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Autore: Serpentina    30/09/2014    6 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Non so come, ma questo titolo è impreciso e calzante allo stesso tempo; impreciso perché affair ha un significato ben preciso, che qui viene stravolto, calzante perché rende alla perfezione il tema principale del capitolo, tanto che le altre alternative non reggevano il paragone. Spero di avervi incuriosito. Se vi piace leggere col sottofondo musicale, vi consiglio questo pezzo, la colonna sonora del capitolo. Buona lettura, e grazie a Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92 ed elev per le recensioni, e a bimbic, malaria e soulscript, che la seguono! ^^
 
Cover affair
( L’insostenibile pesantezza della perfezione)

Coloro che vogliono una maschera devono indossarla. Questa è la loro punizione. 
Oscar Wilde

–Sconvolgente. Assolutamente sconvolgente- esalò un allibito Alexander Weil.
–Sconvolgente non rende l’idea. Nessuna parola umana può rendere l’idea! Sai dove quella bugiarda aveva nascosto il corpo del reato? In un libricino schifosamente melenso, regalo di chissà chi! Così era certa che non lo avrei toccato, lo aveva sempre sott’occhio e poteva controllare che il suo segreto fosse al sicuro senza destare sospetti! Capito che furba?
–Non hai capito, Franz: è sconvolgente che tu abbia frugato tra la roba di Faith.
–Ti sto odiando profondamente, Xandi. Non è questo il punto!- sbuffò seccato suo fratello Franz.
–Lo è, invece!- lo contraddisse Alexander. –Hai violato la privacy altrui! E’ un atto gravissimo!
–Fanculo la privacy, la donna che amo mi ha mentito! Mentito, capisci? La madre del putto troppo cresciuto mi ha messo la pulce nell’orecchio- ammise il minore. –Le sue parole mi tormentavano. Così ho raccolto tutto il mio coraggio e ho cercato una prova… questa prova.
Alexander corrugò la fronte quando vide cosa racchiudeva la mano di Franz.
–Hai fatto tutte queste storie per due anellini?
–Non sono anelli qualunque, fratellone, dovresti saperlo… sono fedi nuziali. Fedi! Era sposata con quel cretino! Forse lo è ancora, non so se hanno divorziato. Sposata! Ti rendi conto?
Alexander avrebbe voluto ridergli in faccia e tranquillizzarlo, ma non poté: all’interno delle fedi erano incisi due nomi e una data.
–“Faith e Cyril, 13/06/2014”- lesse, per poi scoccare un’occhiata compassionevole a suo fratello, che pareva sul punto di vomitare. –Certo, scema pure lei a sposarsi di tredici…
–Le superstizioni riguardo la data sono il minore dei problemi, al momento- sospirò Franz, giocherellando con il secondo anello. –Voglio sapere perché mi ha mentito.
–Tecnicamente non ti ha mentito- osservò Alexander. –Puoi accusarla di aver taciuto, omesso, ma mentito… no. Dovresti parlarne con lei, comunque, non con me: ne so meno di te. Al tuo posto, però, terrei per me questa scoperta.
–Tenerla per me? Sei matto? Seguirò il tuo consiglio e ne parlerò con lei: la metterò alle strette e scoprirò la verità!- esclamò Franz con aria determinata.
–C’è un motivo se ti ha tenuto all’oscuro di tutto ciò, non hai il diritto di immischiarti in affari che non ti riguardano- replicò Alexander. –Il passato è passato, fratellino. Scoperchiare il vaso di Pandora non migliorerà il vostro rapporto, anzi, finirà col rovinarlo.
–Correrò il rischio.
 
***
 
Adam stava esaurendo la pazienza: dava fastidio anche a lui il ritardo dei suoi ex compagni di classe, ma si stava sforzando di mantenere la calma, invece di sbuffare e tamburellare le dite sul bancone del bar dell’Hibiscus come stava facendo la sua ragazza.
Lei, pignola a livelli quasi ossessivi, sbottò, seccata –Oh, insomma! Hanno detto di arrivare alle nove, puntuali, e poi non si presentano? Questa è mancanza di rispetto! Non ho tempo da perdere, io!
–Da’ loro il beneficio di cinque minuti di ritardo fisiologico, Momo- rispose in tono conciliante.
Momo emise un mugolio di indignazione e uno scocciato –Non esiste il ritardo fisiologico, Adam: bisogna essere puntuali, è un segno di rispetto dell'altro! Tuttalpiù, se succede qualche imprevisto, si avvisa - in modo che chi si deve incontrare possa regolarsi - perché a nessuno piace stare ad aspettare come un sacco di patate!
–Hai ragione, ma ormai ci siamo, tanto vale aspettare senza roderci il fegato- replicò Adam stancamente: la precisione era una delle doti di Momo che più apprezzava, ma non poteva negare che un minimo di elasticità mentale in più le avrebbe giovato.
Avvolte in una nuvola di gloria e penetrante profumo alla violetta fecero il loro ingresso, con venti minuti di ritardo, Danielle e Corinne, abbarbicate ai rispettivi partner. Ben presto il gruppo di riunì, e poterono accomodarsi al tavolo. Mentre si sedevano, Adam fece notare che mancavano all'appello Connie, Keith e Monica.
Corinne, guardandosi intorno spaesata, spalancò la bocca in una perfetta O, poi rispose –Eh, già! Danny, ne mancano tre all'appello, non possiamo ancora ordinare!
–Connie, Keith e Monica! Giusto!- squittì Danielle, arricciando le labbra in un’espressione scocciata: al liceo non andava d’accordo con le due, specialmente Connie, la quale, a detta sua, le aveva rubato Vyvyan.
Momo soffiò, incrociando le braccia –Spero proprio che arrivino presto, non sopporto i ritardatari!
Adam le avrebbe ripetuto di avere pazienza, se in quel momento non avesse avvertito un profumo inebriante, un tempo a lui familiare, che lo indusse a chiudere gli occhi ed inspirare a pieni polmoni, per poi girarsi ed sospirare –Nicky. Ben arrivata.
Sebbene conscio di quanto potesse risultare irrispettoso di fronte alla sua ragazza, indugiò con lo sguardo sulla figura slanciata dell'amica: pareva emanare luce propria, forse per la presenza di un filo di trucco sul viso, oppure grazie al sorriso, difficile stabilirlo con certezza. Riportato alla realtà dal tossicchiare insistente di Momo, Adam si affrettò ad intavolare una conversazione con Keith, mentre la Hawthorne fece un saluto generale con la mano e a parole.
–Ciao a tutti! Scusate il ritardo, abbiamo trovato traffico.
Si sedette tra Connie e Adam, che sussultò quando le loro ginocchia si sfiorarono. Dopo le ordinazioni, cercando di allentare la tensione, le chiese –Quando hai detto che hai trovato traffico... non intendevi dire che hai guidato fin qui, vero?
–Ho guidato Keith, tranquillo. Comunque, anche se avessi guidato io, non avrei avuto problemi- ribatté Monica, risentita.
–Tu no, ma gli altri guidatori sì!
–Non ti rispondo come meriteresti soltanto perché c'è la tua fidanzata. Sei tu, vero? Finalmente ti conosco! A proposito, io sono Monica- trillò, tendendole una mano, che l’altra strinse con brevemente e con scarso entusiasmo, ritirandola quasi subito, come se temesse di contrarre una disgustosa malattia.
–Monica? Ma che curiosa coincidenza!- sibilò Momo, incenerendo sul posto Adam. –Abbiamo lo stesso nome… e lo stesso colore di capelli.
“Sì, solo che il mio è naturale, stronza!”, pensò la Hawthorne, ma dalla sua bocca uscirono parole ben diverse.
–Ma che ca… so! Incredibile!
–E così, tu saresti la fantomatica migliore amica!- esclamò Momo squadrando Monica con un’espressione indagatrice che la fece sentire sotto esame. –Perdona la freddezza, ma è strano: siete tanto amici, eppure ho scoperto della tua esistenza l'altrieri, quando Adam è tornato a casa pallido come un fantasma e mi ha liquidata con "Sabato conoscerai la mia migliore amica"! Ci frequentiamo da sette mesi e fino ad ora credevo che non avesse amiche all’infuori di Cornelia!
–Eravamo un gruppo affiatato. ‘I Fantastici Cinque’, così ci chiamavano. Io, Adam, Connie, Keith e… Vyvyan- puntualizzò Monica, osservando di sottecchi Connie, che aveva chiuso i pugni alla menzione del suo nome di battesimo e di Vyvyan.
–Vyvyan- ripeté Keith abbassando gli occhi, e Adam con lui, suscitando la curiosità di Momo, che asserì, col tatto che la caratterizzava –Mamma mia che facce! Manco fosse morto!
–Vyvyan è morto!- ringhiò il quartetto.
Momo squittì –N-Non lo sapevo... non me ne avevi mai parlato!
–Non so tu, ma io non ritengo la morte un valido argomento di conversazione- replicò Adam in tono duro.
Monica, sentendosi responsabile della piega che aveva preso la situazione, si affrettò a cambiare argomento.
–Giusto. Parliamo invece di voi due... Adamino, Adamino, non posso perderti di vista un attimo che ti trovi una fidanzata! Devo sapere tutto: come, dove, quando, perché… il chi già lo so...
–Non c'è molto da dire- rispose Momo. –Io e Adam stiamo facendo il pratica nello stesso studio legale, e.. niente, abbiamo iniziato a frequentarci anche fuori, ed è scoccata la scintilla!
"Dopo una ventina di cocktail, altrimenti non si spiega!" pensò Monica, per poi bacchettarsi: si stava comportando esattamente come le serpi gelose che tanto detestava. Non era da lei.
–Galeotto fu l'incartamento, è il caso di dirlo- scherzò, sforzandosi di sorridere. “Anche se mi si spezza il cuore e il trucco si scioglie, il mio sorriso resiste.”
–Già. Tu invece come hai conosciuto Adam?- chiese Momo con interesse.
–Lo ricordo come fosse ieri: era il primo giorno di scuola - avevo un ciuffo blu ridicolo, ma che a me sembrava fichissimo e trasgressivo - stavo prendendo a calci il distributore che mi aveva fregato i soldi;  Vyvyan venne a darmi man forte, ma la situazione degenerò e cominciammo a prenderci a pugni, poi Adam comparve dal nulla e divise con noi i suoi brownies- rispose Monica, regalando ad Adam uno dei suoi smaglianti sorrisi, che lui ricambiò.
Connie e Keith si scambiarono una smorfia soddisfatta e un po’ triste; conoscevano quell’espressione - un misto di tenerezza e affetto che faceva sentire qualsiasi spettatore un intruso in un momento intimo - un tempo anche loro si guardavano così. Non era necessario l’intuito di Sherlock Holmes per capire che due anni non erano bastati a cancellare il sentimento che covava sotto la cenere, e, se Monica l’avesse voluto e si fosse impegnata a fondo, avrebbe potuto sottrarre Adam alle grinfie di quell’arpia.
–Nicky mi esaminò dalla testa ai piedi e si presentò. Quando le dissi il mio nome ridacchiò e rispose: "Dovrò tenerti lontano dalle mele, oggi a mensa."; mi saltò sulla schiena, ordinandomi di portarla in classe, e... da allora non ci siamo più lasciati.
–Se si esclude il periodo in cui fui costretta a casa con la gamba ingessata- concluse Monica con voce lacrimevole, corredata di sospiro nostalgico.
Momo, perplessa, domandò allora al suo fidanzato –Come mai non mi hai mai parlato di lei se siete amici per la pelle da anni?
–Perché...- "Dovrei confessarti che ci sono andato a letto". –Perché dopo il liceo non siamo più stati appiccicati, gli impegni ci hanno travolto- rispose Adam.
Momo, non convinta, scavò più a fondo, per carpire informazioni di vitale importanza per valutare l'adeguatezza di Monica come frequentazione del suo fidanzato.
–Si sente che non sei di qui, Nicky. Non ti dispiace se ti chiamo Nicky, vero?
“Se vuoi morire di una morte lenta e dolorosa…”
–Certo che puoi chiamarmi Nicky! Mi hai letta nel pensiero: stavo per suggerirtelo io, così eviteremo di far confusione. Comunque hai indovinato: vengo da Newcastle, mi sono trasferita a Londra dagli zii per seguire la tradizione di famiglia e frequentare la Elizabeth I.
–E’ incredibile che abbia conservato l’accento del nord. Anche Adam, ma non demordo: riuscirò a eliminare l’inflessione dello Yorkshire, è orrenda! Oh, quindi i tuoi genitori sono rimasti nel Northumberland!
–Esatto. Credo che mi sarei sentita persa, senza i miei amici- chiocciò Monica, mandando un bacio a Connie, Keith e Adam.
–I tuoi zii sono stati gentili a ospitarti. Non tutti si sarebbero presi tanto disturbo.
–Non è stato un disturbo: il loro unico figlio è in Francia, gli fa piacere avere ancora della gioventù in casa.
–Sai- intervenne Connie, bramosa di far cadere dal piedistallo Momo. –Credo che tu conosca suo zio… Dean Hawthorne.
Come previsto, Momo rimase di stucco, e guardò Nicky con occhi nuovi; l’altra, al contrario, chinò il capo, imbarazzata. Le dava fastidio vantarsi dei suoi parenti, la loro fama era per lei un peso, più che un’opportunità.
–Dean Hawthorne? Il giudice?
–Io lo chiamo semplicemente “zietto”. Comunque, ecco svelato il mio sporco segreto: sono una Hawthorne, la famiglia che rifornisce di legulei il Regno Unito da quindici generazioni! I miei parenti non sono che gli ultimi di una lunga serie- scherzò Monica con finta giovialità.
–Immagino seguirai le loro orme….
–Oh, no! Insieme allo zio Axel, sono la pecora nera della famiglia: studio Veterinaria.
–Veterinaria? Che coraggio! Non so come riesca a mantenere il sangue freddo di fronte a una dolce bestiola sofferente! Sai, il mio sogno è di diventare un legale pro-ambiente. Avrai altri interessi, spero: se non si tiene allenata la mente, questa ci abbandonerà. Per esempio io, quando non sono impegnata allo studio o vado a correre con Adam - è fondamentale tenersi in forma, mens sana in corpore sano e così via - partecipo ad un club della lettura e seguo due corsi di lingue. Parlo già - oltre all'inglese, naturalmente - francese, tedesco, spagnolo, portoghese e russo, e sto imparando cinese e giapponese.
–Wow. Ehm, io sono un tipo meno… intellettuale. Nel tempo libero faccio volontariato in un canile e vado in palestra a fare kick-boxing o al parco a correre, e mi accontento del francese come lingua straniera. Con uno zio a Parigi finisci con l’impararlo- rispose Monica cercando di darsi un contegno: che la grande avvocatessa snob si pavoneggiasse pure, lei non era certo da meno!
 
***
 
Faith si sentì immediatamente sollevata appena avvertì l’aroma di una cena calda: quel turno era stato particolarmente stancante, e il mal di stomaco e la nausea che la tormentavano da qualche settimana non erano mancati, trasformando un normale sopralluogo in una fatica erculea.
–Che profumino! Cosa si pappa?
–Pollo al Marsala. Ricetta di tua nonna Beatrice- rispose Franz senza voltarsi.
Faith pensò non si fosse girato a salutarla per controllare la cottura del pollo, ma intuì che doveva esserci dell’altro durante la cena: di solito chiacchieravano mangiando, per cui il silenzio che regnò quella sera parve ancor più innaturale.
Lo bloccò mentre rigovernava e sibilò –Sei stranamente taciturno… scommetto che dopo aver rimesso in ordine la cucina vorrai parlarmi. Peccato che a me non piaccia aspettare. Che diavolo succede?
–Non ti si può nascondere nulla. Tu, invece, puoi permetterti di nascondermi quello che ti pare- abbaiò Franz, alzando la voce.
–Va bene, lo confesso: non è stato il gatto a sbafarsi gli ultimi biscotti- ridacchiò Faith, sconcertata che lui se la prendesse tanto per tre biscotti. –Vuoi condannarmi a morte per questo?
–No, non per questo- rispose lui, poi sbatté sul tavolo le fedi. –Per questi!
La Irving sbiancò e venne colta da un altro conato; applicando la tecnica insegnatale dalla professoressa Eriksson per resistere alle brutture con cui aveva a che fare ogni giorno, inspirò profondamente quattro volte col naso, altrettante con la bocca, infine esalò –C-Come hai fatto a trovarli? Hai rovistato tra le mie cose!
–Nasconderli in un libro si è rivelata un’arma a doppio taglio: ho frugato tra le tue cose, sì, ma invano. Poi, quando ormai mi ero arreso, ha telefonato Sullivan per chiedermi se potevo prestargli ‘Cupcake Club’ perché sua moglie desiderava leggerlo; sono andato a prenderlo, e… bingo! Esigo una spiegazione.
–Non puoi esigere proprio niente!- sbottò Faith. –Ora lavo i piatti, riordino la cucina, poi vado a letto; domattina devo alzarmi presto.
Weil le si parò davanti, impedendole di lasciare la stanza, e ripeté –Esigo una spiegazione. Perché non mi hai detto che sei stata sposata? Temevi forse il mio giudizio? Sveglia! I miei hanno divorziato, sono l’ultima persona al mondo che si permetterebbe di sputare sentenze su un matrimonio fallito! Perché avete divorziato, vero?
–No.
–No? S-Sei a-ancora s-sposata con quel… quel… Cyril?- ululò Franz.
Faith, pallida come un cencio, si sedette, si prese la testa tra le mani e sospirò, rassegnata –Avrei dovuto immaginare che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi. Volevo dirtelo, ma non trovavo mai il coraggio: mi ripetevo “Domani”. I domani si sono accumulati, sono diventati settimane, mesi, anni. Spero non mi compatirai dopo avermi ascoltata. Non ho divorziato, Franz… perché non sono mai stata sposata: Cyril mi lasciò prima delle nozze. Una settimana prima, per la precisione. Aveva creduto a Solomon e non sopportava che l’avessi tradito, cosa che non ho mai fatto. E’ stato così umiliante. Mi sono disfatta di tutto: inviti, bomboniere, abito… le fedi sono l’unico ricordo che ho deciso di tenere, un monito perenne a non fidarmi degli uomini.
–Di me ti sei fidata- osservò Weil.
–Solo quando sono stata sicura al mille per cento che non fossi come nessuno dei miei ex- chiarì Faith. –Ho visto del buono in te, e ho deciso che valeva la pena combattere per farlo venire alla luce. Scusa se non te ne ho parlato, ma è un ricordo doloroso… che mi fa vergognare da morire.
–Vergognare? Se qui c’è qualcuno che dovrebbe vergognarsi sono io, che mi sono immischiato in faccende che non mi riguardano, e quel coglione di Cyril, che non è degno di farsi fare l’autopsia da te!- tuonò Franz, prima di stringerla tra le braccia e baciarle il naso.
–Possibile che mi baci sempre sul naso, prima di passare ad altro?
–Colpa tua: hai un nasino irresistibile! Vieni, mettiamo via questi anelli della malora e andiamo a coccolarci sul divano. Cosa guardiamo? Grazie allo streaming abbiamo l’imbarazzo della scelta!
 
***
 
Al termine della cena, i convitati andarono da ‘Cargo’ a digerire con quattro salti. Momo, però, si dissociò dal gruppo, perché –Domani devo alzarmi presto per studiare. Divertitevi anche per me!
Non appena fu fuori portata d’orecchio, Connie si avvicinò all’amica e le sussurrò all’orecchio –Capisci a cosa servivano i guantoni?
–Non ho parole- mormorò lei in risposta. –Anzi, no, ne ho tre: qualcuno la sopprima!
Una volta nel locale, si lanciò in pista con gli amici, pronta a scatenarsi come ai vecchi tempi, infischiandosene di tutto e tutti.
Adam accettò di buon grado di venire rapito dalla sua Rossa. Mentre si esibivano in una buffa danza frenetica, non poté non paragonarla alle altre ragazze che aveva avuto: Monica affrontava la vita di petto, non aveva paura di buttarsi nella mischia, lo dimostrava il modo in cui ballava: non si limitava ad ancheggiare e scuotere il busto in modo sensuale, si dimenava come una selvaggia, incurante dello stato di trucco e capelli. Quando si gettò tra le sue braccia, ordinandogli di farle fare un casquè degno di questo nome, gli scappò da ridere al pensiero di come avrebbe commentato quella scena Momo: si sarebbe sicuramente ingelosita, perché, anche se nei loro movimenti non c’era nulla di improprio, la vicinanza e il gioco di sguardi creavano una palpabile tensione, simile a quella provata l’unica, magica volta in cui avevano fatto l’amore.
A un tratto, Connie si allontanò verso la postazione del dj; gli altri tre le lanciarono occhiate perplesse, e imbarazzate quando la videro discutere animatamente con un addetto alla sicurezza. Poco dopo, però, la bionda tornò da loro trionfante, e trillò –Ce l’ho fatta! Ho fatto dedicare il prossimo pezzo a Vyvyan!
–D-Dedica? Connie, non siamo in una discotechina di periferia; Rioko è un dj di grido…
–E un mio grande fan- lo informò la scrittrice. –Ho promesso di autografare i suoi libri in cambio della dedica. Oh, ecco che parte!
La voce del dj echeggiò nell’enorme sala.
–E ora… una canzone speciale per una persona speciale! Ovunque tu sia, Vyvyan, sappi che i tuoi amici Connie, Monica, Keith e Adam ti pensano e ti vogliono bene dal profondo del cuore!
“I’ve gotta try, it’s not over yet. No signals of love, have you left? My heart is bleeding just for you, bleeds for only you, and it hurts to know the truth!”
–Ma è ‘Sinéad’!- esclamò Keith, per poi darle un bacio. –La sua preferita!
–Brava, Ciambellina! E’ un ottimo modo per ricordare Vyv!- sentenziò Monica, quindi li invitò a raggiungere il centro della pista e darci dentro in onore dell’amico scomparso.
–Pronti a farci riconoscere?
–Saltare e strillare- li esortò Keith. –Come ai vecchi tempi.
–E il pugno- precisò Adam. –Vi raccomando il pugno.
“Oh, Sinéad, for the first time love is gonna turn around! I’m telling you: you will like it, I know. Oh, Sinéad, it’s the first time, only you can set it free! Oh, Sinéad, come break away with me!”
Stonarono il ritornello, sgolandosi affinché le loro voci giungessero al cielo, dove, secondo loro, si trovava Vyvyan, che probabilmente li stava deridendo con qualche altra anima o un angelo. Tanti, ex compagni di scuola e sconosciuti, li indicarono, bisbigliandosi commenti - soprattutto quando Adam, un Cartridge, gettò in aria la giacca e Keith tentò con scarso successo di sollevare Connie - ma il quartetto se ne fregò altamente e si divertì.
Sudati e felici scoppiarono a ridere, sorreggendosi a vicenda, come avevano sempre fatto, anche in senso figurato.
–Dopo questo, credo che non mi farò vedere mai più in questo posto- disse Adam.
–Per così poco?- replicò Keith, dirigendosi al bar. –Abbiamo combinato di peggio, lo sai benissimo.
–Ne valeva la pena: sento che Vyv ha ballato e cantato con noi, da lassù- pigolò Connie, visibilmente commossa.
–Ci mancherebbe altro!- sbuffò Monica, grattandosi il mento mentre ponderava la scelta del cocktail. –Era la sua canzone preferita, ricordo ancora come gli brillavano gli occhi quando la ascoltava! Diceva persino che, se mai avesse avuto una figlia, l’avrebbe chiamata Sinéad!
–E’ vero, me lo ricordo- chiocciarono gli altri tre, per poi profondersi in ringraziamenti non appena ricevettero gli alcolici.
–Bene, allora… a Vyvyan!- brindarono.
Niente avrebbe potuto preparare la Hawthorne per lo shock che stava per subire: Adam fu costretto a tornare all’ovile dal cugino, seguito da Connie, che seguì DJ Rioko sul retro per autografare i suoi libri, e Keith, balbettando scuse incomprensibili, sparì.
Trascorso qualche minuto a girarsi i pollici, si alzò e andò in bagno, tanto per non restare inattiva. Lo spettacolo che le si parò davanti le tolse l’uso della parola: Keith, nel bagno delle donne, stava bellamente baciando un’altra!
Facendo attenzione a non farsi scoprire, li fotografò col cellulare e scappò: per quanto la riguardava, la notte era invecchiata di colpo.

 
***

Entrò in punta di piedi per non svegliare gli zii o i fratelli…. fatica sprecata: li trovò in piedi ad aspettarla.
–Ben tornata! Com'è andata l'allegra rimpatriata?- chiesero in coro.
–Come aveva previsto “Nostraleonard”: palle e strapalle! L’unico momento eccitante è stato quando Adam ci ha presentato la sua fidanzata. Sì, avete sentito bene: fidanzata. Indovinate come si chiama? Monica! E ha pure i capelli rossi!
–Monica? Capelli rossi? Ho capito chi è: Momo Hart!- esclamò Charles con tanto entusiasmo da farsi scivolare gli occhiali giù dal naso. –Accidenti, Cartridge ha fatto un colpaccio! La Hart è un pescecane del foro, proprio come suo padre. Oltretutto è un gran pezzo di f…
–Così non aiuti, Chuck!- sbottò Monica, mollandogli un calcio.
–Che male! Sei violenta, sorellona!
–L’ha monopolizzato per l’intera cena. Fortuna che non ci ha seguiti al ‘Cargo’, altrimenti avrei dato fuori di matto. Ciliegina sulla torta, Corinne Hastings l’ha supplicata di presentarmi qualche rampante avvocato single - perché secondo lei non è normale non avere un uomo alla mia età - non so cosa mi abbia trattenuto dallo strozzarla. In discoteca hanno giocato tutti ai ragazzini, come se fossimo ancora al liceo: Robinson, ubriaco fradicio, ha limonato con una bottiglia, e Jason Matlock voleva a tutti i costi farmi vedere il suo nuovo televisore al plasma. Che scusa patetica! Se avesse messo in chiaro che mirava a una botta e via avrei anche potuto farci un pensierino, ma farmi prendere per il culo non lo accetto… in nessun senso!
–Vuoi che lo picchiamo?- si offrì Leonard, scrocchiandosi le nocche.
Charles gli intimò di tacere e, ridacchiando, esclamò –Ti sta sulle palle, vero?
–Chi?
–La fidanzata di Adam.
Monica annaspò, deglutì sonoramente e mentì –Ma no, che dici!- prima di arrendersi. –E' così evidente?
–Hai scritto a caratteri cubitali sulla fronte: "la odio"!- risposero in coro i suoi fratelli.
Monica sbuffò incrociando le braccia e replicò –Se la conosceste mi dareste ragione: è insopportabile, peggio di Mary Poppins, teoricamente e praticamente perfetta sotto ogni aspetto! E’ oggettivamente molto bella, è intelligente, parla cinque lingue e ne sta imparando altre due, fa yoga per distendersi e corsa per mantenersi in forma, si veste, conversa e comporta impeccabilmente, e pare essere un'autorità in materia di arte, musica, moda, cucina, economia domestica, galateo, e chi più ne ha più ne metta... l'unica cosa che forse non le riesce alla perfezione è risultare simpatica al prossimo!
–Specie se il prossimo sei tu!- ironizzò Charles, guadagnandosi per la sua audacia un'occhiata raggelante dalla sorella, che andò a letto, abbandonandosi ad un sonno costellato di incubi con protagoniste Momo ed Hailey.
 
***
 
Kyle lottava contro se stesso, da quando era andato a letto con Connie: gli era entrata nella testa e non sembrava intenzionata ad andarsene tanto presto, a giudicare dalla frequenza con la quale compariva nei suoi sogni. Il corrispettivo in carne ed ossa, poi, gli rendeva la vita difficile comportandosi con la consueta gentilezza: non che fosse un crimine, ma ricevere sorrisi e carinerie da una donna che sapeva di non poter avere era per lui un supplizio.
–Qualcosa non va?
“Lupus in fabula: il fidanzato!”
–Uh? Oh, no. Affatto. Anzi, ho appena finito di photoshoppare a dovere la fotografia che Lucinda Lovelace ha scelto per la quarta di copertina.
–Hai piallato qualche ruga?- scherzò Keith.
–Non solo- rincarò Kyle, arricciando le labbra. –Le ho tolto almeno dieci anni, guarda! Sfido un chirurgo plastico a fare di meglio!
Keith esaminò l’immagine modificata al computer e annuì compiaciuto.
–Bel lavoro!
–Si fa quel che si può- si schermì Kyle. –Anche perché se avessi fatto un pessimo lavoro mia nonna mi avrebbe scuoiato vivo: è la fan numero uno della Lovelace, ha la libreria piena dei suoi romanzi zuccherosi, che schifo!
–In tutta onestà… non ne ho mai letto uno- sussurrò Keith in tono colpevole. –Non sono il mio genere, ma il pubblico femminile dai quaranta in su li adora, perciò… avanti tutta!
–E’ proprio vero che non basta il fiuto letterario per sopravvivere in questo campo.
–Esatto. Bisogna partire dal semplice presupposto che non necessariamente un libro di scarsa qualità sarà un fiasco, e viceversa. Pensa alla trilogia delle cinquanta sfumature- asserì Keith. –Se si guardano soltanto lo stile e il contenuto si rischia di fallire. Il mio mantra è: nell’editoria, come nella moda, contano l’appeal e la firma. Se la Duchessa di Cambridge scrivesse un libro di ricette, anche se facessero schifo, la gente lo comprerebbe, perché l’ha scritto la Duchessa di Cambridge. Chiaro il concetto?
–Cristallino. Teso per la presentazione?
–Abbastanza. Lavorare con papà è istruttivo, ma anche sfiancante: mi fa sgobbare come uno schiavo, in aggiunta alla montagna di impegni all’università. Sono distrutto!- esalò Keith, massaggiandosi gli occhi.
–Tuo padre ha molta fiducia in te… meritatissima, direi: l’unica volta in cui non ti diede retta rifiutò nientepopodimeno che ‘Harry Potter’!
–Credo si mangi ancora le mani per quella storia- ridacchiò Keith. –Una bella soddisfazione. Ma basta parlare di me: so per certo che qualcosa ti preoccupa…. o meglio, qualcuno.
“Oh, merda! E ora? Confessare o non confessare? Questo è il dilemma!”
–Inutile negare. Da cosa l’hai capito?
–Ho tirato a indovinare: tutti hanno problemi con almeno una ragazza.
“Io ne ho con la tua ragazza, come la mettiamo?”
–Devo dedurre che anche tu hai un problema con nome e cognome.
–Esatto. Un bel problema… molto complicato.
–Bene!- trillò Kyle. –Se è complicato, significa che la soluzione è semplice.
Keith rimase a bocca aperta per un istante, prima di osservare –Hai letto il libro di Connie?
–Non ci vedo nulla di male- rispose Kyle, maledicendosi per essersi tradito citando il motto di Cassie Bloom, la giornalista-detective. –Ho pensato sarebbe stato più facile apportare migliorie alla copertina, se avessi conosciuto meglio la trama e i personaggi.
Keith lo fissò con insistente diffidenza, e ringhiò –Non hai aperto nessuno dei libri per i quali hai impostato la grafica… perché questo?
–Perché mi andava- rispose l’altro, ostentando innocenza. –Ora, se vuoi scusarmi, torno a giocare al computer.
 
***
 
Se Monica avesse frequentato la Hogwarts sarebbe sicuramente stata smistata nella “culla dei coraggiosi di cuore”, perché era richiesta una dose massiccia di audacia e fegato (cavalleria decisamente no) per recarsi alla sede centrale della casa editrice AllBooks, eludere la sicurezza, mandare a quel paese la segretaria e, spalancando la porta con un calcio, irrompere nella sala riunioni, avventarsi su Keith e - al cospetto di una dozzina di persone, tra cui suo padre - sbatterlo contro il muro e schiaffeggiarlo urlando –Tutti uguali, voi maschi... ugualmente stronzi! Come hai potuto fare questo a Connie? Lei ti ama, anima e corpo! Sei la sua vita, e la ripaghi scopando con quella puttana orientale? Ti farò rimpiangere di essere nato col pene, bastardo!
–Ehm… potreste scusarci un minuto, signori?- esalò Keith tra una sberla e l'altra, rosso in volto per la vergogna e le percosse. Liberatosi dalla morsa di Monica, Keith la afferrò per un braccio e la trascinò in un posto appartato, dove discutere in privato. Fissandola sconcertato, sbraitò –Ti ha dato di volta il cervello? Bella figura mi hai fatto fare!
–E’ solo di questo che ti importa, brutto stronzo! Di Connie te ne puoi bellamente fregare!
Keith la fulminò con un'espressione di profondo dolore - sembrava avesse ingoiato soda caustica - infine replicò –Come osi anche solo pensare che non mi importi di Connie? Lei è la persona più importante della mia vita!
–Oh, sì, certo- sbuffò Monica. –Se la ami tanto perché te la fai con quella puttana asiatica alle sue spalle?
–Hailey non è una… puttana. Ci frequentiamo da un po’, e non siamo una coppia clandestina: Connie ne è al corrente- confessò Keith con una smorfia sarcastica.
Monica boccheggiò, per poi esalare –Connie lo... lo sa?
–Si, lo sa, e, a differenza, tua, non considera tradimento il mio tentativo di voltare pagina. Dopotutto, anche lei si diverte altrove.
–C-Cosa… che stai dicendo?
–E’ una faccenda che deve restare segreta, Nicky. Non una parola. Con nessuno. Io e Connie ci siamo lasciati. Ci presentiamo in coppia agli eventi ufficiali e dalle nostre famiglie, conviviamo, dormiamo nello stesso letto, ma… non stiamo più insieme. Teniamo in piedi la storia per convenienza. Sconvolgente, eh?- sputò Keith, ribollendo di rabbia repressa.
Monica, scioccata, mise su un'espressione mortificata e pigolò –C-Credevo...
–L'ho capito cosa credevi. Davvero mi ritieni capace di pugnalare alle spalle Connie in modo tanto meschino? Bell'opinione hai di me! Grazie!- esclamò Keith, offeso.
Sentendosi un verme, Monica si scusò.
–Mi dispiace di aver pensato male. So che non sei una persona meschina, ma ti ho visto sul retro del locale con Hailey, non sapevo che tra te e Connie fosse finita... Come stai?
–Se vuoi darmi la tua compassione, sappi che non la merito: sono stato io a lasciarla, e me ne pento amaramente. E’ proprio vero che comprendi il valore di quello che hai quando ormai non è più tuo- rispose Keith. –Mi lecco le ferite, ma non vogliono smettere di sanguinare. Sono ancora innamorato di lei e dubito basterà Hailey a togliermela dalla testa.
Monica scosse la testa ed asserì –Non sono brava con le parole, né con i sentimenti, mi viene soltanto da dirti che mi dispiace… e che ti sta bene: sei stato un emerito coglione a mollare la Ciambellina! Non basterà sbatterle in faccia la tua amichetta per riconquistarla.
Keith uggiolò per il calcio ricevuto al ginocchio, sorrise mestamente e rispose –Non dispiacerti: credo che Connie abbia trovato qualcuno con cui divertirsi, e se è felice non posso che esserlo per lei... anche se fa male.
La rossa lo abbracciò e gli disse –Se hai bisogno di un'amica, conta pure su di me. Perdona la mia entrata ad effetto- dopodiché se ne andò, sconvolta e amareggiata.
Chiunque. Non si sarebbe stupita di sentirlo di chiunque, ma non dei suoi amici: Keith e Connie erano la coppia perfetta, l'esempio del vero amore, un duo inossidabile, l'incarnazione di un ideale, la versione reale delle coppiette mielose delle pubblicità, che si sbaciucchiano da mattina a sera mai sazi l'uno dell'altra… era inconcepibile che si fossero lasciati.
Determinata ad andare in fondo alla faccenda, si precipitò a casa dell’amica, ricordandosi che sarebbe stata impegnata tutto il giorno alla ITV solo dopo aver bussato ininterrottamente per cinque minuti buoni.
–Sono costretta a battere in ritirata- mormorò. –Ma non finisce qui!
 
***
 
–Sono contenta che tu sia qui.
–Temevi non mi sarei presentato?- sibilò Brian. –Dovresti sapere che mantengo la parola data… anche se a volte ne farei volentieri a meno.
–Incasso la frecciatina e rilancio: neanche per me è un piacevole incontro, ma abbiamo importanti questioni di cui discutere.
–Non sono d’accordo: io e te non abbiamo più nulla da spartire.
–Ti sbagli, qualcosa c’è e ci sarà sempre: il bambino- asserì Crystal.
–Il bambino ha un nome, Aidan, e ti proibisco di usarlo come arma contro di me. Sarebbe troppo crudele… persino per te- replicò Brian, entrando in modalità padre-chioccia: avrebbe dato la sua stessa vita per tenere quella donna lontano da sua figlio. –Dato che non ho tempo da sprecare, a differenza tua, veniamo al dunque: cos’è che vuoi…. veramente?
Crystal sorrise, e cinguettò –Aidan, eh? Mi piace, è un bel nome. Da quel che ho potuto vedere, si direbbe che lo stai tirando su bene: sembra un bambino felice e in buona salute. Al contrario, credo sia stata trascurata la sua educazione: dovresti insegnargli a portare il dovuto rispetto agli adulti.
Brian non si scompose, ordinò un bicchiere di karkadè per sé e uno di succo di ribes per Crystal, poi, congedata la cameriera, rispose –Ritengo invece più educativo insegnargli che il rispetto si dà a chi lo merita, così come la fiducia… e tu sei immeritevole di entrambi.
–Via, via, Brian, cos’è questo tono ostile? Un tempo eri più gentile con le signore!
–Un tempo eri una signora- ribatté lui con un ghigno ironico. –Fai un favore a entrambi: getta la maschera. Cosa vuoi da me? Soldi? Non ti sono sufficienti quelli della tua fetta di eredità? Beh, spiacente, non vedrai un penny della quota di Aidan!
Crystal si alzò, si protese verso di lui e, prima di andarsene, gli sussurrò all’orecchio –Hai fatto male i tuoi conti, caruccio: sono abbastanza crudele da usare il moccioso come arma contro di te. Se non sarai ragionevole e mi darai quello che voglio, l’ultima volta che vedrai il tuo amato Aidan sarà in un’aula di tribunale!
 
Nota dell’autrice:
Vi avevo avvisati: aspettate a giudicare Connie e/o Keith. Scommetto che siete rimasti scioccati come Monica! XD Chi non lo sarebbe? Una maschera affascina e fa paura proprio perché non si sa cosa cela. Il loro non è propriamente un affair, ma è comunque tradimento per chi crede nel vero amore, e “cover” si riferisce al fatto che lo sbandierano ai quattro venti, copertine comprese.
A proposito di Monica… è guerra aperta con la sua omonima, la “praticamente perfetta sotto ogni aspetto” Momo! Riconquisterà il suo migliore amico, o lo perderà definitivamente? Alzi la mano chi fa il tifo per la fidanzata di Adam! XD
Per Brian si prospettano tempi duri: cederà al ricatto di Crystal, pur di tenerla lontano da suo figlio, oppure rischierà il tutto per tutto e la trascinerà in tribunale?
Franz è stato pessimo a frugare tra la roba di Faith, ma c’è da capirlo: non sapere se la tua compagna è stata sposata o no è un dubbio atroce! Fortunatamente, la questione si è risolta, e i due sono tornati carini e coccolosi… fino al prossimo problema! XD
Chiudo con una precisazione: l’Hibiscus esiste veramente ( è un eccellente ristorante indiano), così come la ITV, una sorta di Mediaset inglese, contrapposta alla televisione pubblica, la BBC (per la quale, infatti, i britannici pagano il canone, come noi con la Rai).
Au revoir!
Serpentina
 
   
 
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