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Autore: SignoraKing    26/09/2014    2 recensioni
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
(Veglia - Giuseppe Ungaretti)
[Questa storia partecipa al contest "This is war" di ManuFury]
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morte

Iancu, 85 anni ormai passati da mesi, era seduto nel suo letto e guardava il ragazzo che si trovava ai piedi del suo letto.
Aveva gli occhi di suo padre, verde smeraldo, vivi come tizzoni e brillanti come gemme.
«Filip.» Lo chiamò vicino a sé mentre cercava qualcosa nel cassetto del comodino. «Questa volta non potrai rifiutarti di prenderla.» Gli tese una scatolina di vetro, un lato era ricoperto di velluto e al centro c’era la vecchia moneta d’argento bucata. Gli raccontò la storia di quel piccolo frammento di metallo con le lacrime agli occhi.
«È un ricordo importante, racchiude la vita di tuo padre e la mia. Racchiudici anche la tua. E ricordaci come due eroi.»
«Due eroi che sono partiti per salvare il mondo.»
«Io partirò tra poco, ma sì. Due eroi che sono partiti per salvare il mondo. Non voglio morire come un mostro, voglio che qualcuno mi ricordi come una brava persona.» Gli mancava il fiato, la voce gli tremava e si sentiva il corpo pesante.
«Zio, non sei stato mai un mostro. Hai fatto il tuo lavoro.»
L’uomo annuì poco convinto.
Gli venne in mente una frase che tanti anni prima Sava gli aveva detto.
Stavano facendo uno dei loro soliti turni insieme e parlavano della giustezza delle loro azioni, di religione e di inferno.
“I soldati si mettono in ginocchio quando sparano, forse per chiedere perdono dell’assassinio”
Quando gliel’aveva detto aveva riso, prendendolo in giro. Ma sul letto di morte quella frase (“di chi aveva detto che era? Voltaire?” pensò faticando a mettere insieme i pezzi della sua memoria) gli sembra quanto la cosa più vera.
Il suo ultimo pensiero, ad occhi chiusi, nella piccola stanza in cui aveva vissuto i suoi ultimi giorni, fu:
“Spero di avere chiesto perdono abbastanza. Ma non importa, io voglio andare da Sava. Anche se dovessi rinunciare al paradiso per l’inferno.”


Angolo della scrittrice

Ciao a tutti.

Eccomi qui con l'ultimo capitolo.

Mi dispiace di aver castrato così questa storia,

avrei voluto scrivere molto di più e molto meglio,

ma purtroppo ho dovuto scrivere con una scadenza

che era praticamente tra gli esami di riparazione

e l'inizio della scuola e ho avuto vari problemi.

Un giorno mi metterò a scrivere con più calma ogni capitolo

e spero che sia più di vostro gradimento.

Purtroppo ora non funziona tinypic

e non posso fare il codice per l'immagine per il titolo;

appena funzionerà caricherò l'immagine che ho creato.

Spero che nonostante sia stata scritta di fretta vi piaccia l'idea.

Alla prossima,

SK


   
 
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