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Autore: metaldolphin    25/09/2014    1 recensioni
Nuova isola, nuova inquietudine per uno Zoro meno tranquillo del solito... cosa accadrà sarà difficile da capire e spiegare, lasciando profonde tracce anche nel suo animo apparentemente imperturbabile.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nami

Ero cullata dolcemente, ma non ne avevo molto giovamento: avevo i polmoni in fiamme, il freddo mi scuoteva con brividi dolorosi gli arti che parevano anchilosati. Mi dolevano anche gli occhi e le orecchie ed era difficile vedere, ma riuscivo, un po' a sentire.
Mi giungevano voci concitate, preoccupate, affrante...
Una, che sembrava più forte e disperata delle altre, mi chiamava con tono strano, non capivo bene se imperioso o semplicemente avvilito.
Era familiare, ma sicuramente mi sbagliavo, dato che avevo visto il suo possessore, morto, mentre affondava verso le profondità marine. Ed io non ero arrivata di certo all'altro mondo, altrimenti non avrei sentito tutto quel dolore ...

O almeno così credetti, dato che non ero mai morta sino a quel giorno.

Sembrava essere davvero Zoro, colui che mi chiamava senza dar segno di volersi arrendere, così socchiusi gli occhi, forse vinta più da una malsana curiosità che dall'effettiva necessità di farlo.
Ma colsi proprio il suo viso sfregiato, i capelli di quel colore  impossibile ed il suo occhio di ghiaccio, così simile a quello di un lupo artico.
Come poteva essere lui?
Proprio non capivo e la mia mente intorpidita non era certo d'aiuto in quel frangente.

Si accorse finalmente che avevo ripreso conoscenza, dall'inarrestabile tossire che mi prese, grazie ai polmoni che cercavano di espellere l'acqua rimasta, e mi fissò ammutolendosi improvvisamente, quindi un ghigno sostituì l'urgenza che mostravano fino a poco prima i suoi lineamenti.

-Nami!- esclamò in un sospiro, abbracciandomi forte.
Era davvero lui, potevo riconoscerne il profumo ed ogni singolo muscolo che mi stringeva quasi a farmi male.
Come potesse accadere non lo capivo ancora, ma ad essere sincera non mi importava... Tutto ciò che volevo era lì, rappresentato da quell'uomo che avevo conosciuto quando era ancora ragazzo e dalla strampalata Ciurma che sapevo essere val di là di quelle grandi spalle e che rappresentava la nostra famiglia.

Gemetti e lui allentò un poco il suo abbraccio, quindi mi sentii sollevare ed una voce più sottile ordinare che fossi portata in infermeria, sulla nave.
Chopper, il nostro piccolo, grande Chopper era già in azione e Zoro obbedì.
Il lettino mi accolse con lenzuola candide e pulite, sul materasso morbido che sostituì indegnamente la protezione di quelle braccia forti, ma sapevo che le avrei ritrovate presto.
Non potei fare altro che affidarmi alle cure del miglior medico che conoscessi e pazientare: ormai ero al sicuro e tutto sarebbe andato bene.
Sentii che lo Spadaccino veniva sbattuto fuori e che dietro l'ordine del Capitano si iniziava ad organizzare una festa, accompagnata dalla musica vivace del violino di Brook.

Ero tornata.
Non ero più sola.



La spiegazione più plausibile, quando ricostruimmo gli incastri che ci avevano portato a quella situazione quasi irreale, venne niente di meno che da Usopp.
Alla luce dei due anni trascorsi su una specie di isola colma di ogni ben di Dio, che si era rivelata poi un'immensa pianta carnivora che si nutriva periodicamente di qualche occupante più sprovveduto, ci spiegò che, molto probabilmente, in questa in cui eravamo capitati tutti insieme, la dinamica era leggermente diversa, ma la sostanza la stessa.
-Non è difficile che agisca sulla psiche, anziché sulla naturale attrazione per il cibo: Zoro ci ha detto di sentirsi stranamente ansioso ieri mattina, forse ha percepito, in qualche modo, questa strana influenza.
E quando Nami si è allontanata da noi, cadendo nello specchio d'acqua dove si era fermata a bere e dove è stata ripescata dallo stesso Zoro, ci ha descritto  un'esperienza molto reale, in cui però si realizzavano quelle che lei stessa ha definito le sue peggiori paure... In pratica, come succede in alcune piante carnivore, sarebbe affondata e poi digerita: sono sicuro che, ad una certa profondità l'acqua sarebbe stata sostituita da succhi gastrici o qualcosa di simile.
E il fatto che entrambi avessero bevuto da quel lago, non ha fatto che aumentare il legame psichico con l'isola: per questo si sarà concentrata su loro due, noi che non abbiamo toccato quell'acqua non abbiamo avuto alcun problema.

Annuii con un cenno del capo, un po' nervosa per essere stata paragonata ad un insetto, ma preferii lasciar correre.
Con gli altri non ero scesa nel dettaglio in merito ai miei timori, ma ne avevo fatto partecipe Zoro... Ero stata spinta a lasciarmi morire, dopo che mi era stato fatto credere di essere precipitata da chissà dove con Zoro che alla fine perdeva la vita. Mi ero lasciata affondare spontaneamente, infatti, spinta da una disperazione così reale che ancora mi faceva male il cuore....
Per fortuna lui era giunto in tempo, anche se ormai avevo perso i sensi.

-E perché Zoro ha percepito quel disagio ancora prima di bere e poi ha sentito quella musica attirarlo verso il lago dove Nami stava per annegare?- chiese perplesso il Cyborg, grattandosi la nuca.

Ce lo aveva raccontato per spiegare come mi avesse ritrovata. 

Brook, esperto musicista, ebbe voce in capitolo: -Probabilmente l'isola sperava di ricavare due piccioni con una fava: ha letto nelle loro menti il legame che li unisce ed ha pensato bene di sfruttarlo per ricavarne due prede...

Rufy rise: -Più che due piccioni direi due piccioncini!- non perdeva occasione per sottolineare il fatto di averci fatti conoscere lui...
Mi spalmai una mano sul viso, scuotendo leggermente la testa.

Mentre l'ancora geloso Sanji lo schiantava sul pavimento con un calcio ben assestato, Robin intervenne con saggezza: -Non poteva sapere che il nostro Zoro è forte, e non solo con le spade. Non è difficile che grazie alle sue meditazioni e alle sue capacità sia riuscito a percepire l'influenza psichica ancor prima di bere e a tenerle testa... Buon per noi, altrimenti li avremmo persi entrambi.

Alzai lo sguardo al mio compagno, che aveva passato la festicciola d'ordinanza per il mio ritrovamento e salvataggio, in un angolo del ponte, seduto a gambe incrociate e con la sottoscritta in grembo. Solitamente non dimostrava molto affetto e non era molto espansivo davanti agli altri, cosa che mandava in bestia il Cuoco, il cui credo era la corte spietata ed esagerata all'intero genere femminile, ma io sapevo che mi amava, concretamente e solidamente. 
Col boccale di birra ormai calda in mano, senza più alcuna traccia di schiuma, teneva lo sguardo fisso all'orizzonte ormai quasi buio del crepuscolo, serio come sempre.
L'altro braccio continuava ad essere saldo sulla mia vita e non sembrava avere intenzione a lasciarmi allontanare.

Non che volessi, naturalmente.
Ero un tipo alquanto indipendente, ma in quel momento sentivo il bisogno della sua solida e protettiva presenza, nonché del suo calore, dato che ero entrata in ipotermia, dopo tutte quelle ore a mollo nell'acqua fredda.

Dovette accorgersi della mia attenzione su di lui, perché, senza abbassare lo sguardo, disse: -Nami, in base a quanto accaduto, voglio chiariti una cosa.- il suo tono mortalmente serio, quasi minaccioso,  mi diede i brividi, e non per il freddo.

-Qualsiasi cosa debba accadermi lungo la rotta, tu non farai mai ciò che hai fatto oggi. Giuramelo, Nami. Promettimi che non rinuncerai mai alla tua vita. Promettimi che realizzerai il tuo sogno, comunque vada.

Solo allora mi guardò, fissando il suo unico occhi color ghiaccio nei miei. Con tono analogo mi incitò, scuotendomi leggermente, dato che lo fissa o in silenzio: -Giuramelo, Nami! Adesso!

 
Zoro
Mi guardò con gli occhi sbarrati, quasi con paura.
Mi fece male vederla così, ma mi aveva fatto più male crederla annegata, come morta tra le mie braccia.
Da ragazzino avevo perso una cara amica, non avrei tollerato che la mia compagna rinunciasse alla sua vita per me. Poi vidi che riprendeva il controllo di sé, assottigliare lo sguardo e mormorare: -Va bene. Però solo se prometti anche tu la stessa cosa.- la sua voce aveva il tono tagliente ed irritante che usava assumere prima di ricattare o minacciare qualcuno, sottoscritto compreso.

Ghignai, quindi le tesi la mano: -Hai la mia parola. Sai cosa significa.

Annuì, seria.
Sapeva che mantenevo le mie promesse.

Non vide mai le dita che incrociavo dietro al boccale ancora colmo di birra, ormai calda e senza schiuma, e mi baciò.





Autore a piè di pagina: preferisco pubblicare tutto d'un botto quelli che sarebbero stati gli ultimi due capitoli della storia, perchè non so quando potrò collegarmi di nuovo e rischiavate di attendere anche settimane, prima di vedere la conclusione di questa storia un po' sconclusionata.
E poi non dite che non vi voglio bene!
Avrete ormai capito che i precedenti punti di vista di Nami erano solo sognati, dopo che è caduta in acqua mentre beveva.... fortuna volle che la corrente la trascinasse verso il punto in cui stava il mitico Zoro: cara pianta-carnivora-isola, ricorda che chi troppo vuole, nulla stringe... Se ti fossi accontentata di Nami, forse, l'avresti passata liscia!
   
 
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