Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Abigail_Cherry    16/09/2014    1 recensioni
Tutti i diciassettenni delle razze pure (umani, fate, elfi e maghi) sono stati raccolti in un unica accademia: la "Valiant Academy". Il motivo? Nessuno lo sa ancora. Ma non si può disobbedire ad una decisione di importanza mondiale. Qui, i protagonisti: Ashley, Amy, Kay ed Anta dovranno affrontare lezioni di combattimento, medicina, latino, magie oscure... e, chissà, sboccerà anche l'amore?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5:

L'A.S.P.

 

Ashley scese fino a terra, appoggiando i piedi sul prato. Le sue ali scomparvero. I suoi compagni di squadra avevano smesso di osservarlo stupiti, piuttosto, cominciavano a guardarlo parecchio male. Lui se ne accorse.

- Qualcosa non va? - chiese, inclinando leggermente la testa di lato.

- “Qualcosa non va?” - gli fece eco Kay e si avvicinò velocemente a lui – Dove diavolo sei stato?!?

- Io... - cominciò lui. - Sono andato a cercare delle piante. Oggi, a biologia, abbiamo studiato le sostanze che ucciderebbero un demone. - Demone? Pensò Anta. Era ancora seduta sul masso, terrorizzata, ma ascoltava tutto. Allora quella bestia era un demone? - Le ammine. - concluse Ashley. Era bello, pensò lui, essere finalmente ascoltato da qualcuno che non fosse Anta.

- Cioè? - chiese Amy, comparsa affianco a Kay, a braccia conserte.

- Le ammine sono contenute negli alcaloidi, che a loro volta sono contenuti nella Cicuta, una pianta altamente velenosa. Sapete, una di quelle piante che usò Socrate per suicidarsi. E poi...

- Dacci un taglio, secchione. - lo interruppe Kay. - Non andartene mai più senza prima avvertirci! Non possiamo concludere la lezione, senza di te!

- Beh, ora sono qui... - un luccichio passò da una parte all'altra degli occhi di Ashley. Anta ancora non si spiegava a cosa servisse. - Andiamo! Mancano solo dieci minuti!

- Aspettate! - esclamò Amy, vedendo che i ragazzi cominciavano ad allontanarsi. - Cosa facciamo con Anta? - i ragazzi si guardarono un attimo, perplessi.

- Riesce a camminare? - chiese Ashley.

- Non lo so... ha ricevuto una violento colpo alla testa e... prima stava a mala pena in piedi. - rispose Amy.

- Ci penso io. - Ashley si avvicinò ad Anta, che fissava immobile un punto fisso vicino alle sue scarpe senza quasi accorgersi di ciò che le stava capitando intorno. - Hei. - le sussurrò Ashley appena le fu abbastanza vicino, il tono era quello di un papà che parla alla figlia di tre anni. Anta alzò lo sguardo verso di lui. - Reggiti forte, va bene? - Anta esitò, non sapendo esattamente cosa il ragazzo intendesse, poi annuì. Ashley le sorrise, circondò con un braccio le spalle della ragazza e con l'altro le sollevò le ginocchia. Ad Anta parve di essere in una fiaba: la principessa che veniva romanticamente portata in braccio dal suo principe azzurro. Solo che Ashley non era un principe, lei non era una principessa e la situazione non era affatto romantica. Il suo cuore batteva forte, ma i suoi occhi erano socchiusi, riuscivano a mala pena a scorgere il viso di Ashley. - Possiamo andare. - annunciò lui dopo una breve consultazione degli alberi. - Seguitemi. - si fece comparire le ali e cominciò a volare qualche metro sopra le teste di Kay ed Amy, indicandogli la via.

Dopo parecchi minuti di cammino, ancora non si vedeva l'uscita, e tutti quanti cominciarono a preoccuparsi. Sarebbe stato positivo l'esito della prova?

- Mancano solo due minuti! - annunciò Kay dopo un rapido sguardo al suo orologio, poi alzò la testa verso l'alto per parlare con Ashley. – Quanto manca all'uscita? - gli urlò.

- Non molto... speriamo di farcela! Correte! - rispose Ashley cominciando ad accelerare il battito d'ali. I due a terra, di malavoglia, cominciarono a correre, cercando di tenere il passo di Ashley. Mancavano trenta secondi quando riuscirono ad intravedere la luce bianca che simboleggiava l'uscita. Accelerarono ancora tutti quanti. Ashley riuscì a passare per primo, ancora con Anta in braccio. Sparì nella luce, come teletrasportato. Kay ed Amy erano rimasti qualche metro più indietro. Stavano per riuscirci, per raggiungere la luce... ma Amy inciampò...

Sei secondi. Kay si voltò di scatto, frenando la corsa. Mancava pochissimo all'uscita. Cinque secondi. Non poteva abbandonare Amy, non poteva avere un esito negativo e, in più, non voleva che lei pensasse che se avessero fallito, sarebbe stata tutta colpa sua. Corse verso di lei. Quattro secondi. Le prese le mani e la aiutò ad alzarsi. Tre secondi. La caviglia di Amy doleva e non le era facile correre, così Kay fu costretto a farle d'appoggio. Due secondi. Dovettero camminare. Fecero qualche passo a fatica, lentamente. Un secondo. Amy fece per cadere di nuovo, dolorante, ma Kay la sorresse. Allungarono entrambi la mano che avevano libera per toccare la luce, e poi... Zero secondi. Tutto scomparve intorno a loro.

 

Anta si svegliò in una stanza dalle pareti giallo pallido, sdraiata su un letto con cuscino e lenzuola bianche, nell'aria c'era odore di disinfettante e pulito. Provò a girarsi di lato, ma subito sentì un dolore insopportabile alla testa. Cercò di resistere stringendo i denti e facendosi uscire solo qualche gemito. Dopo qualche minuto stesa sul letto, riuscì dolorosamente ad alzarsi, fu in quel momento che si rese conto che al suo braccio era attaccata una flebo. Non le faceva male, ma le dava fastidio. Cercò di far tornare alla mente ciò che era successo prima che si addormentasse. Si ricordò vagamente il viso di Ashley, e poi... quel suono. I suoi occhi si spalancarono e cominciò ad ansimare. Vattene via! Si disse, ma il suono persisteva: non aveva intenzione di lasciare la sua testa. Vattene via! Vattene via! Si ripeté, ma il suono persisteva. Fu qualcos'altro ad attirare la sua attenzione ed a non farle più sentire quel suono: delle urla.

Si alzò dal letto. Ora la testa le faceva meno male di prima, appoggiò i piedi a terra e si accorse che erano nudi ed il pavimento era gelido. Si avvicinò alla porta da cui provenivano le urla, con la flebo appresso, sperando che le ruote non facessero troppo rumore da far accorgere chi gridava che si era svegliata.

- Cosa diavolo le è saltato in mente?!? - sentì gridare una voce, Anta riconobbe quella di Kay. - Ha detto che i demoni erano finti! Che li controllavate voi! Che non ci saremmo mai potuti fare del male durante quelle lezioni!

- È così, infatti. O meglio, dovrebbe essere così... - era stato Arthur, il loro professore, a parlare in tono pensieroso.

- Si spieghi. - ordinò Amy, il tono era di una persona che avrebbe volentieri ucciso Arthur se le fosse stato concesso. Anta notò che la sua caviglia era fasciata con delle bende rosse.

- I demoni... non sono finti. - rispose l'uomo. - Sono veri demoni che l'accademia è riuscita a catturare. Noi abbiamo il loro controllo in parte, poiché prima di farli combattere li sediamo sempre. Ma... a volte non possiamo prevedere ciò che faranno. Mi dispiace per l'umana.

- Anta! - urlò Kay. - Si chiama Anta! E non dica che le dispiace, perché è tutta colpa sua se lei è da dodici ore che sta dormendo, completamente incosciente! Non se la caverà con delle scuse!

- Non osare parlarmi così! Sono un tuo professore, ragazzino! Devi portarmi rispetto!

- Non sono mai stata una persona che porta rispetto per uno che non se lo merita! - Kay, arrabbiato come non mai, prese la sua giacca, appoggiata sullo schienale di una sedia, ed uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Amy stette ferma immobile per qualche istante, poi lanciò un'occhiataccia al professore e uscì anche lei dalla stanza per seguire Kay e, probabilmente, fargli la sua solita ramanzina. Nella stanza era rimasto solo il professore, che si sedette su una sedia, strofinandosi il viso con i palmi delle mani.

Anta aveva una strana fitta al cuore: non le piaceva vedere delle persone litigare per lei. Non le era mai piaciuto. Appoggiò una mano sul cuore e fece un lungo sospiro con la bocca. Quando Kay aveva detto che lei aveva dormito per dodici ore, non ci voleva credere. Ad Anta non sembravano passati più di due minuti! Ma, doveva ammetterlo, le piaceva che Kay si preoccupasse per la sua salute.

- Ehi, tu. - la salutò dolcemente una voce alle sue spalle. Anta si girò con un balzo per lo spavento. Le si presentò davanti Ashley con il suo taccuino in mano ed un lieve sorriso.

- E-ehi... - lo salutò Anta, sorpresa.

- Come ti senti? - le chiese, chiudendo il taccuino.

- Abbastanza bene. Ma ho ancora un po' di mal di testa. - Anta si appoggiò un palmo della mano sulla fronte.

- Non dovresti stare in piedi. Torna a riposarti. - Ashley le appoggiò una mano sulla schiena e la spinse leggermente verso il letto, Anta ci si sistemò sopra sedendosi sul bordo.

- Da dove sei sbucato? - chiese Anta. - Non ti ho visto arrivare.

- Dal bagno. - Ashley indicò col pollice una porta in legno dietro di lui. - Dovevo sciacquarmi la faccia. - solo in quel momento Anta si rese conto che gli occhi del ragazzo erano arrossati, come da un'allergia fastidiosa. Ci fu una pausa di silenzio: nessuno aveva nulla da dire.

- Perché i tuoi occhi scintillano, a volte? - fece Anta ad un certo punto, rigirandosi i capelli tra le dita, a disagio.

- Cosa intendi dire? - fece lui, confuso.

- A volte vedo uno scintillio passarti da una parte all'altra degli occhi... e poi dici sempre l'ora esatta... per caso è una specie di orologio fatato? - Anta sorrise imbarazzata, pentita di ciò che aveva appena detto: si sentiva così stupida!

- Non proprio. - Ashley si mise le mani in tasca. - Leggo il cielo.

- Leggi... il cielo? - Anta aggrottò la fronte e si appoggiò un dito sulla guancia sinistra, stranita.

- Si. La mattina leggo il sole, le nuvole... posso dirti meglio di qualsiasi meteo quando ci sarà buono o cattivo tempo! La notte, invece, leggo la luna e le stelle. So quando ci sarà la luna piena, o un eclissi o... posso leggere il tuo oroscopo. - Ashley sorrise.

- Davvero? - gli occhi di Anta facevano trasparire tantissimo entusiasmo.

- Beh, con gli umani è più difficile, non sono un esperto. Avete altri segni zodiacali ed altri modi di fare.

- Altri segni zodiacali? - gli fece eco Anta - Allora... tu di che segno sei?

- Io? - Ashley rise. - Flora.

- Cioè?

- Cioè mi sento a mio agio nella natura, posso parlare con le piante, creare medicine, pozioni ed antidoti con le piante più velocemente e efficacemente degli altri e... insomma, so fare meglio tutto ciò che riguarda la flora.

- Che altri segni ci sono?

- Meno dei vostri. - Ashley si sedette affianco ad Anta, sul bordo del letto. La ragazza sentì il suo cuore sobbalzare. - Fauna, fuoco, acqua, aria e cielo.

- Quindi sei in tutto... e questi segni determinano l'influenza che avrai sulla natura?

- Esatto, anche se possiamo imparare a padroneggiare anche altri poteri. Solitamente, si apprendono quelli dei propri genitori. Mio padre era del cielo, da lui ho imparato a leggerlo, mentre mia madre della fauna, così ho anche imparato a parlare con gli animali. Ma ho ancora molto da imparare da loro... - Ashley distolse lo sguardo da Anta, pensieroso.

- Che giorno sei nato? - chiese poi Anta. Ashley si risvegliò dai suoi pensieri.

- 20 Marzo. - rispose lui.

- Nel nostro oroscopo saresti... - Anta si fermò un attimo a pensare. - ...pesci!

- Già, lo so. - il ragazzo fece una breve pausa. - Tu? Che giorno sei nata?

- 30 Dicembre. - rispose lei. - Capricorno.

- Cavoli! - esclamò Ashley. - Che sfortuna!

- Perché dici questo? - Anta tentò di inclinare la testa di lato, ma fallì per il dolore e si rimise dritta.

- Se solo fossi nata due giorni dopo... non ti saresti trovata qui... - Ashley abbassò lo sguardo.

- Oh. - Anta sembrò sorpresa, ma, subito dopo, il suo volto si oscurò. - Non ci avevo mai pensato... - ci fu una lunga pausa, in cui Anta sentì la tensione salire, insieme al suo battito cardiaco. Decise di dire la prima cosa che le venne in mente. - Che segno sarei, nel mondo delle fate? - Ashley continuava a non guardarla ma, dopo un sospiro, sorrise di nuovo.

- Acqua. - rispose.

- Cosa avrei potuto fare? - Anta accennò un sorriso.

- Ad esempio... avresti potuto scatenare un diluvio universale! - Ashley spalancò le braccia ridendo, per far intendere quanto fosse “grande” il diluvio universale che avrebbe potuto provocare la ragazza. - Pensa! Potresti affogare chiunque ti stia antipatico! - Anta rise ed Ashley abbassò le braccia.

- Non penso sia un'azione molto nobile! - Anta cercò di sembrare il più seria possibile, ma Ashley era troppo buffo. - È mai successo davvero?

- No. Le fate dell'acqua per fare dispetti non ti mandano un diluvio universale ma... ti possono allagare la casa, ad esempio, quello è successo un sacco di volte! Pensa! Tutti i tuoi libri preferiti fradici! - i ragazzi risero di nuovo. - Comunque c'è sempre una prima volta. Magari, un giorno, diventerai fata e... farai piovere il secondo diluvio universale.

- Si può essere trasformati in fate? - Anta spalancò gli occhi, incredula.

- No. - Ashley rise. - No, ti stavo solo prendendo in giro.

- Scemo! - esclamò Anta quasi ridendo. Afferrò il cuscino su cui aveva dormito e glielo lanciò addosso. Ma quel movimento le provocò di nuovo un gran male alla testa. Si posò una mano sulla fronte e strinse gli occhi per sopportare il dolore.

- Stai bene? - le chiese Ashley, togliendosi di dosso il cuscino e tornando improvvisamente serio.

- La testa! - rispose Anta.

- Ti chiamo qualcuno? - Ashley si era già alzato dal letto.

- N-no... Non preoccuparti, adesso passa...

- Va bene. Ma adesso stenditi e riposati ancora un po'. Io vado ad avvertire i ragazzi che ti sei svegliata, vorranno saperlo. - Ashley mise il cuscino al suo posto ed Anta si sdraiò lentamente sul letto, tirandosi le coperte fino al collo.

- Buonanotte. - le disse Ashley sorridendo, prima di uscire dalla stanza.

- Notte? - fece Anta, sorpresa. - Che ore sono? Non era pomeriggio, poco fa?

- Hai dormito per dodici ore! Adesso sarà l'una e mezza di notte.

- Ah. - Anta si fece piccola piccola sotto le coperte. - Allora è meglio che ti sbrighi, avrai sonno...

- Si, hai ragione... Di nuovo, buonanotte. - Ashley spense le luci della stanza premendo l'interruttore vicino alla porta d'uscita.

- Buonanotte. - rispose Anta prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi di nuovo. Ma, nonostante tutto, voleva ancora chiedere una cosa ad Ashley, una cosa che non era riuscita a dire: Perché hai pianto?

 

Kay camminò veloce verso l'infermeria, dove Anta era rimasta a dormire. Erano le due di notte e riusciva a sentire i sintomi della stanchezza: gli facevano male i piedi e le palpebre avevano cominciato a farsi pesanti, supplicandolo di addormentarsi. Ma lui non avrebbe ceduto. Non prima di aver rivisto Anta. Bussò alla porta dell'infermeria. Sapeva che ci sarebbe stata un infermiera ad aprirgli, ma sapeva anche che gli serviva una scusa per presentarsi a quell'ora in infermeria. Un'infermiera gli aprì la porta.

- Che ci fai qui? - chiese lei, stupita.

- Non mi sento bene. - rispose lui, appoggiando entrambe le mani sullo stomaco. - Ho un terribile bruciore allo stomaco... ha per caso una pastiglia o un antibiotico?

- Certamente. - l'infermiera sorrise. - Entra pure, ragazzo.

Kay fece un cenno col capo ed entrò. L'infermiera prese da un cassetto un antibiotico e glielo fece bere. Speriamo che non mi faccia stare davvero male! Pensò Kay.

- Potrei restare qui a dormire, per questa notte? - chiese lui.

- Cosa? Non se ne parla! Per un banale bruciore allo stomaco?!? - l'infermiera aveva alzato la voce.

- Per favore! - il ragazzo spalancò gli occhi cercando di assumere l'espressione più dolce che potesse fare. L'infermiera crollò.

- E va bene! - esclamò un po' contrariata. - Ma solo per questa volta! Non ti voglio più rivedere qui se non per una vera emergenza, chiaro?

- Promesso. - Kay diede un bacio sulla guancia della giovane infermiera e si dileguò dietro la porta delle camere da letto. Ma prima di sparire, si fermò a guardare la ragazza in tenuta rosa, che era arrossita per il bacio di poco prima. A quanto pare, il suo fascino conquistava anche le ragazze un po' più grandi di lui. Si chiuse la porta alle spalle e cercò di scrutare nel buio il letto in cui riposava Anta. Non fu difficile trovarlo, poiché era l'unica a dormire in quel posto, dopotutto, era solo il primo giorno di scuola.

Si avvicinò al letto della ragazza lentamente, senza fare rumore, e la guardò. Sorrise per la tenerezza della ragazza: sdraiata in posizione fetale, con i capelli sparpagliati sul cuscino, le lenzuola che le arrivavano al bacino e con indosso ancora la divisa scolastica. Kay si avvicinò ancora di più e allungò una mano per accarezzarle una guancia. È passato solo un giorno eppure... eppure sento di conoscerti da tempo e... è tutto così strano! Pensò Kay, come se in qualche modo lei potesse sentirlo.

Vide qualcosa brillare tra le mani della ragazza. Decise di dare un'occhiata. Allargò delicatamente le dita di Anta e le prese l'oggetto che teneva in mano. Kay strizzò gli occhi per cercare di capire cosa fosse. Poi lo vide: un quarzo. Un quarzo rosa.

 

Anta andò nel panico. Cominciò ad urlare il nome di suo fratello più e più volte mentre si precipitava ad aprire più finestre possibili con le lacrime agli occhi per la tosse. Il fratello si svegliò qualche secondo dopo, tossendo come la sorella per il troppo fumo. Anta corse a prenderlo in braccio, intimandogli di restare tranquillo. La ragazza afferrò il telefono di casa e cercò di chiamare i vigili del fuoco. Digitò il numero con gli occhi che a mala pena riuscivano a vedere qualcosa. Non ci fu nessuna chiamata: il telefono non funzionava. Anta sfilò dalla tasca il suo cellulare e provò a chiamare i soccorsi da quello. BATTERIA SCARICA. Lampeggiò sullo schermo. Solo allora si accorse che nulla di elettronico era in funzione in quel momento, né una luce, né la TV. Perfino il rilevatore di fumo non funzionava.

Anta corse verso la porta d'ingresso. Lì, si accorse, il fumo era più denso: probabilmente, la fonte era lì vicino. La ragazzina pensò subito a Donny. Era piccolo, troppo piccolo... non poteva respirare ancora del fumo senza...

Anta si tolse il golfino beige che le aveva regalato sua nonna qualche tempo prima e lo poggiò sul viso del fratellino, tappandogli la bocca ed il naso. Ricominciò a correre verso l'uscita di casa e provò ad aprire la porta. Ma era chiusa a chiave. In quel momento si ricordò che i suoi genitori chiudevano sempre lei ed il fratellino in casa quando uscivano. Secondo la loro opinione, Anta era ancora troppo piccola per possedere delle chiavi, non era ancora abbastanza responsabile! Ed era per questo che le uniche chiavi di casa le possedevano loro. Fu in quel momento che Anta lo sentì di nuovo: quel terribile, terribile suono che si avvicinava sempre di più...

 

- Ciao. - la salutò il ragazzo con un cenno aggraziato della mano.

- Amyas! - Anta sorrise, sinceramente felice: le faceva piacere la presenza del ragazzo, ma era rimasta stupita nel vederlo, dopotutto, l'aveva incontrato solo un paio di giorni prima e non ci aveva parlato più di tanto. Era appena uscita dall'infermeria con in mano le poche cose che le avevano permesso di portare per passare il tempo mentre era in convalescenza. - Cosa ci fai qui?

- Volevo esserci per la tua dimissione. - il ragazzo sorrise ed Anta arrossì subito.

- Non è stato niente di grave! Sono stata in infermeria solo un paio di giorni!

- Ogni volta che qualcuno esce dalla convalescenza... mi sembra sia passata una vita.

- Come hai fatto a sapere che ero qui? Chi te l'ha detto?

- A scuola ne parlano tutti... - ci fu una piccola pausa. - E non è un buon segno... - Amyas distolse lo sguardo.

- Come mai? - chiese Anta, perplessa.

- Tutti gli alunni non hanno più fiducia nell'accademia... come dargli torto... dovrebbe essere un posto sicuro ed invece...

- Non lo è poi così tanto. - concluse Anta, abbassando lo sguardo, come se si sentisse in colpa per qualcosa. Amyas se ne accorse e circondò le spalle della ragazza con il braccio, per tirarla su di morale. Anta si sentì le guance in fiamme e cercò di farsi il più piccola possibile, desiderando di sparire all'improvviso.

- Hei! Guarda il lato positivo! - esclamò lui con un gran sorriso. - Ora tutti ti conoscono! Sei una Vip! - Anta accennò un sorriso poco convinto. Era proprio ciò che cercavo di evitare... Pensò lei.

- Mangia questa! - le intimò Amyas mostrandole una pallina uguale a quella che le aveva regalato due giorni prima. - Ti sentirai meglio! - Anta prese tra le mani la pallina e diede un morso, gustandola gelosamente.

- È deliziosa! Grazie! - rispose la ragazza. Finì di mangiare la pallina ed un sorriso si aprì sul suo volto. - A proposito... - continuò lei. - Cos'è? Ha un nome? - Amyas tolse il braccio dalla ragazza e lo sollevò per grattarsi la nuca.

- Come si chiama? - le fece eco lui. Nella sua voce si poteva percepire della pressione... a cosa stava pensando? - Ehm.... Fry.

- Fry? - fece Anta, stranita. - Che nome buffo per un cibo! L'hai scelto tu?

- Si... non ho mai pensato ad un nome per quella pallina... l'ho inventato ora sul momento... - la ragazza ridacchiò.

- È un nome carino! - gli disse.

- Ti accompagno in camera? - chiese Amyas dopo una piccola pausa. Anta sorrise di nuovo.

- Con piacere. - rispose. Amyas le porse il braccio e lei si aggrappò a lui, cominciando a passeggiare per i grandi corridoi dell'accademia, chiacchierando allegramente.

 

Amyas pensava che il suo piano fosse perfetto. Le piaceva Anta, era una ragazza gentile, debole e fisicamente bella nelle sue dolci e gentili curve. Gli piaceva chiacchierare con lei ed è per questo che faceva di tutto per starle affianco, per guadagnarsi interamente la sua fiducia. Purtroppo, il suo problema non era lei.

- E tu chi sei? - chiese sgarbatamente Kay, quasi senza accorgersi di esserlo.

- Amyas. - rispose il ragazzo, tendendogli la mano affinché l'altro la stringesse.

Kay ignorò il suo gesto ed incrociò le braccia all'altezza del petto. - In altre parole, consegni la posta a domicilio? Ci stavamo andando noi a prendere Anta. - disse. Solo in quel momento Amyas si rese conto che nella stanza c'erano anche tutti i coinquilini di Anta, compresa una certa ragazza dai capelli arancioni seduta sul divano, che sembrava non ascoltare la conversazione.

- Kay... - cominciò Anta, cercando di assumere un tono di rimprovero, ma non era nel suo stile rimproverare qualcuno – di solito, quello lo faceva Amy – perciò le uscì una specie di rantolo confuso. Kay la guardò appena.

- Mi dispiace... - cominciò Amyas. - Non sapevo... comunque adesso è qui, e sta bene. Ve la lascio. - Amyas si allontanò di un passo da Anta, si mise le mani in tasca e fece per andarsene. Ma Kay lo bloccò.

- Non così in fretta. - disse. - Non mi convinci... - Amyas si girò verso Kay e lo guardò in cagnesco. Ci fu un lungo silenzio, in cui Kay socchiuse leggermente gli occhi per concentrarsi e leggere la mente di Amyas.

- Kay! - fece Amy ad un certo punto. - Non importunare gli ospiti! - il ragazzo ignorò quasi totalmente la raccomandazione di Amy e continuò a scavare nei tunnel del passato di Amyas, scrutando ogni minimo dettaglio. Finché tutti non videro i suoi occhi spalancarsi di colpo, come sconvolti da qualcosa.

- Non è un ospite. - disse poi. - Lui... - si interruppe, come se qualcosa l'avesse fermato. Le sue labbra si erano serrate. Il ragazzo si morse il labbro inferiore fino a poter sentire il sapore del suo sangue in bocca.

- Lui... cosa? - fece Amy, sull'orlo di un esaurimento nervoso. Kay esitò un attimo prima di rispondere con una frase che sorprese tutti.

- Niente. - disse con un sorriso. - Mi piaci, Amyas, scusa se ho dubitato di te. Puoi riportarci Anta dall'infermeria ogni volta che vorrai.

- Fantastico, ma spero non ne sarà necessario. - Amyas sorrise. Tutti sembrarono confusi. - Comunque ora me ne vado, anche i miei compagni di stanza mi staranno aspettando. - Amyas si girò verso Anta e le si avvicinò, piegandosi per raggiungere il suo orecchio. Le sussurrò qualcosa che fece arrossire Anta ed uscì dalla stanza di fretta.

La ragazza rimase a lungo a fissare la porta da cui Amyas era uscito, con le guance in fiamme. Come mai tutti in quella scuola si comportavano come se la conoscessero da una vita?

- Cos'ha detto? - si sentì chiedere Anta. Era Ashley, in piedi, con le mani intrecciate dietro la testa. Anta si girò di scatto, svegliandosi dai suoi pensieri e raggiunse quello che era il massimo rossore che un essere umano potesse raggiungere.

- N-niente! - rispose, poco convincente. Si schiarì la voce, cercando disperatamente di cambiare argomento. - Come mai lei è qui? - Anta indicò la ragazza coi capelli arancioni seduta in una delle sue posizioni impeccabili sul divano.

- Non lo sappiamo. - rispose Ashley, ora spostatosi vicino all'A.S.P. - Ci è stata “consegnata” solo qualche minuto fa, insieme a questo libretto di istruzioni. - Ashley prese dal bracciolo del divano un libricino bianco e lo mostrò ad Anta. - Per questo abbiamo tardato nel venirti a prendere.

- In questo caso... - Anta appoggiò i pochi oggetti che teneva in mano sul tavolino basso davanti alla TV. - … vediamo come funziona!

- Io me ne starò a guardare. - fece Ashley in tono neutro. - Non me ne intendo molto di tutta quella... roba.

- Come potresti! - esclamò Kay infilandosi le mani in tasca. - Torna pure a giocare con le tue bambole!

- Oppure si potrebbe ripetere “l'incidente” di stamattina. - Ashley inarcò le sopracciglia facendo un sorrisetto malizioso e guardò Kay.

- No! - esclamò l'altro, quasi trucidando Ashley con lo sguardo. - Ho già appurato che le fate non sono molto affidabili nel fare il bucato.

Anta guardava i ragazzi perplessa. - Cos'è successo? - chiese poi.

- Ashley ha accidentalmente messo i capi neri e bianchi di Kay insieme ai miei rosa. - Amy scosse la testa ed alzò le spalle, leggermente divertita. - Ed ha fatto partire la lavatrice.

- Gli incidenti capitano! - fece Ashley, continuando a sorridere.

- Incidente un corno! - esclamò Kay. - Lo so che l'hai fatto di proposito! Ora mi devi ripagare tutto, caro mio!

- Non sborserò un centesimo per i tuoi vestiti! - Ashley gli fece una linguaccia. Non si era preoccupato per i vestiti di Amy, poiché lei poteva sistemarli velocemente con la magia, e sapeva che lei non avrebbe mai fatto un favore a Kay.

- Tu... - cominciò Kay, ma fu interrotto da... cosa?

- Che c'è? Il gatto ti ha... - cercò di rispondere Ashley, ma anche lui si bloccò, chiudendo di scatto la bocca. I ragazzi si guardarono intorno, smarriti, e trovarono la risposta tra le mani di Amy.

- Ora basta! - esclamò lei, che teneva stretta in mano la sua bacchetta magica - Mi sembrate dei bambini! Crescete un po'! - i ragazzi distolsero lo sguardo da lei. - Vi libero dall'incantesimo solo se la smettete di litigare! E poi ci mettiamo tutti a sistemare la faccenda dell'A.S.P., e “tutti” include anche te. - Amy puntò il dito contro Ashley.

I ragazzi si scambiarono un occhiata, Ashley aveva un'espressione incredula, mentre Kay una quasi annoiata, poi tornarono a guardare Amy. Entrambi, dopo un attimo di esitazione, annuirono di malavoglia.

- Bene! - esclamò Amy. Agitò di qualche centimetro la sua bacchetta ed i ragazzi riuscirono di nuovo a sentire le loro labbra funzionanti. Anta aveva osservato con stupore la scena, ma la bocca le era rimasta sempre curvata in un sorriso divertito. Le piaceva vedere come Amy riusciva sempre a comandare nel gruppo, persino su Kay!

- Va bene. - fece Kay, sospirando rassegnato. - Trilli, tu leggi le istruzioni, noi facciamo il resto. Così non devi fare ciò che sei incapace di compiere. Ah! Tu sai leggere? Perché non è così scontato...

- Kay! - lo rimproverò Amy, facendo intendere di non farla arrabbiare di nuovo.

Lui sbuffò. - Cominciamo?

Ashley annuì, prese di nuovo in mano il libretto delle istruzioni e si andò a sedere sul tavolo basso, facendosi spazio tra le cose di Anta, per trovarsi esattamente di fronte all'A.S.P. Gli altri gli si sistemarono vicino, Amy ed Anta si sedettero sul divano, mentre Kay restò in piedi affianco ad Ashley, con le mani nei pantaloni della divisa.

Ashley aprì il libricino bianco che aveva in mano, si schiarì la voce ed iniziò a leggere, saltando le parti che non erano necessarie. - Come ricaricare l'A.S.P. : vi sarà consegnato l'A.S.P. Già caricato al massimo, quindi riponete il caricabatterie in un luogo sicuro ed asciutto per un secondo momento. Normalmente l'A.S.P. si ricaricherà ad energia solare, ma nel caso in cui non dovesse uscire di casa, o non ci fosse sole per più di tre giorni, attaccare l'A.S.P. al caricabatterie per circa cinque o sei ore.

- Arriviamo a come si accende? - fece Kay, annoiato ed impaziente.

Ashley gli lanciò un occhiataccia. Saltò poi un paio di pagine finché non trovò quella giusta e ricominciò a leggere. - Come accendere e spegnere un'A.S.P. : per accenderlo dovrete pronunciare forte e chiara la frase, successivamente modificabile, “Accenditi, A.S.P.” mentre... - Ashley fu interrotto da un rumore meccanico. Alzò lo sguardo dal libro e guardo la ragazza dai capelli arancioni in viso: ora aveva aperto gli occhi rossi, squadrandolo da capo a piedi con lo sguardo.

- Buongiorno a lei. - fece l'A.S.P. con il suo solito sguardo e la sua solita voce senza un minimo di emozione visibile. - A.S.P. 0204, al vostro servizio. - fece un piccolo inchino con la testa per poi ritornare alla sua solita posizione impeccabile. - Prego, dichiarare nome e sesso. - tutti si girarono a guardare Ashley un po' confusi ed un po' stupiti. Il ragazzo arrossì per i sei occhi che cercavano di scavargli nella mente, ma si riprese in poco tempo.

- Mi chiamo Ashley e sono... un ragazzo. - dichiarò lui, esitando per l'imbarazzo. La ragazza fece brillare gli occhi, probabilmente era il suo modo per far intendere che aveva appreso ciò che lui le aveva appena detto.

- Solo io ho notato che Trilli ha esitato prima di dire che era un ragazzo? - fece Kay, in una smorfia divertita.

- Ssst! - lo zittì Amy. - Taci, Kay! - il ragazzo fece roteare gli occhi e tacque.

- Dichiarare razza e data di nascita. - continuò l'A.S.P.

- Sono una fata della flora, e sono nato il 20 Marzo 2008. - rispose Ashley. Di nuovo, la ragazza dai capelli arancioni fece brillare gli occhi.

- Nome: Ashley. Sesso: Maschio. Data di nascita: 30 Marzo 2008. Razza: Fata specializzata nella flora. Corretto?

- Si. - rispose Ashley, annuendo.

- Preferenze su Password d'accensione, il modo in cui la chiamerò, il modo in cui lei chiamerà me o il nostro rapporto?

- Ra-rapporto? - balbettò Ashley, ancora più in imbarazzo: non gli piaceva essere al centro dell'attenzione.

- Lei è il mio padrone. E come tale ha potere assoluto su di me. Può decidere come mi tratterà o se avremmo un rapporto d'amicizia o di servitù totale o parziale.

- Ehm... io... penso che... non è ancora io momento per deciderlo. Si può rimandare la conversazione? - Ashley si accarezzò la nuca, nervoso.

- Certamente. - ci fu una breve pausa. - Altre preferenze, padrone?

- Ecco... non chiamarmi “padrone”, mi mette a disagio...

- Mi scusi.

- Non ti devi scusare! - Ashley mostrò i palmi delle mani alla ragazza e gli agitò, come per fermarla.

- Mi scusi.

Ashley sospirò, rassegnato. - Fa niente. Chiamami... Ashley. - gli occhi della ragazza brillarono di nuovo.

- Ashley. Appreso. - rispose. - Altro? Ad esempio sul mio nome? O vuole continuare a chiamarmi A.S.P.?

- Ehm... - Ashley si girò verso Anta. - Ragazzi? Si accettano consigli.

- Mmm... che ne dite di Ellen? - propose Amy.

- Ellen? - fece Kay. - Che razza di nome è?

- Di sicuro più intelligente del tuo! - ribattè la ragazza, portandosi le mani sui fianchi.

- Davvero... Amanra? - Kay sogghignò.

- Non chiamarmi così! - Amy tirò fuori dalla tasca della gonna la sua bacchetta. - Direi che tu hai fatto già abbastanza per oggi! - agitò leggermente la bacchetta, copiando il gesto fatto in precendenza, qualche minuto prima, e Kay si ritrovò di nuovo con le labbra serrate. Lui buttò le braccia all'aria e si rifugiò velocemente nella sua stanza, infuriato.

Amy sogghignò. - Dicevamo? - chiese, ritornando a parlare con Ashley.

- Scusa se te lo dico... - cominciò Anta. - Ma anche a me non entusiasma quel nome... è troppo serio. Dovremmo trovare un nome simpatico!

- Sono d'accordo con Anta. - fece Ashley.

- Va bene, va bene! - Amy si buttò all'indietro sul divano, sbuffando, ritrovandosi in una posizione abbastanza sciatta. - Decidete pure voi. - continuò. - Non sono mai stata brava nel scegliere i nomi.

- Ashley? - lo chiamò la ragazza dai capelli arancioni. Lui si girò a guardarla, incuriosito. - Ha preso una decisione?

- Io... - cominciò il ragazzo, girandosi verso Anta, in cerca d'aiuto.

Anta fece spallucce. - Non saprei. Dalle un nome che ti faccia pensare a qualcosa di... allegro!

- Mmm... - Ashley stette in silenzio per un tempo che gli sembrò lunghissimo, pensando al nome perfetto per quel... robot. Perché, alla fine, non era niente di più. Un robot. Senza emozioni. Creato solo per servire gli uomini. Però... l'aspetto era proprio di una ragazza, forse di un anno o due più piccola di lui. Si girò verso di lei ed osservò nei minimi dettagli il suo bellissimo vestito che quel giorno qualcuno aveva scelto per lei: era come se avesse indossato due vestiti; quello sotto era bianco panna con una scollatura a V e le arrivava fino a metà coscia, mentre quello sopra era rosso pallido, che si apriva come un grembiule sopra quello bianco e si legava con un laccetto molto elegante in vita.

Finché non gli venne in mente.

Un nome allegro, solare e, per certi versi, anche dolce e gentile. Il ragazzo dischiuse le labbra e pronunciò lentamente le parole da tutti tanto attese. - Ti chiamerai Summer.

E di nuovo, gli occhi di Summer brillarono.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Abigail_Cherry