Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Black Iris    24/09/2014    1 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordo bene quando accadde, insomma stavo dormendo, ma sono certa che mi trovassi a Friburgo o nelle vicinanze quella terribile notte.
Casa mia si affacciava sulla piazza di una città vicina a Friburgo. Ricordo che dalla mia finestra entrò un aria freddissima, quasi invernale, eppure eravamo solo in autunno, le finestre si spalancarono da sole e sbatterono violentemente contro il muro. Fu il rumore a svegliarmi, la prima cosa che notai fu che il termometro dell’orologio indicava otto gradi sotto zero, pensai subito che si fosse rotto, solo poi mi accorsi dell’incredibile rumore che veniva da fuori, c’era gente ovunque, correvano via spaventati da non so cosa, l’ho detto, mi ero appena svegliata dal sonno. Vidi una donna girare l’angolo e sono quasi sicura che quello che uscì dal suo ventre fu un braccio nero come la pece, le passo lo stomaco da parte a parte, lei rimase in piedi per un po’, probabilmente quella donna aveva visto il suo assassino, ma io dalla finestra della mia stanza non capivo molto bene cosa stesse succedendo, solo vedevo gente scappare spaventata per la strada e gridare con un accento di incredulità che c’erano delle cose. Cose. Mai sentita definizione più vaga.
Presi il telefono, i miei genitori non vivevano lontani da Friburgo neanche loro, pensai di chiamarli, mi ero allarmata molto e volevo sapere come stavano o come minimo cosa stava succedendo, lasciai dei messaggi in segreteria, non mi rispondevano. Mi misi un giubbotto e uscii di casa anche io, intesi subito che fossimo stati attaccati da un paese confinante, magari la Francia, oggi realizzo quanto fossero stupidi i miei pensieri. Presi la macchina e mi precipitai verso Friburgo seguendo la strada che portava sulle sue vie principali. Il traffico era quasi insostenibile, non si riusciva a muoversi per le strade. Bloccata ad u incroci, impossibilitata a muovermi con la macchina da nessuna parte lo vidi per la prima volta, volava alto tra le nuvole e altre figure alate, ma era diverso, pareva danzare. Le altre figure alate parevano essere invece a metà tra un combattimento e l’equilibrio del fisico, sembravano pure un poco goffi, goffi, ma potenti, dalle loro armi si vedeva uscire un fiamma incandescente rossa o di altri colori, i loro simili neri invece non avevano armi del genere anche se sembravano in netto vantaggio numerico, ma molto più in svantaggio riguardo all’arte di danzare a mezz’aria. Non c’era dubbio che si trattasse di angeli e demoni, pure io che non credevo in dio me ne convinsi poco dopo. Spiccava molto una figura in particolare, un demone, sicuramente, con un ala sola, stava combattendo contro l’angelo danzante, furioso, iracondo, ma come se si divertisse.
Notando che il traffico non si muoveva, decisi di lasciare la macchina e di continuare a piedi, in quelle condizioni, non sarei arrivata a Friburgo prima, al massimo l’auto mi avrebbe solo rallentato.
Seguendo la strada riuscii a fare in cinque minuti quello che avevo fatto in un quarto d’ora.
Friburgo distava due ore a piedi, ma cosa erano due ore di camminata in confronto a quello che stava succedendo sopra le nostre teste.
In cielo ci fu una sorta di esplosione, una grande macchia rossa tinse le nuvole e sia demoni che angeli che umani si fermarono per un istante, un immagine strana si formò in quella luce, sembrava un cerchio di rune incastonato con un altro cerchio simile, un linguaggio incomprensibile. Lo spavento mi spinse a correre più forte, verso una città che poteva offrire protezione. Un grido straziato mi scosse dalla mia corsa, il grido veniva dal cielo, l’angelo danzante stava gridando contro l’immagine runica, ma il suono della sua voce non era quella cosa soave che ci aspetta da un angelo, sembrava distrutto, o meglio dire, straziato, non conoscevo l’origine di quell’azione, ma supposi fosse grave. Mi fermai vicino ad una fermata dell’autobus, non riuscivo più a correre, le gambe non reggevano la fatica.
L’angelo attaccò il demone sempre con più foga, avevo la sensazione che davvero stesse per abbattersi un’apocalisse su di noi, speravo fosse solo un sogno, un terribile incubo da cui ci si potesse svegliare la mattina dopo. Vidi l’angelo combattere e non danzare e dedussi dai suoi movimenti forti e attacchi potenti che fosse furioso. Cercai di correre verso la città di Friburgo dove si stavano dirigendo tutti e da lì avrei potuto trovare i miei genitori molto più facilmente, ma qualcosa mi bloccava, non era semplice fatica. La vista si appannò per un istante, e per quell’istante mi parve di vedere di fronte a me l’immagine sfocata di un uomo, che scomparve pochissimo dopo. Respiravo male, e coordinavo male i movimenti, infondo si trattava solo di correre, no? Eppure sembrava difficile, non riuscivo a mettere i piedi bene, caddi. Rotolai per un po’ su una strada che andava in discesa. Quando riaprii gli occhi non era cambiato niente, stava andando tutto uguale a prima, non era passato neanche un minuto, sentivo solo un gran male alla caviglia, me la ero slogata. Imprecai contro il cielo e provai a rialzarmi, ma senza risultato.
Dei passi dietro di me. qualcuno che si avvicinava con una tranquillità insolita.
-Ciao, hai bisogno di aiuto?- si trattava di un uomo vecchio e calvo, un po’ in carne.
-Chi sei tu?- chiesi preoccupata e arretrando.
-Mi chiamo Vathek- disse, -non te l’hanno mai detto che non bisogna mai allontanarsi dal gruppo, se si è soli è pericoloso- disse muovendo dei passi nella mia direzione.
-Che cosa vuoi?- chiesi cercando di sembrare pericolosa, ma con la mia vocina bassa non poteva incutere timore a nessuno.
Abbozzò qualcosa di simile ad un sorriso e non vidi più niente, solo nero sopra, sotto e ovunque intorno a me.
-Non preoccuparti, ti prendo solo in prestito- la voce veniva dalla mia testa. Capii che si trattava di un demone che si era impossessato del mio corpo, forse se ne stava impossessando già mentre correvo.
Imprecai e bestemmiai quanto più potei, ma non c’era modo di uscirne. Persi conoscenza e svenii.
  
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