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Autore: samubura    15/09/2014    3 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Peeta's Hunger Games" la riscrittura della storia che credo tutti conoscete sotto gli occhi di quello che è un po' il secondo protagonista di questa saga.
Vi consiglio di andare a leggere il primo episodio perché potrebbero esserci riferimenti ad esso, ma soprattutto perché credo che se la mia idea vi piace potrete apprezzarla meglio.
Come penso si intuisca la storia racconta i 75esimi Hunger Games visti dal ragazzo del pane quindi se non avete letto ancora "La ragazza di fuoco" correte a farlo!
p.s. con le introduzioni faccio schifo, se preferite potete seguirmi anche sulla mia pagina www.facebook.com/samubura
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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La reazione è immediata, la faretra mi cade di mano e pugnalo l’animale che ha aggredito la mia improvvisa salvatrice. Quando finalmente apre la bocca la scalcio via con rabbia.
-Avanti! Forza! – incito gli altri. Ma le scimmie attaccano con meno violenza, poi iniziano a indietreggiare.
-Prendila – dice Katniss – Ti copriamo noi.
Cerco di muoverla meno possibile, la sollevo senza fatica e la porto verso la spiaggia. Fortunatamente siamo molto vicini e posso lasciarla stesa sulla sabbia.
Katniss accorre su di lei e taglia i vestiti per osservare le ferite. Sono solo 4 buchi, il sangue esce fuori lentamente, ma sembrano molto, molto profondi.
Non possiamo fare nulla per lei, lo vedo negli occhi di Katniss che iniziano a brillare di lacrime.
L’eroina che ha fatto scudo a me con il suo corpo resta boccheggiante sulla spiaggia senza che io possa far nulla per lei se non guardarla morire.
Osservo il suo corpo scosso da brividi. La pelle pallida, le ossa sporgenti al punto che posso contarla ad una ad una ad occhio nudo. Gli occhi vuoti e fissi sul cielo sopra di noi.
-Io tengo d’occhio gli alberi – dice Finnick. E gli sono grato perché adesso non ne sarei in grado. Continuo a pensare che sarò per sempre in debito con questa donna, per avermi salvato la vita. In neanche ventiquattro ore già devo la vita a tre persone. Due si sono sacrificate per me. E io non posso far altro che star qui a guardare, come ho fatto con Mags.
Non ce la faccio. Devo fare qualcosa. Così, mentre le accarezzo i capelli inizio a parlare dell’unica cosa so che abbiamo in comune.
-Con la mia scatola dei colori, a casa, posso fare qualsiasi colore immaginabile. Un rosa pallido come la pelle di un neonato. O intenso come il rabarbaro. Il verde dell’erba di primavera. Un blu che scintilla come il ghiaccio sull’acqua.
Ho l’effetto sperato, come se si risvegliasse dal trance in cui era caduta, mi guarda negli occhi e aspetta che parli ancora dei suoi amati colori.
-Una volta ho passato tre giorni a mescolare i colori per trovare la tonalità giusta per dipingere la luce del sole su una pelliccia bianca. Continuavo a pensare che la luce fosse gialla, e invece era molto di più. Era fatta di strati di colore tutti diversi. Uno sull’altro – continuo. Lei respira lentamente, sempre più lentamente.
-Non ho ancora capito come fare gli arcobaleni. Arrivano e se ne vanno così in fretta. Non ho mai avuto il tempo di dipingerne uno dal vivo. Giusto un po’ di blu qua e un po’ di viola là e poi scompaiono, svaniscono nell’aria – cerco di lasciarmi trascinare dalle parole, di trascinare la morfaminomane con me, lontano dal suo dolore, dalla sua imminente morte.
Solleva una mano e traccia dei disegni immaginari sulla mia guancia.
-Grazie – le sussurro – È bellissimo – rispondo complimentandomi come se veramente potessi vedere quello che la sua mente ha prodotto.
È sufficiente a farla sorridere per un istante. Poi emette un suono che non promette nulla di buono ed esala il suo ultimo respiro.
Il cannone spara e fa più male del solito. Mi rimbomba nel petto, mi sento vuoto.
La porto in acqua, per permettere all’hovercraft di recuperare il suo cadavere il prima possibile. Il suo corpo viene trascinato via dalle onde e inizia a galleggiare allontanandosi da  noi. Il mezzo di Capitol City arriva e la porta via per sempre.
Finnick si muove dietro di noi, lascia cadere una manciata di frecce. A fianco a Katniss, sono ancora sporche di sangue.
-Ho pensato che le volessi – spiega.
-Grazie – dice Katniss, poi si va a lavare dal sangue in acqua. Nel frattempo torniamo nella giungla. Ma non c’è più traccia delle scimmie, neanche dei corpi che sono scomparsi.
 -Dove sono finite? – chiede stupita quando ci raggiunge per cercare del muschio con cui asciugare le frecce.
-Non lo sappiamo – risponde Finnick – I viticci si sono spostati e le scimmie non c’erano più.
Adesso che finalmente abbiamo un attimo di tregua sento tutta la stanchezza che mi pesa sulle spalle. Nei punti in cui la nebbia mi ha colpito si sono formate delle croste che prudono, mi gratto la faccia e trovo un po’ di sollievo, ma Katniss ammonisce me e Finnick – Non grattatevi. Così diffonderete soltanto l’infezione. Dite che potremmo correre il rischio di riprovare a procurarci dell’acqua?
Sembra che le scimmie siano completamente scomparse. Probabilmente per gli Strateghi le nostre disavventure possono bastare. Oppure c’è già in corso qualcosa di abbastanza interessante da mostrare lontano da qui.
Torniamo all’albero in cui avevo praticato il foro prima dell’attacco degli ibridi. L’acqua inizia a uscire come da un rubinetto. È fantastico.
Beviamo, ci rinfreschiamo e facciamo scorrere l’acqua sulle croste in modo da diminuire il prurito persistente. Riempiamo qualche conchiglia poi decidiamo di tornare verso la spiaggia che fin’ora ci sembra il posto più sicuro. È ancora notte, ma non deve mancare molto tempo all’alba.
-Perché non vi riposate un po’? – propone Katniss –Resto io di guardia.
-No, Katniss, lo faccio io – si offre Finnick, ma sembra più una supplica. Sul suo volto si intravede l’immenso dolore per la morte di Mags che fin’ora è riuscito a trattenere.
-Va bene, Finnick, grazie – dice Katniss e si stende sulla sabbia umida accanto a me. Appena la mia testa si appoggia sul terreno crollo addormentato.
Dormo profondamente, la stanchezza ha la meglio su tutte le possibili preoccupazioni ed è sicuramente meglio così.
Il mio risveglio è molto meno tranquillo di quanto avrei mai sperato.
-Peeta, Peeta, svegliati – sussurra Katniss dolcemente scrollandomi per le spalle. Ma quando apro gli occhi alla luce del sole vedo i volti verdognoli di due mostri.
Spaventato urlo, credendo di essere in un sogno. Poi vedo Finnick e Katniss rotolarsi dalle risate nella sabbia. Sono completamente ricoperti di quello che sembra un unguento e il colore scuro, unito alle croste che li ricoprono da capo a piedi li fa sembrare creature spaventose.
Cerco di fingermi offeso per uno scherzo così stupido, ma dopotutto un po’ di sana allegria ci fa solo bene.
Mi guardo un po’ attorno, mentre i miei compagni di squadra non riescono a smettere di ridere. È già mattina inoltrata, Finnick deve averci lasciato dormire, ma lui sicuramente si è dato da fare. Per ripararci dal sole ha intrecciato una stuoia e anche delle scodelle che ha riempito una di frutti di mare e altre due con acqua dolce.
Mentre sto ancora finendo di svegliarmi, un paracadute cade dal cielo proprio in mezzo a noi. C’è attaccata una pagnotta fresca del colore tradizionale dato dalle alghe del Distretto 4. Un regalo per Finnick, se lo merita.
-Sarà perfetto con i frutti di mare – dice dopo aver osservato per un po’ il dono degli Sponsor.
Katniss mi dà una mano a spalmare l’unguento contro le croste, mentre Finnick prepara un fantastico pasto.
Mangiamo in cerchio sulla spiaggia, frutti di mare freschi con il pane del Distretto 4. Fantastico, potrebbe essere davvero un incantevole pic-nic se non fossimo nell’arena.
Già da un giorno, solo da un giorno. Otto tributi sono morti ieri, tre sono morti questa notte. Gli altri sono sparsi chissà dove nella giungla.
Per ora, ci conviene restare sulla spiaggia. Se non fossimo così allo scoperto ci resterei per tutto il tempo che ci resta: fin’ora nella fitta vegetazione che ci sembrava un riparo abbiamo trovato soltanto pericoli mortali.
Ci prendiamo tutto il tempo che ci serve. Nulla ci disturba. Sembra quasi che ci sia calma nell’arena. Ed è molto strano.
All’improvviso gli alberi dalla parte opposta rispetto a dove ci troviamo iniziano a tremare e una gigantesca onda spunta dal nulla, proveniente dal bordo dell’arena. Fa un rumore incredibile e si va a infrangere sulla spiaggia agitando il piccolo lago rotondo che circonda la cornucopia al punto che arrivano le onde fino a dove siamo noi. Prima che trascinino via le nostre cose ci affrettiamo a metterle in salvo. Perdiamo le tute di cui ci siamo ormai liberati dato che erano distrutte.
Un colpo di cannone segna la fine di un’altra vita. Dodici vite in tutto.
Ci stiamo quasi per rimettere seduti a goderci un po’ di quella pace che il programma ci stava regalando che Katniss fa un cenno col capo e dice sottovoce – Là.
Mi volto subito cercando di seguire la direzione del suo sguardo e vedo le tre figure che si muovono sulla spiaggia lontano da noi.
In un balzo siamo nascosti tra le foglie della giungla, abbastanza per non essere visti e controllare la possibile minaccia.
Non sembra ci abbiano visti, non riesco a identificarli. Sembrano uomini, ma sembrano.. rossi, come di terracotta.
-Chi sono? – chiedo agli altri che hanno un angolo di osservazione migliore del mio – O cosa sono? Ibridi?
Katniss si prepara ad attaccare, continuo a seguire la scena sulla spiaggia. No, non sono sicuramente ibridi. Un tributo sta trascinando un altro e un terzo gira in tondo come impazzito.
Quello che veniva trascinato stramazza sulla spiaggia, il suo aiutante in preda alla rabbia spinge a terra il pazzo. È una scena incredibilmente buffa, ma bisogna comunque stare all’erta. Potremmo attaccarli, ma preferirei non farlo, non voglio uccidere in uno scontro aperto e sferrato da noi.
Quando Finnick esce dalla protezione cerco di trovare dentro di me la forza di seguirlo, poi lo sento urlare qualcosa.
– Johanna! – esclama contento.
-Finnick! – lo riconosce la ragazza del Distretto 7.
Katniss che è rimasta accanto a me mi guarda preoccupata – E adesso? – chiede. Sicuramente Johanna non le va molto a genio, ma se Finnick pensa che possiamo fidarci di lei, allora possiamo farlo.
-Non possiamo lasciare indietro Finnick – ribatto.
-Direi di no – ammette controvoglia – Forza, andiamo allora.
Ci incamminiamo verso Finnick e Johanna che si sono appena raggiunti. Man mano che ci avviciniamo riesco a distinguere anche le altre due figure. Ma Katniss è più veloce di me – Quelli con lei sono Wiress e Beetee – dice agitata.
-Rotella e Lampadina? – scherzo – Voglio proprio sentire com’è successo.
Katniss è troppo tesa e quando fa così di solito agisce in modo avventato. Sto cercando di contenerla, ma non è facile.
Quando arriviamo a portata d’orecchio Johanna sta parlando a velocità stratosferica raccontando quello che gli è successo.
-Pensavamo che fosse pioggia, sai, per i lampi, e avevamo tutti molta sete. Ma quando ha iniziato a scendere, era sangue. Sangue denso e caldo. Non si vedeva niente ed era impossibile parlare senza trovarsi la bocca piena. Ce ne andavamo in giro a tentoni, cercando di scappare via. È stato a quel punto che Blight ha colpito il campo di forza.
Adesso associo il nome all’uomo del Distretto 7 che ieri è apparso nel cielo.
-Mi dispiace, Johanna – dice Finnick.
-Sì, be’, non valeva granché, però veniva dal mio distretto – riprende senza troppe cerimonie – E mi ha lasciata sola con questi due.
Indica con il piede Beetee e continua a raccontare – Lui si è beccato un coltello nella schiena alla Cornucopia. E lei…
Wiress sta ancora girando in tondo e borbotta – Tic, tac. Tic, tac – e in effetti ricorda proprio un orologio con quel movimento costante.
-Sì, lo sappiamo. Tic, tac. Rotella è sotto shock – conclude.
Fa appena in tempo a finire la frase che la donna del Distretto 3 le viene incontro continuando a cantilenare.
Johanna la spinge a terra furiosa – Stai giù e basta, capito? – grida.
-Lasciala stare – si scalda Katniss.
-Lasciala stare?! – sibila Johanna fa un passo in avanti e molla uno schiaffo incredibilmente forte a Katniss – Chi credi che li abbia tirati fuori per te da quella giungla di sangue?
Fortunatamente per tutti Finnick non lascia a Katniss il tempo di rispondere e caricatosi Johanna in acqua la butta in acqua e i suoi insulti si mescolano al rumore degli schizzi.
-Cosa voleva dire? Li ha portati qui per me? – mi chiede Katniss smarrita.
-Non lo so. Eri tu che volevi stare con loro, all’inizio.
-Sì. È vero. All’inizio – sembra ricordarsi, pensierosa – Però non ce li terremo a lungo se non facciamo qualcosa – dice guardando Beetee.
Adesso dobbiamo preoccuparci di lui. Lo sollevo e mi incammino verso il punto in cui ci trovavamo prima, Katniss riesce a convincere Wiress a seguirci.
Portiamo Beetee in acqua, lo laviamo e gli togliamo delicatamente i vestiti incrostati di sangue. Deve essere stato orribile, non mi è difficile credere che Wiress sia rimasta segnata permanentemente da questa esperienza.
Quando abbiamo finito stendiamo la stuoia che Finnick ha intrecciato e ci stendiamo Beetee sopra. Adesso possiamo vedere bene la ferita che ha sulla schiena, è un taglio lungo che gli va dalla scapola fino alle costole, ma non sembra troppo profondo. Sicuramente non averlo curato prima gli ha fatto perdere molto sangue, è terribilmente pallido.
-Torno subito – mi dice Katniss, lasciandomi per qualche istante solo con il paziente e fiondandosi nella giungla alla ricerca di un rimedio. Torna con delle grosse pezze di muschio, realizza un tampone e lo leghiamo stretto attorno alla ferita in modo che aderisca e impedisca la fuoriuscita di altro sangue.
-Credo che sia tutto quello che possiamo fare – dice insoddisfatta.
-Va bene. Sei brava come guaritrice, ce l’hai nel sangue – commento per rassicurarla, ma non sembra in vena di complimenti. È agitata e sicuramente avere altre tre vite sulle spalle non sta rendendo più semplice la sua situazione.
-No. Io ho preso da mio padre – ribatte - Vado a vedere come sta Wiress.
Si allontana di fretta. Se continua così finirà per esplodere, lascio che si rilassi un po’ aiutando Wiress che è seduta nell’acqua bassa e sembra non dare segni di ripresa.
Dato che mi sento inutile a starla a guardare torno nella giungla e spillo altra acqua per i nuovi arrivati, raccogliendola nelle ciotole che Finnick ha intrecciato. Quando ritorno ci raggiungono il nostro alleato del Distretto 4 e Johanna, mentre Katniss sta ancora lavando le tute di Wiress e Beete nel mare.
Mentre Johanna mangia Finnick fa da portavoce delle nostre disavventure. Quando racconta della nebbia ne parla in tono distaccato, senza fare parola della sua compagna di Distretto. Mi stupisco che Johanna non faccia domande, ma o è troppo occupata, o ha capito che qualcosa non va. Sicuramente lei e Finnick si conoscono da molto tempo e probabilmente meglio di quanto sembri.
Sarà circa mezzogiorno e mi offro per fare la guardia visto che ho dormito più di tutti stamattina e far riposare gli altri, specialmente Beetee che deve ancora riprendersi, ma mi consigliano ancora riposo e dopo qualche discussione sono Katniss e Johanna a restare sveglie. Non sono preoccupato, in un certo senso mi fido di Johanna, specialmente per il fatto che deve aver fatto una fatica incredibile per tenere in vita Wiress e Beetee e, come lei stessa ha detto, lo ha fatto per noi. Non mi è difficile capire cosa significhi questa cosa, ma non ne capisco il motivo. Katniss è un’alleata utile, è forte, è amata dal pubblico, ma non vedo il motivo di fare tanta fatica per guadagnarsi la sua fiducia.
Mi stendo sulla sabbia cullato dalle onde del mare e dal sommesso “Tic, tac” di Wiress. È un po’ inquietante, ma è costante e rassicurante, come se Wiress si fosse davvero trasformata in un orologio. Mi chiedo perché la pioggia di sangue deve averle lasciato questo trauma. È buffo, io credo che sarei rimasto paralizzato dal terrore, ma mai e poi mai avrei pensato ad un orologio.
Smetto di farmi domande e mi addormento.



HO HO HO!
Non è Natale, ma in questo giorno "speciale" direi che abbiamo tutti bisogno di regali, questo è il mio.
Ho fatto i salti mortali per il nuovo capitolo ed eccovelo qua :)

Che dire? Peeta sembra aver scambiato l'arena per un centro vacanze, dormitine sulla spiaggia, cibo esotico e via... Si alternano questi momenti di grande tensione a scene di una NOIA PAZZESCA che fatico a gestire :S

Siete carichi per il trailer?
Non vedo l'ora.
Non vedo davvero l'ora. Finalmente avrò qualcosa da guardare ogni giorno da qui al ventuno novembre :3

Io vi ho fatto un regalo da rientro a scuola
Voi fatemi il vostro con una recensioncina :D

A presto e buon anno scolastico a tutti ;)
-samubura-
   
 
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