Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: jharad17    02/10/2008    19 recensioni
Al primo anno, Harry è smistato a Serpeverde invece che a Grifondoro, e nessuno è più sorpreso del suo nuovo capocasa. Fanfiction in cui Severus è il mentore di Harry
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
better be slytherin cap.5

Severus annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse mentendo. Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama regolari."

Lo sguardo di costernazione sulla faccia del Moccioso lo accompagnò allegramente fino alla colazione.

La carriera di Harry a Hogwarts stava prendendo una piega davvero scadente. Non solo aveva questo stupido incubo e la cicatrice dolorante di cui occuparsi, ma ora aveva pure un'altra punizione, solo nel secondo giorno, anche! Quando avrebbe avuto tempo per  compiti? Era già rimasto indietro con la lettura per la lezione di Storia della Magia. A parte quello, avrebbe dovuto fare qualcosa per i suoi pigiami prima di stanotte. Per l'ordine via gufo sarebbero serviti due o tre giorni, secondo le informazioni del negozio di Gladrags a Hogsmeade, e allora avrebbe avuto il tipo giusto di vestiti. Ma non aveva davvero pensato che qualcuno avrebbe visto la sua malandata vecchia maglia che usava per andare a letto. Probabilmente Snape passava tutta la notte nella sala comune, solo per coglierlo sul fatto.

Contemporaneamente, doveva fare la doccia e vestirsi prima che uno degli altri ragazzi avesse potuto vederlo. Ma se Snape lo stava davvero sorvegliando, per assicurarsi che non violasse l'orario, come avrebbe fatto? Accucciandosi nella sua solita posizione, ginocchia al petto, costrinse il dolore della sua cicatrice nel fondo della sua mente. Era diventato davvero bravo a far sparire il dolore; era solo così che poteva alzarsi, in certe mattinate.

Una volta che ebbe respinto il dolore abbastanza da poter pensare, si accorse che era ancora presto, e aveva tempo per fare le sue letture per le lezioni. Strisciando attentamente fino al bordo del suo letto, lanciò un'occhiata alle tende dei suoi compagni di dormitorio, per assicurarsi che stessero ancora sonnecchiando tutti. La sua borsa dei libri era sopra il suo baule, e lui ne estrasse il suo libro di Storia della Magia, come anche quello di Trasfigurazione. Avrebbe anche potuto cominciare il saggio per quella lezione se ne avesse avuto la possibilità. Dopo aver chiuso le tende attorno al suo letto, si risistemò sui cuscini ed iniziò a leggere.

Finché non sentì gli altri ragazzi muoversi nella stanza, non alzò lo sguardo dai suoi libri per una volta, e non provò neanche a trovare un modo per farsi la doccia senza che loro scoprissero il suo segreto. Ma ora non aveva scelta. Deglutì fortemente, chiuse il suo libro di Trasfigurazione e separò le tende. Teddy aveva il letto accanto al suo, ed era piegato sul suo baule, raccogliendo le cose per la doccia.

Ora o mai, pensò Harry, e optò quasi per il mai. Invece, scivolò giù dal suo letto ed afferrò una delle sue divise di scuola, la indossò velocemente prima che Teddy si girasse. Quando lo fece, Harry stava già afferrando la sua borsa per la doccia e vestiti puliti e si stava dirigendo alla porta.  

"Potter," sibilò Teddy. "Harry."

Il timore si rotolò nel suo stomaco come una salsiccia ammuffita. Considerò l'idea di fuggire, ma si voltò invece. Teddy stava a un passo da lui, con la testa piegata leggermente di lato.

"Sì?" disse Harry.

"Che stai facendo?" Tenne la voce bassa, dato che c'erano ancora due letti con le tende chiuse. L'orario dava a ogni studente mezz'ora nel rispettivo bagno, ma alcuni -- come Crabbe e Goyle, secondo Draco -- utilizzavano il loro tempo fino all'ultimo secondo, se possibile.

"Sto andando alle docce," rispose Harry, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Teddy roteò gli occhi. "Sì, ma perché stai indossando quella?"

"Er... mi risparmia tempo. Se mi vesto del tutto qui. Io, er, devo ancora finire il compito per la McGonagall."

"A causa della punizione? Ti ha trattenuto quasi fino al coprifuoco l'altra sera."

Harry fu sorpreso dal fatto che Teddy l'avesse notato. "Già. Sono già rimasto indietro."

Teddy increspò un pochino il naso, poi scosse la testa. "Bè, vieni allora. Anch'io devo finire la lettura per Binns."

Si diressero alle docce, e nonostante Harry provasse ad essere discreto, poteva sentire lo sguardo di Teddy che lo cercava, mentre chiudeva la tenda della doccia prima di togliersi la divisa e gettarla sopra il banco. Ancora una volta, usò il minimo ammontare di tempo possibile per lavarsi, e allora si vestì così rapidamente che si accorse solo quando tirandosi su i pantaloni dell'uniforme contro la frizione dell'acqua, che aveva dimenticato di asciugarsi le gambe. Non importava, ce l'aveva fatta, e nessuno lo sapeva.

Appena in tempo, anche, come Draco entro nella stanza delle docce con Zabini, proprio mentre si stava allacciando i pantaloni. Zabini lo guardò in cagnesco, e Harry finse di non vederlo, ma raccolse il resto delle sue cose, inclusa la vecchia maglietta che aveva arrotolato in una palla, e li sorpassò.

La sala comune era silenziosa, ancora, però ad un paio di tavoli c'erano piccoli gruppi di studenti, che facevano i compiti. Forse Harry -- e Teddy -- non erano gli unici già rimasti indietro. Harry doveva partecipare ad un gruppo di studio con Teddy, Zabini, e Millicent Bullstrode ma era mancato al primo incontro, l'ultima sera, a causa della punizione. E sarebbe mancato stasera, anche. Per ora, però, poteva lavorare di più sul suo saggio fino all'ora di colazione.

Teddy si unì a lui un quarto d'ora più tardi, lanciandogli uno strano sguardo, ma non disse nulla a parte di ricontrollare quali capitoli dovevano leggere per la lezione di Binns. Lavorarono insieme in silenzio fino alle 7:20, quando Marcus Flint -- i Primini dovevano chiamarlo "Prefetto Flint" -- chiamò la sala all'ordine e iniziò a farli allineare per andare a colazione. Dato che quelli del primo anno stavano davanti, Harry si affrettò a mettere via i suoi libri e raggiunse la porta.

Draco era il primo della fila, con Pansy Parkinson proprio dietro di lui, e poi Harry. Non aveva avuto la possibilità di parlare con nessuna delle ragazze del primo anno, e non avrebbe saputo cosa dirgli, anche se ne avesse avuto la possibilità, così evitò i suoi occhi quando lei si girò per fissarlo, riusciendo appena ad evitare di chiedergli di mostrarle la sua cicatrice a forma di lampo. Era il motivo per cui la maggior parte delle persone lo fissavano così, dopotutto. Aveva avuto dodici svariate richieste solo ieri, senza contare quelli nell'Hogwarts Express. Lo odiava, davvero. Era molto più difficile nascondersi quando tutti lo fissavano.

Dopo un momento, la Parkinson tirò su col naso sdegnosamente e si voltò di nuovo davanti, e Harry lasciò il respiro che aveva trattenuto.

"Va bene. Diamoci una mossa," disse il Prefetto Flint e loro iniziarono a dirigersi alla Sala Grande. Proprio dall'altra parte del ritratto, però, Flint pose una mano sul busto di Harry, facendolo arretrare prima che potesse fermarsi. Flint fece un sorriso derisorio e si piegò su di lui per sussurrare, "Attento alle tue maniere a tavola, Potter. Prova a non dare spettacolo."  Fece un cenno con il mento verso Draco e continuò, "Guarda lui, se non sai come mangiare propriamente." E allora la sua mano si allontanò, e lui diede a Harry una spinta per fargli raggiungere gli altri.

La faccia di Harry bruciò. Fissò le proprie scarpe per il resto del cammino fino alla Sala Grande, e provò a non pensare al fatto che Teddy era stato proprio dietro di lui e aveva probabilmente sentito gli ordini di Flint. Ma come gli era stato detto, quando si sedette per la colazione, tenne d'occhio Draco e seguì i suoi movimenti quando si trattava di usare le posate e prendere il cibo dai vassoi. Il suo stomaco, comunque, continuò a fare le capriole e aveva poco appetito.

Riuscì ad inghiottire un po' di succo di zucca -- la cosa migliore che avesse mai assaggiato, davvero! -- e metà di un semplice toast, però, e stava proprio per decidere se versarsi più succo, o se restare solo seduto e aspettare che gli altri primini finissero, quando il suono di un battito d'ali attirò la sua attenzione. Il "cielo" della Sala Grande mostrava un assolato, brillante giorno, ma ciò che era davvero strabiliante era il numero di gufi che stavano improvvisamente piombando dalle finestre in alto. Ognuno di loro portava qualcosa attaccato alle zampe -- lettere, piccoli pacchetti e cose del genere.

Harry sorrise alla vista. La Gufo Posta era così favolosa! Fu davvero sorpreso, comunque, quando un gufo marrone scuro con un'apertura di ali più larga di quanto Harry fosse alto, lasciò cadere una lettera sul suo piatto, poi si precipitò fuori dalla Sala. La pergamena, che era stata ripiegata una volta, aveva il suo nome sopra, così era certamente per lui. Ma chi avrebbe mandato a lui una lettera? Non i Dursley, certamente, non dopo la reazione di Zio Vernon quando la scuola stava provando a mandargli la lettera di ammissione.

Ruppe il fino, verde sigillo -- due serpenti intrecciati -- e la aprì. La nota era molto breve, senza una propria introduzione:

Vai in infermeria quando finisci la colazione stamattina, e fatti controllare la fronte. Mi aspetto di sentire che trattamento sarà applicato durante la tua punizione di stasera. Non accetterò scuse.

Professor Snape

Harry si accigliò così tanto a causa della lettera che Draco gli chiese se qualcosa non andava. "Oh, niente," mentì con facilità. "Devo andare, però. Ordini di Snape."

Le pallide sopracciglia di Draco si alzarono. "Ci vediamo a Incantesimi, allora."

"Sì." Harry si alzò e raggiunse la fine del tavolo dove si trovavano i Prefetti di Serpeverde. "Mi è stato detto di andare in Infermeria," disse a Flint, mostrando la lettera, e ricevette un cenno asciutto in risposta.

Mentre superava l'ampia rampa di scale nella Sala d'Ingresso, pensò all'ordine di Snape. Perché avrebbe dovuto importare al suo CapoCasa se gli faceva male la fronte? Quella mattina, aveva chiesto se Harry l'aveva stuzzicata, ma era accigliato, e Harry era piuttosto sicuro che Snape avesse pensato che aveva mentito riguardo al suo incubo.

Con un sospiro, e molto lontano dal comprendere il professore, Harry entrò in Infermeria. Una lunga fila di letti erano allineati lungo entrambi i muri laterali, mentre il muro di fronte alla porta era quasi una finestra che dava sui giardini. La stanza era molto luminosa, con tutte le coperte bianche e le mura bianche, specialmente paragonata alla Sala di Serpeverde. Una strega di mezza età stava vicino ad un armadio alla fine della stanza, osservava le fiale una per una e faceva un segno su di una lista di fronte a lei.

"Madam Pomfrey?" disse Harry mentre entrava nella stanza e lasciava che la porta si chiudesse dietro di lui.

La donna alzò lo sguardo e sorrise. "Sì." Mise già l'ultima fiala e si strofinò le mani su di un fazzoletto che le usciva da una tasca. "Hai avuto un incidente, caro?"

"Um, no. Non proprio." Si fece avanti, anche se doveva ammettere sentirsi un po' ansioso alla vista di un'infermiera di qualunque tipo. "Il mio, er... CapoCasa voleva che mi facessi controllare la fronte."

La donna si accigliò ed eliminò la distanza tra di loro. "Diamogli un'occhiata, allora," disse lei come estrasse la bacchetta e lo guidò fino ad uno dei letti.

Harry sedette al limite del letto, non volendo stropicciare le coperte, solo per la sua fronte. Allontanò i capelli dalla cicatrice e Madam Pomfrey annaspò. Tenendo ancora su la sua frangia, Harry fissò l'altra sua mano, sulle sue gambe. Stupida cicatrice. 

La medi-maga era in piedi proprio di fronte a lui, e la sua voce era professionale mentre diceva, "E' molto rossa, sì. Non credo che sia infettata, però. Vediamo..." Un formicolio percorse la testa di Harry ad iniziare dalla cicatrice. La sensazione non era dolorosa, davvero, ma lui si allontanò comunque da lei piuttosto bruscamente. "Va bene, tutto bene, Signor Potter. Non c'è infezione. Ti darò una lozione, però, che ha un analgesico locale. Applicherò io la prima dose, e voglio che tu la usi tre volte al giorno per la prossima settimana. Dovrebbe ridurre il gonfiore e dovrebbe darti un po' di sollievo. Capito?"

"Sì, signora."

Lei si allontanò per prendere la lozione, e Harry lasciò i propri capelli. Il barattolo con cui lei tornò era fatto di vetro blu, e la stessa lozione era una cream blu chiara che odorava di arance e di trifoglio. "Frangia su di nuovo, Signor Potter, così." Le sue dita erano delicate sulla sua pelle, mentre espandevano la lozione sulla pelle che circondava la cicatrice. Il dolore diminuì quasi subito, e il bruciore sparì. Chiudendo gli occhi, deglutì fortemente, quasi sconvolto da quella semplice delicatezza.

"Ecco. Non è stato così male, no?" disse Madam Pomfrey, mentre richiudeva il barattolo e glielo dava.

"No, signora," disse lui e scivolò giù dal letto, evitando i suoi occhi.

"Tre volte al giorno, ricorda. E vieni a vedermi ancora se il dolore peggiora, o se la lozione non aiuta." Una pausa. "O per qualunque altra cosa," aggiunse lei. Lo fece sembrare un ordine, così lui annuì con comprensione mentre raggiungeva la porta.

Le lezioni di quel giorno furono simili al primo, tranne che per un tempo libero proprio dopo pranzo e Incantesimi al posto di Trasfigurazione. Aveva fatto volare la sua piuma usando il Wingardium Leviosa alla sesta prova circa. Non veloce come Teddy o Zabini, ma molto meglio delle guardie del corpo di Draco.

A Erbologia, provò a salutare Ron Weasley, e i ragazzi vicino a lui, ma ancora una volta, la testa rossa si voltò con un brutto ghigno. Harry allontanò la delusione, come faceva con quasi tutto il dolore, e scrollò le spalle mentre tornava al tavolo con Draco, Goyle e Crabbe.

"E' uno spreco di spazio, quello lì," mormorò Draco. "Non vedo perché ti disturbi a salutarlo."

Harry scrollò le spalle ancora, mantenendo il proprio viso vuoto quanto possibile. "E' stato gentile con me sul treno. Ma immagino che non gli piacciano i Serpeverde."

Draco sbuffò. "Ma certo che no. A nessuno piacciono. E' per questo che esiste la prima regola."

Con un cenno, ma desiderando di non capire, Harry rivolse la sua attenzione alla Professoressa Sprout, una donna bassa con croste sporche sotto le unghie come se non facesse altro che coltivare le piante. Richiamando alla mente alcune delle sue estati dai Dursley, Harry poteva capire.

Il resto del giorno passò abbastanza facilmente, riuscì anche a finire il suo saggio di Trasfigurazione durante il suo tempo libero, e iniziò la lettura per Incantesimi. Dopo cena tornò nell'ufficio di Snape,con la paura che rallentava i suoi passi, ma quella non lo fermò veramente finché non raggiunse la porta. Riunendo tutto il suo coraggio, bussò leggermente e aspetto per il comando "Entra."

Snape era curvato su di una pila di pergamene, proprio come la sera precedente. E come l'altra sera, non alzò lo sguardo da ciò che stava facendo. "Sei arrivato all'ultimo, eh?" chiese freddamente.

Non era arrivato in ritardo, era sicuro, ma quasi con un minuto di anticipo. Ancora, meglio essere d'accordo che in disaccordo; aveva imparato quella lezione molto tempo prima. "Sì, signore. Scusi."

Puntando la penna d'oca verso una sedia di fronte alla scrivani, disse, "Siedi."

Harry obbedì, ma si domandò cosa avrebbe fatto per punizione stasera, e perché Snape non glielo avesse detto subito, come aveva fatto prima. Sapendo che era meglio non agitarsi, Harry sedette immobile quanto poteva, lo sguardo sulle sue mani. Il tempo passò, non seppe dire quanto, prima che il suo CapoCasa abbassasse la penna d'oca e spostasse lo sguardo su Harry. Poteva sentire gli scuri occhi su di lui, penetrandogli la testa, ma non osò guardare l'uomo negli occhi.

"Sei andato in infermeria." Non era una domanda.

"Sì, signore."

"E?" Un accenno -- bè, più che un accenno -- di impazienza

"Madam Pomfrey ha detto che la cicatrice non è infettata, signore. Mi ha dato una lozione."

"Fammi vedere."

Harry alzò la testa alla fine, e si spostò i capelli dalla fronte.

Snape gli mostrò un ghigno. "Non la cicatrice. Lo so come è fatta. La lozione."

Arrossendo, Harry frugò nella sua borsa e gli consegnò il barattolo blu. Snape tolse il tappo e annusò il contenuto prima di annuire e di restituirlo a Harry. "Molto bene. Vedi di usarla come prescritto."

"Sì, signore."

Dopo un altro minuto con Snape che lo fissava mentre lui studiava il pavimento in pietra e provava a restare fermo, il professore spostò alcune pergamene sulla sua scrivania e disse in una voce perfettamente senza tono, "Ho una lista addizionale di regole per te. Il tuo comportamento ai pasti non è passato inosservato, neanche da quelli delle altre Case. Io richiedo che tutti i Serpeverde mantengano il proprio decoro, specialmente quando in tale ambiente."

Lo stomaco di Harry si strinse all'implicazione. Le persone parlavano di lui tutto il tempo, come se avesse fatto qualcosa da bambino, della quale non avesse memoria che valesse la pena di discutere, e lui sapeva che non ne valeva la pena. Ma se discutevano delle sue maniere a tavola invece... era nauseato. Con i Dursley come suoi unici modelli, e sostituti dei suoi genitori, come doveva sapere cosa fare, quando loro raramente gli permettevano di sedere con loro ai pasti?

La pausa fu così lunga questa volta, che Harry capì che avrebbe dovuto rispondere, ma non era stata davvero una domanda. Serrò la mascella e alzò la testa. "Sì, signore. Il Prefetto Flint mi ha menzionato prima il problema."

"Bene. Vedi di applicare queste regole, immediatamente." Snape gli consegnò la pergamena, e Harry fu infastidito nel trovare che la sua mano tremava.

"Sì, signore."

Il labbro di Snape si increspò visibilmente. "Non le hai ancora lette, Potter. Fallo ora, così che io possa rispondere ad eventuali domande che potresti avere."

Harry aveva sperato di mettere la lista via e di leggerla da qualche parte in privato, più tardi, ma sembrava che fosse destinato ad essere umiliato ancora. Bene. Esaminò il foglio, notando quanti fossero I "Non fare" in confronto ai "Fai" e il numero delle volte che la parola "orripilante" si ripeteva. Il sudore scorreva lungo la sua schiena, e le sue mani tremavano terribilmente alla fine. Fiocamente, con il sangue nelle orecchie, si accorse che la sua mascella era serrata, e provò ad allentarla prima di rompersi un dente.

"Devo spiegarti qualcuna di queste regole, Potter?"

Chiudendo brevemente gli occhi, costrinse la sua faccia in una maschera vuota. Il professore non avrebbe vinto, non lo avrebbe fatto vergognare ulteriormente vedendolo perdere il controllo. Quando poté parlare senza che la sua voce di rompesse, guardò Snape negli occhi. "No, signore. Sono molto chiare."

La faccia del Professore era vuota come la sua, senza accenno di derisione, nessun umorismo nei suoi confronti. Niente. La scena non cambiò per il tempo di un battito di cuore, o per un'ora, prima che Snape facesse un piccolo cenno. "Molto bene. Puoi andare."

Raccogliendo le sue cose rapidamente, Harry fuggì alla relativa sicurezza dei dormitori.

TBC . . .

A/N: Prossimo capitolo inizierà con questa punizione dal POV di Snape e andrà avanti da lì.
L'autrice vi ringrazia tutti! Vi adora... e anch'io!
Recensite numerosi.
Al prossimo capitolo!

Binns= Ruf
Madam Pomfrey=Madama Chips

Professoressa Sprout= Professoressa Sprite

  
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: jharad17