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Autore: Lucida Follia    16/09/2014    2 recensioni
Ci correvamo dietro facendo finta di non vederci, sotterrando tra colpi di tosse e conversazioni la nostalgia.
E i nostri ricordi si mettevano a dormire.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Le altre tre ore della giornata scolastica trascorsero tranquillamente e al suono della campanella Shatzy si fiondò fuori dalla classe in un secondo. Appena uscita dal cancello, sentì una voce dietro di lei.
 
“Ehi Shatz, aspetta!”
Shatzy si voltò: era Elliot.
“Oh, Ellie, ciao”
“Dovevo accompagnarti al supermercato, ricordi?”
“Sì scusami hai ragione.. me n’ero completamente dimenticata”
Non era vero, non se l’era affatto scordata, voleva solo evitarla il più possibile.
“Tranquilla – rispose Elliot sorridendo – andiamo?”
 
  Le due si incamminarono fino al supermercato, non molto lontano dalla scuola, proprio sotto casa di Shatzy. Una volta dentro la ragazza prese le prime due tazze per la colazione che c’erano e si diresse alla cassa.
 
“Come mai dovevi comprare delle tazze?” Chiese Elliot mentre aspettavano in fila.
“Uhm, purtroppo stamattina mi sono scontrata con mia sorella e sono cadute”
“Ah, capisco”
“Tu hai fratelli?”
“Sì, ne ho due: Scott, il mio fratello gemello e Michael che ha solo un anno meno di me”
“Ah, e vanno nella nostra stessa scuola?”
“No. Michael ha optato per lo scientifico mentre Scott.. – esitò un attimo- ..Scott purtroppo è costretto alla sedia a rotelle da cinque anni e prende lezioni private in casa”
“Oh, mi dispiace”
“Tranquilla”
 
  La cassiera passò le tazze sotto la macchinetta.
 
“Fanno sei dollari, vuole una busta?”
“Sì, grazie”
 
  Shatzy prese il portafoglio e si accorse che le erano rimasti solo cinque dollari. Sua madre le dava una misera paghetta da dieci dollari al mese, e non poteva assolutamente chiederle di più. Elliot, che aveva notato il disagio dell’amica, prese il suo portafoglio e aggiunse un dollaro in cassa.
 
“No, Elliot, non preoccuparti, ripasso domani!”
“Shatzy, è solo un dollaro..” Ribatté lei.
“Mi stai offrendo troppe cose oggi, appena posso ti restituisco tutto, promesso” Disse Shatzy una volta uscite dal negozio.
“Senti Shatz, stiamo parlando di un dollaro e trenta te ne rendi conto? Sembra che ti ho appena sborsato un prestito da un milione!”
Shatzy sorrise.
“Grazie tante Elliot. Io ora vado, ci vediamo domani va bene?”
“Certo, a domani!”
 
  Shatzy fu a casa in meno di cinque minuti e notò piacevolmente che non c’era nessuno. Sua madre spesso faceva così: decideva di pranzare fuori o andarsene da qualche parte senza avvertire e portava Nadia con sé. L’ unica volta che le aveva lasciato un bigliettino era stata quando erano andate in vacanza insieme in qualche paesino di montagna. Fu la settimana più tranquilla e liberatoria che Shatzy avesse mai passato.
  Ripose le tazze al loro posto e si preparò un toast veloce.
 
‘Elliot.. – pensò – perché sei così gentile con me?’
 
  Elliot arrivò a casa e riuscì a convincere i suoi che aveva già mangiato con un’amica, così da evitare il pranzo. Una volta in camera sua si buttò sul letto con paio di cuffie nell’orecchio.
 
‘Certo che Shatzy è proprio carina - pensò – ma è una buona amica, soltanto una buona amica nient’altro che una buona amica’
 
  Fino a qualche mese fa, Elliot si frequentava con Dean, un ragazzo davvero fantastico. Poi però aveva capito che il sesso maschile non faceva per lei e la loro relazione era conclusa. Certo, Elliot non escludeva del tutto la possibilità di potersi innamorare di un ragazzo, ma di fronte ad un uomo ed una donna, sarebbe stato più probabile che avesse scelto la donna. Fin’ora non aveva mai avuto una ragazza vera e propria e non voleva di certo provarci con Shatzy, che era sicuramente etero. Di questo fatto ne erano al corrente solo pochi amici e Scott. Del suo gemello si fidava, era forse l’unico in famiglia che potesse capirla davvero. Si chiese se lo avrebbe mai confidato ai suoi, e come l’avrebbero potuta prendere. Magari si sarebbero mostrati un po’ sorpresi all’inizio, ma subito dopo avrebbero avuto un atteggiamento tollerante, comprensivo e non ci sarebbe stata nessuna differenza se la loro figlia fosse stata..
 
“Omosessuale? Omosessuale!?”  l’urlo di suo padre la fece sobbalzare, si sfilò le cuffiette e si alzò di scatto dal letto.
“Edward, per favore, calmati..”
“Calmarmi! Dici sul serio? Ma ti rendi conto della situazione?!”
“Senti Ed – sentì dire sua madre un po’ intimorita – non c’è niente di male nell’avere un figlio un po’.. diverso ecco”
“Niente di male! Niente di male, dice lei! Ora ti mostro il nostro bel  quadretto familiare: abbiamo una figlia assassina, una figlio invalido e.. e.. e per finire un finocchio! Ecco cos’è, uno schifoso frocetto! Uno spera che almeno l’ultimo figlio sia nato bene, e invece no! Abbiamo cresciuto nient’altro che un finocchio!!”
“Edward, prima di tutto non è colpa di Scott se non può muoversi. Michael ha soltanto gusti diversi e poi.. e poi Elliot non è un’assassina”
“Certo! – sbraitò suo padre, fuori di sé – Ci è mancato poco che lo fosse! Ma per fortuna Scott è stato privato solo dell’uso delle gambe. Bell’affare davvero!”
“Edward..”
“Edward un cavolo! Questa è una famiglia di merda!”
 
  E detto questo sbatté la porta di casa e se ne andò. Elliot sentì sua madre chiudersi in camera pochi minuti dopo e ne approfittò per uscire dalla sua stanza. Andò davanti la porta della camera dei suoi fratelli e bussò.
 
“C-chi è?” domandò Michael spaventato.
“Sono io, Mike” sussurrò Elliot.
“O-ok.. puoi entrare..”
 
  Elliot entrò nella stanza e trovò Michael in lacrime con Scott che gli cingeva le spalle con un braccio.
 
“Mike.. cos’è successo?” Chiese Elliot.
“Non hai sentito?” Chiese ironicamente.
“Un po’, ma voglio ascoltarlo da te, non da un pazzo sbraitante”
Michael esitò.
“Io.. io lo so che ho solo quattordici anni ma ormai ho capito che le ragazze mi vanno bene solo come amiche. Nella mia classe c’è un ragazzo, si chiama Luke. È davvero carino e.. e lui mi piace. E io piaccio a lui. E voglio starci insieme non ci vedo niente di male, giudicami quanto ti pare!” E detto questo ricominciò a singhiozzare.
“Oh, Mike – tentò di rassicurarlo Elliot - non ci vedo niente di male nemmeno io, e nemmeno Scott e persino mamma. Lo sai che papà è soltanto uno a cui non importa niente di quello che succede qua dentro, è capace solo a sputare veleno contro tutti. Hai sentito quello che ha detto di me e Scott?”
“Sì ma.. – replicò Michael – ma fa male lo stesso”
 
Elliot e Scott si lanciarono un’occhiata.
 
“Senti Mike, che ne dici di andarti a sciacquare il viso? Io e Scott ti aspettiamo qui”
“Va bene” Rispose lui, e uscì dalla stanza.
“Quando pensi di dirglielo?” Domandò Scott una volta sicuro che Michael si fosse allontanato.
“Cosa?”
“Che tu sei nella sua stessa situazione”
Elliot sospirò.
“Io non sono proprio nella sua stessa situazione, sono ancora in dubbio – Scott alzò sarcasticamente un sopracciglio – e poi anche se fosse non potrei dirglielo”
“Perché no?”
“Perché potrebbe usarmi come esempio! Potrebbe dire ‘Ehi papà, non sono poi così diverso, anche Elliot è nella mia situazione!’, e questo sarebbe un bel problema”
“Ma perché?!” Insistette Scott.
“Perché tu ti ritroveresti figlio unico in meno di un secondo, te ne rendi conto?”
“Sì – rispose Scott con un sorriso triste – purtroppo sì..”
 
 
  Il giorno dopo Shatzy a ricreazione si sedette sul muretto più nascosto del cortile. Non ci andava mai nessuno, ed erano mesi ormai che nemmeno lei si rifugiava lì.
 
“Shatz?” Sentì qualcuno esclamare.
“Elliot?! Ma che ci fai anche tu qui? Come mi hai trovata?”
“Non ti ho trovata – rispose Elliot ridendo – ero venuta qui solo per riflettere un po’..”
“Credevo di essere l’unica a conoscere questo posto a scuola”
“Beh, invece siamo in due. Sarà il nostro segreto, d’accordo?”
“D’accordo” Rispose Shatzy sorridendo.
“Come stai? Sei dovuta fuggire da altre interrogazioni?”
“Per ora no, fortunatamente, ma la prof di inglese è sempre in agguato”
“Dai, se vuoi ti passo qualche scusa”
“Mi sarebbe utile, ormai credo di averle utilizzate quasi tutte”
Elliot notò che Shatzy teneva in mano una cartolina che raffigurava un luogo a lei conosciuto. Dove l’aveva già visto?
“Da dove viene quella cartolina?” Le chiese.
“Oh – rispose Shatzy – da Crew Town”
“Crew Town! – esclamò Elliot – ci ho abitato fino a cinque anni fa”
“Veramente? E come mai sei venuta qui in America?”
“Ce ne siamo andati.. – Elliot sospirò - ..ce ne siamo andati poco dopo l’incidente che ha costretto Scott alla sedia a rotelle”
“Ah, mi dispiace..” Rispose Shatzy.
“No, non preoccuparti, non potevi saperlo. Come mai ricevi cartoline da lì?”
Lo sguardo di Shatzy si illuminò.
“Oh, sai, li ci vive il mio ragazzo.. Ci siamo conosciuti quando abbiamo fatto lo scambio epistolare America – Inghilterra. Lui è venuto qui, ci siamo conosciuti e.. beh adesso stiamo insieme. È più grande di me, frequenta l’università”
Elliot tentò di scacciare la sensazione di leggera delusione che le era comparsa quando Shatz le aveva detto di avere già un ragazzo.
“Ma come fate a mantenere un rapporto a distanza?”
“Ci sentiamo via lettere, telefono.. e poi dovrà venire fra poco tempo perché ha vinto una borsa di studio, e il suo secondo anno di università lo può trascorrere all’estero.. e lui ovviamente ha scelto Denver!”
 “Beh, menomale! Almeno non sarete così distanti. Comunque non mi hai ancora detto come si chiama” Fece notare Ellie.
“Ah, già. Si chiama Thomas Crane ed è.. è davvero un bel ragazzo!”
  Shatzy aveva iniziato a elencare tutti gli aspetti positivi del suo ragazzo, ma ormai Elliot non la ascoltava più, si era immobilizzata.
 
 Non poteva essere lui.
 Thomas Crane era un nome così comune, e chissà quanti ce n’erano in una città come Crew Town..
  È vero, quel Thomas –il ragazzo dei suoi incubi – adesso avrebbe dovuto avere l’età giusta per frequentare l’università. Ma cosa le assicurava che fosse proprio lui?  Si diede della stupida.
  No, non poteva essere lui.
 
“.. e poi è anche romantico, gentile.. – stava continuando Shatzy - Mia madre ovviamente non sa di lui, non sarebbe d’accordo con la differenza di età anche se si tratta solo di tre anni”
“Non.. non avresti una sua foto?”
Chiese Elliot fingendosi interessata, quando in realtà voleva soltanto chiarire i suo dubbi, sperava, infondati.
 
“Sì certo – disse Shatzy, scorrendo le immagini sul suo cellulare finché non trovò quella che trovava – Eccolo qui. È carino, vero?”
 
  Elliot fissò la foto completamente paralizzata e con una forte sensazione di nausea improvvisa.
  Guardava senza parole quel volto inconfondibile dietro lo schermo: gli stessi capelli biondo cenere, occhi azzurri, un angelo in apparenza..
 
  “Verrà qui a Denver solo fra due settimane. Potemmo uscire insieme, così avrai l’occasione di conoscerlo!”
 
  Ma Elliot già lo conosceva, ed anche fin troppo bene.
  Thomas Crane sarebbe stato lì fra sole due settimane. E suo padre avrebbe potuto incontrarlo da un momento all’altro.
  L’incubo sarebbe ricominciato. Ellie lo sapeva.
   
 
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