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Autore: Straightandfast    18/09/2014    7 recensioni
Andrea non ha combinato niente della sua vita,come spesso gli rammentano i suoi genitori,ma a lui sta bene così. Ha un lavoro fisso,anche se fa schifo,ed ha la sicurezza di poter chiamare in ogni momento gli stessi tre amici di sempre che nel corso di quegli anni non l’hanno mai abbandonato. I suoi occhi blu non osservano più con curiosità il mondo,ma si limitano a lanciare qualche sguardo del tutto disinteressato ogni tanto,giusto per vedere se qualcosa è cambiato,o se tutto è sempre al suo posto. E’ indifferente praticamente a tutto e a tutti,Andrea. Il suo sguardo impassibile rimane tale in ogni occasione,frutto di un esercizio costante portato avanti negli anni. Non è da tutti,alla fine,riuscire ad anestetizzare il cuore,raggiungere un tale equilibrio delle emozioni. Andrea è arrivato a quella famosa atarassia con cui i filosofi greci lo torturavano al liceo,e non ha nemmeno dovuto sforzarsi tanto.
C'è solo una persona capace di salvarlo. Ma lei non lo sa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Electric souls.
 
"Don't waste your time on me,
you're already the voice inside my head."
Blink 182-I miss you.
 
Andrea se la ricorda bene la prima volta che si è ubriacato;era giusto il sabato successivo al loro primo incontro,e lui ancora non sapeva quanto quei capelli rossicci e quelle lentiggini infantili lo avrebbero tormentato per tutto il corso degli anni successivi.
Aveva quindici anni,la stessa banale ribellione appartenente ad ogni adolescente che sente di essere il re del mondo e che odia qualsiasi cosa non riguardi se stesso,i suoi amici e i suoi sogni. Aveva quindici anni e indossava una maglietta nera con una scritta assurda,che a pensarci bene forse ha ancora da qualche parte in fondo all’armadio;aveva bevuto solo due birre,ma ricorda perfettamente la sensazione ormai familiare che lo aveva fatto sentire per la prima volta leggero. Aveva quindici anni,una scritta ridicola che campeggiava sul suo petto,gli occhi lucidi e un sorriso stampato sul volto causato da due Heineken ma si sentiva leggero. Insieme a lui c’erano gli amici di una vita,quelli veri,che ancora oggi sopportano i suoi viaggi mentali e cercano di entrare nella sua mente tanto complicata da sembrare il labirinto del Minotauro.
Ricorda che a un certo punto della serata,fuori dal locale frequentato da tutti gli adolescenti di Genova,avevano incontrati un gruppo di ragazze,che con difficoltà aveva riconosciuto come sue nuove compagne di classe;le avevano salutate,e lui si era sforzato di ricordarsi il nome di almeno una di esse. Era un po’ brillo,aveva fumato troppo e conosceva quelle ragazze da meno di una settimana;nonostante la confusione dettata da tutti quei volti nuovi,cercò con i suoi occhi curiosi un viso in particolare che,chissà poi perché, ricordava bene e che era stato oggetto di una discussione tra i suoi amici poco prima. La sua ricerca,però,si era conclusa  con un fallimento e così aveva ripreso ad interessarsi al discorso che una ragazza dai capelli scuri e dal naso un po’ grosso –era quasi sicuro si chiamasse Giovanna- stava portando avanti da almeno dieci minuti,con una voce squillante che aveva già avuto modo di notare in quei primi tre giorni di scuola. Si ricorda anche di essersi addormentato,quella notte,con una strana sensazione all’altezza dello stomaco della quale si era poco curato,preso com’era dall’eccitazione dettata da quella nuova classe,quella nuova esperienza e quella nuova vita.

 
Adesso,sei anni dopo,è finalmente riuscito a conquistare quel diploma tanto sudato,ha un lavoro come cassiere part-time in un grande supermercato nel centro della sua città e probabilmente ha qualche neurone in meno di quella sera di sei anni prima. Non ha combinato niente della sua vita,come spesso gli rammentano i suoi genitori,ma a lui sta bene così. Ha un lavoro fisso,anche se fa schifo,ed ha la sicurezza di poter chiamare in ogni momento gli stessi tre amici di sempre che nel corso di quegli anni non l’hanno mai abbandonato. I suoi occhi blu non osservano più con curiosità il mondo,ma si limitano a lanciare qualche sguardo del tutto disinteressato ogni tanto,giusto per vedere se qualcosa è cambiato,o se tutto è sempre al suo posto. E’ indifferente praticamente a tutto e a tutti,Andrea. Il suo sguardo impassibile rimane tale in ogni occasione,frutto di un esercizio costante portato avanti negli anni. Rimaneva impassibile quando a scuola prendeva un tre o una nota,e rimaneva impassibile quando i professori lo prendevano da parte per cercare di capire cosa impedisse a quella mente brillante di mettersi al lavoro. Rimane impassibile anche ora,quando i suoi genitori lo guardano sconsolati e gli chiedono per l’ennesima volta cosa vuole fare della sua vita. Rimane impassibile quando ogni venerdì sera ed ogni sabato sera beve troppo,si ubriaca e vomita in un angolo della strada,e rimane impassibile anche quando i poliziotti lo fermano per vedere se ha del fumo con sé.
Rimane impassibile semplicemente perché niente lo sorprende,niente gli interessa. Non gli interessava della scuola o dei professori,tanto quando adesso non gli interessa dei genitori,delle sbronze troppo frequenti e della polizia,che al massimo lo porta in questura ma poi lo lascia sempre andare. Non si preoccupa di niente,così che niente possa ferirlo.
Non è da tutti,alla fine,riuscire ad anestetizzare il cuore,raggiungere un tale equilibrio delle emozioni. Andrea è arrivato a quella famosa atarassia con cui i filosofi greci lo torturavano al liceo,e non ha nemmeno dovuto sforzarsi tanto. Non prova niente,il suo cuore non è toccato nè dalla tristezza nè dalla gioia;non è uno di quelli che provano compassione per i barboni in strada,anzi a volte non li vede neppure. Andrea è così e nessuno è riuscito a capirlo,ma neanche questo a lui interessa,perlomeno la maggior parte delle volte.

 
Quel giorno fa caldo e Andrea è in maniche corte,è seduto a un tavolo di un bar nel centro della città e sta aspettando i suoi amici. Fuma una sigaretta,che poi diventano due,e poi tre. Insieme alla sigaretta si fuma anche la vita poco per volta,non godendosi nemmeno un attimo,ma limitandosi a guardarla passare,come uno spettatore costretto ad assistere allo spettacolo,ma completamente disinteressato. Non è sempre stato così,non sa perché sia diventato quello che è e non sa neanche quando ciò sia avvenuto;sa solo che i suoi occhi proprio non riescono a concentrarsi sul gruppo di studenti che gli passano davanti e ridono sguaiatamente,sulla cameriera che gli lancia delle occhiate interessate o sulle parole di sua madre che “guarda che i soldi per l’università li abbiamo messi da parte,se tu vuoi..”
A volte vorrebbe essere una di quelle persone sempre con il sorriso stampato sul viso,gli occhi vigili e attenti a cogliere ogni movimento intorno a sé;quelli a cui non sfugge niente e nessuno,che ricordano nomi e facce e che alla sera si limitano a bere solo un drink,magari una Pina colada che ha meno alcool del Negroni sbagliato che lui ha appena ordinato. Quelli che hanno un lavoro sicuro o vanno all’università,hanno una fidanzata che amano e da cui sono amati e di cui i genitori parlano sempre con gli amici per vantarsi. Quelli che non tardano mai agli appuntamenti,che vanno a lavoro in giacca e cravatta e la cosa più trasgressiva che abbiano mai fatto è mentire ai genitori sul voto di latino di fine anno,al liceo.Quelli che di sicuro non finiscono a lavorare part-time in un supermercato,con gli occhi sempre arrossati e le mani perennemente sporche di tabacco.
Prendi Marco,ad esempio.
Andava a scuola con lui e i suoi amici,stessa classe e per tutto il liceo aveva cercato in ogni modo di entrare nel loro gruppo,pur essendo palesemente lontano anni luce da loro;con i suoi pantaloni portati col risvolto e la camicia bianca sempre allacciata fino all’ultimo bottone aveva ben poco a che fare con loro quattro,sempre mezzi sballati e con le magliette bucate perche così faceva più figo. Ecco,Marco spesso esce ancora con loro,a volte si ubriaca,ride con loro e li trova sinceramente divertenti,probabilmente vuole più bene a loro che ai suoi amici di infanzia,tutti Vespa e cene dal giapponese;però poi frequenta Giurisprudenza all’università,ha la media del 30 e lode e una fidanzata dai tempi del liceo,sempre perfettamente truccata,mai volgare né sciatta.
 
Quindi se lo chiede,ogni tanto,come sarebbe vivere così,non è che non ci pensi proprio,anzi. E’ solo che tanto lo sa che lui non ci riuscirebbe mai a vivere in un mondo fatto di ragazze truccate,di appuntamenti e di orari fissi;non ce la potrebbe fare arriverebbe alla pazzia,lo sa benissimo. Perché lui è un coglione e un buono a nulla,ma alla fine gli piace dover contare i soldi per offrire il drink a quella tipa bionda perché altrimenti non è sicuro di arrivare a fine mese. E gli piace fumare in camera da solo a petto nudo,addosso un paio di pantaloncini da calcio mai usati per quello per cui sono stati creati e la finestra aperta sul mare di Genova,che così l’aria gli sfiora il viso,a volte gentilmente a volte no,ma va bene uguale. E gli piace andare a vedere il mare di inverno,quando sulle spiagge non c’è nessuno e chiedersi cosa succederebbe se salisse su una nave o su un aereo con niente in mano se non il passaporto e una cartina del mondo così,senza dire niente a nessuno,tanto per fare. E gli piace ascoltare musica che nessuno conosce,mangiare fino all’inverosimile e bere più di qualsiasi altra persona di sua conoscenza. Gli piace vivere così,senza un obbiettivo né uno scopo,trascorrere le sue giornate seduto sulle sedie di quel bar in centro o dietro alla cassa del suo supermercato,mangiare quando ha fame,fumare e bere quando ne ha voglia,fare sesso per risvegliarsi da quel torpore che gli intorpidisce le membra e non dover rendere conto a niente e a nessuno.
 
Per un attimo,un secondo di poca attenzione,pensa che se qualcuno glielo chiedesse, se lei glielo chiedesse,forse potrebbe anche cambiare,provare a bere di meno e a fare più sport,magari potrebbe addirittura smettere di fumare. Il pensiero prende forma nella sua mente,riuscendo a rompere per pochi attimi quel muro di impassibilità che si è costruito attorno,come una mura di cinta,per proteggersi.
 
Ed è in quel momento di temporanea vulnerabilità che finalmente i suoi amici arrivano,buttandosi stravaccati sulle sedie di quel locale che ormai è un po’ come casa loro,attirando l’attenzione delle ragazze attorno e la disapprovazione di mamme e papà con il loro fare scanzonato e le sigarette appena girate che pendono dalle loro labbra consumate. Lo prendono in giro per la sua espressione pensierosa,scherzando sulle sue dubbie doti da filosofo e ricordando con un briciolo di malinconia e tanta ironia i tempi della scuola,quando le interrogazioni di filosofia,appunto,sembravano il simbolo di ogni male che poteva loro capitare. Ordinano anche loro da bere ed iniziano a parlare di qualsiasi cosa passi loro per la testa. Andrea sta zitto e li guarda.
Guarda Daniele,il suo migliore amico,gli occhi verdi simili a quelli di un gatto e i capelli scuri che fa tagliare almeno ogni due settimane;lo osserva sorridere malizioso alla cameriera che porta loro i drink,alzare gli occhi al cielo quando lei risponde alle sue battutine provocatorie con un’occhiataccia,e rivolgere subito il suo sguardo ad un’altra ragazza,un altro corpo,altra carne. Guarda Francesco,i baffetti che si sta facendo crescere e la barba incolta che gli copre gran parte del viso dai lineamenti diritti;lui è l’amico di sempre,quello dei primi anni di liceo,delle cazzate dell’ultimo banco e delle conversazioni sussurrate nel cuore della notte. E infine c’è Leonardo,capelli biondi,occhi azzurri e una faccia da cinema,non si accorge degli sguardi che gli rivolgono le ragazze perché al di sotto di tutta quella apparente sfacciataggine e sicurezza c’è una fragilità che solo in pochi conoscono. Andrea li guarda ed è grato,perché anche se è un coglione e buono a nulla ha avuto la fortuna di conoscerli;è grato perché sono in pochi a sapere che dietro all’immagine di dongiovanni irreprensibile di Daniele c’è una storia,che la famiglia di Francesco non è poi così perfetta se la si guarda bene e che la simpatia dirompente di Leonardo è sintomo di una continua ricerca di approvazione. Sono in pochi a sapere queste cose,e lui è uno di questi. E si sente grato.
 
E poi il pomeriggio passa veloce,che quando il sole inizia a tuffarsi nel mare loro si alzano e lasciano i soldi sul tavolino,scappando come bambini di fronte alle occhiate di rimprovero della cameriera,seccata dalle continue malizie insinuate nelle parole di Daniele,alle quali poi si sono aggiunte anche quelle degli altri tre,perché loro i coglioni li sanno fare solo insieme. E camminano ancora un po’ per le vie strette di Genova,fumano altre sigarette osservando con distacco la perfezione dei vicoli che si immettono l’uno nell’altro con una geometria tanto studiata che probabilmente ammirerebbero per un’intera giornata,se solo quelle strada non appartenessero a loro da quando sono nati. Poi arrivati vicino al porto si separano,lasciandosi con la promessa di rivedersi il giorno successivo,ad una festa di cui ad Andrea importa ben poco ma alla quale sa che verrà trascinato dall’incredibile entusiasmo dei suoi amici,e alla fine ne è contento.
Sale sul suo motorino mezzo rotto,reduce di innumerevoli nottate nelle quali l’aveva guidato da ubriaco o da fumato e non sempre gli era andata bene;fa la sopraelevata per tornare a casa,e sente con chiarezza il profumo del mare,il sapore salato di quella distesa azzurra che gli si infila nelle narici e gli stuzzica la gola. E’ quello il sapore della sua vita,pensa Andrea.
Se fosse un poeta potrebbe scriverci una poesia sopra,potrebbe fare del profumo del mare un correlativo oggettivo,come Eliot e Montale,per descrivere la sua vita,che alla fine è proprio così;pungente,a volte fastidiosa ma sua. Ma Andrea non è un poeta e non ha nemmeno mai avuto il desiderio di diventarlo,anche se ai tempi del liceo il suo professore di italiano aveva definito “visionario” il suo modo di scrivere e così si limita ad inspirare più che può quel profumo e a cercare di fissarlo nella memoria.
Sente il cellulare vibrare nella tasca destra dei pantaloni e sbuffa,infastidito;sa che è Marta e che probabilmente vorrà chiedergli di andare insieme a quella festa,il giorno successivo. Sa anche che le risponderà di no,perché non ha proprio voglia di sentire le sue mani intrecciate alle sue o il profumo di vaniglia che si ostina a mettersi addosso anche se a lui fa schifo,e lei lo sa. Sa che lei non si abbatterà di fronte al suo “no” secco,e alla fine alla festa si presenterà da sola o con un gruppo di amiche,gli si avvicinerà e gli porgerà il suo drink preferito;poi si metteranno a parlare,lui non l’ascolterà ma a lei non interesserà,poi ci sarà un bacio,poi altri e altri ancora,fino a quando si sveglierà con il corpo di Marta al suo fianco,e un sorriso disteso stampato su quel viso provocante,che sembra trovare tranquillità solo con lui. Sa anche che poi si sentirà uno schifo,perché alla fine Marta non è cattiva,solo un po’ stupida e irrimediabilmente innamorata di lui e che uscirà di soppiatto dalla camera che quella notte condivideranno. Infine,sa che lei fingerà di prendersela,lo insulterà e gli scriverà messaggi pieni di punti esclamativi e appellativi poco carini nei suoi confronti,ma poi tornerà perché Marta senza Andrea proprio non ci sa stare. Perché a lei un po’ piacciono le cause perse,pensa sempre di essere l’eccezione;quindi anche con lui pensa di poterlo riaggiustare,di poter rimmettere in moto il suo cuore,di essere un po’ la sua salvatrice. Quello che non sa,però,è che Andrea non ha nessuna voglia di essere salvato,nessuna voglia di essere riaggiustato,o perlomeno non da lei. O forse Marta lo sa,perché alla fine è stupida,non cieca,e lo vede anche lei che non è la sua eccezione,che non può essere la sua salvatrice,perchè quel ruolo è già stato ricoperto,anche se inconsapevolmente,da qualcun altro. Da qualcun'altra.

 
Perché quello che sanno tutti,che sa Marta,che sa Andrea,che sanno i suoi amici, i suoi genitori e perfino i suoi professori del liceo,è che per Andrea c’è già un’eccezione e che lui ha già individuato la sua salvatrice. L’unica a non saperlo è proprio lei.
 
 
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Okay,buonasera a tutti,sono Chiara :)
Ho già pubblicato delle storie su questo sito,ma mai nella sezione "romantico",quindi sono un po' emozionata :D
Il capitolo qui sopra è un po' noioso,forse un po' troppo descrittivo,ma prometto che era solo l'inizio,
giusto per introdurre un po' il protagonista della storia,il mio adorato Andrea.
Spero che non vi annoi troppo e che non vi fermiate alla prima apparenza :)

Questa storia è totalmente autobiografica,Andrea e i suoi amici sono persone con cui io ho a che fare tutti i giorni,
e la protagonista femminile è molto,molto simile a me.
Per questo non ho nessun prestavolto per la storia,perchè i visi dei personaggi sono il mio e quello dei miei amici.
Ho scritto questa storia per ripagare in qualche modo Andrea,
per provare a ricambiare tutto l'amore che lui ha provato per me per tanto,tantissimo tempo.
Sentitevi liberi di rivolgermi qualsiasi commento,positivo o negativo che sia,
qualunque cosa è ben accetta.
Alla prossima settimana,
buona lettura

Chiara!
 
 
  
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