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Autore: MaryTheFangirl01    17/09/2014    4 recensioni
Salve gente! Ci rivediamo con la mia nuova storia! Dunque, come forse alcuni di voi sapranno io AMO Jack Frost e Elsa come coppia, perciò eccomi qui a pubblicare una storia con pairing Jack Frost/Elsa.
Questa storia comincia con Jack che si è perso nei dintorni di Arendell... altro non vi dico, solo che ci saranno colpi di scena! Buona lettura!
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio cure smise improvvisamente di battere. Ora sì che ero veramente distrutta, come se dentro di me ci fosse stato un campo di battaglia, in cui io avevo appena perso. Mi sentivo un guscio vuoto, priva di qualsiasi emozione che non fosse dolore. 
-Merida? Non ci posso credere, Merida! Da quanto tempo non ci vediamo, non sei cambiata affatto! Non ti ho più vista da quel giorno!-
-Jack, si può sapere cosa diamine ci fai qui? Ti conviene andartene se non vuoi finire male, dannato!-
-Ma perché cavolo ce l'hai con me, che ti ho fatto?-
-Non mentire! Maledetto, mi hai tradita!-
-SCUSATEMI! Se posso interrompere il vostro litigio, credo di meritarmi un paio di spiegazioni.-
Al contrario del mio sguardo, dolore allo stato puro, in quello di Merida leggevo solo odio. Odio che, supposi, fosse stato causato da Jack. Ma quando gli occhi di lei si posarono su di me, vi lessi una pena infinita. Io le facevo pena?
-Regina Elsa, avete perfettamente ragione. Vi darò tutte le spiegazioni necessarie, a patto che lui se ne vada.-
-Va' via, subito.-
Il mio tono era carico di disprezzo. Non lo guardai nemmeno quando gli rivolsi quelle parole. Volevo delle spiegazioni.
-Ma Elsa...-
-Subito ho detto!-
E se ne andò a testa bassa. Ora mi aspettava quella che sarebbe stata la mia fine, o almeno quella di questa Elsa. Se fossi sopravvissuta al dolore, ero certa che sarei cambiata, irreversibilmente.
Entrammo e creai un tavolo e delle sedie con del ghiaccio. Temevo le desse fastidio, ma non si lamentò. Il suo volto rimase colmo di odio per Jack e pena per me. Detestavo il fatto che qualcuno potesse provare pietà nei miei confronti, non lo sopportavo e mi innervosii ancora di più.
-Regina Elsa, è il momento che voi sappiate che Jack Frost vi sta ingannando.-
-Ero stata avvertita di questo, ma non volevo crederci.-
-Per fortuna sono arrivata io, altrimenti vi sareste trovata molto peggio di così, una volta scoperto tutto. La verità è che io amavo Jack e credevo mi ricambiasse, ma mi ha tradita. Ricordo tutta la storia, come se fosse stata ieri.-


Il fruscio del vento le scompigliava i capelli, il braccio cominciava a farle male, i versi di alcuni animali potevano distrarla. Ma lei era concentrata al massimo sulla traiettoria che la sua freccia doveva compiere per andare dritta al cuore di quel cinghiale. Erano giorni ormai che quagli animali infestavano le foreste e rovinavano i raccolti, così si era deciso di ucciderli, o al massimo di portarli via. Era stata incaricata di colpirli con le frecce e non si era certo tirata indietro. Era una che combatteva e teneva duro, che non si arrendeva mai. Non sarebbe stato certo un ridicolo cinghiale a fermarla. Era il momento. Scoccò la freccia. Ovviamente, con precisione millimetrica, prese l'animale dritto al cuore. Sorrise: come al solito aveva centrato il bersaglio in pieno. Si avvicinò alla sua preda per riprendersi l'arma, quando un fruscio attirò la sua attenzione. Un altro, pensò. Seguì la direzione di quel rumore, fino a raggiungere un piccolo coniglietto di ghiaccio. Dire che fosse sorpresa sarebbe un terribile eufemismo. Era piena estate, come faceva quel coso a non sciogliersi? E poi, da quando in qua i conigli di ghiaccio saltellavano e si muovevano proprio come quelli veri? Mille domande come queste le affollavano la mente, ma ancora di più si stupì quando vide quell'esserino sollevarsi in aria come se fosse stato preso da qualcosa di invisibile, che prese le sembianze di un ragazzo. Era davvero carino, pensò la rossa. Capelli bianchi, scompigliati, pelle quasi cadaverica, uno strano abito addosso e un bastone in mano. Molto strano, si disse.
-Tu chi sei? Che ci fai qui? E mi spieghi come fa quel coniglio a muoversi se è di ghiaccio?
-Tu... Puoi vedermi?
-Ma certo che ti vedo! Cos'è, sei un fantasma? Un essere soprannaturale? Oppure mi stai solo prendendo in giro?
-Il mio nome è Jack Frost.
-Un momento, Jack Frost! Non può essere, sembri proprio il tipo strano di cui leggevo nei libri!
-Esatto, proprio io. Sorpresa vero?
-Certo che sì! Come ti sentiresti a vederti spuntare davanti uno che credevi fosse solo una leggenda?
-Ma io non sono una leggenda.
-Non ha importanza! Santo cielo, devo andare a farmi una dormita mi sa! Jack Frost, o chiunque tu sia, ti saluto. Vado a cercare il manicomio più vicino, ciao! 
Era fermamente convinta che fosse tutto uno strano sogno, le sembrava davvero impossibile che proprio quel Jack Frost esistesse veramente. -Ehi, aspetta un attimo! Sei la prima che riesca a vedermi, tu credi davvero in me allora! In effetti è strano, di solito la gente mi passa attraverso perché non mi può vedere. Tu chi sei? 
Non che si fidasse molto a dirgli il suo nome, ma sentiva che non c'era nulla di cui preoccuparsi, così diede ascolto al suo istinto, che di solito non sbagliava mai.
-Mi chiamo Merida.
-Merida? Me lo ricorderò. Ci vediamo!

Ogni parola che sentivo era una stilettata al cuore, mi sentivo morire, ma dovevo sapere se di lei potevo fidarmi e se Jack era davvero quello che mi aveva descritto Pitch. 
-E fu così che io lo incontrai, esattamente un anno fa.-
Volevo che continuasse e, allo stesso tempo, desideravo che la smettesse e che se ne andasse. Però avevo bisogno delle risposte che cercavo, così provai a spronarla a continuare, ma mi resi conto che la mia voce sembrava sparita nel nulla. Allora aspettai che quella ragazza andasse avanti da sola. 
-Dopo quel fatto andai a trovarlo di frequente, nella foresta. Quando scoprì che ero la principessa del nostro Clan iniziò a venirmi a cercare anche al castello. Piano piano, dentro di me, s'insinuò quel sentimento che le persone chiamano amore.- Il suo sguardo prese a brillare di una luce nuova, quella che hanno solo e persone innamorate -Cercai di allontanarlo perché ne avevo paura. E avevo ragione. 
Quel luccichio si mischiò allo sguardo sofferente di chi aveva ormai esaurito tutte le lacrime. 
-Una notte, in sogno, mi si presentò un uomo completamente vestito di nero che mi raccontò la sua tragica storia. Il suo nome non ricordo quale fosse, ma...-
-Pitch Black. Ho indovinato, principessa?-
La mia voce era finalmente ricomparsa. Finalmente avevo capito cosa era successo. 
-Sì, esatto. Lo conoscete, vostra maestà? Aveva avvertito anche voi?-
-Un giorno venne al castello e mi mise in guardia. Allora non gli credetti, ma vedendovi, capisco che forse ho sbagliato. Però, ascoltando la vostra storia mi è sorto un dubbio. Credete che dietro tutto questo possa esserci proprio Pitch?-
Decisi di condividere la mia preoccupazione con quella ragazza. In fondo, pareva solo un'altra vittima di qualcosa più grande di lei, che nemmeno io riuscivo a identificare. 
-Perdonatemi, ma credo che vogliate solo difendere un condannato. Vi chiedo scusa per la mancanza di rispetto, ma Jack Frost è un imbroglione e un traditore, quel pover'uomo ha solo cercato di avvisarci e, a quanto sembra, è riuscito nell'impresa solo con me.
Aveva abbandonato i modi cortesi e si era alzata in piedi di scatto, tornando a guardarmi con la pena negli occhi. Cominciai ad arrabbiarmi anch'io, in parte per la questione Pitch/Jack, e un po' anche per come mi si era rivolta la principessa Merida. Tuttavia, restai seduta composta. Il mio sguardo e la mia voce, però, lasciavano trapelare tutto il risentimento che provavo. 
-La mia era solo un'ipotesi. Dico solo che non possiamo accusare Jack solo per avervi spezzato il cuore, non mi sembra che sia una colpa punibile per legge. Quello che dobbiamo verificare è se le parole di Pitch Black sono vere e cioè se Jack è malvagio come quell'uomo vuole farci credere. Ho intenzione di scoprirlo e se non vorrete affiancarmi allora vi prego di tornare ad Arendelle e restare a palazzo a confortare mia sorella, altrimenti andatevene a casa vostra. Siete talmente accecata dall'odio da non voler accettare la realtà dei fatti, quindi, per favore, prendete alla svelta una decisione. Io la mia l'ho già presa.-
Parlai con un tono di voce molto infastidito, ma così determinato che la rossa davanti a me sgranò gli occhi. Forse, però, non fu il mio discorso a sorprenderla, ma quello che accadde fuori dal castello. Si sentiva il rumore di una terribile tempesta. Probabilmente cominciava a comprendere il legame tra i miei sentimenti e il mio potere. Sembrò calmarsi un po', poi parlò di nuovo. 
-Bene. Anch'io ho preso la mia decisione. Vi aiuterò a scoprire la verità su questa storia assurda. Come prima cosa, però, dobbiamo rinchiudere Jack in un posto sicuro e avvertire vostra sorella.-
Non ero molto d'accordo, ma acconsentii comunque. Ormai mi ero tranquillizzata e la bufera di neve si era fermata. Ma mi agitai nuovamente quando sentii dei fortissimi colpi al portone.
-Sono venuti a cercarmi. Principessa, mettetevi in salvo. Qui ci penso io, in fondo è me che vogliono. Dirigetevi da Anna. Lì sarete al sicuro entrambe. Non potranno mai averla vinta su di me! Ascoltate principessa: sono sicura che c'entra il principe Hans in questa storia! Avvertite mia sorella!-
-Ma posso aiutarvi! Ho il mio arco, ma mi mancano le frecce. Se poteste...-
Non le lasciai finire la frase, in fretta e furia creai delle frecce di ghiaccio e le dissi di usarle per proteggersi. Preoccupata, la principessa uscì da una cavità nel muro che avevo creato in quel momento e, sellato il suo cavallo, partì di corsa. 
Nello stesso istante il grande portone si aprì, rivelando una decina di uomini capeggiati da Hans. Lo sapevo che di lui non c'era da fidarsi. 
-Maestà, sono venuto a riportarvi ad Arendelle, con le buone o con le cattive.
Non risposi, ma creai un muro di ghiaccio alto due volte me come barriera e corsi di sopra, a chiamare Jack. Lo trovai che giocherellava con una palla di neve e aveva una faccia da funerale. 
-Jack, scappa lontano da qui, ho già mandato via quella ragazza. Sono venuti a cercarmi.-
-No! Non ho intenzione di lasciarti con quelli, ti aiuterò.
-Ascoltami ti prego! Io cercherò di guadagnare tempo e tu te ne andrai. Questa non è la tua guerra.
Una lacrima di ghiaccio scivolò via dal mio controllo e Jack parve ancora più convinto della sua decisione. Non voleva proprio andarsene, quell'idiota. 
-Ascoltami tu! Loro non possono vedermi e questo è un punto a mio favore. Li terrò impegnati qui, ma tu devi scappare.-
-E dove potrei andare, genio? Non posso tornare ad Arendelle, mi uccideranno! Forza, vattene dove ti pare, vai pure a cercare la tua ex, ma ti prego, mettiti in salvo. Te l'ho detto: questa non è la tua guerra.
Parve convincersi finalmente. Richiamò il vento e volò via dal terrazzo, proprio nell'istante in cui venni raggiunta da Hans e i suoi uomini. 
-Non lo vuoi proprio capire, reginetta dei miei stivali? Non puoi scappare per sempre!
Lo sguardo diabolico del principe fu come una scossa per me. Mi decisi a combattere, per salvarmi e per impedirgli di averla vinta con Anna. Ero determinata a vincere. Mi ricordai gli insegnamenti di Jack, le sfide, tutto il divertimento e, carica di buoni sentimenti, creai delle lame di ghiaccio e gliele lanciai contro. Riuscì a schivarle, ma una lo colpì al braccio, facendolo sanguinare. Le altre furono evitate a fatica dai suoi compagni. Plasmai un arco e delle frecce insieme ad una faretra e scoccai il primo colpo, che prese alla gamba un altro tizio. Non ero molto brava nel tiro con l'arco. Ripensandoci, Merida mi sarebbe stata molto utile. 
-Tutto qui quello che sai fare? 
Dalla tasca tirò fuori uno stecchino di legno che pareva proprio... Un fiammifero! Voleva bruciare il castello! Sì, ma come ci sarebbe riuscito con un solo fiammifero? Improvvisamente mi accorsi che tutti i suoi compagni ne avevano uno. Non gli avrei permesso nemmeno di accenderli. Tirai un paio di frecce che, sfortunatamente, mancarono il bersaglio. Ormai le avevo esaurite. 
Sfregandoli sui vestiti, quelle persone riuscirono ad accendere i fiammiferi. Non feci in tempo a spegnerli con il vento che già li avevano gettati a terra. Il mio castello, che avevo creato con le mie stesse mani, rischiava di venire distrutto. Il mio viso venne trasfigurato dalla rabbia e dalla determinazione, mentre evocavo un forte vento che spense in parte le fiamme. Il resto, però, venne addirittura alimentato. Che cosa potevo fare? 
-Mossa sbagliata, vostra maestà. Scacco matto. 
Mi ritrovai alle spalle due uomini che mi bloccarono. Mi dimenavo moltissimo, così ne arrivarono altri in loro aiuto. L'ultima cosa che vidi fu un sorriso diabolico, a una trentina di centimetri da me, prima di svenire.

Si sentiva un terribile odore di chiuso e di muffa. Aprii gli occhi e mi ritrovai in una cella. No, non era una cella qualsiasi, si trovava proprio in cima ad una torre, da quello che potevo scorgere dalla finestra. Le mie mani erano bloccate per impedirmi di liberarmi usando i miei poteri. Le strane cose che le  bloccavano, però iniziavano già a congelarsi. Ero incatenata, non potevo muovere più di due passi. Mi sentivo stanca, spossata, terribilmente sola. Se solo ci fosse stato Jack! Guardandomi con più attenzione le caviglie, mi accorsi che erano rosse e piene di graffi. Doveva essere colpa delle catene. Davanti agli occhi mi passò tutta la vita, da quando ero una bambina felice, fino a quel terribile incidente, per arrivare poi a quando Hans era entrato nel mio castello e l'aveva distrutto. Sentivo la mia testa girare, mentre il ghiaccio ricopriva completamente il metallo che mi teneva prigioniera, fino a spezzarlo. Ero spaventata e non riuscivo più a controllare i miei poteri. Tutto il pavimento si gelava, così come le pareti e quella piccola finestra, che si ruppe poco dopo. Tentai di aprire la porta, ma era bloccata e sembrava che il ghiaccio peggiorasse solo la situazione, ma non potevo farci niente. Continuava ad avanzare come se avesse volontà propria, aveva ormai coperto tutto il soffitto ed era uscito dalla finestra rotta, prendendosi parte del muro esterno. Non me ne ero resa conto fino a quel momento, ma avevo una leggera ferita alla testa, che sanguinava ancora. Ecco perché mi girava così tanto. L'unica via d'uscita era quella finestra. Cercai di riprendere il controllo totale di me stessa, di calmarmi, ma inutilmente. Lasciai allora che il gelo facesse come voleva, perché sembrava volermi aiutare ad uscire da lì. I vetri rimasti si ruppero e caddero, lasciando completamente libera la finestra. Mi sporsi per vedere fuori. C'era una tempesta in corso, che faceva entrare molta neve. La cella dove mi trovavo era alta almeno trenta metri, non potevo cadere senza rompermi l'osso del collo. Ma il ghiaccio formò una pista che arrivava fino a terra. Non ero sicura che potesse reggermi, ma mi fidai del mio potere momentaneamente sfuggito al mio controllo e scivolai. La bufera non mi aiutava a stare dritta e rischiai più volte di cadere, ma riuscii ad evitare il peggio. Neanche dieci secondi dopo ero già sulla neve e alcuni fiocchi che cadevano parvero appoggiarsi sulla ferita alla testa, che sentii subito migliorare. Ero un po' più tranquilla, perciò la tempesta si calmò un poco e il ghiaccio smise di avanzare da solo. Ora dovevo solo trovare Anna e sconfiggere Hans. 
La porta del palazzo era chiusa. Prevedibile. Stavo recuperando le forze grazie alla neve che si avvolgeva intorno a me e mi ricordai all'improvviso di una porta che avevo notato quando ero ancora bambina. Si trovava dietro una fitta pianta d'edera e, aprendola, c'era un lungo corridoio che portava alle cucine. Io e Anna la usavamo per sgattaiolare a prendere qualche fetta di dolce in più, o magari le tavolette di cioccolato che ci piacevano tanto. Tutto questo, prima dell'incidente. Poi non sono più andata in cucina, tanto meno passando per quella porticina dimenticata dal mondo. 
La trovai dopo dieci minuti di ricerche. Era ben nascosta e abbastanza lontana dalla porta principale. Come pensavo, era aperta. Feci di corsa tutto il percorso dalle cucine alla stanza di Anna, cercando di non farmi vedere da nessuno. Bussai alla porta e, dopo un po', venne ad aprire la mia sorellina. 
-Ma cosa... Elsa! Oh, quanto mi sei mancata! 
E mi abbracciò di slancio. Avevo una paura folle di farle del male, ma appena la circondai con le braccia mi sentii in pace con me stessa. Capii che non avrei mai potuto ferirla, neanche volendo, perché lei era una delle poche persone in grado di riscaldare il mio animo freddo come il ghiaccio. 
-Elsa, santo cielo, come sei fredda! Vieni, c'è il camino accesso, scaldati. Ti porto una coperta, una sciarpa, un cappotto? 
-Non ho tempo per questo, Anna. Devi assolutamente aprire gli occhi. 
Solo in quel momento mi accorsi di un'altra persona nella stanza. Merida. 
-Regina Elsa, non disturbatevi a raccontarle la verità. Ho già pensato io a questo. 
Quella ragazza aveva un bel sorriso, pareva illuminarle il volto e quei ricci rossi amplificavano l'effetto. 
-Grazie mille principessa. Adesso, per favore, potreste aiutarci a sconfiggere Hans? 
-Con molto piacere. 
Notai che Anna si era rabbuiata, come se un'ombra fosse scesa ad oscurarle il viso. Aveva gli occhi tristi e delusi. 
-Non posso credere che Hans abbia fatto tutte quelle cose. Elsa, come faremo? Per noi è troppo forte. Non ce la faremo mai. 
-Non c'è niente di peggio di una ragazza che vuole vendicare la sua sorellina, credimi. Contro di noi non ha scampo. 
Le sorrisi per rassicurarla ed ebbi l'effetto sperato. Mi abbracciò di nuovo e stavolta ricambiai immediatamente. Mi era mancata troppo. 
-Ehi! Anch'io voglio un caldo abbraccio! 
Non poteva essere stata Merida a parlare, ma era l'unica altra persona nella stanza! Allora chi... 
-Oh, Olaf! Puoi avere tutti gli abbracci che vuoi! 
Olaf? Sembrava il nome del pupazzo di neve che avevo fatto per Anna, il giorno dell'incidente. Ma non poteva essere lui. Fui però costretta a ricredermi quando vidi un pupazzo di neve identico a quello dei miei ricordi, solo che questo si muoveva, parlava ed era abbracciato a mia sorella, mentre Merida se la rideva di gusto. 
-Olaf? Ma tu come mai sei vivo? 
-Non te lo ricordi più? Sei stata tu a crearmi, quando eri bambina. Poi mi sono sciolto, ma tu mi hai ricreato quando sei scappata dal palazzo. 
Ora mi ricordavo. Davvero ero stata capace di renderlo vivo? Due sole lacrime ghiacciate scivolavano via dai miei occhi, mentre anch'io abbracciavo la mia stessa creazione. 
-Ehm, perdonatemi se vi interrompo, ma avremmo del lavoro da fare. 
Sciolsi l'abbraccio e ripresi il contegno che si addiceva ad una regina. Mettemmo a punto un piano perfetto nei minimi dettagli, che venne rovinato irrimediabilmente dall'entrata di Hans nella stanza. 
-Anna, purtroppo devo dirti che tua sorella... Tu! come diavolo hai fatto a fuggire? Cioè, volevo dire, che bello maestà, siete viva! 
-Ormai non mi inganni più, Hans. Conosco la verità. 
Quella voce così ferma e determinata non apparteneva a mia sorella, eppure era uscita proprio dalla sua bocca. Solo allora mi resi conto di quanto davvero fosse cresciuta, fino a quel momento infatti la consideravo solo una bambina. 
Senza attendere oltre, lanciai una sfera di ghiaccio verso Hans, che fu abbastanza veloce da schivarla. Ripetei l'attacco senza curarmi troppo di nulla, perciò intimai ad Anna, Merida e Olaf di spostarsi, perché non volevo rischiare di fargli del male. Ormai la stanza aveva le pareti ghiacciate, tanti erano i colpi che aveva schivato. Mi stavo stancando di giocare, così creai una sfera più grande e più potente delle altre e la lanciai verso il traditore. Ancora una volta la evitò, ma stavolta non finì sulle pareti, ma colpì in pieno mia sorella. 
-Anna! Che cosa ho fatto... 
Hans prese la spada e venne verso di me, ma io stavo andando verso Anna e non lo vidi. Aveva scagliato il fendente, ma non arrivò mai, perché proprio mentre stava per colpirmi la mia sorellina lo fermò, alzando il braccio e diventando definitivamente una statua di ghiaccio. La spada del rosso si spezzò a contatto con la mano della ragazza.
Ero scioccata, non sapevo cosa fare. Non mi ero accorta che Olaf era sparito. 
-La mia spada, come ha osato! Per fortuna ho sempre un pugnale di riserva! 
Intenta com'ero a fissare la statua di mia sorella in stato di shock, non sentii nemmeno le parole di Hans. Ci pensò Merida a risparmiarmi la vita, visto che anche lei aveva un pugnale e lo usò per deviare il colpo del ragazzo. Non ero cosciente di quello che accadeva dietro di me, pensavo solo che avevo ferito mia sorella. Di nuovo.
Abbracciai la statua di Anna e mi cedettero le ginocchia. Sentivo in modo ovattato i rumori dietro di me, come se fossero di un mondo lontano che non mi toccava nemmeno. Capii che era entrato qualcuno nella stanza, uscendo poi trascinandosi dietro qualcun altro. Poi arrivò un'altra persona, che si avvicinò a me. Nonostante lo shock, riuscii a comprendere quello che diceva, ma scoppiai a piangere quasi subito.
-Anna... Anna! NO! Che cosa le hai fatto?!-
-Inutile, è troppo scossa. Probabilmente non ti sente nemmeno.-
-Kristoff, forse so come salvarla! Un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio!-
-Quindi dovrei baciarla? Ma lei ama quel tipo, Hans!-
-Ormai tra loro è finita, sbrigati a baciarla e scioglila biondino!-
-Dai Kristoff, baciala!-
Sentii dei passi che si avvicinavano, mentre le lacrime non la smettevano di scendere dai miei occhi. Forse il ragazzo biondo poteva salvarla... Che cavolata. L'amore non poteva risolvere niente. Mi disperai ancora di più, finché non sentii una mano che si posava sulla mia schiena e qualcuno che piangeva sulla mia spalla.
-Elsa! Grazie al cielo stai bene!-
Mi sentii stringere in un abbraccio stritolatore. Stavo soffocando, ma non mi importava, perché quella voce e quella stretta le avevo riconosciute: erano della mia sorellina.























Note dell'autrice: Sì, lo so. Sono imperdonabile. Mi merito tutto il cibo andato a male che mi lancerete e anche di più. Non mi faccio viva per mesi e poi mi presento all'improvviso con questo coso. Non mi piace affatto, ma temo di essere in un periodo in cui la mia vena creativa è misteriosamente scomparsa. Non lo so, secondo me lo scontro è stato troppo veloce. Ho modificato, stropicciato, strizzato e probabilmente anche rovinato le scene di Frozen, ma ho cercato di scriverle in modo da finire in fretta "Frozen" e arrivare al più presto agli eventi importanti di questa storia, che da questo capitolo si avvicinano sempre di più. Rilassatevi, non manca molto alla fine della storia :-)
Ringrazio infinitamente Miaka Hongo che mi ha suggerito di inserire Merida (che mi è venuta davvero OOC, ma ho fatto in modo che fosse cambiata dopo quello che le è successo con Jack) e altri eventi futuri che scoprirete nei prossimi capitoli. Davvero, senza di lei sarei ancora bloccata al quarto capitolo (no, non sto esagerando).
Comunque non è solo la svogliatezza e la mancanza d'ispirazione il problema: ad agosto non ho praticamente avuto un momento libero per via di parecchi problemi di tempo e di altre cause. Poi ho dovuto finire i compiti delle vacanze e l'altro giorno è iniziata la scuola. Sono comunque imperdonabile, ma almeno spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po'. Grazie a chiunque ha letto la storia fino ad ora e a chi continuerà a farlo, grazie a chi recensisce, a chi segue, a chi l'ha messa tra le preferite o tra le ricordate. Grazie a voi riesco a ritrovare la voglia di scrivere, quindi grazie di cuore a tutti!!! Fatemi sapere cosa ne pensate, ditemi i vostri pensieri, insomma recensite in tanti!!!
Baci
Mary <3
   
 
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