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Autore: finnicksahero    25/09/2014    2 recensioni
Chi era la madre di Katniss? Come ha conosciuto il signor Everdeen?
Io ho provato a rispondere a queste domande.
Dal testo:
'Le strade del giacimento erano deserte, si sentivano i canti dei bambini e qualche rumore di stoviglia, ma per il resto il silenzio era assordante, neanche gli uccellini cantavano, il cielo da azzurro era diventato nuvoloso. Rendendo l'ambiente ancora più grigio, i miei stivali alzavano la cenere argentea per aria, creando delle piccole nuvole che stancamente si riposava a terra. Era così folle alzarla, dargli della speranza, facendogli credere di poter volare, quando in realtà si sarebbe schiantata al suo suolo da li a poco. Mi ritrovai a pensare che prima o poi tutti diventavamo polvere.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maysilee Donner, Mr. Everdeen, Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Mrs. Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo dieci.


 


 

La strinsi forte fra le braccia, le sue lacrime perlacee mi bagnavano il maglione, lasciando profondi solchi, come buche per l'inferno, la sua voce era acuta e dava fastidio, i gridi erano sempre più disperati, sempre più profondi.

Una rabbia animalesca cresceva dentro di lei, lo vedevo dal modo in cui si piegava in avanti, quelle labbra piene che tremavano, screpolate e rotte, le guance più bagnate di un fiume in piena, il naso gli colava. Era un disastro. Le mani conficcate nelle mie braccia erano strettissime, facevano male.

Le spalle fragile mosse da singhiozzi disperati, che nessuno poteva fermare.

Tutto era iniziato, prima di vedere l'inizio dei giochi. Casa Donner, più illuminata di quanto l'avessi mai vista. Candele ovunque, le luci tutte accese, nell'aria il profumo di cannella.

Sua madre preparava solo torte alla cannella, e piangeva molto, suo padre faceva come se non avesse mai visto Maysilee, quando Page parlava di lei, al zittiva, dicendole che erano sciocchezze. La mia amica non poteva parlare con nessuno di sua sorella. Non poteva parlare di quanto le mancasse, di come si sentisse, perché quando perdi un fratello, perdi la vita. Tutto diventa freddo. Il sole non ti riscalda, gli abbracci non ti sembrano amorevoli, i baci perdono il loro sapore.

La vita perde il suo senso.

Per i genitori era anche peggio. Sua madre non faceva altro che cucinare e parlava di come sua figlia avrebbe vinta, di come sarebbe tornata, bella e sorridente, come era sempre. Con quel viso d'angelo, con la bocca piena, gli occhi azzurri di un brillante quasi doloroso, il corpo formoso, sempre in movimento. Sua madre la immaginava così, sorridente, felice. Così sarebbe tornata. Ne aveva la certezza.

Suo padre, al contrario, non parlava mai di Maysilee, sembrava non avesse più due figlie, ma solo Page. E non sopportava che in casa se ne parlasse. Picchiava Page e urlava a sua madre, se pronunciavano il suo nome, se vedeva qualcosa che apparteneva a sua figlia, partiva di testa.

Page era sola. Non aveva nessuno con cui parlare del presente. I suoi erano immersi, uno nel passato, l'altro nel futuro. Ed entrambi, non riuscivano a parlare con Page. Era sola.

E ora aveva me, aveva il conforto caldo delle mie braccia. Ma non bastava, aveva bisogno di altro.

Di qualcuno, che potesse dargli di più.

La tenni stretta, e appena il gong smise, dando via ai giochi, lei smise di piangere, si tirò su. Dritta con la schiena, entrambi i genitori iniziarono a tremare, vidi che sua madre, si era mangiate le unghie fino al sangue. Il padre, bianco come un cencio, stava pregando, qualsiasi cosa ci sia in cielo.

La inquadrarono, e Page squittii. Si buttò in mezzo al bagno di sangue 'Che fai?' pensai, angosciata. Si buttò a terra, quando un ragazzo, forse del distretto due, cercò di mozzargli la testa.

Si rialzò, con i pantaloni neri tutti infangati e sporchi. E corse verso il grande cerchio con le armi. I capelli biondi svolazzavano da una parte all'altra. Non notai che forma avesse l'arena, come fosse. Solo lei, la sua canottiera nera, aderente, i capelli sciolti se non per un'unica treccina alla tempia, le mani tremanti, ma decise.

Le unghie, erano ancora smaltate di nero. Nero come il carbone. La nostra sostanza.

Afferrò un'arma, non riuscii a capire cosa fosse, sorrise soddisfatta, ma per pochi secondi, perché come un lampo si ricordò dov'era, e cosa stava facendo. Si portò una mano sulla pancia, involontariamente e corse via.

Il cuore mi si strinse, vedendo la sua bella figura appena appena ingrassata scappare via. Doveva riposarsi, avrebbe fatto male al bambino, ma in quel momento, non poteva permettersi una pausa. Neanche per quella creaturina.

Page stava piangendo, lacrime di gioia. Era viva! Stava bene! Era sempre bellissima.

Le sorrisi, e lei si nascose il viso tra le mani, i capelli lunghi le caddero sul viso, formando una tenda per tenere lontano da lei, le cose brutte del mondo.

Mi voltai verso i suoi genitori, si stavano abbracciando, piangendo, con due sorrisi, da far paura -Era così...- iniziò sua madre, guardandomi, ma la voce gli si spense, per le lacrime in arrivo, annui, sorridendo. Una lacrima scese lungo la mia guancia, la lasciai scorrere -Si, signora, era bellissima- risposi, affondò il viso nel petto gracile del marito, e lui affondò il viso nei suoi capelli biondi argentei.

Sorrisi guardando il pavimento, mi salii dentro un moto di tristezza, guardai lo schermo. La inquadrarono mentre correva veloce, con le gambe alte e il seno che si abbassava e si alzava, in maniera veloce.

Un pensiero mi attraversò la mente. Non avevo pensato minimamente a lui, nemmeno due minuti. Solo a May. Ma lui, sarà vivo? E se fosse morto. Abbassai lo sguardo e strinsi gli occhi. Il suo nome mi lampeggiò nella mente. Come una stella cadente, in una notte scura.

'Haymitch'.

  
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