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Autore: Elis17    01/10/2014    8 recensioni
William Tomlinson ha ventitré anni e un figlio di tre, la sua ragazza, Eleanor, è morta a diciassette anni di parto.
Da tre anni passa la sua vita a portare e a riprendere il figlio Max dall'asilo e a crogiolarsi per la morte della sua amata.
Edward Styles è un ragazzo gay di diciassette anni e ha una sorella di tre, Gemma.
Edward si innamora di William il primo giorno di asilo di Gemma e Max, i quali si ritrovano in classe insieme.
William non si accorge di lui per molto tempo, fino a quando il ragazzino non decide di usare la sorellina per attirare la sua attenzione.
E la attira.
×
Williard [Larry] × Willionor [Elouonor] × Janielle [Payzer] × Jouise [Zerrie]
Seventeen!Edward × TwentyThree!William
Student!Edward × YoungFather!William
Larry!AU × Williard!AU × Kids!AU × Parents!AU
×Middle names×
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo3: Would you like some hot choccolate?








 
 
William ed Edward si conoscono ormai da un mese.
Beh, forse 'conoscersi' è davvero una parola grossa e l'unica cosa che sanno l'uno dell'altro è nome, cognome e qualche parentela, ma secondo Edward questi sono solo dettagli, e per lui non si 'conoscono' solo da un mese, ma da quasi un anno.
O almeno, Eddie lo aveva già adocchiato da tempo.
Adocchiato, si è preso proprio una sbandata, o forse, possiamo anche semplicemente chiamarla cotta, perché amore, di certo, non è.
Le uniche volte che si incontrano i due sono all'uscita e l'entrata davanti all'asilo dove si recano tutte le mattine Gemma e Max.
E tutto quello che fanno è avvicinarsi, salutarsi, chiacchierare fino a quando il cancello in ottone non si apre, aspettare che i bambini entrino, salutarsi e, uno tornare a casa, mentre l'altro si dirige a scuola.
Ma quella mattina cambia qualcosa.
Edward è un ragazzo abbastanza mattiniero, infatti è lui che sveglia la sorella, che le prepara la colazione, che la aiuta a vestirsi e che la accompagna poi a scuola.
William, dal canto suo, adora oziare, gli piace rigirarsi nel letto per ore senza fare niente se non riflettere, rimuginare, pensare.
E pensa, pensa a tutto, e non è solo un semplice pensare, pensa, scava a fondo, cerca di capire come qualcosa possa accadere, come tutto sembri girare intorno a lui, come le cose accadino senza neanche aspettarsele, senza neanche volerle, senza neanche un minimo di preavviso, giusto per prepararsi psicologicamente a ciò che possa succedere.
Ma a quanto pare tutto questo non può avvenire e William si chiede il perché.
Perché accadono certe cose, come la morte della sua ragazza.
Perché è rimasto solo, anche se solo non è, ha famiglia e amici vicino che lo sostengono, ma questo non basta, perché è lì che entra in gioco Max, suo figlio, unica ragione di vita, persona per cui, ammazzerebbe o si toglierebbe la vita.
Perché la gente muore, ma questa è una domanda tanto banale quanto profonda ed importante.
Perché la gente muore?
Qualcuno se lo è mai chiesto?
“Sì” è la risposta, ma la risposta alla prima domanda qual'è?
Oh, ma ce ne sono.
“Perché Dio non è buono.”, “Perché c'è qualcuno lassù che ha più bisogno di quella persona che di noi.”, o semplicemente la più banale, “Perché è il ciclo della vita.”.
E lì William si blocca, torna bambino a quando a scuola studiava scienze.
Nasce, cresce, si nutre, si riproduce e si muore.
E poi passava al secondo passaggio, tornando adulto, nel presente, con ventitré anni che gli pesano sulle spalle, e sono solo ventitré.
Eleanor è nata.
Eleanor è cresciuta.
Eleanor si è riprodotta. - un po' crudele da dire così, ma ehi! È la verità.
E poi, Eleanor è morta.
Però, nella natura umana, si è sempre pensato che è prima il genitore a morire e poi il figlio, perché procheando ha dato vità già ad un altro essere vivente.
Il ciclo della vita.
Ma c'è un intoppo.
Max, figlio, è sopravvissuto, Eleanor, madre. no.
Max, figlio, è sopravvissuto, Eleanor, figlia, no.
E William se lo chiede.
Non sarebbero dovuto morire prima i – bastardi – genitori di Eleanor?
Eleanor è morta senza sapere cosa significasse realmente vivere, certo, ha dato alla luce un bellissimo bambino, ma non ha potuto goderselo, non ha potuto vederlo crescere, non lo ha aiutato quando, in camera di William, muoveva i primi passi, quando per la prima volta 'Mamma!' ha detto, non ha potuto godere, insieme a William, della loro vita, non vedrà mai William invecchiare, Max sposarsi e avere dei figli.
Ma, perché il 'ma' c'è!, Eleanor non potrà mai vedere suo figlio morire, e questo, pensa William, forse è l'unica cosa giusta in tutta quella merda che risulta la sua vita, o quella merda che risulta il ciclo della vita.
E a William sembra impossibile che il ciclo della vita possa ricominciare, o anche solo riprendere da dove si era interrotto: dalla morte di Eleanor.
Quel giorno, William, non si rende conto che sta ricominciando tutto da capo e che con 'tutto' si intende proprio tutto, o che tutto si sta per ripetere daccapo.
Beh, forse non proprio tutto.
William quel giorno arriva stranamente in anticipo e lì, davanti al cancello in ottone dell'asilo, trova un Edward svogliato e una piccola Gemma assonnata tra le braccia del fratello.
Si sorridono da lontano, mentre il maggiore si avvicina a loro stringendosi nel suo cappotto verde militare.
“Giorno” si salutano contemporaneamente sorridendosi, poi, come due cretini.
O almeno, Edward sorride davvero come un abete, ha davanti ai suoi occhi l'oggetto – o per meglio dire, la persona – dei suoi desideri, è proprio lì, davanti a lui e lo sta salutando.
Edward è decisamente alla sua prima cotta. Uhm, sì, decisamente.
Gemma dal canto suo inizia a non sopportare quei due individui, portano via troppo tempo a suo fratello, tempo che di solito usavano per stare insieme e giocare al parco.
Edward passava davvero molto tempo insieme alla piccola Gemma, la adora, per lei farebbe tutto, è la sua piccola.
Non è vero che nell'ultimo mese non è stato con la sorellina, anzi, passa le sue intere giornate con lei.
Certo, le passa insieme a lei, ma non con lei; passa le giornate tra le nuvole, porta fin troppo più spesso in giro Gemma solo con la speranza di incontrare William da qualche parte.
Si offre per buttare l'immondizia, si offre ad andare a fare la spesa, si offre a portare Gemma fuori, tutto con l'intento di poter anche solo dire un semplice 'ciao' al ragazzo.
Sì, è decisamente cotto.
A Gemma, per quanto piccola e per quanto possa capire tutto quello che le capita intorno, non va affatto bene.
Suo fratello non sta realmente con lei, la sfrutta, e lo ha capito perfino lei che ha solo tre fottutissimi anni.
Per questo quando sente la voce di William avvicinarsi sempre di più si stringe con più forza al petto del fratello.
Quei due hanno interrotto un loro momento, ancora.
Ma, quando William si avvicina per accarezzarle la guancia rossa per il freddo, entrambi i fratelli non possono fare altro che sospirare.
Non sanno, nessuno dei due, cosa William abbia di tanto attraente, e non è l'aspetto fisico, è qualcosa di più profondo, di più sentimentale, è affetto, affetto fraterno, è l'affetto di un genitore.
È dolce, delicato, passionale e tremendamente vero.
Edward sospira perché William si è decisamente troppo avvicinato a lui sfiorando con la mano il suo mento per accarezzare la piccola.
Un tocco delicato.
Uno sfioramento, quasi impercepibile.
Gemma sospira perché è piccola e qualsiasi attenzione le va bene, ma William Tomlinson è William Tomlinson, ed il suo tocco è come quello di suo padre, ma ancor più delicato, con la paura di farle del male e di darle fastidio perché stava riposando.
E William sorride, perché è un po' come vedere lui e Max allo specchio la mattina appena alzati nel bagno di camera sua, è un po' come vedersi con un'altra prospettiva e pensa, di nuovo.
Allora è quello che la gente vede quando sono insieme, che siano uno spettacolo della natura, perché Gemma ed Edward sono davvero belli da vedere insieme e, chissà perché, non si stancherebbe mai di vederli.
Beh, forse, pensa, potrebbero diventare il suo nuovo film preferito.
Ma poi scuote leggermente il capo e 'Che cazzata...' pensa.
“Com'è?” domanda William allontanandosi da entrambi ed accarezzando dolcemente il capo del figlio che, attaccato alla sua gamba sinistra, osserva la piccola Gemma aspettando che scenda dalle braccia del fratello, ma questo non accade.
Max la scruta cercando di intravedere, tra la lana del cappello e il tessuto sintetico del cappottino, il paffuto viso della bimba, ma, ahimè, non ci riesce.
Prova alzandosi sulle punte, ma, dandosi troppo slancio, rotola atterra.
William si appresta ad alzarlo e a toccarlo da tutte le parti per accertarsi che non si sia fatto male seriamente, ma tutto quello che si è procurato è il palmo della manina un po' sbucciato.
“Ti fa male?” chiede il padre con apprensione, lo sguardo preoccupato puntato negli occhi del piccolo che, con un sorriso a trentadue denti, sorride e nega con il capo.
William sospira e, ormai abituato a questi improvvisi ruzzoloni dal parte del figlio, tira fuori dalla tasca della giacca un piccolo cerotto blu che poggia con delicatezza sulla zona lesa della manina.
Edward li osserva, proprio come Gemma, che è spuntata solo dopo aver sentito un piccolo lamento, con meraviglia, 'Dio', pensa, 'quanto sono belli'.
Il ragazzo si rialza prendendo in braccio il figlio che, felice di poter finalmente vedere la bambina, batte le mani.
“Ciao!” urla Max verso Gemma che, infastidita dall'urlo di Max, si copre le orecchie, ma poi, con un sorriso, lo saluta.
I due ragazzi più grandi si sorridono e iniziano a chiacchierare aspettando l'apertura dei cancelli dell'asilo mentre i due bambini si osservano studiandosi l'un l'altro.
I genitori intorno a loro aumentano col passare del tempo, c'è chi rimprovera il figlio, c'è chi gioca con lui facendo smorfie per rubare un sorriso al figlio, ci sono papà che accompagnano i figli a scuola e ci sono madri che osservano con delicatezza ed amore materno i proprio bambini.
E, William, di nuovo, pensa.
Max non sentirà mai su di sé quello sguardo.
Si guarda in giro e non può fare altro che rimanerci male, non può far finta che il problema non esisti, c'è e si nota.
Ed Edward, per quanto possa essere un ragazzo nella fase adolescenziale, lo nota, nota il panico, la paura, il dolore e la preoccupazione negli occhi di William.
E non sa da dove esce tutto quel coraggio, ma gli fa male il cuore, una maligna stretta lo distrugge lentamente, e non può stare zitto e fare finta di nulla.
Così “Sei un magnifico padre, William.” sussurra all'indirizzo del ragazzo che con sgomento sbarra gli occhi, ma poco dopo si riprende e con occhi lucidi gli sorride di cuore ringraziandolo.
“Grazie, ne avevo bisogno.” sussurra e sembra quasi un segreto quello che dice, perché lo dice in modo strascicato, stanco e un po' meno deluso di sé stesso.
Ne ha bisogno perché poche volte se lo sente dire e perché pensa di non esserlo.
Ma, quando sente quelle parole dette da Edward, ci crede e non sa il perchè, ma ci crede.
Entrambi i ragazzi si ricompongono solo quando sentono una piccola campanella squittire, segno che l'asilo sta aprendo i cancello.
Tutti i genitori si apprestano ad accompagnare i propri figli davanti alla maestra di riferimento e salutandoli scappano al lavoro.
Lavoro.
William non ha un lavoro, è per questo che vive in casa di sua madre Johanna.
William deve mettersi all'opera e trovarsene uno, trovare un piccolo appartamente ed iniziare seriamente a vivere come una famiglia con suo figlio.
Ma di tempo ce ne vuole prima che lo trovi e che guadagni abbastanza.
Per adesso si fa bastare quello che ha.
William ed Edward accompagnano Gemma e Max da Loren, l'insegnante dei bambini e salutandoli si allontanano, uno triste perché abbandona il figlio in quella sottospecie di prigione, l'altro più sereno perché ora potrà tornarsene a casa e riposare, dopotutto è sabato anche per lui.
Ma, William, dopo essersi salutati si volta di nuovo indietro e “Edward” lo richiama, il ragazzo si volta confuso e “Ti va una cioccolata calda?” domanda.
Edward accetta, contento che almeno quel giorno non lo abbia lasciato andare via senza nemmeno richiamarlo.






Ti va una cioccolata calda?” domanda William alle spalle di quella bella ragazza dai lunghi capelli mossi e castani, dagli occhi grandi e marroni, occhi da cerbiatta.
La sovrasta, in altezza, è sicuramente più piccola di lui.
William ha diciannove anni quando per la prima volta chiede alla ragazza di uscire insieme.
Si sono conosciuti un mese prima, uscivano con lo stesso gruppo di amici.
William conosce i cugini James dal liceo, James, non quello biondo tinto, ma l'altro, ha una sorella che molte volte si porta appresso quando escono con gli amici di lui.
Quella volta, Ruth, decide di portare con sé la sua migliore amica, Eleanor.
E così avviene anche le volte successive.
William è da più di un mese che osserva quella ragazza e, preso da uno spasmo di coraggio, le si avvicina e, senza neanche richiamare la sua attenzione,la invita ad uscire, o per meglio dire, la invita a prendere insieme una cioccolata calda.
La ragazza, sentendosi chiamata in causa, si volta guardandosi attorno con insicurezza.
Sta davvero parlando con lei?
William ritorna in sé e, guardandosi anche lui attorno con imbarazzo le ripropone la domanda.
Ti va una cioccolata calda?” e le sorride un po' meno sicuro, che non voglia?
Ruth, che non si è persa nulla di quella scena sorride e, spintonando l'amica verso il ragazzo, che se la ritrova improvvisamente tra le braccia, accetta per lei con un 'Certo che le va!”.
Il ragazzo sorride entusiasta, anche se la ragazza che ha parlato non è la stessa a cui a chiesto, così, distaccandosi dal gruppo si avviano, solo loro due, verso un bar vicino al centro di Doncaster.
Trattamela bene.” lo ha ammonito Ruth prima di lasciarli andare e William le ha sorriso, forse un po' intimorito da quella leggera minaccia.
Camminano fianco fianco senza parlarsi o sfiorarsi, l'imbarazzo tra i due è palpabile e l'aria si taglia con u coltello affilato, dio, ci vorrebbe un argomento di cui parlare.
E William ci pensa, ma Eleanor fra il primo passo mentre lui si sente così stupido.
Allora...” comincia “...dove mi porti?” chiede con voce soffice, delicata.
A bere una cioccolata calda?” domanda ironico.
Eleanor ride e la tensione tra i due si smorza un po'.
Ti piace la cioccolata calda, vero?” chiede per sicurezza il ragazza.
Ci manca solo che non le piaccia!
Certo! Che domande!” esclama risoluta lei lasciando a bocca aperta lui.
Mi scusi Miss, come se avessi fatto domande inappropriate!” esclama William, le mani alzate, il tono teatrale.
Ma che domande inappropriate, non mi hai mica chiesto se sono vergine!” esclama sorridendo scherzosa la ragazza.
Perché lo sei?” domanda William e... Sì! Quella è una domanda inappropriata, la vede arrossire e sorride un po' compiaciuto.
Sfacciato, ecco come era William Tomlinson.
Beh, si può sempre rimediare, no?” scherza ancora, non notando il nervosismo della ragazza che fa dietro front per tornare dal gruppo da cui si erano distaccati esclamando un “E io che pensavo ti interessasse la cioccolata calda!”.
Che?” balbetta William bloccandola per un polso e per farla voltare di nuovo verso di lui.
Hei, guarda che stavo scherzando, non mi permetterei mai...” la guarda, dritto negli occhi di lei ed è sincero.
La ragazza annuisce e tornano a camminare in silenzio.
Okay, Ruth lo rovinerà di sicuro quando verrà a scoprire cosa è successo.
Devo rimediare, si dice.
Eccoci!” esclama il ragazzo fermandosi davanti a Busters.
Busters, sul serio?” domanda concisa la ragazza.
Ehm... si? Non va bene?” ci manca solo che il posto le faccia schifo.
Ti prego, portami da Starbucks!” esclama con un dolce sorriso.
E quasi William ci casca.
Scherzi? Io odio quel posto!” esclama risoluto con un cipiglio sulla fronte.
E io odio Busters!” esclama la ragazza.
Sono uno difronte all'altra e chiunque passi di fianco a loro la prima cosa che pensa è che sono fratelli, sono così simili.
Non puoi fare la parte della dolce ragazza e accettare con serenità il luogo in cui ti porta il tuo cavaliere?” domanda con un po' di astio nel tono William.
Eleanor sgrana gli occhi e “Cosa? Scherzi, vero? Tu, un cavaliere? Non vedo il suo destriero!” afferma la ragazza che si fa beffa di Willie.
E, Dio, già la adora.
Il mio nobile destriero è nascosto.” afferma tranquillamente con un sorriso malizioso.
Tu, non lo hai detto sul serio!” esclama la ragazza, ma invece che arrossire ride di gusto contagiando così anche William.
Dai, per sta sera ti accetto Busters!” dice Eleanor avanzando verso la porta del bar.
Uhm... quindi ci sarà una seconda uscita, Miss?” domanda con gusto.
Vedremo!” lo tiene sulle spine, William sbuffa mentre la segue all'interno del locale.
I due si siedono ad un tavolino, al quanto appartato per la felicità di William, ed ordinano le loro cioccolate calde.
Aspettano in silenzio le ordinazioni e quando arrivano cercano, imbarazzati, di intavolare, non proprio una discussione, quanto una piccola conversazione, giusto per non sembrare degli idioti che bevono una cioccolata calda guardandosi solamente, ecco.
E William ci prova ad intavolare quella piccola conversazione, dopotutto non conosce quasi nulla della ragazza che ha di fronte.
Allora...” incomincia “...come ti chiami, Miss?” domanda William scherzando, ma la ragazza non si accorge della nota ironica nel tono del ragazzo, così sbarra gli occhi, dischiude la bocca e lo guarda stralunata.
Cioè... tu mi hai invitata fuori senza sapere il mio nome?” chiede sconcertata posando la tazza che aveva tra le mani sul tavolino tra di loro per osservarlo bene.
Certo che no, Adriana!” scherza ancora, ma Eleanor continua a fissarlo.
Scherzi, vero?”
No.”
Tu scherzi!”
Su cosa, Adriana?”
Fanculo, io me ne vado!” esclama la ragazza alzandosi, ma William è più veloce e afferrandola per il polso la blocca: “Eleano... risiediti!” è un piccolo ordino, ma il suo tono è dolce e canzonatorio.
Eleanor si risiede con uno sbuffo per scaricare la tensione e poi scoppia a ridere.
William gliel'ha fatta proprio sotto il naso.
Il ragazzo rimane affascinato, Dio, Eleanor è così bella, tenera e fin troppo piccola per lui, ma, ahimé, lo ha fregato alla grande già da un mese.
Comunque...” riprende il discorso William, questa volta un pochino più serio.
Che poi, parliamo di William Tomlinson, quando mai è serio?
É sempre con la battuta pronta, strappa sorrisi alla gente e migliora le giornate a tutti.
William è solare, è divertente, è adrenalina allo stato puro e chi ha la fortuna di viverlo tutti i giorni non sa davvero cosa significhi.
William è fatto così, o lo si ama o lo si odia.
Dimmi.” lo sprona Eleanor.
Quanti anni hai?” beh, dai, questo può almeno chiederlo, no?
Uhm...”
Ci stai pure a pensare?” chiede ridendo William.
Sedici.” sussurra imbarazzata Eleanor, sa che William è sicuramente più grande di lei.
Tu?” vuole una conferma, quanto avrà? Ventuno? Ventidue anni?
Diciannove!” esclama, quasi orgoglioso.
Sei grande!” esclama la ragazza, ma William lo prende come un complimento infatti “Ma grazie!” esclama sorridendo felice.
No, sei grande nel senso di età, non di carattere o di personalità!” smorza il suo entusiasmo Eleanor facendolo smettere di sorridere.
Beh, William non è solo divertente, è anche testardo, orgoglioso ed un po' egocentrico.
Il suo ego è il suo punto debole, ed Eleanor lo ha punzecchiato.
Quindi non sono grande?” chiede e, davvero, ha bisogno di sentirselo dire, sarebbe capace di torturarla fino a quando la ragazza non lo ammetta.
Uhm...”
Scherzi, vero?”
Nah!”
No no, tu scherzi!”
No no!”
Sono io quello che se ne va, adesso” esclama offeso, ma continuando a scherzare.
È divertente come le situazioni si ribaltino!” ride la ragazza.
Certo che sei stronza, eh!”
Bel complimento al primo appuntamento!” fa l'offesa mettendo su un adorabile broncio.
Beh, cosa vuoi che ti dica, che sei bellissima? Lo sai già, no?” la guarda con sufficienza.
Ma la ragazza rimane un po' sorpresa, bella? Bellissima? Nessuno le ha mai fatto un complimento del genere e... davvero, William lo pensa?
Lei è bella, bellissima?
Ma mi ha vista? Pensa Eleanor.
Che?” domanda, appunto.
'Che' cosa?”
Bellissima?Ma scherzi?”
No, perché?”
William odia quando uno risponde con un0altra domanda alla sua, ma Eleanor è fin troppo adorabile quindi lascia passare.
Aspetta, tu pensi di non esserlo, scherzi, vero? É impossibile che tu possa pensare il contrario!” risponde stralunato, gli occhi sgranati a fissarla, la bocca aperte e le mani in aria.
Io...”
No, tu, nulla, sei bellissima, punto e basta!” esclama il ragazzo ed Eleanor vorrebbe solo sotterrarsi dall'imbarazzo.
Uhm... okay” risponde un po' impacciata.
Okay? Senti, quando una persona ti fa un complimento o la guardi con sufficienza come a dire “Si sapeva già” oppure la ringrazi! Su prova!”
Eleanor lo guarda con sgomento, sta scherzando vero?
Non guardarmi così, su!”
Beh... grazie William, nessun ragazzo mi aveva mai fatto un complimento.” sussurra la ragazza mentre lo guarda fisso negli occhi, riconoscente.
E William rimane scioccato, è impossibile che nessun ragazzo l'abbia mai notata, cioè, non è che vuole essere volgare, ma quella ragazza è da sbattere al puro.
Beh... forse sbattere al muro non l'affermazione migliore da usare, ma, cazzo, Eleanor è davvero bella, bella esteriormente ed interiormente.
Uhm... mi sembra strano, ma okay, ti credo! Quindi, ti piace la cioccolata?”
Uhm... si! Ma la prossima volta andiamo andiamo sul serio da Starbucks! Okay?” esclama ridendo.
Okay.”








Okay.
Ormai William si era abituato ed aveva iniziato ad adorare Starbucks, per questo, dopo aver invitato Edward per un cioccolata calda, si erano subito diretti verso il centro per andare proprio in quel locale.
“Io amo Starbucks!” aveva esclamato il ragazzino battendo le mani sotto al mento.
William lo osservava sconcertato, era bello e pareva tanto un bambino.
“Io preferisco Busters, ma sono contento di aver fatto centro.” sussurrò un po' sconvolto il più grande.
William era letteralmente sconvolto.
Edward ed Eleanor erano così simili e William se ne sarebbe accorto fin troppo tardi.
“Uhm... di Busters mi piacciono solo i muffin al cioccolato!” e William era d'accordo con lui, quei muffin erano davvero buoni.
“Quindi, entriamo?” chiese entusiasta Eddie mentre William annuiva in assenso.
Edward si guardava in giro, sembrava un bambino nel suo parco-giochi preferito.
Cavolo! È solo Starbucks! pensò William.
Si sedettero in un dei tanti tavolini liberi e mentre aspettavano l'ordinazione chiacchieravano.
Edward estrasse il cellulare dalla tasca degli skinny jeans neri e lo posò sul tavolino attivando il WiFi.
Gli arrivarono un paio di notifiche dall'applicazione di twitter, alcuni rt, alcuni preferiti, tweet di personaggi che seguiva e delle risposte ai suoi tweet.
“Hai Twitter?” domandò incredulo William.
“Uhm si...” rispose imbarazzato il ragazzino.
“Dai dammi il nick che ti seguo!” esclamò il maggiore estraendo il cellulare e facendo il login.
“Eh? Ah... uhm, okay, sono Edward_Styles.” borbottò, e più che un borbottare era un balbettio.
“'Kay... fatto!” esclamò William e dopo qualche secondo Edward ricevette la notifica che subito ricambiò con un sincero sorriso.
Ma entrambi se ne pentirono subito dopo.
Beh dai, insomma, Twitter era popolato da gente a loro sconosciuta e potevano, quindi, scrivere cosa passava loro per la mente.
William scriveva tweet su come si sentiva, su Eleanor, su Max, sulle sue sorelle, su sua madre e suo padre.
Scriveva sulla sua vita, a volte facendo anche delle battute o prendendo per il culo i suoi familiari.
Il problema erano i tweet rivolti ad Elanor ed al suo account, la citava senza ricavere nessuna risposta, proprio come quando la chiamava al telefono.
La chiamava solo per sentire la sua segreteria telefonica, per risentire la sua voce.
Ciao a tutti, qui sono Eleanor e William che parlano!”
Ciaaaaooo!”
Sh, zitto, amore!”
Ma hei!”
Lo sai che ti amo!”
Uhm... anch'io!”
Coooomunque, questa è la mia segreteria telefonica, lasciate un messaggio dopo...”
Dopo lo schiocco del nostro bacio!”
Smack.
Sì, la registrazione era lunga e, Dio, quanto l'amava quella maledettissima registrazione, l'aveva anche registrata come audio sul suo cellulare e nei giorni più brutti, solo per deprimersi un altro po', l'ascoltava.
Edward, dal canto suo, twittava frasi di canzoni dei suoi cantanti preferiti, a volte parlava della sua amatissima sorellina, pubblicando foto e video divertenti su di loro, altre volte 'fangirlava' sul ragazzo che gli piaceva: William.
Eh sì, tutto questo era dannatamente imbarazzante per i due che cercavano di non far notare all'altro la situazione solo per non offendersi a vicenda.
Edward avrebbe di sicuro ficcanasato tra i tweet del ragazzo, giusto per conoscerlo un po' di più e, no, di questo non si sarebbe pentito, ma si sarebbe sentito male, avrebbe fatte sue le emozione che quelle scritte erano impresse nel web.
William sarebbe stato un po' più restio forse, delicato ecco, ma di sicuro non si sarebbe perso i tweet del più giovane.
Quando arrivarono le loro tanto attese cioccolate calde si ripresero ed in silenzio iniziarono a sorseggiarle.
“Uhm... quanti anni hai, Edward?” chiese poggiando la tazza sul tavolino davanti a lui per poi passare il fazzolettino sulle labbra.
È inutile dire che Edward morì con quel gesto?
Vabbeh, lo fece.
“Eh? Ah, sì! Diciannove” mentì spudoratamente.
Diciassette era il numero giusto, ma dirgli la verità avrebbe portato molto rischi.
Se Edward avesse detto la verità a William lo avrebbe considerato un bambino, un ragazzino o peggio ancora un moccioso.
Anche perché i diciassette li aveva compiti due mesi prima.
“Sicuro?” chiese William scrutandlo.
“Okay, ne ho appena fatti diciotto, ma mi sto dirigendo verso i diciannove!” scherzò con imbarazzo.
William annuì un po' più convinto.
“Ehm... tu?” Max non era l'unico problema.
Definire Max un problema non era carino, ma di sicuro impediva al riccio di avvicinarsi al ragazzo.
Ma chiariamolo subito, Edward adorava quel bambino, era la fotocopia del padre ed era bellissimo.
L'età faceva, e tanto!
“Ventitré.” sorrise orgoglioso.
Merda!
Contiamo, si disse mentalmente Eddie, Diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno, ventidue e ventitré.
Sette, sette fottutissimi anni li dividevano.
E... porca merda! Erano troppo.
“Vai ancora a scuola?”
“Uhm... sì!” esclamò.
“Hai la grandissima botta di culo di non andare a scuola il sabato, io non l'ho avuta!” si lamentò con una smorfia il più grande.
L'altro rise.
“Non c'è nulla da ridere, ragazzino!” scherzò ancora.
Ragazzino.
Dio, a Edward piaceva così tanto quell'epiteto uscito dalla bocca del più grande.
Potrei farci l'abitudine, si disse.
Rise di gusto.
“Se ridi ancora mi offendi.” dichiarò William ed Edward sentendo quello si bloccò di colpo, sembrava quasi che qualcuno stesse giocando con i suoi muscoli facciali continuando a schiacciare un interruttore.
On.
Off.
On.
Off.
Edward si accigliò, non era sua intenzione offenderlo, così “Scu-sa... non vole-vo offenderti.” balbettò, ma William rise e “Stavo scherzando, piccoletto.”
Eh beh, 'piccoletto' era troppo.
Sarebbe morto di lì a qualche secondo se il ragazzo difronte a lui lo avesse ancora definito in qualche modo così dolce.
“Ah.” rispose soltanto, riprese tra le mani la grande tazza in cui era stata versata la cioccolata calda e, portandosela davanti al volto per berla, si coprì il viso rosso per l'imbarazzo.
Lo aveva fregato.
E, Dio, amava anche quella parte del carattere di William.
Sì, la sua ora era decisamente troppo vicina.
William era una debolezza.
William, invece, si stava divertendo davvero tanto a metterlo in quella scomoda situazione.
Il piccola inspirava troppa tenerezza e sì, William ne stava approfittando.
Non capiva cosa succedeva, ma quando Willie era con il ragazzino qualcosa in lui scattava.
Non lo conosceva per niente, aveva anche appena scoperto che aveva solo diciotto anni, sapeva il suo nome, il suo cognome, che avesse una bellissima sorellina e un account Twitter.
No, decisamente, non si conoscevano, ma ormai qualcosa accadeva dentro di lui ogni volta che lo incontrava da qualche parte.
Non sapeva cosa fosse e ci pensò su un attimo.
Tenerezza?
Tranquillità?
Felicità?
Serenità?
Affetto?
Affetto...
Che provasse affetto per quel ragazzino?
Lo conosceva da solo due mesi e già gli voleva bene?
Davvero? Seriamente? Possibile?
Era capitato anche con Eleanor, tempo due, tre mesi e se ne era innamorato.
Okay, ora non esageriamo, si disse.
Gay non lo era e mai lo sarebbe stato.
Così, con quei pensieri decretò che, sì, gli voleva bene e che sarebbe stato davvero felice ad averlo come amico.
Amico.
Era una parola che amava.
Da quanto non si faceva degli amici, da quanto non stava con gli amici che di più amava, proprio come i cugini James o Ruth?
Anni.
E si era stancato di tutta quella monotonia, così, d'impeto, decise che una di quelle sere avrebbe chiesto ai cugini James di bere un birra insieme che avrebbe invitato anche il suo nuovo amico.
Si sentiva un bambino all'asilo, decretare così che ora erano amici.
Sorrise al pensiero ed Edward vedendolo così spensierato sorrise di rimando.
William non seppe bene come gli uscissero quelle parole, ma la bocca parlò da sola non connettendosi al cervello, aveva il bisogno di esprimerlo.
“Adesso che siamo amici ti torturerò a vita, sappilo.”
Amici.
Ore? Edward guardò l'ora sul cellulare: 10.24 am.
Edward Styles, deceduto alle ore 10.24 am.
William non poteva decidere così del suo destino, della sua morte e della sua rinascita.
“Amici?” si riprese intontito Edward dopo essere risorto dallo shock iniziale.
“Sì, amici, non vuoi?” chiese deluso e triste William.
“SìCertoCheVoglio!” quasi urlò il piccolo fissandolo.
“Uhm... grazie, nessuno ha mai reagito così dopo che gli ho chiesto di essere mio amico, ne sono lusingato.” rispose.
Ecco, magari poteva rimanere nella fossa in cui si era sotterrato prima.
Edward era arrossito di botto.
Dopo qualche secondo però scoppiarono a ridere.
Risero di gusto, come se intorno a loro non ci fosse nessuno, risero per espellere la tensione che c'era tra loro, per eliminare la nostalgia di momenti passati, risero perché William ne aveva davvero bisogno.





Usciti dal locale Edward ricevette una chiamata.
“Signor Styles?” domandò una voce metallica fin troppo femminile.
“Si?” domandò confuso.
William lo fissava incerto.
“Sono la maestra di Gemma, sta male e i suoi genitori non possono venire a prenderla, potrebbe passare lei?”
Che? Gemma stava male?
“Cosa? Cioè, sta bene, che ha? Febbre?” chiese timoroso il ragazzo.
William vedendolo in quella situazione prese il cellulare dalle mani del ragazzo che lo guardava scioccato.
“Maestra? Sono il padre di Tomlinson, arriviamo subito, prepari entrambi i bambini.” dichiarò chiudendo la telefonata, passò il cellulare al proprietario che ancora intontito si fece trascinare fino alla scuola dei due bambini.
Quando arrivarono trovarono i piccoli seduti sulle scalinate interne dell'edificio con al loro fianco la maestra.
Erano entrambi impacchettati per bene nei loro vestiti e Max cercava di far sorridere la bambina a cui continuava a gocciolare il naso.
Si avvicinarono a loro e la maestra si alzò andando loro incontro.
“'Giorno.” salutò, ma Edward si diresse verso la sorellina prendendola in braccio e coccolandola.
“Cos'ha?” si voltò verso l'insegnante.
“Ha la febbre alta, si lamenta di avere dolori al pancino e ha vomitato la merendina.” li informò.
“Gemma, hai freddo? Andiamo a casa, su!” le disse calmo Edward baciandole la fronte e sentendola calda.
“Scotti!” esclamò.
“Signorino Styles, i suoi mi hanno pregata di riferirle che sono fuori il fine settimana per lavoro.” lo riprese con dolcezza la ragazza.
“Che? E io adesso che faccio?” panico, quello era decisamente panico.
William, che si era avvicinato al figlio per salutarlo e prenderlo per mano, si voltò verso il ragazzo e la maestra.
“Me ne occupo io, signora maestra, non si preoccupi, torni pure in classe.” le sorrise e l'altra, ammaliata, fece come detto solo dopo averli salutati.
Uscirono e per strada rimasero in silenzio.
Si ritrovarono poco dopo davanti a casa di William, il riccio era confuso.
“Entrate e niente storie!” sorrise loro facendoli accomodare.
“Allora, capiamoci...” iniziò William dopo essersi seduti davanti ad una tazza di puro The inglese e aver messo i piccoli a letto – in quello di William, ovvio.
Edward annuì sorseggiando il suo the.
“I tuoi sono fuori città e tu sei in crisi catatonica perché non sai cosa fare, giusto?” domandò retorico William.
“Si, ma...”
“Sh! Parlo io!” lo interruppe il più grande.
“Capita spesso che stiano fuori il fine settimana?”
“No, forse un volta ogni due, tre mesi.” spiegò.
“Tua sorella è mai stata male in sola tua presenza?” chiese chiarimenti.
“No, è per quello che non so cosa fare!”
“Okay, calmo, visto che i tuoi sono fuori e Gemma sta male rimanete qua a dormire, okay? Parlo io con mia madre, la spedisco fuori di casa dal compagno e vi lascio la mia camera mentre io sto in quella di mia madre, chiaro?” decretò, orgoglioso della sua idea.
“Cosa? No, non se ne parla, non voglio disturbare cos...” provò il piccolo.
“Hei! Te l'ho detto prima no? Ora siamo amici, ed io aiuto sempre i miei amici!” specificò il ragazzo.
“E poi, se non ti dispiace, sono padre e sono più esperto di te in campo di influenze!” rise.
No, non gli dispiaceva affatto.
Beh, forse poteva andargli bene così.
Sicuramente.









 
Hei!
 
 
Ciao belle!
Cooooome state?
Non ho voglia di fare uno spazio autrice troppo lungo, non voglio darvi fastidio,
così dirò solo le cose più importanti.
Partiamo dal fatto che sono imperdonabile e che sono solo al capitolo tre
e già faccio ritardi di pubblicazione.
Ma vorrei spiegarvi, ho un paio di problemi, il computer mi sta andando a puttane
e non so per quanto ancora reggerà,
ho ricominciato anche io la scuola e da quest'anno vado
anche il sabato e quindi mi toglie fin troppo tempo da dedicare alla mie passioni – tra cui Doncaster Fire.
Adoro scrivere questa storia e mi dispiace sapere che vi faccio aspettare quasi un mese e mezzo per un cazzo di capitolo che è pure corto in confronto agli altri.
Ah si, avendo aspettato anche così tanto nella pubblicazione ho perso
due lettori e per quanto mi dispiaccia me lo merito perché non ho adempito ad un mio obbiettivo
e ora ne pago le conseguenze con maturità.
Ringrazio le 12 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite,
le 7 ricordate e le 23 preferite, possono sembrare poche,
ma per me sono tante, mi spiego:
non ho mai avuto così tanti lettori ad una mia storia con soli tre capitoli.
E ne sono davvero felice! Aw *-*
Ringrazio le 43 recensioni che mi sono servite per cercare di migliorare!
Beh, più che GRAZIE non posso fare o dirvi altro, perché davvero non ci sono parole!
Passiamo ad altro lol
Su Twitter sono @LookAfterYou17 , l'ashtag per la Fan Fiction
(nel caso vogliate dirmi qualcosa in merito) è #DoncasterFireWilliard.
Che ne dite di lasciarmi una recensione con un commento, pensiero, critica, su questo capitolo?
La storia vi sta prendendo? Ve gusta? Vi divertite a leggerla? Qualche commosso? Hahahah
Uhm sì, io non sono una Elounor Shipper, ma quanto sono teneri i Willionor?
E i Williard? *coro di aw*
Cazzo, fangirlo sulla mia stessa Fan Fiction, sono da madhouse HAHAHAHAHAH
Okay, credo che sia arrivato il momento di smettere di sclerare.
Uhm si proprio!
 
Beh? Me lo lasciate un commentino?
*faccia da cucciola*
 
Spero a presto!
Baci,
Elisaku.
  
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