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Autore: Kirara_Kiwisa    19/09/2014    2 recensioni
Terzo volume della serie originale Victoria's Memories.
"Le mie ali erano rosse e piene di sangue, i miei vestiti avevano subito la stessa sorte ma non mi importava [...] Quando superai la collina e vidi ciò che anche Kilmor doveva aver visto, compresi la sua perdita di parole. Il dolore al petto fu lancinante e mi sentii sconfitta. Non ero arrivata in tempo. Non ero riuscita a proteggerlo. [...] Nolan era steso a terra, con lo sguardo rivolto al cielo"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Mi risvegliai, constatando che mi ero addormentata.
Nolan mi fissava, seduto sulla carrozza davanti a me. Mi sorrise, poi tornò a scrutare le colline all’orizzonte. 
Mi volsi nella sua stessa direzione, cercando di intuire che ora fosse.
Il sole aveva superato lo zenit. Avevo dormito per qualche ora, eppure sembravano passati pochi istanti.    
Non ricordavo nemmeno l’ultima volta che avevo riposato appropriatamente. Le scorse notti erano state cariche di eventi e, i giorni che le avevano seguite, necessari per leccare le relative ferite.
Sbadigliai. A svegliarmi era stato il movimento sussultorio della carrozza. In realtà avevo bisogno di dormire ancora.
- Dimmi che ci siamo-
Supplicai.
- Quanto manca alla capitale?-
- Veramente…-
Iniziò dicendo.
- Stiamo viaggiando nella direzione opposta-
Sussultai, smettendo istantaneamente di sgranchirmi le gambe.
- Perché?-
Chiesi ingenuamente, certa che mi fossi persa qualcosa.
- Perché non stiamo andando lì-
Rimasi spiazzata, esigendo maggiori dettagli.
- Ho alcuni problemi interni, ultimamente-
Spiegò, come se non lo sapessi.
- Preferisco non rivelare la destinazione con troppo anticipo-
La mia espressione non mutò. Continuai a fissarlo imbambolata.
- E con “troppo anticipo” tu intendi…?-
- Fino a che non sono arrivato-
Sbottò, con sicurezza.
- Ottimo-
Affermai.
- E’ un miracolo che il cocchiere sappia dove andare-
Nolan sorrise, se pur il suo fosse un sorriso così amaro.
- A proposito di problemi interni…-
Tentai di iniziare il discorso, approfittando del fatto che ne stessimo già parlando.
- Hai scovato la spia?-
Nolan mi fissò ad occhi sgranati.
- Se l’avessi fatto, non avrei paura di rivelare alla corte i miei spostamenti-
- Giusto, giusto-
Non riuscivo ad arrivare al punto. Dovevo provare in un altro modo.
- Con la fidanzata come va?-
Gli occhi del demone si ingigantirono ancora di più, se possibile.
- Perché lo chiedi?-
- Perché non dovrei?-
Nolan tacque, scrollando le spalle.
- Come mai hai lasciato il vampiro?-
Roteai gli occhi, distogliendo lo sguardo. Non sarei arrivata a niente con lui.
Il demone sospirò, grattandosi la testa e, alla fine, rispondendo.
- Non è più la mia fidanzata comunque-
Fui io a sussultare.
- Vi siete lasciati?-
- Era un matrimonio combinato-
Espose, come se questo spiegasse tutto.
Rimasi in silenzio per un attimo.
- Dunque non sarà più regina-
- No, infatti-
Sospirai. Motivo in più per volerlo morto. Avrei dovuto agire in fretta, se volevo salvargli la pelle.
- E ora lei dov’è?-
Volse lo sguardo verso di me, fissandomi.
- Perché vuoi saperlo?-
Scossi le spalle.
- Curiosità. Sarà ad attenderci dove stiamo andando?-
- No-
Affermò.
- Non ho detto a nessuno dove siamo diretti. Nemmeno a lei-
Meglio. Questo ci dava più tempo per sopravvivere.
- Hai mai pensato seriamente…-
Iniziai il discorso.
- Che potesse essere lei a tradirti?-
Nolan mi guardò storto.
- No, non credo-
- Però non le hai detto dove andiamo-
Puntualizzai. Non doveva fidarsi poi tanto.
- Non mi fido, di quel che potrebbe dire e a chi lo potrebbe dire-
Precisò.
Io annuii.
- Certo. Tipo ad Abrahel…-
- Victoria-
Affermò esasperato.
- Stai cercando di dirmi qualcosa?-
- In effetti sì-
Risposi, al suo evidente stato di nervosismo.
- Ho torturato Abrahel-
Sbottai.
- Gli ho posto domande riguardo al traditore. Sono certa che si tratti della tua ragazza-
- Abrahel mente-
Replicò.
- Mente da quando è stato concepito! Se possibile-
- Era sincero-
Spiegai.
- Sono brava a rendere le persone sincere-
- No-
Continuò il demone, scuotendo il capo.
- So che non è stata lei, come so che anche Lilith e Abaddon sono innocenti. Mi fido di loro tre-
Tacqui un momento.
- Loro sanno dove andiamo?-
- No-
Rispose.
- Non l’ho detto nemmeno a loro-
Non aggiunsi altro.
 
Arrivammo nel tardo pomeriggio. La carrozza attraversò dei cancelli, superando le guardie innanzi ad essi. Proseguì per un lungo viale alberato, fino a raggiungere una residenza.
Scendemmo, davanti al portone ancora chiuso. Sembrava che in effetti non fossimo attesi.
Nolan fece strada mentre io ammiravo la grandezza di quel che pareva un castello.
Una roccaforte, costruita su di una collina.
- Dove siamo?-
Chiesi, sperando di poterlo finalmente sapere.
- Nella regione di Wells-
Espose.
- Mi piace questo posto. Ci venivo sempre d’estate-
Le grandi porte di legno iniziarono ad aprirsi, intanto Nolan respirava l’aria fresca. L’autunno stava arrivando.
- Qui mi sento al sicuro-
Ammise, parlando d’istinto, quasi senza pensare.
- Perché?-
Mi fissò, sorridendo.
- Ho un cane sul retro. Vicino a lui mi sento ben protetto-
Stavo per replicare, non trovandolo poi così utile contro Abrahel. I servi ci interruppero, scattando fuori e circondandoci velocemente.
- Sua Altezza!-
- Sua Maestà!-
Ripetevano, dopo essersi tutti rigorosamente inchinati alla presenza del Principe.
- Benvenuto!-
- Accomodatevi!-
Ci presero d’assalto, scrutandomi in modo strano. Nolan mi presentò alla governante della residenza, spezzando l’imbarazzo. Informò che mi sarei fermata per qualche giorno e di prepararmi una stanza. Fece consegnare il mio bagaglio dal facchino, che aveva viaggiato seduto accanto al cocchiere. Solo allora notai che tutta la guardia reale non ci aveva seguiti.
- Dove sono?-
Domandai.
- Abbiamo viaggiato soli?-
- Sono tornati alla capitale-
Spiegò, conducendomi all’interno del castello.
- Scortando una carrozza uguale alla nostra-
- Chi c’era dentro?-
- Nessuno-
Disse.
- Era un diversivo-
- Nolan-
Lo bloccai.
- Ti prego, fatti aiutare a smascherare il traditore. Non puoi vivere con queste paranoie-
- Non capisco di cosa parli-
Mormorò.
- Viaggiare con due carrozze è la prassi. C’è la metà delle probabilità di essere colpiti-
La prassi. Vita da erede al trono. Lo capivo, eppure non desideravo dargli ragione. A parer mio, eliminata la spia, avrebbe smesso di preoccuparsi tanto.
Sospirai. Ci avrei pensato io. Dovevo sempre pensarci io.
 
Mi accompagnò per le scale della roccaforte, indicandomi velocemente dove avrei potuto trovare ciò di cui avevo bisogno. Le cucine, la sala da pranzo, i giardini interni ricchi di splendidi fiori, una biblioteca ben fornita. Le stanze della servitù e delle guardie si trovavano all’esterno. Non solo quelle si trovavano sul retro, vicino alla cuccia del cane. Dalle finestre scorsi anche una foresta molto fitta.
- Quella cos’è?-
Domandai.
- Si può visitare?-
- Cosa trovi di così interessante in un paio di alberi?-
Mi schernì, conducendomi verso la mia camera. Tentai di seguirlo, memorizzando la strada. Peggio della Gold Sea non poteva essere.
- Mi piacciono le foreste-
Lo informai.
- Sono cresciuta accanto ad una foresta-
- Tu odi casa tua-
Mi rammentò, come se lo avessi dimenticato.
Non so perché, sorrisi. Sì, odiavo terribilmente casa mia.
- Però abitavo accanto ad una foresta colma di demoni-
Raccontai.
- Mi piaceva-
Cadde il silenzio fra noi, in quegli attimi ricordai la notte che l’avevo attraversata per la prima volta. Fu la fuga migliore di sempre, anche se alla fine venni catturata dal Re dei Demoni.
- Avevo appena percorso la foresta confinante con il tuo regno, a cavallo con il mio paese. Quel bosco a nord-est rispetto a qua-
Iniziai dicendo.
- Insomma, da casa mia lo oltrepassai tutto per giungere fino alla capitale, il giorno in cui ti ho visto per la prima volta-
Si bloccò, voltandosi lentamente verso di me. Mi fissò preoccupato, con i suoi brillanti occhi d’oro.
- E quindi?-
Rimasi spiazzata dal suo tono di voce, così aggressivo.
- Quindi…?-
- Cosa vorresti dire con questo?-
Chiese molto nervosamente.
- Nulla-
Rivelai, allibita dalla sua eccessiva reazione.
- Calmati. Dico solo che mi piacciono i boschi e vorrei usarlo per passeggiare-
- Hai tutto il castello. Tutto. E’ molto grande Victoria-
Puntualizzò.
- Ci sono ettari di terreno sul davanti. Ti ho già indicato i giardini interni…?-
- Ooh. Ora ho capito-
Sbottai.
- Una foresta proibita. Forte! In tutte le storie di demoni che ho letto c’è sempre…-
- Victoria-
Interruppe.
- Tu lì non ci devi entrare, davvero-
- Tu devi licenziare Abaddon-
Ribattei, con la stessa fermezza.
Nolan mi fissò un attimo, sgomento.
- Cosa? Ora anche Abaddon è un traditore?-
- No-
Scossi le spalle.
- Almeno non credo. Ho solo detto una cosa assurda, come te del resto. Pensavo fosse un gioco-
Nolan si coprì il volto con le mani.
- Cose assurde che entrambi dovremmo fare ma che ti certo non faremo-
Continuai.
- Victoria davvero, non puoi entrare lì dentro-
- E tu devi permettermi di uccidere la tua ex-
Spiegai.
- Questa però non è una cosa assurda-
Conclusi.
 
Aprì la porta della mia stanza, mostrandomela. Il bagaglio era stato adagiato accanto al letto.
Ebbi l’impressione che fosse un appartamento, più che una camera. Mancava la cucina, per il resto c’era tutto. Salotto, con balcone, piccola sala da pranzo privata, con terrazza, camera da letto con balconcino, antibagno e bagno, senza balconi. Il tutto, escluso i balconi, suddiviso in cento metri quadrati.
Voleva mollarmi lì, senza proseguire il discorso ma non glielo avrei permesso.
- Aspetta-
Lo supplicai.
- Devi ascoltarmi. Non posso lasciare che ti uccidano. Tu mi servi, vivo-
Il demone incrociò le braccia, leggermente offeso.
- Bene. La vogliamo mettere in questo modo? Anche tu mi servi. Ho bisogno della tua forza, per sconfiggere le truppe di Abrahel. Eppure non mi hai permesso di proteggerti, ti sei messa in pericolo, hai lasciato che ti ferissero. Sei morta, addirittura. Ci siamo incontrati negli Inferi, ricordi?-
Roteai gli occhi. Cavolo, aveva ragione. Predicavo bene e razzolavo male.
- Va bene, lo ammetto-
La vendetta era più importante dell’orgoglio.
- Ma tu non devi fare i miei stessi errori. Tu sei meglio di me!-
Tentai, allargando le braccia verso di lui in segno di lode. Non funzionò. Il Principe continuò a squadrarmi storto.
- Avanti Nolan-
Incitai.
- Sono tornata, sono qui! Ho lasciato la nave, ti ho seguito. Sono qui solamente per farmi aiutare da te ma se muori, non potrai farlo-
- Solamente?-
Ripetè, irritato.
- Per cosa credevi che fossi tornata?-
Domandai, aprendo un discorso interessante. Se riteneva che mi fosse mancato, si illudeva.
Non avrei ripreso il suo fianco, se quella notte Hella e Abrahel non mi avessero tolto tutto.
Sulla Gold Sea ero riuscita a costruire qualcosa, una famiglia. Non rimpiangevo la vita sulla terraferma, divisa fra le bugie di Nolan e quelle di Abrahel.
Il mezzo demone, aveva toccato con mano la mia determinazione a riguardo.
Quando ero corsa a salvarlo, da quella strana trappola in cui era caduto, mi stava per lasciare andare. Messo davanti all’evidenza, aveva concesso di liberarmi dal marchio e di non vederci mai più. Improvvisamente poi io ritornavo, senza tante storie e senza condizioni. Riprendevo il posto accanto a lui, senza mai voltarmi in direzione della nave.  
Sapeva che c’era qualcosa dietro, eppure non mi forzava nel dire cosa.
- Comunque…-
Proseguì, mettendo una pietra sopra sul mio “solamente”.
- Se parli di uccidere i membri del Concilio credo che ormai tu possa provare a…-
- No-
Lo bloccai.
- Non si tratta di un paio di streghe. Tu devi aiutarmi ad andare all’Inferno-
Non suonava bene, detto ad alta voce. Me ne rendevo conto.
Questa frase lo colpì. Sciolse le braccia, appoggiandosi alla prima sedia disponibile.
- L’Inferno?-
- Sì. Da quel che ho capito tu ci vai spesso. Sei appena tornato-
- Sì, sono appena tornato…-
- Ecco, vorrei che tu mi accompagnassi lì. Poi, se vuoi, puoi andartene. Ah magari se mi vieni a riprendere-
- Non sono una carrozza-
- Farò quello che vorrai, se mi porti nel distretto di Hella-
Lo sguardo del mezzo demone divenne ancora più preoccupato. Dovette sedersi alla fine, su quella sedia.
- Perché vuoi Hella?-
Non risposi. Scossi le spalle, cercando una via di fuga nella conversazione. Nolan non me la lasciò.
- Le hai già tolto suo figlio-
Ricordò. Io tremai a quelle parole.
Anche lei.
Cercai una scusa. Una qualunque. La più semplice. Quelle troppo complicate puzzavano sempre di bugia.
- E’ l’alleato più potente di Abrahel-
Ricordai. Su questo non avevo torto.
- Eliminata lei, abbiamo un vantaggio-
- Se siamo morti, non abbiamo nessun vantaggio-
Replicò il ragazzo.
- Ho fatto arrabbiare parecchio Abrahel-
Ammisi. Nemmeno su questo avevo torto.
- L’ultima volta ha giurato di sguinzagliarci Hella contro. Ci ucciderà se non ci muoveremo per primi-
Su questo, potevo avere ragione. Chissà.
Nolan mi fissò pensieroso. Sapeva che poteva accadere. Il suo piano di catturarmi sulla Gold era fallito, lo avevo torturato e probabilmente non avrebbe atteso molto prima di tentare di nuovo. Questa volta in un modo più violento e sanguinolento del primo.
- Anche se ti porto lì, non sopravvivresti alla paura-
Ricordò.
- La paura nei confronti degli Inferi-
- Insegnami allora a non aver paura-
Il demone scosse il capo.
- Non c’è un modo. Un angelo non può camminare all’Inferno, non senza mutare-
Questo discorso mi interessò.
- Un angelo può mutare?-
- Le sue ali possono diventare nere, trasformarsi in un angelo caduto-
- E come?-
- Subisce la Conversione, da parte dei diavoli-
- Ecco!-
Urlai.
- Aiutami in questo!-
- Il discorso termina qui-
Eruppe il ragazzo, alzandosi in piedi.
- Come?! No!-
- Non ti starò vicino in questa pazzia-
- E io non…non guarderò mentre la tua ex ti uccide! Anche la tua cecità è pazzia-
Sbuffò, affermando che stavo parlando di due cose completamente diverse. Assurda paranoia contro la ferma certezza di farsi uccidere all’Inferno.
- Se c’è un modo per fermare Hella, lo troverò io-
- No, aspetta. Non puoi farlo. Non puoi togliermi questo!-
Gridai, con una tale rabbia e con la voce così colma di dolore da bloccare il demone. Si volse, fissandomi negli occhi. Tentai di calmarmi, di non mostrare quel che in realtà avevo dentro.
- Voglio ucciderla, con le mie mani-
Lessi sulle sue labbra una domanda. Stava per porla, era lì, già pronta. Eppure si contenne, sopprimendola. Sospirò, raccontandomi una storia.
- Sono vivo perché qualcuno negli Inferi mi ha aiutato-
Espose.
- Io e Lilith, siamo vivi perché non siamo i soli a volere Hella morta-
Lo fissai incredula, non capendo.
- C’è stata una rivolta, nel suo settore. Lo ha perso, non detiene più il regno dell’oltretomba. Adesso è solo una regina deposta, un po’ troppo brutta e arrabbiata-
Continuò, sorridendo.
- Senza quella sommossa cappeggiata dagli spiriti e dai diavoli, avvenuta nel momento giusto, non ne saremmo usciti vivi-
- Tu sei stato ferito però-
Ricordai.
- Poteva andare peggio. Molto peggio. Lilith non è tornata, non ancora almeno-
Svelò.
- Aveva bisogno di più tempo. E’ stata ferita molto gravemente-
- Perché vi hanno aiutati?-
Domandai, non capendo. Nolan scosse le spalle.
- Qualcuno più forte di lei ha deciso che era il momento di un colpo di stato. In questo momento nei suoi territori, in quelli che una volta erano suoi, sta avvenendo una pesante ribellione. Quando sono tornato non era ancora finita. Non possiamo scendere-
- Ma saranno passati anni da quando sei tornato!-
Replicai.
- Le ribellioni infernali non sono mai brevi. Stanno facendo la storia laggiù. Per millenni Hella era la sovrana, anche il libro di storia demoniaca più antico del mondo riporta lei come regina. Eppure da oggi, quel settore sarà dominato da un angelo caduto-
Spalancai gli occhi, curiosa.
- Davvero? Un angelo sovrano degli inferi?-
Il mezzo diavolo sorrise.
- Almeno fino al mio arrivo-
Lo fissai intensamente, non permettendogli ancora di andarsene.
- Allora è vero-
Lo incuriosì, si volse chiedendomi cosa fosse vero.
- Vuoi conquistare gli Inferi-
- Tu vuoi praticamente conquistare il mondo-
Non volevo conquistare il mondo. Volevo sterminare gli Angeli da sempre, desideravo distruggere il Concilio da altrettanto tempo. Mi sarebbe piaciuto vedere il Regno delle Fate purificato dalla presenza di quest’ultime, il Regno dei Demoni però non mi interessava. Glielo lasciavo, dunque non volevo proprio conquistare il mondo.
- Sai che ha scatenato tu Hella contro di noi?!-
Sbottai, sorprendendolo ulteriormente.
- Lei non avrebbe mai preso il fianco di Abrahel, se tu non le avessi invaso il territorio!-
Mi aspettavo una litigata furiosa, nella quale lui mi avrebbe elencato le motivazioni del suo gesto. Magari avrebbe difeso le sue scelte di torturare i nemici negli Inferi, di scendere così spesso nella sua sezione. Io avrei fatto finta di non capire, tanto per il gusto di litigare. Invece, non accadde niente del genere. Se ne andò, lasciandomi come una stupida da sola. Detestavo quando lo faceva.
 
Quel confronto mi aveva fatto arrabbiare.
Le sue parole, la sua cocciutaggine e il suo comportamento mi avevano innervosito.
Solcai i cento metri quadrati delle mie stanze più volte, poi compresi che dovevo uscire. Necessitavo di sfogarmi.
Io ero lì per lui e, per riconoscenza, Nolan nemmeno voleva ascoltare i miei suggerimenti per non farsi uccidere. La mia richiesta di essere assistita nella discesa nell’oltretomba era finita allo stesso modo. Provavo rabbia, mista ad impotenza. Dovevo fargliela pagare. Fu allora che la vidi dal balcone: la foresta.
Mi diressi alle porte, aprendole con decisione e richiudendole con altrettanta enfasi.
C’erano delle guardie oltre esse.
Sbuffai, tornando ad aprirle lentamente. Fissai le schiene degli uomini in divisa davanti alle mie stanze. In fondo, non sapevano che stavo per trasgredire le regole del loro Principe. Decisi di tentare. Spalancai un’anta e feci un passo avanti. I demoni si volsero contemporaneamente verso di me, fissandomi con in pugno una lancia ciascuno. Chiesero se necessitavo di qualcosa.
- Fatemi passare-
Ordinai.
- Per qualunque suo desiderio, possiamo assisterla qui nei suoi appartamenti-
Spiegarono all’unisono.
- Non credevo di essere prigioniera-
- Infatti lei è un ospite, Signora-
Rispose una guardia.
- Però non posso uscire?-
- Per qualunque suo desiderio…-
Ricominciarono.
Nolan mi aveva fregata. Prima mi faceva credere di essere libera, poi dimostrava di trattarmi da carcerata. Riponeva così poca fiducia in me, mi sentii offesa.
Dovevo trovare un’altra strada per disubbidire.
Chiusa la porta in faccia alle guardie, mi diressi ad uno dei numerosi balconi.
Spalancai gli ampi vetri, notando che le mie stanze davano su di una rupe. Nolan lo aveva fatto apposta. Ultimo piano di un castello, ala di esso che si affacciava su di un dirupo. Non era casuale, sicuro.
Oltre la rupe, all’orizzonte adagiato all’interno della valle, si stagliava il bosco.
Nel bel mezzo della foresta mi pareva di vedere un lago, come se fosse soffocato nella morsa della boscaglia. Le cime degli alberi a malapena lo mostravano, gelosi dello specchio d’acqua.
Dovevo trovare un modo per raggiungerlo.
Decisi di saltare dal balcone.
Ero sopravvissuta a tante cose, ce l’avrei fatta anche contro un balzo nel vuoto.
La valle si trovava in discesa rispetto a me, se non facevo attenzione sarei arrivata rotolando.
Respirai profondamente. Si trattava solo di atterrare in piedi. Atterrare in piedi su quel piccolo lembo di terra piana che scorgevo, antecedente il ripido pendio che separava la tenuta dal bosco.
Una volta atterrata, con prudenza, avrei percorso la collina sino alla valle.
Tutto si basava su quel salto.
Chiusi gli occhi e mi lanciai.
In caduta libera, verso il nulla.
Solitamente atterravo in piedi, ero brava a farlo. Ci contavo mentre l’aria mi colpiva forte sul viso e mi scompigliava i capelli. Mentre il cuore si trovava in gola e la pressione sanguigna schizzava alle stelle. Ci contavo, anche quando mancai il lembo di terra.
Giunsi così alla foresta nella maniera che temevo: rotolando.
Caddi inesorabilmente, trovandomi in brevi attimi a percorrere la collina. Ero inarrestabile, niente poteva fermare la mia corsa verso la vallata.
L’unica cosa che fu in grado di frenarmi fu la foresta stessa. Un albero.
Il colpo fu forte e il dolore considerevole ma quando riaprì gli occhi, fui soddisfatta. Ero giunta alla foresta e senza ferite serie. Almeno speravo.
Ancora a terra, posai le mani al suolo e cercai di alzare leggermente il capo per osservare il castello. Era davvero in alto. Da dove mi trovavo, il palazzo reale sembrava essere edificato su una cima altissima e inespugnabile. Ancora non sapevo come avrei fatto per tornare indietro.
- Ma che bel salto-
Alzai o sguardo, verso quella strana voce. Roca e possente.
Rimasi agghiacciata quando lo vidi, così grande.
- Oppure dovrei dire, che bella caduta-
Aprì le fauci, quasi per sorridere. Un lupo. Un lupo, alto quanto un albero.
Mi ritrassi all’istante, strisciando lontana da lui. I suoi occhi mi fissavano, le sue orecchie fremevano ad ogni mio, rumoroso, movimento.
Fece un passo avanti verso di me, raggiungendomi all’istante. Il terreno tremò sotto le sue zampe. Ingombrante e pesante eppure era riuscito a cogliermi di sorpresa, affiancandomi così silenziosamente.
- Come hai fatto a sopravvivere?-
Continuò a chiedere. Io fissai d’istinto il simbolo scarlatto che Nolan mi aveva marchiato a fuoco sul polso. Non brillava, quindi non ero in pericolo di vita. Né per la caduta, né per il lupo.
- Hai perso la parola?-
Rinsavii.
Parlare. Dovevo parlare. Dirgli qualcosa. Avevo davanti un lupo gigante che sorrideva e voleva conversare, ed io non avevo argomenti.
- Sono dura-
Risposi.
- Non mi spezzo le ossa…facilmente-
Il demone sorrise, mostrando i canini. Inquietante.
- Perché sei qui?-
Ecco il dunque. Voleva sapere per quale motivo ero volata fuori dal balcone, rotolando per tutta la collina e sbattendo contro un albero della foresta. In effetti iniziavo a chiedermelo anch’io.
- Non potevi usare il sentiero?-
Propose il lupo, indicando con lo sguardo il lungo viale che collegava la roccaforte aggirando il pendio. Il sentiero. Esisteva un sentiero. Un comodo e facile sentiero, vicino alle case della servitù. Maledette guardie di Nolan.
- Ho preso…la strada più corta-
Sbottai.
- Sì, ho notato-
Si sedette. Si sedette sulle zampe posteriori e allora sì che la terra tremò. Si accucciò, fissandomi con i suoi occhi giganti a cui io non potevo sfuggire.
- Perché tanta fretta?-
- Volevo attraversare la foresta…prima che faccia notte-
Rise. Un lupo che rideva. Stava sghignazzando e tuta la valle poté sentirlo. Sperai solo che non lo sentisse anche Nolan.
- Un ospite del Principe che vuole entrare nella foresta-
Riassunse.
- Era tanto che non mi divertivo così-
- E’ stato il Principe a mandarmi. Devo arrivare al lago-
Provai a dire, alzandomi coraggiosamente dal suolo. Me ne pentii, quando il lupo perse il sorriso e divenne improvvisamente serio.
- Sai chi sono io?-
Lo scrutai. Avevo una teoria. Conoscevo solo un demone dalla forma di un lupo gigante.
- Io sono Fenrir e sono a guardia della foresta. Non farò entrare una bugiarda-
Ero partita con il piede sbagliato.
- Va bene, mi dispiace-
Mi scusai, certamente non desiderando inimicarmi Fenrir.
Il cane di cui parlava Nolan, che aveva la cuccia sul retro. Ci credo che si sentisse più al sicuro accanto a lui. Non capivo perché lo tenesse semplicemente a guardia di un bosco, un demone così era sprecato.
- Il Principe non sa niente-
Continuai.
- Volevo solo fare una passeggiata-
- Non si può entrare nella foresta. Non è un posto per passeggiare-
Sbuffai.
- Cosa contiene? Perché è proibita?-
- Demoni-
Rivelò, con la sua possente voce.
- Demoni-
Ripetei io.
- Contiene demoni? Tutto il regno contiene demoni! Ascolta Fenrir…-
Mi avvalsi dei miei studi per convincerlo ad entrare. Ormai ero diventata curiosissima. 
- Permettimi di entrare, arrivo fino al lago e torno indietro. Me lo devi questo favore-
Il lupo si alzò in piedi su tutte e quattro le zampe, scrutandomi perplesso. Tentai di essere più esaustiva.
- Recentemente, ho eliminato l’anima dell’ultimo figlio di Hella, tua sorella-
Secondo la storia demoniaca i due appartenevano alla stirpe di Loki. In seguito all’unione con una gigantessa, nacquero tre demoni. Demoni destinati a distinguersi, anche fra i loro pari. L’ultimo di essi era Miðgarðsormr, un serpente marino gigante che comparirà solo durante la fine del mondo.
Fra il lupo e la Dea non correva buon sangue. La sorella, quando era ancora molto giovane aveva tradito i genitori. Per vanità si era mostrata alla Terra rivelando il segreto della loro esistenza. Attirate le ire sulla sua famiglia, sui genitori che avevano generato esseri così mostruosi persino per i demoni stessi, condannò i due fratelli maschi ad essere imprigionati. Lei venne risparmiata, per le sue fattezze e i suoi doni benefici nei confronti della natura. All’epoca non era ancora un mostro che distribuiva morte sul mondo.
- Lilith-
Pronunciò il lupo. Mi volsi di scatto, cercandola.
- Dov’è?-
Chiesi, irrigidita.
- Lilith-
Riprese la creatura.
- Ha ucciso una discendente di Hel anch’essa-
Era informato, io annuii.
- Bene, vuol dire che la ringrazierai più tardi. Intanto per saldare il tuo debito con me, potresti…-
Indicai la foresta con il dito indice.
- No-
Ringhiò la bestia, parandosi innanzi a me. Mi ritrassi.
- Nessuno può entrare. Non dipende da una mia scelta-
Spiegò il lupo.
- E’ la volontà del Principe-
Feci un passo indietro, alzando il collo fino agli occhi così alti del demone. Li cercai, nell’ombra del sole che velocemente si nascondeva dietro la collina.
- Va bene, Fenrir…-
Iniziai.
- Desidero riscuotere in anticipo un debito che avrai con me in futuro-
Mi fissò, curioso di sapere cosa mi inventavo.
- La morte di Hella-
Spiegai.
- Io la ucciderò e tu mi dovrai un favore. Vorrei riscuoterlo adesso. Fammi passare-
Non lo convinsi nemmeno per un attimo.
- Tu non ucciderai Hel. Nessuno può-
- Vuoi scommettere?-
Domandai, con fermezza.
Per la prima volta, fu Fenrir ad arretrare davanti a me.
Scorse il fuoco nei miei occhi, la rabbia, il dolore, il desiderio di vendetta. Il mio sguardo ne era colmo più del suo. Hella mi aveva tolto molto e lui, questo, lo percepì.
- Mi dispiace-
Sbottò la creatura.
- Per cosa?-
La bestia tornò a sedersi.
- Per qualsiasi cosa ti abbia fatto-
Sorrisi. Era un bravo cucciolo, in fin dei conti.
- Non preoccuparti. Pagherà presto-
Lo avrei vendicato, quel ragazzo che avevo visto sulla soglia dei Cancelli degli Inferi. 
  
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