Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Dean Lucas    21/09/2014    1 recensioni
Delphi è la prescelta, poiché sul suo corpo è inciso il futuro degli uomini.
Gavri’el è il prescelto, poiché è destinato a trovare il Bastone di Adamo.
Sargon è il prescelto, perché è l’erede del regno di Akkad.
Matunde è il prescelto, perché è il gigante nero dell’impero nubiano.
Babu non è un prescelto, è solo un nano impertinente e pavido.
Lei invece è la Sfinge, altera e bellissima, la creatura più preziosa dell’universo.
Sullo sfondo di un mondo antico e misterioso, oltre le porte del tempo, un viaggio e la lotta contro un male che affonda le proprie radici nella Genesi.
Un viaggio che ha come meta la salvezza dei Figli dell’Uomo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Agitate da un vento soprannaturale, le lingue di fuoco intorno al monolite tremolarono e molte si estinsero con uno sbuffo di fumo.
La creatura gettò il capo all’indietro e fece ondeggiare i lunghi capelli nell’aria, liberandosi delle ciocche cadute sul volto. Avanzò lentamente tra le colossali zampe di pietra, sinuosa come un felino, regale come una regina.
Una succinta tunica color bronzo, stretta in vita da una larga fascia, l’avvolgeva come una guaina, lasciando scoperte le gambe quasi per intero. Un ampio scollo disegnava un triangolo che aveva il proprio vertice sul ventre e proseguiva fino alle spalle. Le maniche erano lunghe e svasate ai polsi, i lacci dorati dei sandali si avvinghiavano alle gambe fin sotto al ginocchio.
Sulla necropoli calò il silenzio. Gavri’el trattenne il respiro.
Con un movimento fluido ed elegante, la creatura si chinò quel tanto per strisciare la punta delle dita sulla sabbia e tracciò un veloce grafema.
Gavri’el sapeva che la scrittura era l’arma più potente a disposizione degli dèi. La parola scritta evocava e creava. I geroglifici erano conosciuti dal popolo d’Egitto come le parole del dio e la creatura che li aveva disegnati non poteva che essere la Sfinge.
I sacerdoti non osarono guardare oltre e crollarono in ginocchio come una sola persona, toccando la sabbia con la fronte. Ma non Gavri’el, che dal suo nascondiglio soprelevato, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla dea.
Nel momento stesso in cui la Sfinge staccò la mano da terra, una rosa di fuoco vivida e azzurrognola fiorì dal suo palmo e la illuminò completamente. Fu in quel momento che gli occhi dorati e affilati della dea, incorniciati dalle lunghissime ciglia e sottolineati dal kohl, guizzarono nell’oscurità penetrandola come se non vi fosse differenza tra il giorno e la notte.
E si strinsero, quando si posarono esattamente sul volto atterrito di Gavri’el.  
 
***
 
I profili acuminati di tre piramidi, rischiarati dalla luce diafana della luna, emersero davanti agli occhi assetati di sangue di Anubi.
Il suo carro, trainato da una pariglia di cavalli da guerra, spandeva nell’aria una scia di polvere di mica, luminosa come una cometa. Una luce argentea brillava sopra la corazza d’oro che gli proteggeva le spalle e i possenti pettorali. I muscoli dell’addome e delle braccia spiccavano rilevati come in una statua d’alabastro, i lunghi capelli neri catturavano la brezza notturna.
Il Nephilim con la maschera da sciacallo arrestò il carro e guardò alle sue spalle.
Ciò che vide non fu la levigata e silenziosa sabbia del deserto, ma una sconfinata distesa brulicante di vita, interamente ricoperta di lance, di spade e di scudi.
Anubi si passò la lingua sulle labbra sfregiate e osservò compiaciuto lo schieramento di al-ghūl che si stendeva fin dove spaziavano i suoi occhi. Strappati alle loro tombe nel deserto, quegli esseri non possedevano più nulla d’umano, tranne l’aspetto. Erano nati dalla morte, erano fatti di morte, e da essa traevano il loro orribile sostentamento.
Il Nephilim si lasciò sfuggire una risata maligna che risuonò agghiacciante dentro la maschera da sciacallo. «Attaccheremo poco prima dell’alba» tuonò, «quando la sorveglianza e la volontà dei giziani sarà fiaccata dai festeggiamenti. Fino a quel momento ci accamperemo qui.»
Mentre gli al-ghūl disponevano il campo, echeggiarono tra le loro fila risolini striduli e gorgheggianti, simili al verso della iena quando sta per sferrare l’attacco contro la preda. Anubi sapeva che gli al-ghūl erano eccitati di essere nel loro elemento, la notte. E che più di ogni altra cosa bramavano il sangue dei Figli dell’Uomo.
 
***
 
Gavri’el s’irrigidì, un brivido ghiacciato gli corse lungo tutta la schiena. Sentì la mano di Tary che gli afferrava un braccio e lo tirava indietro, al riparo dietro l’enorme copricapo della statua.
Ci fu ancora qualche istante di silenzio, poi la notte si riempì all’improvviso del suono dei sistri. Le sacerdotesse li scrollavano ritmicamente, facendo oscillare i dischi di metallo inseriti nelle bacchette. L’odore dolciastro degli incensieri lo raggiunse.
«Sei impazzito?» Tary ridusse la voce a un sussurro. «Così ci farai scoprire!»
«Potrebbe essere l’unica occasione della nostra vita per vedere la Sfinge in questa forma» bisbigliò Gavri’el.
La ragazza gli lanciò un’occhiata colma di rimprovero, ma Gavri’el si stava già affacciando con cautela oltre la sporgenza di pietra. I flabelliferi erano accorsi ai lati della dea e agitavano i ventagli cerimoniali, composti da un lungo bastone che terminava con una piastra arrotondata, cui erano state applicate grandi piume di struzzo.
Una voce melodiosa si levò in quel momento e cominciò a intonare la leggenda della Leonessa di Giza. Cantava di una bambina dalla pelle luminosa come le stelle che arrivò in un piccolo villaggio di nemeh. Le note della voce diventarono più acute e colme di sofferenza mentre narrava che un giorno il villaggio fu attaccato da un’orda di selvaggi che spargeva il terrore alle foci del Nilo. La voce femminile raccontò che la bambina prese una spada dalle mani di un contadino e si parò davanti agli spietati invasori.
Alla prima oratrice, si aggiunse in quel momento un coro di voci maschili che imitarono i selvaggi: «Una bambina con la spada! Gli abitanti di questo villaggio sono così codardi che mandano le loro figlie a combattere!» La voce melodiosa cantò che la bambina si tramutò nella Divoratrice di Uomini, una leonessa col manto dorato come i suoi occhi, e sparse il sangue dei nemici sulla sabbia dove ora giace la sua dimora.
Al termine del poema il primo ministro del culto si alzò in piedi ed esclamò a gran voce: «Il Suo corpo è il più sacro dei luoghi.»
Ancora prostrati a terra, i giziani cantarono tutti insieme:
 
Ecco la Regina del Cielo
che appare nel suo santuario.
Tu che sei la gemella del sole
e il tuo corpo è il più sacro dei luoghi,
possano l’incenso e la birra
essere ricambiati col tuo splendore.
Tu che ispiri terrore ai nemici

e il tuo corpo è il più sacro dei luoghi,
ti prego ferma le mani rivolte
contro i figli della tua luce.


Il sacerdote avanzò verso la dea, e senza osare guardarla in volto, le porse la prima offerta: un calice colmo di un nettare rosso cupo. La dea accettò in silenzio il dono che simboleggiava il sangue dei nemici che aveva sconfitto.
Ai sistri si aggiunse il suono basso e cupo scandito dai tamburi. Le casse di cuoio risuonarono grevi e martellanti, finché non emersero dal buio trenta possenti nubiani, la guardia personale della Sfinge. Erano seminudi, scolpiti come statue, lucidi e neri. Sopra le spalle reggevano una sottile imbarcazione fluviale, interamente dipinta d’oro. Il rumore cadenzato dei loro calzari borchiati riecheggiava allo stesso ritmo dei tamburi.
Gli occhi di Gavri’el scintillarono. «Guarda, Tary!» esclamò eccitato, indicando il guerriero mulatto che superava in altezza tutti gli altri e guidava il corteo. «Ecco Matunde, l’Immortale.»
«Pare una statua scolpita nell’ebano» sospirò la ragazza con ammirazione. «Le schiave di mio padre mormorano che sia a causa del dono ricevuto dalla dea, dopo aver giaciuto quella notte insieme a lei.» Tary socchiuse leggermente le palpebre. «Dicono che il vigore dei suoi muscoli sia senza età. Non sembra invecchiare da quando la dea lo scelse, eppure sono già trascorse quattordici piene del Nilo. È per questo che lo chiamano l’Immortale?»
Gavri’el ridacchiò. «Non hai mai sentito parlare della battaglia di Balamun contro i tuoi avi hyksos?»
«Non mi interessa la vanagloria degli egizi, quando si tratta di raccontare massacri sul mio popolo» sibilò lei.
«Non intendevo offenderti» si scusò Gavri’el. «Matunde deve il soprannome a quella battaglia. Era solo un ragazzino, quando la retroguardia del nostro esercito restò isolata a Balamun, circondata dalle schiere di hyksos. Cento uomini rimasero a difendere la posizione contro forze almeno dieci volte superiori, arroccati nel palazzo del nomarca. Dovettero resistere molti giorni prima che arrivassero i rinforzi da Giza e da Menfi. Quando questi sopraggiunsero, il palazzo non era stato ancora conquistato, ma di tutta la retroguardia solo una manciata di soldati era ancora in vita. Quando gli hyksos si ritirarono da Balamun, di quei cento difensori era sopravvissuto il solo Matunde. Ecco perché lo chiamano l’Immortale.»
«Il suo grande coraggio deve aver sedotto persino la Sfinge. Ora capisco perché scelse lui quella notte di quattordici anni fa.»
Tary non rivelò che a sorprenderla non era la forza nei muscoli del nubiano, ma quella che traspariva dal suo sguardo. In quegli occhi fieri e gentili, dello stesso verde cupo delle acque in piena del Nilo, Tary intuì che l’amore per la dea era la vera forza di quell’uomo. 
 
***
 
La Sfinge attese che i nubiani deponessero la barca ai suoi piedi. Ogni parte, dalla carena ai remi, era stata immersa nell’oro e traeva dalle torce infuocate riflessi dello stesso colore dei suoi occhi. La dea balzò agilmente all’interno dell’imbarcazione e restò in piedi sopra il fasciame, mentre i nubiani sollevarono la carena sulle spalle e avanzarono tra le gigantesche zampe anteriori della statua.
L’eccitazione della folla ammassata intorno al monolite bloccò il corteo poco oltre gli arti di pietra. Gavri’el e Tary approfittarono della confusione per ridiscendere rapidamente i gradoni del corpo centrale, e quando giunsero a pochi piedi dal suolo, si lasciarono cadere a terra, proprio mentre i nubiani riuscivano a farsi largo nella ressa.
Gavri’el si trovò davanti alla Sfinge, così vicino che avrebbe potuto allungare una mano e quasi toccarla.
La dea chiuse gli occhi e si passò una mano tra i capelli. Lunghe ciocche nere le ricaddero sul petto e sulle spalle, accarezzandole le guance. Una ciocca s’impigliò a un angolo della bocca. Lei non si curò di scostarla, corrucciò invece le labbra con aria annoiata: la bocca era delicata e morbida, chiusa come in un bacio. Il suo viso era quello di una ragazza, dai lineamenti dolcissimi e armoniosi.
Gavri’el trasalì quando le lunghissime ciglia si riaprirono di scatto, rivelando l’oro liquido delle iridi. Allungati, affilati, ed esaltati dal kohl, gli occhi della Sfinge effondevano dalle palpebre socchiuse una luce dorata, come due scintillanti soli gemelli.
Era incredibilmente più bella di quanto Gavri’el avesse mai potuto immaginare.
Con un gesto imperioso, la dea ordinò ai nubiani di avanzare. Il cobra d’oro avvolto al braccio della Sfinge riverberò la luce delle torce, ricordando a Gavri’el le spaventose leggende intorno al potere di quel monile.
Il corteo sfilò lentamente e lo superò. Ben presto Gavri’el poté scorgere la dea solo di spalle. I suoi occhi allora scivolarono lungo la schiena della Sfinge, indugiando sui fianchi e sull’orlo svolazzante della veste. Percorsero con un brivido le gambe nude fino ai lacci dei sandali, intrecciati sopra le caviglie. Un istante dopo fu inghiottito dalla folla. La dea scomparve.
Emozioni incontrollabili, che Gavri’el non aveva in nessun modo immaginato fino a pochi istanti prima, traboccarono improvvisamente in lui e con una forza tale, che per qualche tempo non fu in grado di muoversi o di parlare.
Lei era disperazione. Lei era vertigine.
Lei era eterna.
Lei era silenzio.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Dean Lucas