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Autore: ___Page    18/09/2014    2 recensioni
Tre ragazzi e un'inaugurazione fuori dall'ordinario.
Tre ragazze e una scuola di danza.
Sei settimane per cambiare sei vite, che si incroceranno e scontreranno a ritmo di musica e battibecchi.
Perché, a volte, la musica e la danza dicono più delle parole.
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nefertari Bibi, Sanji/Violet, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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È…
Lui è…
Deglutisco a fatica, mentre il cuore prende a battermi all’impazzata.
Mille pensieri confusi mi invadono la mente mentre rimetto insieme i pezzi, costruendo un puzzle che mi rimanda un’immagine del tutto diversa da quella che si era formata nella mia testa, in precedenza.
Non ho mai capito niente!
Ripenso a quella sera al bar, quando parlando di intimità e fiducia reciproca io ho chiesto a Nami se non fosse inevitabile innamorarsi e lei mi ha risposto che non lo è ma spesso accade, guardando con trasporto verso Ace.
E Marco.
Verso Ace e Marco.
Parlava di Ace e Marco.
Ace e Marco che continuano imperterriti a baciarsi sotto il mio sguardo basito.
Cerchiamo di riflettere con un po’ di calma e lucidità.
È evidente che Ace non può essere innamorato di Nami né tantomeno stare con lei.
Io non ho confessato a Nami i miei sentimenti perché credevo stesse con Ace e fosse innamorata di lui.
Ora come Ace non sta con Nami è ovvio e logico che Nami non sta con Ace però ciò non toglie che potrebbe essere innamorata di lui.
Però, ha baciato me.
Qual è la conclusione logica di tutto questo?!
La conclusione è che io non dovrei starmene qui, dietro a questo bancone, a fissare a bocca aperta due ragazzi che si baciano passionalmente!
Dovrei essere da qualche parte con Nami, a parlarle, dirle quello che provo e, possibilmente, baciarla altrettanto passionalmente!
Scatto come se mi fossi scottato e faccio rapido il giro del bancone, guardandomi intorno febbrilmente.
Dov’è?!
Non la vedo!
Continuo a far vagare il mio sguardo agitato in lungo e in largo finché un lampo rosso, fuori dalla finestra, non attira la mia attenzione.
A passo deciso mi dirigo verso la veranda, ignorando Rufy che mi chiama entusiasta dicendomi di unirmi al loro bizzarro balletto.
Esco fuori come una furia, arrestandomi di fronte a lei, il petto che si alza e si abbassa ansante.
Si gira a guardarmi, sorpresa dalla mia irruenza.
-Zoro! Tutto bene?!- domanda, accigliandosi appena quando nota il mio affanno.
-Io… io…-
Okay, lei è qui, bellissima, e io sono invaso da una quantità ingestibile di emozioni miste che mi stanno rivoltando da capo a piedi e tremo all’idea che c’è una buona percentuale di probabilità che Nami sia mia.
Non sono assolutamente in grado di articolare frasi di senso compiuto in questo momento, ma bocca e cervello sono scollegati e così anziché stare zitto, come ragionevolmente mi suggerisce la testa, mi metto a balbettare.
-Ace… Lui… Ace… Ace…-
Nami aggrotta ancora di più le sopracciglia, portando le braccia sotto al seno.
-Sì, Ace, moro, alto, bello, lentiggini! Ho presente!- mi dice, con un tono comprensivo e incoraggiante.
Dalla sua espressione è evidente che pensa che sono impazzito.
E non è che sia così lontana dalla realtà.
-Ace… lui… sta baciando Marco!!!- riesco finalmente ad articolare.
Nami sgrana gli occhi allibita.
-Cosa?!?!- domanda, incredula, girando appena  il capo verso l’interno del locale e tornando subito su di me -Dici sul serio?!- mi chiede.
Sembra sconvolta e mi rendo conto che forse ho cantato vittoria troppo presto.
Se non sa che Ace è gay, magari è davvero innamorata di lui.
Calma, Zoro!
Non facciamoci prendere dall’agitazione!
Arriviamo in fondo alla questione stavolta!
Annuisco mentre lei porta una mano a coprire la bocca spalancata.
-Cioè… mi vuoi dire che Ace, Portuguese D. Ace, sta baciando Marco?!-
Annuisco di nuovo, senza sapere cosa dire, aspettando di capire l’origine del suo sconvolgimento.
-Questo è… Pazzesco! Dico davvero, è pazzesco che Ace stia baciando Marco! Voglio dire… Considerato che… stanno insieme da appena sette anni!- conclude, tornando a incrociare le braccia al petto e guardandomi con un sopracciglio alzato, perfettamente calma.
Sbatto le palpebre, interdetto.
Che ha detto?!?!
-Tu lo sapevi?!- domando, quasi arrabbiato, indicando a braccio teso verso l’interno del locale.
-Certo che lo sapevo! Lo sanno tutti a scuola! È il mio migliore amico, credi che non sappia con chi sta?!-
Chiudo un attimo gli occhi, cercando di riordinare le informazioni e non esplodere.
Nami sa che Ace è gay.
Nami sa che Ace è gay quindi…
Il cuore prende a battermi all’impazzata contro le costole, minacciando di sgusciare fuori dalla mia cassa toracica.
Sta succedendo veramente?!
Ti prego, dimmi che sta succedendo veramente!
-Oh Kami!- esclama la mocciosa, come colta da un’illuminazione improvvisa, facendomi aprire gli occhi.
Mi fissa scioccata, le mani davanti alla bocca.
-Tu… tu sei gay!- dice, indicandomi e facendomi strabuzzare gli occhi.
Che cosa?!?!
-Nami…- comincio ma subito mi interrompe.
-Tu sei gay e ti piace Ace, non è vero?! Per quello sei così sconvolto!- esclama.
-Sei fuori strada! Io…- riprovo, ma non sembra intenzionata a lasciarmi parlare.
-Beh se non altro questo spiega molte cose!- riflette, portando le mani sui fianchi -Insomma almeno ha senso che tu mi abbia rifiutato!-
-Come?!-
-No dico, dopo esserci baciati e averti fatto capire chiaramente che ero interessata a te, cominciavo a trovare preoccupante il fatto che non mi considerassi attraente, ma ora è tutto chiaro!-
Continuo a fissarla interdetto.
Stasera è una rivelazione dietro l’altra!
Lei mi avrebbe fatto capire che era interessata a me?!
E chi sono io per dire che non è vero?! Ero talmente concentrato a cercare degli indizi che smentissero la mia convinzione di una sua relazione con Ace che non riuscivo a vedere nient’altro!
Non mi stupisco di non avere colto i segnali!
-Zoro, non preoccuparti, guarda che io…-
-Credevo stessi con lui!- dico, senza pensare.
Finalmente ho ripreso l’uso della parola.
E adesso è il suo turno di essere interdetta.
-C-cosa?!- balbetta, colta alla sprovvista.
-Credevo che tu stessi con Ace! Per questo ti ho “rifiutata”!-  faccio il segno delle virgolette con le dita.
Un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi, che si sgranano mentre deglutisce a vuoto.
So bene cosa le prende e la cosa mi incoraggia.
Lo so perché, fondamentalmente, è ciò che faccio anche io.
Mi nascondo dietro un finto stato d’animo, per proteggermi e per non lasciar trasparire ciò che provo.
E se il mio è l’indifferenza, il suo è la noncuranza.
Ma ora che sta capendo le implicazioni di questo malinteso, ora che la possibilità che io provi qualcosa per lei sta diventando concreta, ora si sta spaventando.
E la capisco, fa paura anche  a me.
Ma questo significa anche che forse le mie speranze, stavolta, sono state ben riposte.
-Nami…- la chiamo avvicinandomi a lei.
Indietreggia ma non riesce a staccare gli occhi dai miei.
-Zoro, aspetta! Aspetta un attimo!- dice agitata, sollevando le mani a palmi aperti in un tentativo di fermarmi.
Ma non ci penso nemmeno!
Non so nemmeno più da quanto aspetto per poterla stringere.
-Io… io penso che dovremmo parlare un attimo di…-
-Parliamo dopo- mormoro roco, facendo un altro passo verso di lei.
Indietreggia ancora, trovando il muro a bloccarla, mentre il respiro le si affanna.
Mi guarda spaventata, sembra una gazzella in trappola.
-Nami qual è il problema?!- le chiedo smettendo di avanzare ma senza lasciarle vie di fuga.
Non ho intenzione di farla scappare. Non ho intenzione di perderla ancora.
-Il problema è che… noi non… Zoro, non può funzionare!- butta fuori tutto d’un fiato, facendomi aggrottare le sopracciglia.
-Come sarebbe?!-
-Io e te, non siamo compatibili! Non facciamo altro che discutere!-
-Cosa?!- la guardo allibito -Non è vero!-
-Sì che è vero!-
-Non lo è!-
-Sì, invece!-
-Ti dico di no!-
-Ma per tutti i kami! Non lo vedi che stiamo discutendo anche sul se sia vero oppure no che discutiamo sempre?!- sbotta esasperata -È inutile io e te non riusciamo ad andare d’accordo e non ci riusciremo mai! E io non voglio una relazione in cui ci si scanna dalla mattina alla sera!!!-
Ammutolisco, studiandola.
Eh no!
Non ci penso nemmeno a rinunciare a lei!
Non adesso che so che è mia! Che mi vuole!
Senza dire niente annullo la distanza tra noi, afferrandola per i fianchi e tenendola contro la parete.
Si irrigidisce, mentre comincio ad abbassarmi su di lei, avvicinando le nostre labbra con calcolata lentezza  e allentando la presa. Non voglio farle male.
I suoi occhi, come i miei cominciano a chiudersi, fosse anche contro la sua volontà, e la sento rilassarsi mentre la accarezzo delicato con i palmi.
-Stai cercando di convincere me…- soffio sulle sue labbra, sentendola ansimare -… o te stessa?!-
-Zoro…- mormora, suonando quasi disperata.
-Nami, non devi avere paura…-
-Ti prego…- ora più che un sussurro il suo sembra un gemito sottovoce, quasi un singhiozzo represso -… non voglio soffrire…-
Mi immobilizzo, riaprendo per bene gli occhi e cercando i suoi.
È questo il problema?!
Le accarezzo il dorso del naso con la punta del mio mentre sposto le mani dai suoi fianchi a circondarle il viso, affondando le dita tra i suoi ricci ribelli.
Okay, non sono né il tipo da discorsi più lunghi di tre frasi né tantomeno da esternare i proprio sentimenti.
Ma questa è un’emergenza e sono pronto a fare tutto ciò che è necessario.
Prendo un respiro profondo.
-È vero litighiamo sempre- comincio, parlando sottovoce -Per qualsiasi cosa, anche per le più stupide.  Ma preferisco mille volte litigare con te che andare a letto con qualunque donna possa venirti in mente ora. Mi piace litigare con te, mi piace perché alla fine riesci a farmi vedere il mondo dal tuo punto di vista e non è per niente male il tuo punto di vista- mi rilasso un po’ quando la sento spostare le mani sul mio petto e stringere la stoffa nera della camicia, che contrasta con il bianco del suo abito -Da quando ti ho conosciuta ho dovuto lottare ogni giorno per mantenere il mio mondo così com’era e non ci sono comunque riuscito. Perché sei peggio di un uragano, dannata ragazzina, e ogni singola discussione è andata a finire con te che mettevi sottosopra le mie convinzioni. Ed è questo che voglio, voglio che tu scombini ancora il mio mondo e le mie certezze, tutti i giorni, voglio litigare con te e poi fare la pace, voglio fare le cazzate solo per farmi perdonare da te!- ora sorride ma il viso è ancora contratto in una smorfia di preoccupazione e, istintivamente, le accarezzo la mascella con i pollici per rassicurarla -Ti voglio Nami! Non mi ero mai sentito così in vita mia!-
Sospira, rilassandosi sotto il mio tocco, senza riuscire ad opporsi.
Mi avvicino ancora, posando la mia fronte sulla sua.
-Stai dicendo quello che penso che tu mi stia dicendo?!-
Annuisco, spettinandole la frangetta, tenendo i nostri sguardi incatenati.
-E se ti dicessi che...- si ferma per deglutire e prendere aria -Anche io… quello che penso che tu mi stia dicendo?!-
Un’altra cosa che non faccio mai è sorridere.
Ma stasera mi sa tanto che è la sera delle eccezioni.
Mi chino di nuovo su di lei ma una sua mano preme sul mio petto, per fermarmi.
-Dici sempre che sono insopportabile…- mormora con il poco fiato che le rimane.
-Sì, è vero, sei insopportabile ma sarebbe mille volte più insopportabile non doverti sopportare ogni singolo giorno- sussurro tutto d’un fiato, l’ultima parola con le labbra già premute sulle sue, incapace di aspettare oltre.
La sua bocca si schiude immediatamente, permettendomi di assaggiarla e violarla fino in fondo. Accarezzo il suo palato, imprimendomi per bene il suo sapore sulla sua lingua, capace di apprezzarlo fino in fondo questa volta, essendo sobrio. Sposta le mani sul colletto e ci si aggrappa, tirandomi ancora di più verso di lei e obbligandomi a posare una mano sul muro a fianco del suo viso, per non cadere.
Sento le sue dita affondare tra i miei capelli mentre mi mordicchia il labbro inferiore, mandandomi in paradiso.
La mano libera dal sorreggermi scende dalla sua mascella lungo il suo collo e verso la scollatura, dove mi avvento anche con le labbra, appena me le lascia libere, facendole reclinare la testa all’indietro, ansimante.
Ripercorro con la bocca la strada appena fatta con le dita e mi fermo a contemplarla prima di rubarle nuovamente il respiro.
Ancora non riesco a credere che stia succedendo per davvero.
Avevo completamente abbandonato le speranze, mi ero dato per vinto e invece stavamo per perderci entrambi. Per perdere l’occasione di essere felici.
E ora che è finalmente qui, tra le mie braccia, mia, ho il terrore che tutto questo sia solo un sogno e di svegliarmi da un momento all’altro.
Ma ci pensa lei a rassicurarmi che è la realtà.
Si stacca dal muro, mentre con le labbra si sposta ad accarezzarmi lo zigomo, la mandibola, il lobo dell’orecchio e la gola, dove si ferma, sollevandosi sulle punte e passandomi le braccia dietro al collo.
La cingo per la vita facendomela aderire contro e riflettendo che è tutto troppo vero, il suo calore, il suo profumo di mandarino e i fremiti che mi scuotono dentro e fuori, per essere solo frutto della mia attività onirica.
Appoggia la fronte alla mia gola, inspirando a pieni polmoni, e io serro ancora di più la presa, possessivo.
-Sai…- mormora senza spostarsi di un millimetro -… quella dichiarazione non era per niente da buzzurri-
Ridacchio, appoggiando le labbra alla sua testa, inebriandomi dell’aroma sprigionato dai suoi capelli.
-Invece la tua era proprio da mocciosa- sussurro, divertito.
Si stacca da me e mi cerca con gli occhi, facendosi improvvisamente seria.
-Sono tua, Zoro-
Ogni volta che credo di avere raggiunto l’apice della felicità vengo smentito, questa sera.
Mi ributto su di lei, travolgendola e perdendomi in un attimo, ma la sento fare pressione e staccarsi da me prima di venire sopraffatti dalla passione.
-Aspetta… Ho un’idea! Vieni con me!- sussurra prendendomi per mano e trascinandomi verso il parcheggio.
 
 
§
 
 
-Nami cosa stiamo facendo qui?!- domando impaziente, mentre mi trascina lungo il corridoio.
Quando sono salito sulla sua macchina, dalla parte del passeggero e le ho chiesto dove fossimo diretti, si è sporta verso di me, soffiandomi direttamente sulla bocca di fidarmi di lei.
Per tutto il tragitto ho cercato di riconoscere la strada con notevole difficoltà e senza riuscire a capire la nostra meta finché non ci abbiamo parcheggiato davanti, facendomi assumere un’espressione piuttosto perplessa nel riconoscere la struttura della scuola di danza.
E ora che mi sta trascinando come una furia verso la sala arancione, comincio a non farcela più.
Voglio capire che cosa ha in mente!
Ma, anziché rispondere alla mia domanda, si mette ad armeggiare con le chiavi, infilandole nella toppa, aprendo la porta e spalancandola.
Entra e si volta verso di me, con un sorriso malizio, invitandomi a seguirla.
Io faccio un passo dentro alla sala e allargo le braccia in un gesto interrogativo.
-E ora?! Si può sapere che ti prende?!-
Stiamo solo perdendo tempo!
Okay, so di sembrare un maniaco senza speranza ma che ci posso fare se la trovo così irresistibile?!
E poi è un mio diritto sapere perché ci troviamo qui, contro ogni logica, anziché a casa mia o a casa sua a… Beh mi pare chiaro, no?!
Ma non c’è verso, ancora non mi risponde e io comincio seriamente a spazientirmi.
Apro la bocca per parlare di nuovo ma lei, con sguardo eloquente, gira lentamente la testa verso sinistra, invogliandomi a fare altrettanto.
Seguo la stessa traiettoria finché non mi ritrovo a fissare il mio riflesso nello specchio.
Lo specchio, che occupa un’intera parete della sala.
Lentamente un’idea si fa strada nella mia testa, e lo sguardo colmo di desiderio che mi rivolge non lascia spazio a dubbi.
Ora so perché mi ha portato qui e, sì, lo ammetto, è mille volte meglio del mio o del suo letto.
La fisso qualche secondo e non riesco a trattenermi dal dirlo.
Perché non è certo da tutti avere un’idea del genere.
-Quanto ti amo!- mormoro avvicinandomi a lei e sollevandola di slancio mentre mi avvento sul suo collo.
La avvolgo con le braccia e ghigno felice nel sentirla liberare una risata cristallina, gettando la testa all’indietro. 

 
  
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