneticamente, senza sosta. Perchè la imbarazzava così tanto parlare con un qualsiasi ragazzo? Perchè era così timida? Da sempre aveva desiderato nascere un po' più estroversa, oppure di avere giusto qualche relazione amorosa, anche corta, per abituarsi a interagire seriamente con un ragazzo della sua età ma, d'altro canto, nessuno l'aveva mai considerata molto prima: se ne stava in disparte e non parlava con nessuno, troppo timida per riuscire a farlo. Negli ultimi tempi si era convinta di essere migliorata, riusciva a parlare con gli altri ragazzi senza problemi. Ma, nonostante cercasse di apparire il più tranquilla possibile, il suo cuore riusciva sempre a smentirla dimostrandole il contrario.
Le era piaciuto solo un ragazzo nella sua vita. Solo uno. Ma non era finita bene, non era neanche mai riuscita a confessargli ciò che provasse. Un po' si odiava per questo. Avrebbe voluto sapere cosa avrebbe risposto e se sarebbe stata felice insieme a lui ma, purtroppo, il ragazzo svanì nel nulla un giorno. Solo qualche settimana dopo Anta sentì dire che si era trasferito, ma nessuno le seppe dire dove o perchè. Anta si ricordò quanto fu doloroso dirgli addio, non di persona, ma addio dal suo cuore. Devo superarlo. Si era detta, ma ci mise ben due anni per cancellarlo dalla sua mente.
E chissà perchè si ritrovava a pensare a questo proprio in un momento del genere.
Dopo qualche secondo di respiri profondi, il battito cardiaco di Anta era rallentato, tornando alla normalità. La ragazza si staccò dalla porta e si sedette sul divano del salotto a guardare la televisione. Appena la accese, notò subito che i programmi erano ben diversi da quelli che aveva a casa. Provò a cambiare canale più volte, ma non trovò niente di "normale", c'erano servizi con immagini strane e creature che non aveva mai visto, in più la maggior parte parlava una lingua che lei non capiva.
Qualcuno le strappò di mano il telecomando «Bisognerà spiegarti tutto, umana?» disse il ragazzo e premette un tasto sul telecomando, cambiando il programma su un semplice telegiornale «I tuoi canali sono qui.»
Anta si girò verso chi le aveva parlato e arrossì di nuovo «G-grazie Kay.» il ragazzo aveva indossato la divisa scolastica con i primi due bottoni della camicia slacciati che gli scoprivano buona parte del petto, pantaloni rossi a quadri - come la gonna per le femmine - e la valigia in mano.
Al ringraziamento della ragazza Kay rivolse una smorfia annoiata «Non c'è di che.»
Lui lasciò la valigia a terra e si sedette sul divano affianco ad Anta. Lei cominciò a percepire il suo battito cardiaco farsi sempre più frequente.
«Sai,» cominciò lui «poche volte ho provato a guardare la TV degli umani, ma l'ho sempre trovata noiosa. Insomma, buongiorno! Tutto ciò che si dice è talmente ovvio, "scoperte" che probabilmente noi abbiamo fatto secoli fa, come anche i pochi canali delle fate. Quelli li guarda solo mia nonna!»
Anta si immaginò una vecchietta con i ferri da cucito su una sedia a dondolo che guardava la sua vecchia TV in bianco e nero. Ma poi le venne in mente che gli elfi dovrebbero essere immortali e che quindi non dovrebbero invecchiare. O erano solo dicerie? «A proposito,» cominciò lei, guardandolo con la coda dell'occhio «Come fai a sapere che sono umana? Insomma... con Amy non sei subito riuscito a capire che fosse una strega.»
Kay alzò gli occhi al cielo «Allora è vero. Dovrò spiegarti tutto.»
«N-no! Mi dispiace essere di peso! Non devi se non vuoi, davvero! Era semplice curiosità!» Anta ormai sentiva le sue guance andare a fuoco per l'imbarazzo.
Il ragazzo sogghignò «No, non ti preoccupare.» guardò Anta diritto negli occhi e fece un sorriso malizioso «Io adoro insegnare alle ragazze inesperte.»
Anta deglutì e fece un sorriso nervoso, sperando di aver capito male, ma non disse nulla.
«Comunque,» disse l'altro «Amy, al contrario di te, non riesco a leggerla. Sai, per l'ncantesimo di blocco. Per questo non potevo sapere che fosse una strega.»
«In che senso?»
«Alcuni di noi elfi, si parla di uno su cento, possono leggere la mente delle persone, e quando lo facciamo riusciamo a capire di che razza sono, possiamo anche leggere i pensieri, sbirciare nei ricordi, cose così. Se qualcuno avesse per psicologo un elfo non avrebbe bisogno neanche di aprire bocca.»
«Quindi... tu mi hai letto la mente?» Anta si era girata verso di lui inorridita «È una cosa orribile da pensare!»
«Non ti preoccupare.» Kay si avvicinò a lei fino quasi a sfiorarle l'orecchio con le labbra «I tuoi segreti sono al sicuro con me.» sussurrò, provocando fremito e triplicando il disagio di Anta. Avrebbe voluto rispondergli: "Certo, perchè tu hai tanto l'aria da chi sa mantenere i segreti" ma non ne ebbe il coraggio, così rimase in silenzio, sperando che Kay non si avvicinasse più di così o allungasse le mani.
Ma inaspettatamente Kay... si sollevò in aria?
Anta vide il volto di Kay confuso e stupito mentre il suo corpo veniva sollevato di parecchi centimetri da terra fino ad arrivare ad essere lasciato - non troppo delicatamente - sull'altro divano affianco.
Anta non riuscì a trattenere una risatina per la scena.
«Ebbene?» disse una voce «Non ti vergogni neanche un po'?»
Kay riconobbe subito chi aveva parlato e sorrise beffardo, accomodandosi sul nuovo divano «Amy.» la salutò.
«Mi lasci esterrefatta.» disse lei, braccia conserte e la bacchetta alla mano. Aveva indossato al sua divisa, identica a quella di Anta se non di qualche centrimetro in meno sulla gonna, che le faceva risaltare le sue lunghe e bellissime gambe «Passi da una ragazza all'altra nello stesso giorno?»
Kay non abbandonò il suo sorrisetto «Cos'è, sei forse gelosa?»
«Affatto.» rispose Amy, scandendo bene la parola «Puoi andare in giro ad amoreggiare con chi vuoi, ma non con Anta. Lei è un'umana! Una persona semplice e per bene, e non voglio che tu le faccia del male. In più, cosa direbbe la tua famiglia? Un elfo e un'umana? Davvero?»
«Oh, fidati, ne hanno passate di peggiori. E poi...» Kay si girò a guardare Anta e si inumidì le labbra con la lingua «...non l'ho mai fatto con un'umana, sono così rare da trovare in giro.»
Gli occhi di Anta si spalancarono per la sorpresa dell'affermazione e cominciò a guardare ovunque tranne che in faccia di Kay, sicura ormai di avere un pomodoro al posto della faccia in quel momento.
Amy fece un movimento con la bacchetta che creò una pallina scintillante di color giallo opaco, poi un altro movimento più secco e la pallina si andò a schiantare contro la nuca di Kay.
«Ahi!» esclamò lui.
«Cuccia.» disse poi lei.
E quando sembrò che Kay volesse ribattere, si sentì il rumore di una porta aprirsi e tutti si voltarono a guardare Ashley  uscire dalla camera, anche lui con la divisa della scuola addosso ma a piedi nudi. Il ragazzo guardò tutti con aria interrogativa.
«Ciao Ashley.» lo salutò Amy. L'altro fece un cenno per ricambiare il saluto ma, distratto dalla situazione, quando provò a fare un passo inciampò nella valigia di Kay e quasi non cadde a terra.
«Ehi, attento! Mi rovini la valigia!» disse l'elfo.
«Mi fa molto piacere sentire che pensi più alla valigia e non al fatto che potrei essermi fatto male.» rispose Ashley, sarcastico.
«Che ti aspettavi? Quella valigia ce l'ho da anni, io invece ti ho conosciuto solo qualche minuto fa.»
«Ma sta di fatto che io sono un essere vivente, mentre la valigia no!» Ashley aveva alzato la voce, ad Anta sembrò una reazione un po' esagerata.
«Perchè ti scaldi tanto per una sciocchezza simile?» Kay si bloccò un attimo, poi sembrò accorgersi dei piedi scalzi di Ashley e si raddrizzò sul divano «Non dirmi che sei...» strizzò leggermente gli occhi fissando l'altro in viso per due o tre secondi prima di scoppiare in una grossa risata.
«Che hai da ridere?» chiese Amy.
«Il signor "le valigie non hanno sentimenti" è una fata!» eclamò Kay e si piegò in due ricominciando a ridere.
Anta in quel momento capì subito cosa intendesse Ashley con "di solito noi veniamo considerati degli esseri piuttosto dispettosi". In effetti, da piccola, quando sua madre le leggeva i libri delle fiabe, c'era quasi sempre scritto che le fate erano parecchio insopportabili.
«Per di più è biondo» continuò Kay «e il suo elemento natale è la flora!» il ragazzo riprese un attimo fiato «Ma la cosa peggiore è che hai un nome da femmina! I tuoi genitori devono proprio odiarti!» e dopo quell'affermazione, il ragazzo cadde all'indietro sul divano perdendosi di nuovo nelle risate mentre il viso di Ashley passava da arrabbiato a triste e scoraggiato.
«Kay se non la smetti di ridere subito ti lancio un altro incantesimo addosso.» disse Amy, con sguardo truce.
«Dai, non ditemi che non vi fa ridere neanche un po'!» ribattè lui.
«Per niente. Pensa a te piuttosto.» Amy incurvò un angolo della bocca «I tuoi genitori devono averti dato il tuo nome così carino per consolazione. Avranno detto: "povero piccolo, dovrà fare i conti con il suo piccolo cervello per tutto la vita, diamogli almeno la soddisfazione di avere un bel nome, l'unica cosa che avrà di bello nella vita".»
«Beh, allora vuol dire che oltre ad essere incredibilmente insopportabile, sei anche incredibilmente cieca! Dico,» Kay si alzò in piedi e si sbottonò completamente la camicia, portando poi le mani ai fianchi «con tutte quelle ore di palestra che ho fatto, non hai notato il mio bellissimo fisico?»
«No, scusami, era coperto dal tuo enorme ego che non ha senso di esistere.»
«Scusate?» si sentì dire da Ashley. Tutti si girarono a guardarlo «Grazie.» continuò il ragazzo «Kay, com'è possibile che tu sappia queste cose? Non ti ho mai detto nulla!»
«Beh, ti ho letto la mente, mi sembra ovvio. Ma posso riprendere a conversare amorevolmente con...» le sue parole furono interrotte.
«Ma non puoi averlo fatto.» ribattè Ashley «Mia nonna da bambino mi ha messo un blocco ai ricordi. Nessuno può leggerli!»
Kay sospirò spazientito «Vero in parte. Incantesimo di base, per di più vecchio e fatto molto tempo fa, poco potente. E' stato facilissimo raggirarlo. Al contrario della ragazza frigida qui presente,» e indicò Amy con un cenno della testa «ma presumo che lei abbia genitori ricchi e istruiti e sia di sangue puro, con entrambi i genitori maghi. Per questo ha incentesimi più potenti.»
«Anche se hai detto il vero» disse Amy «questo non ti autorizza a chiamarmi "frigida"!»
«Perchè no? E' la verità.» Kay si avvicinò alla strega, tanto che i loro respiri si mischiarono, e cominciò a giocherellare con la collana di lei «Se così non fosse, prima mi avresti baciato.»
«Sai,» cominciò lei e gli strappò dalle mani la collana «non baciare una persona appena conosciuta non vuol dire essere frigida, tutt'altro! Tu...» ma si interruppe quando sentì la porta d'ingresso aprirsi.
L'attenzione si spostò tutta sulla ragazza che era ferma sulla soglia della porta. Aveva il volto più serio che si fosse mai visto, i capelli quasi arancioni raccolti in un'acconciatura molto elegante e gli occhi rossi, indossava un vestito viola con motivo a fiori bianchi che le arrivava a metà coscia, senza maniche ma con una scollatura ampia che arrivava fino all'inizio dello stomaco, una fascia del colore del vestito che le copriva parte del bacino e un girocollo anch'esso in tinta col vestito, niente valigia appresso.
Anta si chiese subito il perchè. Di che razza avrebbe scoperto essere quella ragazza? Avrebbe avuto un altro compagno di stanza strano?
«Salve.» li salutò la ragazza impassibile con la postura della schiena eccellente «Mi hanno incaricato di riferirvi una comunicazione.» la sua voce, notò Anta, aveva qualcosa di strano, come di finta o non naturale.
«Non è il momento!» sbottò Kay, ma Amy con un gesto rapido di bacchetta gli serrò la bocca. Kay sembrò scocciato.
«Parla pure.» disse Amy con un sorriso.
«Dovete recarvi nella sala grande Est tra cinque minuti, la cerimonia è stata leggermente anticipata. Se non sapete come raggiungerla vi ci condurrò volentieri di persona.» guardò da capo a piedi Kay per un attimo «Si prega agli alunni di indossare l'uniforme in modo consono.»
Kay alzò gli occhi al cielo, ancora senza poter parlare.
«Ti ringrazio.» Amy con un movimento, questa volta lento, con la bacchetta, partì dall'orlo della camicia di Kay fino al collo e la abbottonò «Se siete tutti d'accordo, possiamo già andare, mi sembra.» Anta e Ashley annuirono mentre Kay si limitò a mettere le mani in tasca contrariato.
I ragazzi uscirono dalla camera, Ashley chiuse la porta a chiave, e tutti stettero in silenzio mentre camminavano per i lunghi corridoi della scuola seguendo la sconosciuta che li avrebbe condotti alla sala grande.
   
 
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