CAPITOLO 7
Per il Gran Re Fermei era stato veramente molto facile
devastare tutta la parte nord dell’impero di Fortwar.
Ora a separarlo dalla
capitale e dalla sua ricca provincia c’era la grande provincia di Palok,
situata al centro dell’impero, con città fortificate e sicuramente molti più
soldati imperiali che avrebbero rallentato la conquista. Comunque, nessuno
poteva più sconfiggere il Gran Re.
I suoi alleati, i demoni, seminavano panico e distruzione
ovunque, e lui li spediva nelle avanguardie, così che potessero seminare il
terrore ancor prima che giungesse l’esercito reale. La gente del nord non aveva
neanche più la volontà di difendersi, visto la fine che aveva fatto Arus,
Frampul, e ultimamente anche Swaden e una moltitudine di villaggi e piccole
città.
Ora il nord era suo. Doveva solo scendere verso Palok.
L’unica cosa che l’aveva reso inquieto era stata la storia di una profezia, di
cui gliene aveva parlato la gente di Swaden. Molti di loro erano stati
torturati per saperne di più sulla questione, che pareva essere talmente tanto
importante da far vacillare tutti i suoi piani di invasione dell’impero. Tutti
avevano parlato del maestro e del destinatario della profezia, a quanto pare un
vecchio e un giovane.
Dopo opportune
ricerche, il vecchio era stato trovato morto vicino alla sua casa, situata
sulla spiaggia dell’oceano, ma del giovane non ce n’era una minima traccia. In
fondo, per Fermei e per i suoi generali si trattava solo di una sciocchezza, di
una favola inventata per dare più forza di opporre resistenza agli invasori.
Comunque, Fermei voleva essere rassicurato anche dai Demoni, che sicuramente
erano i più esperti in materia. Li aveva fatti convocare, ma come al solito era
un bel po’ che li attendeva e loro non si erano ancora presentati.
Se ne stava seduto su uno scranno di legno nella sua tenda,
vicino ad un fuoco caldo, che riscaldava l’ambiente, rendendolo più gradevole,
e pensava ai disagi del suo popolo. Ora che il suo esercito aveva messo a ferro
e fuoco ogni città della zona, e visto che stava iniziando una stagione
particolarmente fredda e umida nella provincia di Arus, i suoi soldati non
riuscivano più a sistemarsi comodamente negli accampamenti.
Il terreno era impregnato d’acqua, quasi tutti i giorni
pioveva e tutto era umido e malsano, mentre le temperature iniziavano
gradualmente a diminuire. Il cibo era scarso, e ben presto sarebbero giunte le
prime malattie, che sarebbero poi divenute pestilenze.
Ora il Gran Re non sapeva più se era conveniente continuare
la conquista, poiché Palok era distante e molto ben difesa, ed inoltre non
poteva invadere una provincia ben organizzata come quella senza neanche aver
formulato un piano. Insomma, nella testa del re regnava l’indecisione. Da una
parte, pensava che ormai l’Impero fosse ai suoi piedi, dall’altra sapeva che
non sarebbe stato così facile conquistare tutti quei territori. A toglierlo dai
suoi pensieri fu l’arrivo dei Demoni. Come al solito, con fare arrogante,
entrarono nella tenda senza neanche farsi introdurre.
‘’Ci hai fatto convocare, re; dicci pure’’, disse la voce
demoniaca. I Demoni infatti avevano un'unica voce che risuonava nell’ambiente
circostante, ne potevano monitorare la potenza, e non usavano le proprie
singole bocche.
Come sempre, il re si sentì in soggezione. Erano esseri
orripilanti, che emanavano un aurea di dolore che poteva far intristire
chiunque.
‘’Sì, ho una faccenda di cui discutere con voi. Non farò giri
inutili di parole. A Swaden circolava voce di un prescelto, che avrebbe
compiuto un viaggio e che sarebbe tornato per portare la salvezza all’impero.
La leggenda sarebbe stata lasciata in tempi remoti da un elfo, e poi tramandata
da un maestro a un giovane, che sarebbe poi divenuto esso stesso maestro. A
quanto pare l’ora è giunta, e il prescelto sarebbe partito poco prima del
nostro arrivo in città, ma noi non abbiamo certezze su ciò. E’ stato trovato un
vecchio morto, che corrisponderebbe alla descrizione del maestro, ma del
giovane non ci è chiara neanche la sua reale esistenza. Potrebbe essere un grave
pericolo per noi. Voi che ne pensate?’’, interpellò Fermei, alla fine.
‘’Re, sono certamente sciocchezze di poveri contadini. Le
voci girano, e tutti ci credono. Nulla può fermarci; solo questa è la verità.
Non temere, tra non molto l’impero di fortwar sarà ai tuoi piedi’’, dissero
sicuri i demoni.
‘’Voi mi rassicurate, vi ringrazio’’, disse Fermei, ora più
tranquillo. Non vedeva l’ora di far uscire dalla sua tenda quei tipi
disgustosi, e li congedò frettolosamente.
‘’Un attimo solo, re; per favore, concedici in pasto tutti
quei contadini che ti hanno messo in testa quelle bugie. Loro ti odiano e ti
han raccontato tutto ciò solo per farti desistere dai tuoi impegni. E noi
abbiamo tanta fame’’, disse la voce disgustosa. Fermei aveva fretta, e non
gliene importava più nulle dei cittadini bugiardi di Swaden. Tanto, di schiavi
e prigionieri ne aveva fin troppi.
‘’Sì, certo, prendetene quanti ne volete e sfamatevi. Andate
pure’’, concluse il re. Sapeva di aver consegnato altri umani a quegli esseri
immondi, ma non poteva fare altrimenti, sennò quelli avrebbero iniziato a
uccidere anche i suoi soldati. Ma ora non voleva pensarci più.
Tirò un sospiro di sollievo. Ora che sapeva che i suoi piani
di conquista non sembravano in imminente pericolo, poteva crogiolarsi nei suoi
pensieri. Basta tristezza, avrebbe passato quell’intera giornata a pensare alla
sua bellissima schiava, Ilse. Era magnifica e lui l’amava, ma non appariva
ricambiato. Ora che le azioni militari erano momentaneamente ferme, ne avrebbe
approfittato per imparare meglio la lingua dell’impero e per fare doni alla
ragazza.
Aveva deciso così, e
così fu.
Ilse era una schiava particolare.
Molto particolare.
Infatti, da quando era stata salvata dal Gran Re, non faceva
altro che ricevere doni da lui. Ora lei non viveva più mischiata con gli altri
schiavi, ma viveva in una lussuosa tenda ai margini dell’accampamento, ed aveva
tre guardie a sorvegliarla e ad assecondare ogni suo desiderio.
Ilse non era una stupida; aveva ben compreso che il Gran Re
si era preso una cotta per lei. E lei
aveva paura. In certi momenti pensava che quello era il suo riscatto, e che il
destino gli stava dando un opportunità grandiosa per avere un futuro migliore.
D’altra parte, non aveva ben chiara l’idea di chi fosse quel re,
e se fosse come tutti gli altri, che usavano le ragazze belle come lei a loro
piacimento e poi le gettavano come oggetti usati, quando riuscivano a trovarne
altre. Per questi motivi Ilse era titubante.
Ma ora aveva preso una decisione; sarebbe stata al gioco, e
si sarebbe offerta ella stessa al re, nel qual caso ce ne fosse stata
l’occasione. Era la sua grande opportunità e non doveva sprecarla.
Intanto che pensava, si pettinava. Poi si intrecciò i suoi
bei capelli, che ora erano lisci e puliti come un tempo, grazie alle
benevolenze del re. Poi, improvvisamente, un uomo entrò nella tenda.
Ilse si girò
bruscamente; le guardie di solito chiedevano il permesso prima di entrare.
Nella penombra vide una bella figura lievemente scura, e non troppo alta. Era
Fermei, il Gran Re. Il suo cuore ebbe un sussulto, come ne aveva quando, in
passato, vedeva Tim di fronte all’ingresso di casa sua, per chiedere di
vederla.
Ma ora era tutto diverso; Tim non era nessuno, e
probabilmente, anzi, sicuramente, era già morto, mentre colui che aveva di
fronte in quel momento era uno dei più grandi re della storia, e un grande
combattente. Capì che lo amava follemente. Anche se era un po’ un amore
condizionato, lei lo amava, punto.
‘’Mio signore’’, disse Ilse, facendosi coraggio ed alzandosi
in piedi.
‘’Tranquilla Ilse; ti vedo turbata. Ti ho forse spaventato?’’,
chiese in tono benevolo il re.
‘’Certo che no, mio signore, lei qui è padrone di tutto e può
venire quando vuole’’, concluse Ilse, anche per elogiarlo.
‘’Per tutto il pomeriggio
non ho fatto altro che pensare a te’’, disse Fermei, fissandola, e Ilse non
poté non notare come la fissava. Anche lui la amava.
‘’Spero di essere tenuta in buona considerazione da lei, mio
re. Ma come mai il signore questa sera ha deciso di far visita ad un umile
schiava, quale io sono?’’, disse Ilse.
‘’Oh, tu non sei solo un umile schiava. Vedo bene che hai i
tratti di una nobile, poi hai un portamento perfetto. Sono venuto qui di
nascosto, l’intera corte pensa che io mi sia ritirato per riposare. Invece
eccomi qui, solo per te’’, disse il re. Poi non fece altri preamboli.’’Ilse, io
ti amo. Non ho mai visto una ragazza più bella di te, ed ho viaggiato per quasi
tutto il mondo conosciuto. Ti amo e basta. Raccontami un po’ di te, e della tua
vita’’.
Ilse si risedette, e
incominciò dall’inizio. la sua famiglia e la sua brutta fine, poi la povertà,
la ricerca di un lavoro, il periodo di servitù.. e poi il suo destino da
schiava. Erano passate molte ore, e il re l’aveva ascoltata interessato, senza
mai interromperla, e lei gli aveva sussurrato la sua storia molto piano, in
modo che nessuna guardia potesse sentirla.
Aveva concluso il suo racconto.
Allora Fermei iniziò il suo, e raccontò della sua vita
difficile al dì la del deserto. Quando concluse, era notte fonda. I due erano
vicinissimi, illuminati da una candela. Ci fu qualche attimo di imbarazzato
silenzio, interrotto poi dal re.
‘’Io ti amo veramente, Ilse. Ora che poi so la tua storia, e
che sei di origine nobile, mi son reso conto che potrei addirittura sposarti.
Sì, una volta che avrò conquistato Fortwar ti sposerò, e sarai l’imperatrice.
Ti piace come idea?’’, chiese il re, sorridendo.
‘’Certo, signore’’, disse Ilse.
‘’Ti prego, non chiamarmi più signore in privato; ora qui per
te sono solo Fermei, e dammi del tu’’, disse il re.
Poi successe
l’imprevedibile. Fermei prese una mano di Ilse tra le sue, in segno di profondo
rispetto ed amore, poi la baciò. Fu un lungo bacio pieno di passione. Ben
presto fu ben chiaro che il re avrebbe passato le ultime ore di buio lì con
lei, e si sentì lusingata. Allungò un braccio, spense la candela e si abbandonò
tra le robuste braccia del Gran Re.
Era notte fonda, ed i nove demoni avevano appena finito di
nutrirsi. Quel giorno si erano sfamati a dovere. Si sentivano finalmente sazi,
anche se per poco tempo.
Sapevano per certo che
quello stupido re ora si trovava nella tenda della schiava, ne percepivano
l’essenza. Era orribile stare alle dipendenze di un umano come quello.
Quello che sarebbe dovuto diventare, entro breve, il più
grande imperatore della storia umana, si stava mostrando ai loro occhi come un
essere indegno. Tutto il giorno pensava all’amore, a quella schiava, e in fondo
non odiava i nemici.
Secondo i demoni, i soldati erano più degni di rispetto del
loro re, poiché combattevano e commettevano qualche atrocità, mentre quello
stupido amoreggiava solo. Fortunatamente, ben presto i demoni sarebbero stati
liberi di agire. Dentro di loro c’era spazio solo per il male e per la
sofferenza, e avrebbero voluto eliminare fin da subito quel re, ma per ora
serviva ancora. Tra non molto si sarebbero presi la loro rivincita, e questo
pensiero li aiutava a sopportare Fermei.
Sì, in fondo quel re era l’ultimo dei loro problemi, era come
una bambola di pezza in mano a dei bambini. Ciò che aveva lievemente scosso i
demoni era la storia della profezia. Avevano strappato le anime e le vita dei cittadini di Swaden, per vedere
se risultava vera o no, e lo era. A quanto pare, il ragazzo che svolgeva il
compito di salvare Fortwar, era scomparso dalla città.
I demoni improvvisamente avevano capito tutto; il ragazzo era
andato a cercare l’appoggio delle creature magiche. Ovviamente i demoni non
avevano paura di loro, poiché le avevano già sconfitte più volte , ma dovevano
ricordare che l’ultima volta che si erano riunite tutte sotto lo scettro del
Grande Drago i demoni erano stati sconfitti e rintanati per secoli nella
caverna dei monti Akras. Dovevano quindi stare molto attenti.
Ovviamente, i demoni non avevano idea di dove si fossero
nascoste le creature magiche. E, naturalmente, potevano succedere imprevisti al
ragazzo, che comunque difficilmente sarebbe riuscito a convincere il Grande
Drago a intervenire nei conflitti umani. Non dovevano dire assolutamente nulla
a Fermei, sennò si sarebbe preoccupato ed avrebbe messo a repentaglio
l’invasione, che tra l’altro in quel momento gli interessava solo
marginalmente.
Ma ora basta pensare;
la notte era giunta al suo apice, ed era il momento di scatenarsi. Come
passatempo, i demoni si divertivano a provocare orribili incubi ai soldati, e
se ne compiacevano, poiché i guerrieri si terrorizzavano, e il terrore e la
paura erano cose molto gradite a loro. Bene, li aspettava un'altra breve notte
per sfogarsi nelle menti dei soldati, giusto per intrattenersi un po’ e passare
meglio il tempo. Il loro momento di gloria si avvicinava a grandi passi.
Il mattino seguente, una figura tutta infagottata uscì di
buon ora dalla tenda di Ilse. Le tre sentinelle sussultarono, poi si misero
sull’attenti. Quella figura che se ne andava a passi svelti era sicuramente il
Gran Re.
I tre si guardarono, e sorrisero.
Ben presto, nell’accampamento, i soldati avrebbero sparlato
dietro al loro re per la sua debolezza, e il fatto sarebbe stato sulla bocca di
tutti.
NOTA DELL’AUTORE.
Grazie per la lettura. Vorrei ringraziare pubblicamente
Steph808 per aver supportato la mia storia, per aver letto attentamente ogni
capitolo, per i suoi preziosi consigli ed anche per le recensioni. Grazie di
tutto. Grazie anche a tutti gli altri lettori. Alla prossima.