Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Sofyflora98    02/10/2014    4 recensioni
Sofia è una ragazza apparentemente comune, ma un incidente avvenuto in un pomeriggio di settembre, dopo la scuola, le svelerà la sua vera natura: lei è un'Astral, una persona che riesce a rendere reale ciò che non esiste. E' stato in seguito a quell'incidente che venne coinvolta nell'Astral project, l'associazione che gestisce e tiene sotto controllo questo strano fenomeno. Tra maggiordomi diabolici, dei della morte fiammeggianti e creature mostruose, Sofia scoprirà un mondo interamente nuovo, iniziando a comprendere meglio la vera natura della fantasia umana e dei sentimenti che si può provare per qualcosa che non esiste. O almeno, che fino a poco prima non esisteva.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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In quanto quest'avventura è stata vissuta dall'interno, sarà per lo più raccontata dalla sottoscritta. Alcuni dettagli mi sono stati riferiti da altri dopo la conclusione di tutto ciò, per cui è stata riordinata cronologicamente soltanto dopo. Ci è voluto molto prima che mi decidessi a mettere per iscritto ciò che mi accadde in quel periodo, quando le regole tra cose reali e cose non reali furono spazzate radicalmente via.
Questa è la storia di una giovane ragazza, la cui vita è stata sconvolta di punto in bianco all'improvviso. Questa è la storia di come io sono stata coinvolta nell'Astral Project.
Tutto iniziò in un qualunque giorno di settembre…
 
Avete fatto davvero un bel macello, Jack the Ripper. Anzi… Grell Sutcliff.
- Continuando il discorso dell'origine di tutto, nella scuola pitagorica dicevano che… -
Mi ripresento! Sono Grell Sutcliff il maggiordomo dei Burnett. E tra maggiordomi, spero ce la intenderemo!
- Come già sapete, anche qui per entrare nella scuola era necessario sottoporsi ad un'iniziazione che serviva a scremare il numero di persone ammesse alla fine –
Sono nauseato. E voi sareste un maggiordomo?
- Per questa ragione, le scuola filosofiche presocratiche erano quasi delle sette –
Sì, un maggiordomo letale! *
- E se la signorina Sofia in primo banco fosse così gentile da dirmi qual era l'origine della vita secondo Talete, gliene sarei molto grata –
…..
- Signorina, siete con noi? – chiese ironica la professoressa di filosofia, guardandomi con una punta di rimprovero, ma anche un po' divertita. Poco ci mancò che mi prendesse un colpo dalla sorpresa.
- Ah… ehm… potreste ripetere la domanda, per favore? – domandai, imbarazzatissima.
- Qual era l'origine della vita, secondo la scuola filosofica di Talete? –
- L'acqua. Talete era un grande viaggiatore, ed aveva notato che la vita e le civiltà si sviluppavano sempre vicino ai fiumi e ai corsi d'acqua, quindi suppose che fosse questa l'Arché, ovvero l'origine, di ogni cosa –
L'insegnante annuì – Molto bene. Risposta esauriente e corretta. Sarei più contenta, però, se stessi con noi durante la lezione. Il fatto che tu sia particolarmente dotata nelle materie letterarie e linguistiche non ti autorizza a startene tra le nuvole; d'accordo? –
- Certo – borbottai, chinando la testa, rossa come un pomodoro.
Al mio fianco, la mia amica Angelica ridacchiava sotto i baffi.
- Scommetto che pensavi di nuovo a Kuroshitsuji, vero? – sussurrò, trattenendo le lacrime.
- E piantala! – le sbuffai contro, imbronciata.
Angelica, nonostante fosse la mia migliore amica, non aveva il minimo riguardo quando si trattava di schernire me o altri in ambito di passioni strane. È il tipo di ragazza che non sa quando è il caso di tenere per se le proprie opinioni, che parla in linguaggio abbastanza sboccato e ha per la testa quasi soltanto pensieri sconci. È molto simpatica, ma ha un'indole aggressiva e violenta; molti la definiscono un po' maschile nel comportamento.
Quasi dimenticavo di presentare me stessa: il mio nome è Sofia, una studentessa di sedici anni frequentante la terza superiore in un liceo artistico. Otaku tendenzialmente yaoista dal profondo del mio cuore, fangirl maniacale di natura, con una forte ossessione per le creature sovrannaturali, quali demoni, shinigami e roba simile; aspirante mangaka, e grande amante delle gothic lolita (e dello stile gotico ed ottocentesco in generale). Sono un soggetto bizzarro che passa la maggior parte del tempo a disegnare e fantasticare.
Sono perfettamente consapevole di non rientrare nella normalità delle mie coetanee, ma d'altronde, essere normale mi annoierebbe a morte.
Tornando a noi, quel giorno era iniziato come qualsiasi altro giorno.
Sveglia alle sei, colazione, autobus alle sette meno cinque, lezioni a partire dalle otto e dieci, e via discorrendo. Ah, ed il tutto pensando ininterrottamente ai miei soliti, amati e ultra osannati manga ed anime.
Era quasi terminata la sesta ora di lezione, quella di filosofia, una materia che ho imparato sin dall'inizio con una facilità impressionante.
Come al solito uscii assieme ai miei amici, la maniaca sessuale Angelica, l'infantile e fifone Marco e la mezza secchiona Beatrice; che però rientra nella categoria delle secchione simpatiche e divertenti, non in quella delle altezzose lecchine.
E ancora una volta, come al solito ci separammo per andare a prendere i rispettivi autobus, dato che ognuno di noi veniva da un paese di periferia, mentre la scuola era in centro città. O meglio: loro andarono a prendere l'autobus, mentre io mi diressi alla fumetteria, poco distante dal liceo.
M'incamminai per la strada, attraversai un ponte su un piccolo fiume a pochi metri dietro l'edificio scolastico, passai tre strade e finalmente fui nella via un po' storta ma luminosa dove si trovava quel divino negozio, che come diceva il sito online, vendeva "solo manga e japan style"
- Buongiorno, Fabio – dissi entrando, facendo un sorriso smagliante al proprietario e commesso della piccola fumetteria. Ci lavoravano soltanto in due, lui ed una donna dal viso sempre radioso ed allegro.
- Buongiorno, Sofia. Sei venuta per gli ordini? – mi rispose con familiarità Fabio, che era in confidenza con tutti i clienti abituali, ovvero quelli che avevano la tessere del negozio e che andavano praticamente ogni settimana.
- Certo. Ho visto l'e-mail sulla casella del mio account nel sito –
Lui si voltò e prese a rovistare nello scaffale dove sono impilati gli ordini dei tesserati, separati dagli ordini senza numero. Dopo un minuto circa si voltò verso di me, ed elencò gli articoli.
- Dunque… numero tre della prima serie di Rayearth, numeri dal due al cinque di Zombie Loan e pendaglio portachiavi di Black Butler. Manca qualcosa? –
- No, è tutto perfetto – lui passò i manga e il gadget alla cassa, mentre io gli porgevo i soldi.
Quando uscii dalla porta emici un sospiro simile a quello che avrebbe potuto fare un'innamorata al suo ragazzo, ed estrassi il portachiavi dal sacchetto di plastica.
Si trattava di un adorabile pendaglio in tutto tondo in stile super deformed dello shinigami William. Oh, quella faccetta imbronciata in stile chibi era troppo tenera!
La attaccai alla cerniera della mia borsa, tutta felice.
Era sul punto di dirigermi verso la stazione degli autobus, quando avvertii qualcosa. Non era qualcosa che sentii con le orecchie, o che intravidi, piuttosto, fu come una specie di lieve brezza che mi sfiorò la schiena. Ebbi, per un lampo, le sensazione che fosse sbagliata, per così dire. Non saprei spiegare bene perché, ma avevo intuito che qualcosa non quadrava.
Pochi istanti dopo fui sbalzata via da un potente colpo, sempre alla schiena.  Cacciai un urlo, e caddi di peso sull'asfalto, graffiandomi le mani.
Mi voltai, dolorante, e mi sentii gelare. Di fronte a me si stagliava la belva più orribile che si possa immaginare. Era alta quasi tre metri, e si ergeva su quattro zampe; era ricoperta da ispida peluria nerastra, e mi scrutava con dieci minuscoli occhi iniettati di sangue, sbavando e ringhiando con le fauci irte di denti acuminati. Non riuscivo a capacitarmi di cosa potesse mai essere, e neanche m'importava al momento. La paura mi aveva fatto dimenticare cosa fosse o non fosse possibile nella realtà.
Indietreggiai più rapidamente che potei, stringendo convulsamente la borsa e il sacchetto di plastica.
Quella creatura mostruosa abbassò la testa, pronta a caricare verso di me, e prese a raspare sul cemento ruvido della strada.
Con un verso orribile si lanciò su di me, che urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Ma quando pensai che era la fine e mi avrebbe sbranata, la terrà mi manco da sotti ai piedi (o più precisamente da sotto il sedere), e mi ritrovai a levitare.
Smisi di urlare, esterrefatta. Mi trovavo sul cornicione del tetto di uno dei palazzi circostanti, mentre l'orripilante e disgustoso mostro da film horror era rimasto giù. Cercavo disperatamente di capire come avessi fatto a saltare così in alto, per non parlare di come avessi fatto a spostarmi senza muovere un muscolo, quando mi resi conto che ancora ero sospesa. Già, perché in effetti… mi resi conto di essere tenuta in braccio da qualcuno.
- Ma che…? – esclamai, il cervello in subbuglio.
Alzai lo sguardo sull'uomo che mi teneva. Era piuttosto alto, con capelli neri come l'inchiostro e occhi scarlatti. Indossava una marsina, anch'essa nera, con due code di rondine dietro.
Fantastico pensai Non bastava la bestia assassina, ora vengo salvata da un tizio vestito in stile vittoriano!
- Tutto bene, signorina? – mi chiese con un sorrisetto sornione. Io annuii, e strinsi le braccia attorno al suo collo.
Con un agile balzo, lo sconosciuto mi riportò a terra, posandomi delicatamente giù. Fatto questo, si voltò verso la creatura, e praticamente volò su di essa, scagliandole contro diverse cose argentate che non riuscii a distinguere. Comunque mi sembravano coltelli.
Il mostro, colpito in diversi dei suoi molteplici occhi, ruggì di dolore, colando per terra quello che mi parve più di un litro di bava. L'uomo gli fracassò la testa con la mano, veloce come un fulmine, e la carcassa si afflosciò al suolo, per poi dissolversi in polvere grigiastra, che si disperse nell'aria.
Il mio salvatore si sfilò il guanto che aveva sporcato, e lo cambiò in tutta fretta con un altro identico al primo che aveva estratto da un taschino interno.
Lo osservai meglio. Cominciai a dubitare seriamente della mia sanità mentale, perché o quello era un guerriero vestito da maggiordomo che aveva praticato le arti marziali orientali, o era scappato da un laboratorio sperimentale dov'era la cavia per iniezioni che fortificano il corpo umano, oppure era un cosplayer particolarmente abile di Sebastian Michaelis. In tutti e tre i casi era veramente un gran bel pezzo di… era veramente figo, insomma. Considerai l'ipotesi che mia mamma avesse messo qualcosa di strano nella mia colazione.
- Ora siete salva, lady – mi disse, sorridendomi di nuovo, e tendendomi la mano.
Io la afferrai, e lui mi aiutò ad alzarmi. Stavo per chiedergli che accidenti fosse successo, quando quello iniziò a sistemare le pieghe del mio cappotto e riordinarmi i capelli. Io scattai indietro, allibita.
- Chiedo perdono, signorina – si scusò immediatamente, inginocchiandosi davanti a me – Non era mia intenzione offendervi o apparire scortese nei vostri confronti –
- Cosa…? – balbettai – Chi sei tu? –
- Questo non è importante. Non ancora, almeno. Vi prego di tenere per voi ciò che è successo, e di attendere che qualcuno si metta in contatto con voi – mi disse, rialzandosi.
- In contatto con me? –
- Certo. Fino a quel momento, fate finta che nulla sia accaduto – concluse.
Mi afferrò la mano, sfiorandole con le labbra – Con permesso, devo ritirarmi –
E con un salto fu di nuovo in cima ai palazzi, mentre con un secondo svanì dalla mia vista.
Sulla mano che mi aveva toccato aveva lasciato un biglietto di cartoncino.
"Tieni sempre questo messaggio con te!"
Con la netta impressione di essere vittima di qualche brutto scherzo, in qualche modo tornai alla stazione degli autobus, ancora sotto shock.
 
Passarono due settimane, due settimane che vissi come in un sogno, facendo esattamente le stesse cose di sempre, ma senza mai entrare davvero in esse. Non facevo che pensare a quel pomeriggio, a chiedermi se non fosse stata un'allucinazione, e se davvero avrei incontrato di nuovo quella persona, o chiunque si sarebbe messo in contatto con me, come lui aveva detto. Mi dicevo che me l'ero sognato, che probabilmente mi ero solo addormentata in autobus; ma poi sentivo il biglietto nella mia tasca, a farmi tornare più vivido il ricordo. Seguii la raccomandazione scritta, e lo tenni sempre appresso.
In molti momenti ebbi l'impressione di essere seguita o osservata, ma ogni volta che mi guardavo attorno non vedevo mai nulla di fuori dall'ordinario.
Finché, un giorno, di fronte al cancello della scuola vidi l'uomo in marsina attendermi, con un mezzo sorrisetto stampato in faccia.
- Buon giorno, signorina. Vedo che avete seguito il consiglio scritto sul biglietto che vi ho lasciato – mi disse, guardandomi con un'espressione a metà tra il divertito e l'enigmatico, il tutto coronato dalle palpebre abbassate per metà. L'insieme gli dava un'aria terribilmente sensuale, che però non mi fece alcun effetto.
Lui dovette accorgersene, perché sospirò profondamente.
- Oggi mi dirai che accidenti è successo due settimane fa? – gli chiesi, cercando di apparire più fredda possibile. Lui annuì, tendendomi la mano. Io esitai: non mi fidavo ancora di lui.
Lui ridacchiò – Non temete, lady. Non siamo noi i cattivi, vi pare? Voglio solo presentarvi chi vi schiarirà le idee –
Io gli presi la mano, e lui mi condusse verso un vicolo abbastanza fuori dall'occhio. Quasi iniziavo a pentirmi di essergli andata dietro, a giudicare dal luogo. E se fosse stato un maniaco? O un pedofilo che cercava di ingannarmi? Contavo abbastanza sulla rapidità dei miei calci, ma la prudenza non è mai troppa!
Poi vidi un bagliore di fronte a lui. Incredula, mi misi di fianco a lui; e quel che vidi mi lasciò senza fiato.
Quello che andava formandosi era una specie di porta fatta di luce iridescente, che però non aveva volume. Vista di lato, infatti, era solo una riga luminosa.
- Che cos'è? – domandai, incantata.
- Un portale. Seguitemi prego –
L'uomo entrò nel varco a passo sicuro, ed io, troppo curiosa per pensare ai rischi, lo imitai.
 
Il luogo dall'altra parte sembrava una via di mezzo tra un palazzo greco-romano e un laboratorio da film di fantascienza. Eravamo arrivati già all'interno di esso, in una gigantesca sala da cui si vedevano una moltitudine di corridoi, ascensori, scalinate e porte. E tutto, proprio tutto, era bianco o di metallo lucidissimo di colore grigio chiaro. Era bellissimo.
Il luogo era gremito di persone, che perlopiù erano uomini e donne in completo formale o camice e ragazzi e ragazze della mia età, che mi sembravano assolutamente normali. Un'occhiata più attenta, però, mi fece scovare anche degli individui assai più bizzarri. C'erano persone in marsina come il mio accompagnatore, donne con ampi abiti dalle gonne lunghe e le vite strette, uomini con lunghi cappotti, fiocchi al collo e tube.
Non capivo perché, ma quest'ultimi avevano un'aria dannatamente familiare.
Uno dei tizi in completo si voltò verso di noi, e corse nella nostra direzione con un sorriso smagliante.
- È lei, Sebastian? – chiese al tizio che mi aveva portata lì. Sembrava molto eccitato, carico di energia, al settimo cielo. Una cosa del genere, ecco. E pareva che la causa fossi io.
Poi il mio cervello registrò ciò che aveva appena detto, o meglio il nome con cui aveva chiamato il mio salvatore.
- S… Sebastian?! – esclamai, sorpresa. Non solo era identico al maggiordomo del mio manga preferito, ora aveva pure lo stesso nome! Come inizio non era dei più rassicuranti.
- Certo, signorina. Il mio nome è Sebastian Michaelis, maggiordomo del casato Phantomhive -
Un brivido mi attraversò – C… cosa? – balbettai. Iniziai a sentirmi mancare. Tutto questo era assolutamente troppo. Come se non bastasse, in quel momento un ragazzino con una benda stava venendo lì a passo di marcia.
- Sebastian! Ci hai messo più del previsto! Poco ci mancava che passasse l'ora del tè! – sbottò, arrabbiato.
- Chiedo perdono, my lord. Vado subito a metter l'acqua a bollire –
Quando ebbe finito la frase, tutti e tre scattarono nella mia direzione, improvvisamente allarmati.
 
Credo che in quel momento fossi svenuta, perché quando riaprii gli occhi ero sdraiata su un divano (anche quello bianco), e una donna mi teneva le gambe alte per far andare il sangue alla testa.
Mi stiracchiai lentamente, mentre quella tipa mi chiedeva come stavo. Risposi che stavo bene, quando mi accorsi che i tre di prima erano accanto a lei.
Perfetto, ci mancava pure che mi rendessi ridicola. Fortuna che indossavo i pantaloni!
- Capisco il vostro shock, signorina… - disse l'uomo in completo.
- Sofia – mormorai.
- Signorina Sofia. Vi prego di ascoltare ciò che ho da dirvi comunque, però. È una questione di vitale importanza – sembrava davvero preoccupato, quindi acconsentii – Ho capito che il maggiordomo e il ragazzino sono i due personaggi di Kuroshitsuji – dissi – Ma sono reali, o sono sosia? O è uno scherzo? –
- Sono reali. E sono veramente Sebastian e Ciel – rispose in tono serio l'uomo.
- Me lo provi – replicai.
Lui diede uno sguardo alla coppia, e il più piccolo si sciolse la benda. Nel suo occhio destro brillava un pentacolo viola. Sebastian sfilò il guanto, mostrando il corrispondente, e i suoi occhi diventarono rosso vivo.
- Abbiamo molti altri modi per dimostrarti che diciamo le verità, Sofia – continuò il tizio in completo – Ma per ora ascoltaci e basta –
Prese un respiro – Un anno fa, in Giappone, ha cominciato a verificarsi uno strano fenomeno. Alcuni di quelli che vengono chiamati otaku hanno cominciato a dimostrare alcune capacità sovrannaturali. Proprio in quel periodo, io e la mia squadra di ricerca stavamo facendo esperimenti riguardo all'esistenza di mondi paralleli
Incontrammo i soggetti, e riuscimmo a creare un varco per un mondo. Solo che non si trattava di un mondo qualsiasi, ma di un mondo che non esiste –
Io ascoltavo il racconto con attenzione. Dopo quello che avevo visto, non stentavo a crederci.
- Ma dopo quell'episodio, il fenomeno dei poteri iniziò ad espandersi in tutto il mondo. Riuscimmo a capire in quali persone questo prodigio accadeva: si tratta di persone che provano un amore profondo verso un concetto astratto di esistenza. Gli otaku hanno questa tendenza, e quasi tutti i soggetti lo erano.
Ma alcuni svilupparono capacità molto più grandi di prima. Riuscirono loro stessi ad aprire varchi e portali verso altri mondi. È stato necessario organizzare queste persone, avere presente chi fossero dal primo all'ultimo, e controllare i passaggi tra mondi. Questo perché le creature di quegli universi iniziarono a riversarsi qui, creando una situazione molto pericolosa per le persone comuni –
- Stop! – lo interruppi – Tipo quello che mi ha aggredita? –
- Certo. E non è tutto. Alcuni dei ragazzi dotati di poteri iniziarono ad usarli per i loro comodi. Saprai bene che gli umani sono facili alle tentazioni, e questi hanno ceduto –
Sembrava tutta roba da film fantasy o da manga, e devo dire che anche se avrei dovuto spaventarmi all'idea, al contrario sentii una forza nuova farsi strada dentro di me.
- C'è una sede della nostra organizzazione in ogni stato. In realtà, non siete in molti, voi Astral –
Sgranai gli occhi – Siete? Astral? –
Il suo sguardo brillò – Gli Astral sono i ragazzi con i poteri. E dico "siete" perché tu sei una di essi –
Poco ci mancò che mi cascasse la mascella dal trauma.
- Il motivo per cui quella belva ti ha aggredita è che hai un'aura molto forte attorno a te. Nelle ultime due settimane ci hanno provato ancora, ma il cartoncino che ti ha dato Sebastian ti ha protetta in parte, ed in parte li eliminavano alcuni membri dell'associazione –
Mi prese le mani, con fare concitato – Abbiamo bisogno di te! Tu hai un talento naturale fortissimo! Ti prego, unisciti a noi! -
Io non sapevo che dire. Lo fissai per un minuto buono, senza spicciar parola.
- Che cosa comporterebbe? – mormorai lentamente infine.
- Combattere creature sovrannaturali, affiancata da altre creature sovrannaturali e ragazzi che sono come te. Partecipare e aiutarci nel controllo del passaggio di creature e personaggi da un mondo all'altro, rendendo la loro trasformazione in persone reali sicura e completa. Spiegare loro la situazione, e convincerli ad unirsi anch'essi a noi. E aiutarli ad ambientarsi in questo mondo.
Ti abbiamo osservata per un po', so che ne saresti in grado. Non negherò, però, che sarà estremamente pericoloso –
- Sta dicendo che i personaggi di Kuroshitsuji stanno diventando reali, e che io potrò incontrarli? – chiesi infine, le mani che mi tremavano.
- Ma certo! – confermò l'uomo – Questa è la sezione di Kuroshitsuji, in particolare! Ci occupiamo dell'universo della maestra Toboso Yana! –
- Allora ci sto! Sono con voi! – dissi, decisa.
Lui si aprì in un sorriso smagliante, e vidi l'immagine della felicità sul suo volto.
- Benvenuta nell'Astral project! – mi disse, mentre Sebastian si inginocchiava di fronte a me e Ciel faceva un mezzo inchino.
Quello fu il momento in cui ogni cosa cambiò radicalmente.
E non era che l'inizio.
 
 
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Cella di manicomio dell'autrice:
Dato che sono stata classificata come "malata mentale", scrivo da una cella di manicomio.
Sostanzialmente la storia è di una ragazza otaku con poteri sovrannaturali, che finisce per combattere al fianco dei personaggi di Kuroshitsuji. Ho deciso di fare come se lei stessa stesse raccontando le sue avventure ai lettori, per cui la maniera in cui ho scritto è molto… non so come dirlo, ma vabbè, vedrete coi vostri occhi. L'inizio forse sembra stupido, ma spero che col tempo riesca a chiarire meglio il tutto. Ho anche l'impressione che abbia scritto i maniera incomprensibile e tremenda.
Ah, Il principale personaggio che sarà con la protagonista (che poi sarei io XD) è Grell Sutcliff, quindi chi lo odia, odierà anche questa storia. Le sue fans invece sono le benvenute!
Coppie: GrellxNuovo personaggio, e qualcos'altro principalmente shonen-ai, ma i principali sono questi due. Motivazione? Beh, amo Grell da impazzire! Oh, sarei molto felice se qualcuno lasciasse qualche recensione, di qualunque tipo, così da sapere cosa ne pensate, e anche per sapere se c'è qualche errore, imprecisione o pezzi scritti male.
 
 
*Adattamento italiano nel manga della catchphrase originale "Shitsuji DEATH". Immagino che tutti sappiamo del gioco di parole sulla somiglianza tra la pronuncia di "death" e del verbo essere "Desu".
   
 
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