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Autore: Manu5    21/09/2014    12 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 17 ANDARE D’ACCORDO? NO GRAZIE!

POV WALTER

- “Bianco”
- “Nero”
- “Dolce”
- “Salato”
- “Inter”
- “Juve”
- “Destra”
- “Sinistra”
- “Lo state facendo apposta?” ci interruppe la sua amica Valeria
- “Facendo cosa?” chiedemmo all’unisono.
- “Rispondendo uno l’esatto contrario dell’altra.” Intervenne Yuri decisamente sconsolato.
- “No” affermammo ancora in coro.
- “Beh questa cosa deve finire.” Affermò Ale spazientito.
- “Quale cosa?”
- “Insomma cercate di concentrarvi un po’. Dovete riuscire a trovare almeno uno schifoso punto su cui siete d’accordo.”  Sentenziò Patrizia.
- “Siamo perfettamente d’accordo sul fatto che non andiamo d’accordo.”
- “Basta scherzare.”
Eravamo tutti seduti nell’immenso salotto di casa mia, io e lei, la cosi detta coppia d’oro, Alessandro e Valeria, che ancora non avevo capito se erano amici di letto oppure no, e poi naturalmente Yuri che si era portato la ragazza, a cui aveva prontamente raccontato ogni cosa.
- “Lo scopo di questo incontro è quello di conoscervi meglio per riuscire a pianificare almeno una base sulla quale instaurare questo vostro strampalato rapporto.”affermò proprio quest’ultima.
- “Piantala di parlare come un libro stampato Patty” sbuffai “Le somigli e mi dai ai nervi.”
- “Ehi” starnazzò offesa Monica.
- “Vado a prendere da bere.” Affermai alzandomi e osservandola con sufficienza, sapendo perfettamente di mandarla su tutte le furie e dirigendomi  verso la cucina.
- “Veniamo con te.” Gracchiarono in coro le mie due comari Ale e Yuri. Cazzo, qui parte la predica.
IN CUCINA
-  “Che diavolo ti prende?” domandò Alessandro esasperato.
- “A cosa ti riferisci?” chiesi scolandomi una bottiglietta di birra gelata, appena levata dal frigo.
- “Lo sai benissimo, smettila di fare il coglione. Di questo passo a Capodanno saremo ancora qua a giocare al gioco dei sinonimi e contrari.”
- “Ma che pallosi che siete diventati …” sbuffai seccato.
- “Ma si può sapere che problemi hai con lei?”
- “Mi da’ sui nervi va bene?”esclamai.
- “Ma te la scoperesti volentieri?” insinuò cattivo Alessandro.
- “Perché tu no?” risposi a tono.
- “Non cominciate ancora per carità.” S’intromise Yuri. “Torniamo di là dai …”
- “No. Solo Walter tornerà in salotto con Monica!” s’intromise una voce femminile che ci fece voltare verso la porta.
- “Te lo puoi scordare Patty.”
- “Invece ha ragione. Per conoscervi dovresti stare da soli. Quest’ idea di metterci in mezzo è ridicola oltre che infantile.” Intervenne subito in suo aiuto Yuri 
- “Se rimaniamo soli, potremmo scannarci l’un l’altra.”
- “Beh, correrete il rischio almeno per dieci minuti.” Sentenziò anche Valeria “Voglio una pausa da voi due, altrimenti sarò io a mettervi le mani addosso.”
- “Su vai … “ ordinò perentoria Patty
- “Potremmo lasciarla di là da sola.” Proposi consapevole di quale sarebbe stata la reazione generale.
- “WALTER !!!” infatti urlarono in coro.
- “Eh che palle … vado vado … “
Quando tornai in salotto mi soffermai sulla porta a contemplarla e la mia mente tornò al bacio del giorno prima, anche se la rapidità con cui mi aveva tirato una cinquina l’aveva fatto passare più per uno sfioramento di labbra. Avevo ceduto ancora una volta e non riuscivo a capacitarmene. Mi ero ripromesso che d’ora in poi avrei resistito e non l’avrei più nemmeno sfiorata. Non era possibile che io non ci stavo più dentro dal desiderio di toccarla e lei sembrava sempre imperturbabile. Ma chi cazzo era questa qui? Eppure lo percepivo che piaceva anche a lei, il suo corpo non riusciva più a mentirmi.
- “Che stai facendo?” chiese irritata scorgendomi sulla porta.
- “Ti osservo.” Decretai come un fatto ovvio beandomi del rossore che le apparve sulle gote quando aggiunsi: “ Sei molto bella!”
- “Soffri di sdoppiamento di personalità?” chiese interdetta “ No perché non sembri la stessa persona che se n’è andata sbuffando …”
- “Può darsi, mai sentito parlare di Dottor Jaky e Mister Hyde?” sorrisi avvicinandomi. “ Che fai?” chiesi notandola sfogliare alcune carte.
- “Studiavo le ultime novità della gara che ci ha fatto avere tuo padre.” Rispose scorbutica.
- “Sei proprio una secchiona.”
- “Affronteremo prove di cultura generale riferite alle nostre materie scolastiche, e prove sportive. Dovremo impegnarci parecchio.” Constatò come se non avessi fiatato. 
- “Beh … tu non dovresti avere problemi. Dicono tutti che sei un piccolo genio.”
- “Sono una frana negli sport” sbuffò contrariata.
- “Davvero?”chiesi sinceramente stupito.
- “Già” rispose come se avesse rivelato uno dei segreti di Fatima. “ Perché mi guardi così?” riprese.
- “ Perché finalmente ho scoperto qualcosa in cui non riesci Miss Perfettina”
- “Ah Ah Ah … scommetto ne sarai entusiasta?”
- “Non direi entusiasta … però …”
- “Però?”
- “Beh, il fatto che tu non sappia fare qualcosa ti rende come dire ... umana.”
- “E’ un complimento?” 
Non riuscii a rispondere a questa domanda perché il plotone esecutivo rientrò dalla cucina allineandosi davanti a noi con delle facce che non promettevano nulla di buono. 
- “Considerando che le domande/risposte di conoscenza non hanno sortito alcun effetto, se non quello di farvi litigare ulteriormente, abbiamo deciso di passare ai fatti.”
Esordì quella stronza della sua amica Valeria preoccupandomi più del dovuto. Che strana ragazza che era anche lei, mi ritrovai a pensare. Ricordavo perfettamente di essermela scopata l’estate prima e che ci sapesse fare parecchio, direi che sotto le lenzuola era decisamente una porca. Non potevo certo biasimare Ale che da quello che avevo capito, se l’era fatta diventare “scopa amica”. Ma era anche un tipino tosto, preferiva usare che essere usata. Come lei e la suora di clausura che avevo a fianco fossero così amiche era un mistero per me.
- “Sarebbe?” domandai
- “Dovete imparare a toccarvi!” Oh bene, finalmente le cose si facevano quanto meno divertenti pensai sogghignando.

POV MONICA

- COSA??? Ma siete impazziti tutti?” sbraitai scattando in piedi.
 Eh no, adesso basta! Passi il dover recitare questa pantomina per salvare le palle a suo padre, passi pure passare più tempo insieme per conoscerlo meglio, ma toccarci, proprio no. Pensai diventando rossa come un peperone.
- “Intendiamo prendervi per mano, abbracciarvi, cose così … “ specificò Patrizia “Per stabilire un certo “contatto” diciamo …”
- “A cosa hai pensato?” ghignò il cretino facendomi arrossire ancora di più. “Oddio la nostra Monicuccia fa pensieri sconci. Questa sì che è una novità!”
- “Piantala di fare il cretino Molinari.”
Però avevo frainteso sul serio porca miseria. Quando avevano pronunciato la parola “toccare”  il sangue aveva iniziato a pulsarmi nelle tempie  e a scorrermi davanti agli occhi immagini che di casto non avevano nulla.
Walter Molinari avvinghiato a me che mi baciava senza darmi la possibilità di respirare, Molinari sopra di me che mi toccava in ogni luogo sensibile, con lussuria, possessione, ossessione …  Dovevo essere completamente impazzita per fantasticare proprio con lui in quel modo. A pensarci bene non avevo mai pensato a nessun ragazzo in modo così carnale, neanche con Omar, il ragazzo per cui mi ero presa una sbandata colossale l’estate prima durante le vacanze al mare. Ma che Molinari fosse sexy da morire era un dato di fatto … forse quei pensieri erano scaturiti a seguito del complimento ricevuto poco prima. Quando mi aveva detto che ero bella il cuore aveva cominciato a battere furioso nella cassa toracica. Chissà se lo pensava davvero o l’aveva detto solo per innervosirmi.
- “Basta basta basta” pronunciai ad alta voce lasciando tutti basiti. Dovevo assolutamente smetterla di pensare a lui in quel modo.
- “Ma che ti prende Moni?” chiese Valeria.
- “Ehm cosa?” risposi come svegliata da un brutto sogno.
- “Stai bene?”
- “Benissimo.”
- “Allora?”
- “Allora cosa?” Ma perché mi guardavano con quelle facce stralunate, cosa mi ero persa?
- “Forza prendetevi per mano. Cominciamo da lì.” Sentenziò Alessandro svogliato.
- “E’ una cosa stupida.”
- “Ha ragione” mormorò Walter annoiato.
- “Felice di trovarvi finalmente d’accordo.” Ironizzò Yuri “Ma adesso per favore prendetevi per mano.”
Ormai chi più, chi meno eravamo tutti esasperati dalla situazione, lo si capiva dai toni, dagli atteggiamenti, dai modi di fare.
- “Dai muoviti dammi la mano e facciamola finita.” Disse Walter scocciato prendendomi poi per quell’arto.
Immediatamente una scossa elettrica si propagò lungo tutta la mia spina dorsale giungendo ad ogni punto del mio sistema nervoso. Maledizione all’effetto che mi faceva quel decerebrato.
- “No.” Gridai scattando lontano da lui. Mi stavo comportando proprio come una bambina capricciosa, ma ero nel panico più totale e non ne capivo la ragione.
- “Monica ma che cazzo ti prende oggi?” chiese Valeria allarmata probabilmente dal mio strano comportamento.
- “Niente.” Risposi sulla difensiva “E’ solo che … dai andiamo questa è una stupidata … prendersi per mano come i bambini della scuola materna …”
- “Vorresti forse qualcosa di più hard?” mi stuzzicò immediatamente Molinari.
- “No stupido zoticone. Il “contatto”,  come lo chiamate voi,” mimai tra virgolette “c’è già stato! Avete forse dimenticato la scenetta con cui abbiamo deliziato la scuola sulla cattedra della bidella.” Sputai velenosa come un boa.
- “Ma quella non c’entra. Sai con quante ragazze Walter ha fatto spettacolini del genere in pubblico?” decretò Ale come fatto ovvio.
- “Per rendere la vostra storia vagamente credibile dovete abbondare di roba romantica, tipo camminare mano nella mano …”
- “Baci a fior di labbra appena accennati …”
- “E non slinguate oscene sul corridoio.”
- “Qualche fotografia su face book è assolutamente necessaria.”
- “A proposito, avete cambiato il vostro stato di coppia?”
- “E prima ancora , vi siete scambiati l’amicizia vero?”
Sentivo solo lontanamente le domande che ci ponevano o i piani ideati per renderci una coppia più complice. Ero rimasta pietrificata dall’affermazione di quel coglione di Alessandro Radavelli e dagli occhi del mio finto fidanzato che erano scattati subito a cercare i miei che si stavano facendo umidi
Avrei voluto rispondere a tono, dandogli come sempre del puttaniere, ma le parole  mi erano morte in gola. Ma cosa pensavi Monica? Di essere una privilegiata? Che quel trattamento fosse stato riservato solo a te perché in qualche modo per lui eri diversa? E’ vero, non mi aveva baciata solo in pubblico però chissà quante ragazze aveva baciato. La verità di quelle parole mi travolse come un treno in corsa. Probabilmente tutti i suoi comportamenti nei miei confronti erano dettati da una lunga astinenza a cui io stessa l’avevo sottoposto come aveva ammesso anche lui.
Ma la questione più spinosa di tutte era a me che cazzo me ne importava A) di come Molinari si comportasse con tutte le sue troiette B) di come Walter si comportasse con me e C) del perché mi sentissi così tremendamente male al pensiero che trattasse me come quelle sciaquette da quattro soldi.
D’improvviso realizzai che avevo paura. Quando me lo trovavo davanti tutta la mia razionalità andava a farsi un giro e io non ragionavo più trasformandomi in puro istinto. E non era salutare dare tutto questo potere a Molinari lo stronzo menefreghista che anche adesso fregandosene – come me del resto – di quello che stavano dicendo gli altri continuava a sondarmi l’anima come se avesse letto parola per parola tutti i miei pensieri.
- “Voglio andare via!” affermai decisa facendo girare quattro teste nella mia direzione.
- “Cosa? E perché mai? Non siamo neanche a metà dell’opera …”
- “Noi siamo qui a scervellarci per voi e tu te ne vuoi andare?”
- “Sì! Voglio andare via.” Ridissi con voce spezzata.
Immediatamente presi la borsa lasciata sulla poltrona e senza proferire più parole mi diressi o sarebbe più giusto dire che mi diedi letteralmente alla fuga correndo verso l’ingresso di quella villa imponente. Stavo per scoppiare, e non volevo assolutamente che mi sorprendessero a piangere per una ragione che non avrei neppure saputo spiegare.
- “Aspetta!”
Una voce profonda, un ordine, un imposizione bella e buona. Avvertii la sensazione di calore prima ancora di percepire il tatto delle sue mani sul corpo che mi avevano presa per le braccia facendomi girare su me stessa per guardarlo occhi negli occhi un’altra volta. Mani che ancora non mi avevano abbandonata. Quello che proprio non mi aspettavo era che la fonte delle mie disgrazie mi corresse prontamente dietro bloccandomi alla porta.
- “Ale ha detto una stronzata. Non è vero che faccio così con tutte!”

POV WALTER

Ma che cazzo stavo facendo?? Ormai non ero più neanche padrone delle mie azioni. Ero rimasto interdetto non appena Ale aveva fatto quella stupida affermazione e le sue iride solitamente cristalline si erano rabbuiate. E non avevo ancora razionalizzato l’accaduto quando le mie gambe la seguirono e l’afferrai davanti alla porta di casa bloccandole la fuga.
Non era vero che mi comportavo così con tutte, non avevo mai baciato con così tanta passione e desiderio una ragazza sul corridoio della scuola perdendo la cognizione di dove mi trovassi, non avevo mai preso in prestito il cavallo di mia sorella solo per far colpo su una ragazza, non avevo mai fatto dormire nessun essere di genere femminile tra le lenzuola del mio letto compresa la mia sorellina Sonia che adoravo letteralmente. 
Monica Laboni non poteva saperlo, ma con lei avevo oltrepassato molti paletti che mi ero autoimposto con il tempo. Ma ora che dovevo fare? Non ero pronto, e credo non lo sarei mai stato.
Però i suoi occhi che ora mi fissavano quasi spaventati mi facevano supporre di poter fare qualsiasi cosa … Insomma, se continuava a guardarmi così e mi avesse chiesto di andare nel fuoco probabilmente mi ci sarei buttato.
- “Ehi ragazzi, tutto bene?” la voce di Yuri mi riscosse da quei pensieri molesti, scaraventandomi al presente dove eravamo circondati dai nostri amici.
- “Andate via.” Ordinai. “Avevate ragione! Questa è una faccenda tra me e lei. E dobbiamo vedercela da soli.”
Volevo farli sparire tutti con uno schioccare di dita poiché desideravo solamente rimanere solo con lei, Dio solo sapeva per fare cosa. Passarono alcuni minuti fra imbarazzo e disorientamento, minuti nei quali né le mie mani, né i miei occhi non ne vollero sapere di staccarsi dalla fonte della mia confusione. Roba da non credere, Monica Laboni – alias Miss Perfezione – mi terrorizzava, o meglio ero spaventato da tutto quello che mi faceva provare. Volevo starle il più lontano possibile perché la desideravo in una maniera malata, ma per quello stupido patto non potevo; ma onestamente non sapevo neppure se ci sarei davvero riuscito.
- “Forza andiamocene.” Esordì ad un tratto Yuri invitando le ragazze a prendere i loro effetti personali. Come ogni volta Yuri era sempre il primo che capiva le situazioni al volo ed agiva di conseguenza.
L’ordine arrivò secco e perentorio ed uno per uno, chi scocciato, chi perplesso, e chi consapevole, si defilarono con un rapido cenno di saluto lasciandoci finalmente soli. E adesso? Esordire con un ti prego andiamo a scopare sul divano del mio salotto sarebbe stato decisamente fuori luogo.
L’aria era elettrica e carica di tensione. La sua espressione ero lo specchio della mia; agitata, confusa, sbalordita … I suoi occhietti solitamente vispi e attenti, erano guardinghi – quasi spaventati – e la cosa mi faceva male. Dovevo fare qualcosa, tranquillizzarla in qualche modo.
- “Vuoi un bicchiere d’acqua?” chiesi. Idiozia allo stato puro.
- “Cosa?” rispose interdetta.
- “Ti ho chiesto se vuoi qualcosa da bere così ti calmerai, sembri un cerbiatto impaurito.”
- “Ma che diavolo dici? Stai delirando?” sbottò dimenandosi tra le mie braccia.
- “Oh, preferisci qualcosa di più forte, che so’ uno whisky?”
- “Comincia con il mollarmi deficiente.”
Molto bene, il nostro solito rito di punzecchiamenti sembrò ridestarla e riportare il nostro rapporto alla normalità.
- “Vieni” ordinai lasciandola e dandole le spalle “Dobbiamo parlare!”

POV MONICA

Walter Molinari era proprio un imbecille, un bell’imbecille ma pur sempre un emerito imbecille. Era al di fuori di ogni logica e comprensione, con lui poteva essere tutto o niente in una frazione di secondo. Che cavolo voleva da me, ancora non l’avevo capito. Era uno stronzo arrogante, ma certe volte pareva così dolce.
Lo seguii in cucina come un automa ignorando il mio progetto iniziale di darmela a gambe levate.
- “Siediti!” ordinò una volta arrivati all’imponente bancone di legno della cucina.
- “Preferisco stare in piedi.” Risposi incrociando le braccia al petto. Non è che non volessi sedermi, le gambe ancora mi tremavano, ma non digerivo il modo con cui me l’aveva ordinato.
- “Sarà sempre così?”
- “Cosi come?”
- “Che farai sempre il contrario di ciò che dico.”
- “Penso di sì.” Affermai con un alzata di spalle. “ Non sono la tua schiavetta e non accetto di ricevere ordini.”
- “In generale o solo da me?”
- “In generale … credo.”
- “Attenta, prima o poi arriverà qualcuno che riuscirà a domarti, piccola tigre.”
- “Che puoi stare tranquillo non sarai tu.” Risposi risoluta tralasciando l’espressione “piccola tigre” che ci avrebbe nuovamente fatto discutere all’infinito. 
- “Touchè” sorrise. Ed era bellissimo, mi ritrovai a pensare. Merda!
- “Insomma dimmi che vuoi e facciamola finita. Mica volevi parlarmi.”
- “E’ molto semplice, ci ho riflettuto e voglio che questa “cosa” funzioni. Desidero davvero salvare le chiappe a mio padre, perché poi sarà  così in debito con me da poter ottenere qualsiasi cosa.”
- “Wow. Che motivazione nobile.” Intervenni sarcastica.
- “Quindi mi ci voglio impegnare, però ho bisogno di te. Poi ognuno per la sua strada, io non rompo più le palle a te e tu farai lo stesso con il sottoscritto.”
- “Ci tengo a sottolineare che io non ti ho mai rotto le palle …. Per lo meno intenzionalmente.” Mi costrinsi ad aggiungere dopo aver incrociato il suo sguardo piuttosto eloquente.
- “Allora ci stai?”domandò incoraggiante allungandomi la mano.
- “Ci sto’!” risposi con riluttanza stringendogliela e assaporando la scossa elettrica che ormai la sua pelle mi procurava. 
- “Ottimo.  Passo uno: fatto.” Decretò come spuntando un’ipotetica lista. “Passiamo al passo due.” Esordì ghignando malizioso.
- “Che sarebbe?” chiesi. 
Ma un campanello d’allarme già suonava nella  mia testa. I suoi occhi erano cambiati, aveva lo sguardo intenso e liquido di una tigre. Molinari aveva gli occhi da predatore. Aggirò velocemente il bancone della cucina che ci separava e si posizionò davanti a me in attesa.
- “In un certo senso i nostri amici squilibrati avevano ragione …. “
Quello che proprio non mi aspettavo e che mandò il mio lungimirante cervello completamente in pappa era che Walter con una disinvoltura degna di uno spogliarellista navigato si togliesse la maglietta rimanendo a petto nudo davanti a me.
- “Per simulare una certa … come dire confidenza ….. devi imparare a toccarmi!”
E così dicendo mi afferrò con decisione il polso della mano destra portandomi il palmo aperto dritto all’altezza del cuore e lasciandomi completamente paralizzata quando iniziò a farla scendere sul suo torace, trascinandola sempre più …
  
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