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Autore: Shine_    19/09/2014    9 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Ottavo capitolo

 

Liam si sentiva decisamente uno stupido ad essersi aperto così tanto - certo, non era ancora nulla di irreparabile - con il più piccolo, ma non avrebbe mai potuto cacciarlo da casa sua in ogni caso. Se l’era trovato alla porta, coperto di sangue, l’aveva accolto e aveva abbandonato quella  corazza per qualche minuto; lasciando di conseguenza a Zayn tutto il tempo per entrargli dentro e renderlo debole. Non poteva pensare a cosa sarebbe successo se non si fosse comportato in un determinato modo, la sua testa continuava a ripetergli che l’unico sbaglio era quel bacio; ma ormai era tardi per cambiare il passato ed eliminare quel breve contatto.

Mancava ormai poco alla chiusura per la pausa pranzo, di pazienti non ne arrivavano da circa mezz’oretta e lui continuava solamente a pensare, grugnire, spostare fogli e agitarsi sulla poltrona dello studio. Quella situazione era un enorme grattacapo, ora come doveva comportarsi con Zayn? Aveva già iniziato con le battutine su quel loro piccolo momento, non sarebbe riuscito a tenerlo a bada per molto e a trovare continue risposte a quei battibecchi.

Si lasciò cadere contro la scrivania, provocando un tonfo nel momento in cui la propria fronte venne a contatto con il legno duro, e si sollevò con uno scatto quando sentì la porta aprirsi, grugnendo nel vedere il sorriso sadico di Louis, che se ne stava appoggiato contro lo stipite della porta.

- E tu che vuoi?- sibilò, non avendo proprio la pazienza di star fermo a ragionare con lui, e venne colto impreparato dal suo invito a pranzo, aggrottando la fronte e chiedendo conferma sull’aver sentito bene. - Tu vuoi venire a pranzo con me?- ripeté di nuovo in quei pochi minuti, ottenendo un cenno d’assenso da parte del più piccolo, che si strinse nelle spalle e borbottò, come spiegazione: - Qui vicino c’è una tavola calda, pensavo di mangiarci qualcosa assieme.-

Liam restò in silenzio a quelle parole, rimuginando su quel che sarebbe potuto succedere - o su un secondo fine per quell’azione -, ma poi si alzò dalla poltrona e accettò di buon grado, togliendosi il camice bianco e lasciandolo sopra lo schienale.

- Allora andiamo a mangiarci qualcosa.- mormorò infine, raggiungendolo e superandolo senza aggiungere altro; nella testa continuava solamente ad analizzare quella situazione, cercando anche il più piccolo motivo per stanare i doppi fini del ragazzo e rifiutare tutto su due piedi.

Quando fu sicuro, o almeno in parte, che tutto quello non avrebbe portato ad un’incombente catastrofe, aveva già lasciato lo studio alle spalle e si stava incamminando col più piccolo verso il bar ad un isolato di distanza.

Avevano preso posto ad un tavolino sotto un gazebo, il clima temperato di inizio giugno creava attorno a loro un’atmosfera piacevole, e avevano ordinato ogni ben di Dio; Liam solo un’insalata della casa, farcita con ogni stranezza che rendeva tutto l’insieme un qualcosa di unico, ma Louis aveva quasi svaligiato il piccolo bar. E, seriamente, come poteva mangiare tutte quelle porcherie e restare in linea?

Si schiarì la voce, quando volle ottenere la sua attenzione - erano almeno dieci minuti che muoveva le dita sullo schermo di quel cellulare -, e si passò il tovagliolo contro le labbra, sussurrando: - Son davvero contento che le cose tra noi vadano bene.-

Louis fece solamente spallucce, prendendo una patatina fritta dal piatto e portandosela alle labbra, per poi ribattere con ovvietà: - Lo faccio perché otterrò qualcosa in cambio.-, che fece aggrottare la fronte del castano in pochissimo tempo. - Non credere che mi faccia piacere star seduto su quella sedia scomoda, quando potrei andarmene in giro con i miei amici.- aggiunse velocemente, sollevando i suoi occhi azzurri dallo schermo e puntandoli in quelli marroni del maggiore.

- Perché non ti basta esserti cacciato nei guai una volta? E chissà quante altre.- borbottò Liam, tenendo i pugni stretti in una morsa e contro le gambe per non fare mosse avventate. - Tuo padre..- stava insistendo con la carta del genitore preoccupato, bloccandosi nel momento in cui quello scoppiò a ridere di gusto, buttando quasi indietro il capo.

Restò quindi in silenzio a guardarlo, non capendo il motivo della sua improvvisa ilarità, e lo ascoltò sputare fuori una serie di domande a raffica, senza dargli il tempo di rispondere: - Mio padre? Lui cosa? Si preoccupa per me? Si è ricordato improvvisamente di avere un figlio?-

- Sai anche tu che si preoccupa per te.- replicò, deciso ad ottenere per una buona volta del rispetto da quel ragazzo spocchioso. - Altrimenti perché mi avrebbe chiamato? Vuole aiutarti! Sta cercando di far di tutto per toglierti dai guai, ti difende e ti protegge! E tu non hai proprio capito nulla di lui. Può essere assente per il suo lavoro, ma guarda tutto l’impegno che ci sta mettendo ora per darti una mano.- concluse, calcando su qualche parola per rendergli più chiaro il concetto che non era importante il passato - non più di tanto - ma quel che stava succedendo in quel determinato momento.

Venne preso contropiede nel momento in cui Louis si alzò, rischiando di far finire tutti i piatti a terra, e sibilò un: - Puttanate.- a denti stretti, per poi aggiungere: - Sappiamo entrambi che è periodo di elezioni, ha paura di perdere voti per colpa di quel figlio che non riesce a tenere.-

- Tuo padre è preoccupato!- gridò, perdendo completamente la pazienza e alzandosi in piedi per fronteggiarlo. - Ed è un mio amico, ci tengo a lui e tu devi smetterla di comportarti come un bambino!- continuò con lo stesso tono alto di voce, attirando più di un’occhiata curiosa e un borbottio.

Perse tutta la rabbia, sentendo il suo: - Almeno io non ho paura dei miei demoni.-, e s’irrigidì al suo aggiungere in un sibilo velenoso: - Io le mie paure le affronto, posso anche farlo nel modo sbagliato ma lo faccio. Tu sei solo un codardo, Liam Payne.-, osservandolo allontanarsi e lasciarlo lì con la confusione chiaramente leggibile negli occhi.

Doveva essere passata solo una manciata di minuti, quando sentì “Payne, sei ancora tra noi?” e, riportando lo sguardo di fronte a sé, si trovò il ragazzino moro, seduto tranquillamente dove poco prima stava Louis.

Scosse ripetutamente il capo, sperando quasi di trovarsi in un incubo, e si lasciò cadere sulla sedia, vedendo come quei tentativi di risvegliarsi fossero più che inutili. Quel ragazzino non lo conosceva, non aveva alcun diritto di criticarlo, e su cosa faceva basare tutte quelle accuse poi? Non era un codardo, non stava scappando dai problemi, aveva solamente paura; ma quel tipo di paura andava ben lontano dalla codardia.

-.. Louis mi aveva detto di muovermi, ma come faccio ad andare veloce senza lo skate? Ci ho già messo poco rispetto al solito.- stava borbottando tranquillamente il ragazzino, come se tutti i suoi problemi gravassero attorno alla mancanza di quella tavola con quattro ruote. Beata gioventù, avrebbe dato qualsiasi cosa per riavvolgere il nastro della vita e ritrovarsi di nuovo su quella casa sull’albero - nessuna complicazione, solo lui e Kaylyn - e tagliare via i frammenti più brutti; ma forse in quel modo non avrebbe avuto Aileen, la sua vita sarebbe stata decisamente diversa e non poteva prevedere il futuro e scoprire se sarebbe stato in bene o in male.

Dopo quella breve - almeno per lui e il suo concetto del tempo - riflessione, Liam appoggiò i gomiti sul tavolo, puntando gli occhi sul moretto che stava mangiando tranquillamente le patatine ordinate dall’amico - immergendole in tutte le salse che si trovava davanti - e continuava a parlare, senza fermarsi un secondo.

- Ho fatto in tempo a veder Louis andare via di corsa.- gli fece poi sapere, muovendo una patatina nel ketchup senza distogliere l’attenzione dalle sue dita, e poi ripeté il nome dell'amico, un tono di voce che sembrava nascondere altro.

Liam ricambiò lo sguardo con un sopracciglio sollevato, non capendo nulla di quel suo comportamento, e strinse i denti in una morsa per non prenderlo a parole al suo continuare con: - Ti piacciono tanto i minorenni? Ti eccita metterti in situazioni pericolose? O te la fai con Louis perché è il figlio del sindaco?-

Non riuscì a trattenersi oltre, sbatté con forza i pugni contro il tavolo, e sibilò: - Non ti permettere, Malik.-, sporgendosi verso di lui per risultare ancora più minaccioso; non ottenne leffetto sperato, perché il moro aveva ricominciato a mangiare come se nulla fosse, avendo persino la sfrontatezza di chiamare la cameriera ed ordinare una coca - cola.

- Ma te ne vuoi andare?- borbottò, non riuscendo ancora una volta ad ignorare il più piccolo, e sbuffò al suo fregarsene altamente e ricominciare a mangiare. E poteva andarsene lui, certo; andar via e lasciarlo solo a quel tavolo, con tutto il conto da pagare - una bella vendetta per tutto quel che gli stava facendo passare -, ma cera qualcosa che lo tratteneva lì, di fronte a quel ragazzino e a ribollir di rabbia.

Sbuffò e roteò gli occhi nel sentirlo dire: - Perché dovrei andare via? Questo posto non ti appartiene, Louis mi ha invitato a pranzo e tu l'hai fatto scappare.- con quel tono spocchioso di chi vuole avere sempre ragione e soprattutto l'ultima parola.

Decise quindi non intervenire ulteriormente, preferendo per una volta lasciar correre, e lo fissò di sottecchi, vedendolo tutto preso a finire le porzioni di patatine che Louis aveva ordinato. Strinse le dita sui jeans, al suo schiudere le labbra per raccogliere il ketchup con la lingua - ed era davvero così necessario? -, prendendo un respiro profondo e ripetendosi che non poteva - per nessuna ragione al mondo - eccitarsi e dargliela vinta.

Perché poteva intuirlo chiaramente dai suoi gesti, da come mangiava le patatine - arrivando persino a leccarsi le dita con dei mugolii - con quegli occhi incantatori che non lo lasciavano libero; stava cercando in ogni modo di vincere quella battaglia, facendogli capire di essere in vantaggio con quel gioco sporco di riferimenti ad un rapporto orale.

Quando finalmente quella tortura ebbe fine - l'aveva lasciato completamente fare e ora si trovava un principio di erezione nei pantaloni, non che ne avrebbe mai ammessa la causa - pagò il conto di entrambi, alzandosi ed incamminandosi verso lo studio, dove sperava di trovare Louis e non un posto vuoto.

Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, sentendo il ragazzino sempre alle proprie spalle, e sollevò il capo con fare esasperato, fissando il cielo azzurro macchiato da nuvole bianche e all'apparenza soffici.

- .. poi mi hai pagato il pranzo, come un vero fidanzatino.- stava continuando a parlare il moretto, seguendolo come un animale domestico irritante, non facendosi troppe domande al suo ignorarlo ed accelerare il passo. - Anche se potresti aver letà di mio padre e..-

- La vuoi smettere?- gli domandò, quando perse definitivamente la pazienza, fermandosi e voltandosi verso di lui, appoggiando le mani sulle sue spalle e spingendolo con la schiena contro il muro. - Mi stai dando troppi problemi, seccature e fastidio.- insistette, tenendo un tono di voce basso e gli occhi ridotti a fessure, premendo i pollici contro le sue clavicole nel vederlo pronto a ribattere. Si aspettava un esaurimento nervoso prima del fine settimana, era venerdì ed era quindi più che possibile.

- Ed erezioni.- aggiunse il più piccolo, spostando la gamba tra le sue e spingendo il ginocchio contro il cavallo dei pantaloni. - Ogni volta che ti son vicino, ti si alza. Qualcosa da dichiarare, Payne?- gli domandò infine, tenendo quelle labbra piegate nel solito sorrisino irritante, e scoppiò a ridere nel momento in cui Liam appoggiò una mano tra il ginocchio e i jeans, borbottando qualcosa che Zayn non riuscì ad afferrare.

- Non è colpa mia?- ripeté il moro, riuscendo a captare qualche parola di tutto il discorso, e iniziò a scuotere la testa con fare quasi esasperato. - E di chi sarebbe la colpa? Della cameriera?- lo istigò, prendendolo in giro ed infilando le dita tra i passanti dei jeans, per poterlo avvicinare al proprio corpo.

Liam annuì solamente a quelle parole, cercando in tutti i modi di cercare una scappatoia da tutto quello, e poi si trovò con la schiena contro il muro e il corpo del minore fin troppo vicino; strizzò gli occhi, cercando di non cedere di un solo passo per quel fiato contro il collo, e deglutì nel sentire le sue labbra umide a contatto con la propria pelle.

Spinse il capo contro il muro, allungando il collo per liberarsi di quella tortura, e appoggiò le mani sui suoi fianchi asciutti per tenerlo lontano mentre lo sentiva dire: - Ora ti eccitano anche i vecchi? I giovani e i vecchi? Una via di mezzo non la trovi?-

- Devi lasciarmi in pace.- riuscì a farfugliare dopo qualche minuto, mettendoci tanta forza di volontà per non fare mosse azzardate - come lo spingere il bacino in avanti e verso quella gamba di fronte a lui -.

Osservò il ragazzino mentre muoveva lindice di fronte al proprio viso, premendolo poi contro il labbro inferiore e tirandoglielo appena, lasciandolo completamente fare col cuore che gli batteva in gola. Cercava di ripetersi che non gli stava facendo alcun effetto, ma quella voglia di schiudere le labbra - accogliere quelle dita, succhiarle ed avvolgervi attorno la lingua - era lunica cosa che riusciva a pensare da ben cinque minuti.

Si risvegliò allimprovviso, nel momento in cui sentì il suo fiato contro la bocca e il suo bisbiglio: - Lo vuoi anche tu, lasciati andare.-

Liam spalancò gli occhi, quando quella frase così semplice prese tuttaltra piega, e iniziò a scuotere la testa, sentendo tutti i ricordi tornare a galla per portarlo solamente più giù tra quegli incubi.

Lasciati amare, Liam.

- Lasciami in pace! Vattene!- gli gridò in faccia, ignorando lespressione confusa del minore, e lo spinse lontano, riuscendo a trovare forza in quel momento di panico totale. - Devi smetterla, stammi lontano!- riprese con lo stesso tono di voce alto, sentendo le gambe tremare per colpa di quel particolare ricordo che si era improvvisamente materializzato davanti a lui.

Sentì il ragazzino seguirlo - ripeteva solamente Liam con fare preoccupato - e si voltò verso di lui con unespressione di pura rabbia, nel momento in cui quello riuscì a stringere le dita sul proprio braccio.

Agì distinto - avendo completamente perso la pazienza con lui -, lo prese per il colletto della giacca di pelle - quella che indossava sempre e da cui probabilmente non si separava mai - e diede uno strattone fino a trovarsi le sue labbra ad una distanza ravvicinata.

- Smettila.- sibilò a denti stretti, tenendo la presa salda sulla sua giacca con il respiro che accelerava sempre di più per via dellira che cresceva in lui. - Vattene.- insistette, cercando di mettergli in testa quel semplice concetto. Voleva solamente vederlo sparire, soprattutto in quel momento e per colpa di quel ricordo. Lo spinse quindi lontano con forza, vedendolo indietreggiare e barcollare - l'equilibrio che cercava invano di mantenere -, finendo poi col sedere a terra e le labbra arricciate in una smorfia. Non gli offrì una mano - nonostante si stesse sentendo vagamente in colpa nel vederlo così indifeso -, gli diede le spalle e camminò velocemente per raggiungere nel minor tempo possibile lo studio.

Louis, fortunatamente, lo stava aspettando seduto sui gradini in pietra - le labbra arricciate nella smorfia di disgusto che gli aveva rivolto solo mezz'ora prima - e mosse solamente la testa in un cenno, alzandosi in piedi e battendo i palmi sui jeans, lamentandosi dellaverlo aspettato per così tanto tempo.

Ignorò anche lui, pensando a quanto fossero bambini per legarsi a certe piccolezze, prese le chiavi dalla tasca e fece scattare la serratura, varcando la soglia per poter chiudersi nel proprio studio; cosa che fece in poco tempo, buttandosi di peso sulla poltrona con i gomiti appoggiati alla scrivania e il viso nascosto tra i palmi. Iniziò quindi a prendere dei respiri profondi, cercando di calmarsi, ma non poteva non notare come le sue mani avessero iniziato a tremare - pareti bianche, Kaylyn su un letto e quella frase continuamente ripetuta come nelle peggiori delle torture - e la vista che gli si appannava a causa del velo di lacrime.

Chiuse le mani a pugno - le unghie che incideva nel palmo per non far sfuggire nemmeno una lacrima - e iniziò a picchiettare la nocca del pollice contro la fronte, ripetendosi continuamente di stare calmo, respirare e rilassarsi. Ma era decisamente tutto inutile: il tremolio alle mani non faceva che aumentare, il groppo in gola premeva per liberarsi e la testa gli stava scoppiando per tutti i ricordi che aveva tenuto sotto chiave e che ora tornavano nuovamente alla luce.

Era quello che succedeva nei suoi incubi - poi si svegliava e tutte quelle sensazioni le chiudeva lontano da sé - ma questo non era un sogno, in quel momento era sveglio e non cera nulla che potesse aiutarlo in quella crisi di panico che stava avendo.

A momenti avrebbe ricominciato a lavorare, bambini avrebbero riempito lo studio e Louis poteva entrare da un momento allaltro, e lui si trovava a trattenere i singhiozzi, sentendo un dolore al petto mentre stringeva le dita sul legno della scrivania.

Si mosse inconsapevolmente con la sedia, rendendosi parzialmente conto di quel che stava facendo, avvicinandosi al cassetto laterale ed aprendolo, iniziando a rovistare tra le carte ed estraendo una fotografia: un ragazzo e una ragazza abbracciati, lei - con quel maglione enorme e pieno di cuori - che si stringeva a lui come se ne dipendesse la sua vita.

Ho così tanta paura, Leeyum.

Tutto, ricordava tutto; ogni singola parola equivaleva ad una martellata nella testa e ad una pugnalata nel cuore.

Si sistemerà tutto, Lyn. Fidati di me, andrà tutto bene.

Non sono pronta, Liam. Non lo sono per nulla e ho paura di tutto.. di tutto questo. Sono sola e..

Laveva stretta così forte dopo quella frase, impedendole di continuare, e aveva sentito le sue dita stringersi attorno alla propria maglia, spiegazzando il tessuto e bagnandolo con le lacrime. Le aveva sussurrato di calmarsi e laveva rassicurata dicendole che, finché ci fosse stato lui, non sarebbe mai stata sola. Che erano sempre stati loro due contro tutto il mondo, che poteva aiutarla in quel brutto momento, che poteva essere la sua spalla su cui piangere e il suo appoggio in caso di bisogno.

Sei come lui, così buono con tutti e.. e mi manca così tanto, Liam. Mi sembra di impazzire senza di lui.

E a quel punto era solo riuscito a sussurrarle un: manca tanto anche a me, mentre la stringeva un po più forte e fissava di fronte a sé il viale innevato, lasciandola piangere e nascondersi nellincavo del collo.

E ora lunico che stava impazzendo era lui, era lui ad essere rimasto solo con quella bambina - che somigliava fin troppo alla sua mamma e non faceva altro che ricordargliela da mattina a sera - e, nonostante volesse un gran bene ad Aileen, gli veniva da pensare se la sua vita fosse stata diversa, se i suoi consigli fossero stati diversi.. cosa sarebbe successo se avesse proposto a Kaylyn di non portare avanti quella gravidanza? Se le avesse dato ragione al suo essere troppo giovane, al suo non poter cavarsela in una situazione così grave e pesante.

Appoggiò la fotografia di fronte a sé, le mani che ancora tremavano, e premette i palmi contro le palpebre, roteandoli appena per calmare il mal di testa e rilassarsi.

Kaylyn era morta, Kaylyn gli aveva affidato quel fardello e lui, a distanza di cinque anni, ancora si lamentava.

Sei così simile a lui. Ricordava anche quello di giorno, il più brutto della sua vita. Prenditene cura, la mia bambina sarà così simile a te. E non era vero nulla, perché lunica persona che riusciva a vedere in Aileen era quella ragazza solare. Solo lei, sempre lei e nessun altro.

Era come se, quella bambina, fosse per lui una maledizione; non sapeva che genere di peccato avesse commesso, aveva persino rinunciato allamore della sua migliore amica - nonostante avesse capito ed accettato solo dopo mesi quel suo non ci sono le basi e rovineremmo tutto- e poi alla sua presenza. Era davvero ingiusto vivere con qualcuno che gliela ricordasse così tanto.

Quando capì che tutti quei pensieri non stavano facendo altro che peggiorare il suo umore - e le lacrime erano ancora lì, fresche e pronte per rivelarsi -, si alzò, pronto ad uscire allaria aperta e sperare di calmarsi - e dimenticare, quello era il suo più grande desiderio da ben cinque anni. Dimenticare, solo quello -; si bloccò però sulla soglia, nel sentire Louis chiamarlo, e si voltò verso di lui, sperando di riuscire a nascondere bene il proprio malumore.

- Chiudi tutto.- mormorò, rendendosi conto di quanto fosse roca la voce. Si sarebbe accorto di tutto, decisamente sì; solo un idiota non si sarebbe accorto dellenorme nuvolone nero che gli stava sopra la testa. - Mi prendo tutti questi giorni, chiudi tutto.- ripeté, cercando di schiarirsi la voce senza risultare così ovvio. - Ci vediamo martedì prossimo, buon fine settimana.- lo salutò sbrigativamente, vedendolo di sfuggita mentre si apriva in un sorriso enorme e iniziava a toccare, come un forsennato, lo schermo del cellulare.

Stava chiudendo la porta dingresso alle proprie spalle, quando lo sentì gridare - letteralmente gridare - Ohi, Malik! Non indovinerai mai! Chiama Mark, Nic e Roy.. e tutti gli altri. Ho casa libera e voglio godermi questi giorni di libertà. e scosse la testa, pensando a tutte quelle feste del liceo - allultimo ballo con Kaylyn, a come laveva stretta forte e a come aveva seriamente sperato tutto andasse per il meglio -, infilando poi le mani in tasca e seguendo il viale alberato, dirigendosi verso la stazione della metro.

Fu solo quando prese posto su quei sedili scomodi, che pensò fosse unidea masochista il tornare in quellappartamento - entrare in quella stanza e ritirare fuori i ricordi -; cercò quindi nella rubrica del telefono, selezionando il nome Jade ed aspettando che questa rispondesse. Alla terza chiamata - e al terzo Non posso rispondere, ma se è importante lascia un messaggio!-, si decise a mettere il cellulare in tasca e, in un improvviso moto di sicurezza, scese alla successiva fermata e ripercorse la strada della sera precedente - si ricordava vagamente i negozi e sperava solamente di non perdersi -.

E, dopo aver chiesto a più di una persona, riuscì a trovarsi di fronte a quella palazzina, suonò il campanello e si presentò alla voce gracchiante con un semplice Sono Liam, Jade è in casa?, sentendo in risposta un Liaaam! - tutte quelle vocali allungate che gli fecero riconoscere immediatamente Perrie - e linvito a salire - consigliandogli di non prendere lascensore perché più di una persona è rimasta bloccata e non posso assicurarti della fine che hanno fatto.-

Salì le cinque rampe di scale - aveva bisogno di riprendere ad allenarsi, si sentiva fuori forma - e aspettò qualche minuto prima di suonare al campanello - la scritta Eye Candy Chicks laveva fatto ridacchiare e gli aveva riportato un po del buonumore -, venendo trascinato allinterno dalla ragazza biondo platino e trovandosi circondato da quel che aveva tutta laria di essere un arredamento completamente femminile.

- Jade è a lavoro, aveva il turno di mattina e tra poco dovrebbe rientrare.- iniziò quella, la sua solita parlantina veloce ed allegra che lo lasciava per un secondo stordito. - Ma puoi aspettarla, dalle cinque minuti e sarà qui tra noi. Sarebbe così felice di vederti!- concluse con una gomitata contro il fianco e un occhiolino, facendolo arrossire appena ed impedendogli di ribattere.

- Non vorrei disturbare.- tentennò dopo essersi ripreso, seguendola in quello che doveva essere il salotto e fermandosi sulla soglia nel vedere altre due ragazze - le due coinquiline che mancavano allappello - ad occupare la maggior parte del piccolo divano; la riccia seduta, con lo sguardo fisso sul televisore, e quella con i capelli lisci, che stava quasi seduta in braccio a lei, con un libro tra le mani.

Deglutì, sentendosi completamente in imbarazzo in mezzo a così tante persone sconosciute, ed era tentato di declinare linvito a restare - dopotutto con Jade poteva parlare un altro giorno e non ricordava nemmeno il motivo per cui era andato fin lì, se doveva essere sincero -, ma la riccia esclamò: - Peeez chi era alla porta?-, facendolo sobbalzare e fare un versetto sorpreso, rendendo le ragazze partecipi della sua presenza.

Seguirono momenti imbarazzanti di silenzio, in cui si studiarono attentamente e senza un particolare motivo, e poi la riccia mormorò verso Perrie, indicandolo con la confusione leggibile negli occhi: - Non stavi attraversando la fase del gli uomini son soltanto degli stronzi, preferisco rinunciare e viver per sempre come una zitella? Hai già cambiato idea così facilmente? Pensavo, dopo Brandon, di non dover più subire i tuoi strilli e insomma.. però gran bella scelta.-

Il suo colorito raggiunse il rosso più intenso nel capire quel che stava sottintendendo, iniziò a scuotere la testa e farfugliare tre parole assieme - non capendosi nemmeno lui -, per poi ascoltare la bionda esclamare, con fare teatrale: - Ma a che stai pensando, Dani! Son tuttora in quella fase del mai più maschi in vita mia!- ed aveva persino sollevato un braccio, come se stesse leggendo chissà quale spot. La vedeva dannatamente bene in una campagna femminista contro il potere degli uomini, sembrava esser nata per ricoprire quel ruolo.

- E lui allora chi è?- si fece sentire la terza ragazza, distogliendo lattenzione dal libro per puntare i suoi occhi marroni in quelli di Liam, che mosse una mano in un cenno di saluto e rispose: - Liam, molto piacere.-

Seguirono minuti - nonostante Liam fosse pronto a giurare di aver aspettato ore per una qualsiasi reazione - e poi le due ragazze gridarono assieme il nome Liam?!, come se avessero appreso chissà quale mistero, per poi guardarsi e scoppiare a ridere nello stesso momento, ripetendo cose come Lui è Liam?ed arrivando persino a dire Dobbiamo scambiare qualche chiacchiera con Jade.

Si sentì molto stupido, quando sussurrò: - Liam è un nome piuttosto comune.-, e venne bloccato dalla ragazza con i capelli mossi e marroni, che spiegò, come a rendergli più semplice il tutto: - Ma tu sei il Liam di Jade!-

- Ellie ha ragione, non sei un qualsiasi Liam.- insistette la riccia, che Perrie aveva chiamata Dani poco prima, per poi indicargli la restante parte del divano e mormorare: - Unisciti a noi, non ti mangeremo. Lunica di cui devi preoccuparti è Pez, lei gli uomini li divora.-, facendolo scoppiare a ridere ed alleggerendo decisamente latmosfera.

 

 

 

 

Erano passate quasi due ore - Perrie doveva aver sicuramente mentito sul tempo di ritorno di Jade - e Liam si era intrattenuto con le tre ragazze, pensando di non aver mai trovato una compagnia femminile così divertente. Cera una strana sintonia tra le tre, come se vivessero assieme da sempre e si conoscessero quindi alla perfezione; era strano osservarle dallesterno, guardare quello strano meccanismo fatto di battutine e prese in giro.

Stavano ridendo tutti assieme - a causa di una battuta di Danielle, così si chiamava, su quanto Perrie avesse alla sue spalle uno strascico di uomini dal cuore spezzato -, quando sentirono il tipico rumore di una chiave ruotare nella toppa, il successivo scatto della serratura e: - Alla prossima mi licenzio! Quel coglione! Non sopporto più nessuno!-

Restarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo, e poi fissarono la ragazza - aveva appena varcato la soglia, ma si poteva intuire ad una prima occhiata quanto fosse stata faticosa la sua giornata -, che spostò gli occhi marroni e grandi su ognuno di loro, fermandosi sul castano con unespressione confusa e quasi sbalordita.

- Ehi, Jade, ero passato solo per..- stava dicendo in quel momento, cercando di non rendersi ulteriormente imbarazzante di fronte alle sue coinquiline, ma venne interrotto da Danielle, che quasi gridò: - Portala fuori!-, a cui si aggiunse Perrie e il suo: - Esatto, come dice Dani. Fai il cavaliere, Li!-

In un primo momento restò in silenzio, quelle ragazze sapevano cosa dire per mettere una persona a disagio, ma poi annuì, pensando che quellidea non sarebbe stata niente male - dopotutto era lì per quello, no? Parlare con Jade - e le fece un cenno verso la porta, indicandola persino con un gesto vago della mano mentre mormorava: - Vogliamo andare?-

E il sorriso enorme, che piegò in poco tempo le labbra della ragazza, valeva decisamente tutto quanto.

La lasciò varcare per prima la soglia, tenendole aperta la porta - guadagnando per questo dei versetti di approvazione e “è semplicemente perfetto-, e restò sorpreso nel vederla prenotare lascensore e invitarlo ad entrare, aggiungendo, a mo di spiegazione: - Il gioco dellascensore, giusto? Pez si diverte, lo fa ogni volta.-

- Un gioco?- chiese conferma, fissando le porte che si chiudevano e restando per qualche secondo in ansia dalla paura che potesse succedere seriamente qualcosa. - E come mai ha questa.. tradizione?- le domandò ancora, voltandosi verso di lei e sorridendo di riflesso nel vederla ridere e stringersi nelle spalle, ascoltando il suo: - Si diverte a far correre gli uomini.- e ridendo con lei.

Quando uscirono dalla palazzina - fortunatamente le parole di Perrie si erano rivelate completamente fasulle -, Liam infilò le mani nelle tasche dei jeans e la osservò stringersi nella giacca di letterman rossa, che contrastava con i suoi capelli così blu.

- Allora?- domandò dopo qualche minuto di silenzio, lo portava sempre a pensare troppo ed era quello che stava evitando, per poi continuare con: - Quello scoppio di poco fa? Vuoi parlarne?- a cui la ragazza rispose con unalzata di spalle e un: - Incomprensioni tra me e il mio capo.-

Liam mosse la testa in un cenno, non capendo esattamente tutta la questione e trovandosi nuovamente a disagio, per poi proporre: - Io ti offro un caffè e tu mi racconti cosa c’è che non va?- e rispondere al suo: - Non prendermi per una stronza ma.. perché tinteressa tanto?- con un semplice: - Voglio solo rivedere il tuo sorriso, mi piace.-, facendo arrossare le guance della ragazza, che abbassò il capo per non fargli notare eccessivamente quellimbarazzo.

- Nulla di cui vergognarsi.- insistette, arricciando le labbra in un ghigno, e aggiungendo: - Penso davvero tu abbia il sorriso più bello che..-

- Ma smettila, Lee!- esclamò lei, dandogli uno spintone con le guance sempre più rosse e gli occhi luminosi. - A quante ragazze fai questi complimenti?- si lamentò infine, sbuffando al suo insistere con: - Tu sei sicuramente la più bella.-; frase che si guadagnò un pugno contro il braccio e unocchiata da minaccia a riprovarci nuovamente.

Il castano sollevò quindi le braccia, facendole capire di essersi arreso, e poi borbottò: - Pensavo fossimo diventati amici.- per cui Jade corrugò la fronte e ripeté: - Amici?-, saggiando quasi la parola sulla lingua. Come se fosse una parola sconosciuta, come se non avesse avuto amici da fin troppo tempo; e di sicuro non era il suo caso.

- Amici, sì!- esclamò più convinto il maggiore, dandole un pugno scherzoso contro la spalla e mormorando: - Dopo la figuraccia al bowling pensavo di essermi meritato la tua amicizia!- a cui la ragazza rispose con uno scoppio di risa e un: - Ovviamente, Lee. La prossima volta tinsegno qualche tecnica, magari anche per conquistare le ragazze. Sei proprio pessimo, peggio che con il bowling.-

 

 

 

Angolo Shine:

Come sempre puntuale, ecco il nuovo capitolo!

Inizia a svelarsi piano piano la verità su Kaylyn (no, non è la sorella di Liam. Anche se lo era in una prima versione nella mia testa, quando ancora non avevo scritto capitoli) e sul legame che aveva con Liam.

Un piccolo Lilo e Ziam (piccolo accenno di Zouis), per spolverare e concludere il tutto con la vostra amatissima Jade.

Eye Candy Chicks è il nome che si son date le quattro ragazze, un po come se fossero una band o qualcosa del genere. E chick è un modo per indicare una donna (assieme a bird e tanti altri), descrivendo con una parola la sua sensualità (etc, ect). Tutto questo viene da cultura personale (ovvero fanfiction in inglese che leggo) ed è confermato dallUrban Dictionary (mi diverto troppo a cercare termini lì sopra).

Non penso di aver altro da aggiungere, oltre al fatto che questi capitoli mi stanno facendo piangere fin troppo. Questo Liam è seriamente una tortura, troppi segreti nascosti per anni ed è come se fosse sullorlo di un precipizio, rifiutando laiuto di qualsiasi essere vivente. Ad immedesimarmi così tanto, mi ritrovo a fissare lo schermo con gli occhi lucidi e a scrivere capitoli dallaria lugubre e angst (troppo angst.)

 

Siete fantastiche/i e vi ringrazio per il vostro continuo sostegno (verso questa storia e me). Apprezzo davvero tantissimo, leggo ogni recensione e mi sento in colpa perché non ho mai tempo di rispondere.

Buon fine settimana, fate come gli Zouis e festeggiate.

A venerdì prossimo!

E, visto che in questa giornata grigia (almeno qui a Milano) mi sento particolarmente buona, vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo, il nono. (Sì, è anche per farmi perdonare della continua presenza di Jade)

 

Spoiler nono capitolo:

« A quelle parole il più piccolo si raddrizzò con la schiena, fece schioccare la lingua contro il palato e borbottò: - Tu mi dici di lasciarti in pace, con gli occhi mi chiedi di scoparti.-

- Io?- chiese con unespressione allibita il castano, indicandosi con lindice, e roteò gli occhi al suo cenno dassenso e al suo insistere con: - Certamente, mandi segnali contrastanti. Non è semplice starti dietro. Sei sempre vattene e lasciami in pace ma quel che sento è sbattimi contro un muro e prendimi.- »

   
 
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