Capitolo 9: Di Bestie, Ritorni e Subdoli Sorrisi
Oscurità.
Ciò che ti circonda
è il buio, ciò che avverti è il nulla,
ciò a cui pensi è lei.
THUMP.
Cuore che pompa, sangue che scorre,
forza che aumenta. Il
tuo nucleo magico si raddensa ed i tuoi sensi si acuiscono.
È notte, sei nella foresta
proibita e sono passati tre
giorni dal tuo ricovero in infermeria. Una persona normale avrebbe
impiegato
mesi a riprendersi dalle ferite che tu hai riportato, un mago qualsiasi
avrebbe
impiegato settimane, per te sono stati sufficienti tre giorni.
Una zaffata d’aria ti
colpisce, avverti il suo odore.
L’odore di rabbia, paura e dolore.
Avanzi nella foresta, tutti intorno a
te è silenzio, ma
anche in quel fitto groviglio di rovi e spine, dove non pochi
troverebbero
difficoltà a districarsi, tu sei tranquillo.
L’assenza della vista non
è un problema, anzi è, al
contrario, un vantaggio. Puoi così scandagliare i tuoi
limiti. Devi capire,
devi comprendere quanto tu sia cambiato.
Perché tre giorni, solo
tre giorni, sono un miracolo pure
per il mago più potente. Neanche assumendo
l’elisir estratto dalla pietra
filosofale avresti impiegato così poco tempo, neanche
tramite l’utilizzo delle
lacrime della fenice.
Nessuno riesce spiegarselo, nessuno
riesce a comprenderlo,
nessuno riesce a capirlo. Fatta eccezione per te ed il tuo professore.
Un ruggito lacera l’aria,
gli uccelli in caccia notturna
stridono, la foresta silenziosa si anima di bestie in fuga. Asticelli
penzolano
dagli alberi infuriati, unicorni argentei illuminano per un attimo la
tua
visuale.
È vicino, molto vicino.
Anche attraverso la fitta criniera di
rami, che oscurano
perfino le stelle in cielo, avverti la presenza della luna.
Inebriante Luna che concede al tuo
professore poteri
eccezionali. Se solo non l’avessi convinto a prendere solo
metà della solita
pozione, se solo l’avesse assunta tutta. Ora non saresti qui,
in questa
situazione, a lottare tra la vita e la morte.
Eppure non puoi farci nulla. Era
iniziato tutto come un
allenamento nel campo da Quidditch. Potenti barriere erano state erette
perché
nessuno potesse avvicinarsi, e tu con l’aiuto del professore
volevi mettere
alla prova le tue abilità.
Ma la tua stupida arroganza ha
portato a questo. Durante
l’allenamento Remus ha perso il controllo, il lupo ha preso
il sopravvento,
e la notte
è diventata immensamente più
lunga.
Se il licantropo venisse scoperto nei
territori della
scuola, completamente trasformato, per lui la pena sarebbe Azkaban se
non
peggio. In teoria il professore dovrebbe essere in Francia, in teoria
non ha
più il permesso di insegnare in Inghilterra, in teoria non
dovrebbe trovarsi
qui.
Ma è un malandrino,
è un Lupìn, è un tuo amico. Si
è
sacrificato, ha corso questo rischio, solo e unicamente per te, ed ora
ne sta
pagando le conseguenze. Sta a te rimediare prima che sorga il sole,
prima che
qualcuno venga ferito, prima che un nuovo licantropo venga generato.
Avresti voluto avvertire il preside,
comunicare con lui
tramite i ritratti o chiedendo ad uno dei fantasmi del castello, ma non
nutri
più alcuna stima per Albus Silente, nessun barlume
d’ammirazione né di fiducia.
È solo un vecchio deviato che ha cercato di manipolarti da
che hai memoria.
E così avanzi, incurante
delle tue ferite da poco sanate, in
una foresta ricca di orrori, solo per salvare un professore che tu
stesso hai
messo in pericolo…
E nonostante tutto non riesci che a
pensare a lei. Ai suoi
occhi, al suo sguardo ambrato, al suo viso color fragola matura quando
si trova
in imbarazzo…
Sai di amarla, lo hai capito, anche
se solo grazie a Remus.
Ma non sai cosa fare di questi sentimenti, di queste emozioni
così forti che ti
riverberano l’anima.
Per ora puoi solo utilizzarle per
fermare lui, per salvarlo
da se stesso. Ed è una svolta, un passo felpato, il fremito
di ramo che si
spezza. E poi l’assalto.
Il lupo ti balza addosso. Le fauci
sono spalancate, la
schiena inarcata di chi è per metà uomo e per
metà bestia. Sono attimi, battiti
di ciglia, ma tu sei già in azione.
Riesci addirittura a vedere le iridi
macchiate di sangue,
quando la tua bacchetta si alza in un muto incantesimo di luce.
Un banalissimo lumos, il cui effetto
è però amplificato dal
buio estremo e dalla potenza con cui tu carichi l’incantesimo.
La bestia rimane accecata, tu ti
chini schivando il suo
balzo e sei di nuovo in piedi. Hai perso parte del tuo potere per aver
usato la
magia, ma questo ti ha fatto guadagnare qualcosa. Per qualche minuto il
semi-umano non potrà vedere e tu avrai un vantaggio su di
lui.
Mentre l’animale si alza,
sferzando l’aria con i suoi
artigli, tu gli sei già dietro.
Dalla
manica della giacca estrai un’arma, un costrutto babbano
più efficace, veloce e
letale di qualsiasi bacchetta, che tuttavia i maghi non si curano di
studiare
ne neutralizzare.
Un benvenuto va dato alla
meravigliosa Desert Eagle 5.0, una
pistola semi automatica di grosso calibro azionata a gas.
L’arma di per se non
è nulla per un lincantropo, le cui
ferite, le notti di Luna Piena si rigenerano, molto velocemente, ma le
modifiche che vi hai apportato la rendono… diversa.
Ogni proiettile della tua pistola
è placcato in argento, immerso
in acqua santa, benedetto, ed incantato. Un incantesimo anti-rinculo
impedisce
al tuo braccio di sbalzare indietro quando premi il grilletto, e credi
sia
finita.
Una spalla viene colpita, la bestia
cade in terra
agonizzante, e sei già pronto a sedare l’animale
aspettando che torni il
giorno. Tuttavia…
… la pallottola esce dalla
spalla della bestia come se fosse
incantata, in un attimo di distrazione non hai notato
l’afflusso di magia
nell’aria richiamarla. Qualcun altro è qui con te
in questa foresta, qualcuno
che ha intenzione di far durare ancora questo scontro.
Ed è di nuovo follia di
morte e disperazione, urla
disperate, ringhi feroci e rabbia.
La bestia che è il tuo
amico, la bestia che è tuo
professore, ti è di nuovo addosso, questa volta
letteralmente. L’istante che
hai speso ad immaginare i possibili colpevoli di questo sabotaggio, ti
è
costata l’iniziativa.
Ed le sue zanne affondano nella tua
spalla, le tue mani
stringono bacchetta e pistola, mentre spari qualche colpo a caso. Gli
artigli
di smembrano il corpo, lacerano la carne, ed il dolore sta raggiungendo
la
soglia. La soglia in cu sei certo perderai i sensi, e di te non
resterà che
qualche boccone avanzato ed osso spolpato.
Sei pronto a morire, a soffrire,
nessuno piangerà la tua
morte, nessuno pregherà per te.
Un bambino sopravvissuto che forse
è andato già oltre il
momento in cui sarebbe dovuto morire.
Nessuno sentirà la tua
mancanza.
Nemmeno lei.
THUMP! THUMP! THUMP!
Calore, lo stesso intenso calore
provato al campo da
Quidditch, lo stesso intenso calore provato mentre spingevi il tuo
corpo oltre
i suoi limiti, solo per salvare lei.
Ed il tempo si ferma. Centinaia di
volte superiore alla
media non basta, migliaia di volte nemmeno. Allora perché
non un milione?
Perché non decina di milioni? Con la mente abbracci il
mondo, l’universo. Ogni
stella in cielo è solo un puntino per te che li abbatti
tutti.
Hysteria Agonizzante.
Era tra gli appunti che il professore
ti aveva mostrato.
Quando un Potter è in fin
di vita, quando per lui non resta
che la morte, allora entra in gioco l’Hysteria Agonizzante.
Fondamentalmente è
un istinto basilare, l’istinto di vivere per procreare,
l’istinto di vivere per
amare, l’istinto di vivere per la persona amata e non morire
se non per lei.
Ed i tuoi vasi sanguigni si
costringono, le tue ferite si
iniziano a sanare. Su di te giace ancora un lupo, ma si muove
così lentamente
che è come se fosse fermo.
Come hai fatto ad aver paura per lui?
Le tue braccia si
muovono contro ogni logica umana, il gomito si rompe ed il braccio si
piega
innaturalmente verso di lei. Arriverà il dolore, e
sarà atroce, ma non ora e
non per te.
BANG!
Spari. A questo livello riesci a
vedere perfino la
pallottola fendere l’aria. Le incisioni e rune che vi hai
scolpito sopra,
brillano tenuemente, mentre vai a scalfire la settima vertebra dorsale
della
bestia.
La paralisi è immediata.
Così com’è immediata un ulteriore
intervento esterno. Avverti un altro fiotto di magia provenire da uno
sconosciuto con l’intento di curare la ferita, ma ancora una
volta, con te non
si scherza, non ora.
Il tuo incantesimo d’urto
vola in direzione opposta al
fiotto di magia, ed una decina di alberi vengono tranciati.
La presenza è scomparsa e
lo scontro è finito.
Il tempo riassume il suo normale
andamento, mentre tu
applichi incantesimi anestetizzanti su tutto il tuo corpo. Quando
l’adrenalina
scemerà, soffrirai come sotto una maledizione Cruciatus,
dunque è meglio
correre ai ripari.
Nel frattempo osservi il professore.
La spina dorsale si sta
già curano, ma ti basta inserire il bossolo della pallottola
nell’incavo della
ferita, per fermare la rigenerazione. Fino a mattina lo lascerai
così,
paralizzato dalla testa in giù, con l’unica
possibilità di ululare.
In fondo ti dispiace, ma non
è colpa tua, è colpa di chiunque
sia intervenuto a tuo sfavore.
E poi il pensiero più
orribile.
Sei stato morso da un lupo mannaro.
Sei stato morso da una
creatura della notte. Sei stato morso, e dunque sei stato…
infettato?
Abbassi lo sguardo sulla tua spalla spolpata. Muscoli e tendini stanno
già
rigenerandosi sotto effetto dell’HSS. Eppure non sai che
effetti avrà questo su
di te.
Sei sicuro di una cosa tuttavia.
Remus non dovrà mai sapere
di averti morso. Mai.
La cosa lo ucciderebbe.
È un uomo buono.
È un uomo giusto. È un uomo vero.
Sorridi, alzando gli occhi alle fitte
ombre della notte,
pensando a quanto tu sia fortunato. Questa malattia, o quello che
diavolo è,
sembra essere senza limiti. Non capisci come qualcuno possa perdere
possedendola. In un qualsiasi scontro si è in vantaggio.
L’unico contrappeso ad
equilibrare la bilancia è l’amore. Un sentimento
potente, ma che spinge al
sacrificio.
E ti chiedi dove sia Liri. Sono
giorni che non la vedi e che
non sai nulla di lei. Nonostante tu abbia chiesto, nonostante tu ti sia
informato,
nessuno ha saputo dirti nulla. Sembra abbia lasciato temporaneamente il
castello per tornare a casa.
Ti manca.
Un ultimo sguardo al cielo, e poi
anche per te si fa tutto
buio. I sensi ti vengono meno e rimani spossato dalla tua stessa magia.
Al tuo fianco
un lupo agonizzante. Nella tua mente il suo sorriso.
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Non hai riflettuto alle conseguenze.
Non ci hai pensato, non
le avevi previste. Sei stata una stupida su quel campo, a perdere
così il
controllo, a fargli così male. E poi convocare i guaritori
della clinica senza
avvertire tuo padre, fare tutto alle sue spalle sperando che non se ne
accorgesse. Lui, che è tra i più grandi detective
magici che siano mai
esistiti, quasi all’altezza del tuo bisnonno.
Lo hai deluso. L’incontro
con il preside è stato degradante,
le accuse di tuo padre mortificanti, ed ancora avresti preferito che
urlasse,
che si rivolgesse a te in maniera normale, che provasse rabbia. Invece
sembrava
solo immensamente deluso, come se stesse guardando lo scarto di quello
che
doveva essere l’erede di un patrimonio di cui non
è in grado.
Non è colpa tua se sei
nata senza alcuna dote deduttiva, non
è colpa tua se tutto quello che puoi fare è
affidarti all’istinto, non è colpa
tua se l’unica cosa che sei riuscita a rafforzare negli anni
sono il tuo corpo
e la tua magia.
Corvonero, la casa dei maghi
dall’intelletto fine. Quella è
stata la casa di Sherlock Holmes, mentre Watson era un Tassorosso. Due
anime
improbabile, due persone così incompatibili, da completarsi
a vicenda. E da
quel momento è tradizione che si trovi un compagno che
aumenti le proprie
capacità, che aiuto eliminando l’impossibile, in
modo che quel che resta, per
quanto improbabile, sia la verità.
E così fu per tuo nonno, e
così fu per tuo padre. Tutti grandi
detective, tutti con un compagno adeguato. E poi ci sei tu, che ti
innamori
della persona che vuoi per compagno, che tenti di uccidere la persona
che hai
per compagno, che strappi dall’abbraccio della morte la
persona che vuoi per
compagno, ignorando ogni logica e deduzione.
Perfino la casa in cui sei stata
smistata è un esempio di
quanto tu sia fuori posto, lontana dalla tua famiglia, diversa dalla
tua
stirpe. Grifondoro, la casa dei cuori impavidi, delle persone
coraggiose, delle
persone giuste.
Eppure alla tua famiglia non
è andata bene, ancora delusione
e risentimento. Le parole di tuo padre sono ancora impresse a fuoco
nella tua
mente…
…Ci
vuole una persona
coraggiosa per fare ciò che è giusto, ma solo una
persona arguta sa quale sia
la cosa giusta da fare. Figlia, ancora una volta non sei
all’altezza della tua
casata…
Sola, sei sola, la tua famiglia ti
sta abbandonando, non hai
amici su cui contare, ne un compagno che tu possa definire tale. Hai
Harry, con
lui c’è stato un legame, una sorta di contatto,
qualcosa che ti ha spinto a
pensare che forse… ma lui è sposato, questo
è un problema insuperabile,
qualcosa che non puoi cambiare.
Liri… Il tuo nome stesso
significa solitudine. Si dice che
lo scelse Sherlock Holmes stesso per te, ai tempi in cui era ancora un
giovane
detective. Che le sue doti deduttive l’avessero spinto tanto
in là da intuire
il tuo destino?
Sei sola, sempre stata sola e lo
sarai sempre.
I tuoi pensieri si sgretolano come
roccia man mano che ti
avvicini al castello. Hai passato gli ultimi giorni a casa, nel
tentativo di
riguadagnare il favore di tuo padre. A poco sono valse le scuse, le
difese, o
anche solo la tua presenza. Per il modo in cui sei stata trattata
saresti
potuta morire davanti a loro, e la cosa non gli sarebbe
importato…
Morire…
Un pensiero strano in effetti.
C’è così poco che separa la
vita dalla morte, ti basterebbe un taglio nel punto giusto, un
incantesimo
innocuo nella parte sbagliata di te, per farti superare il velo e porre
fine a
tutto.
Stai già alzando la
bacchetta… una lacrima ti riga il viso.
La mano trema, l’asticella di legno torna nella fondina. Non
ce la fai, non
puoi farlo. Sei una codarda, non riesci nemmeno a finire di esistere,
non
riesci nemmeno a porre fine ad una vita senza alcuno scopo, ne
significato.
Ed è così,
mentre stai chinata, con il voto rigato di
lacrime, che lui ti trova.
No, non lui, non Harry, non il tuo
Harry.
A trovarti è un ragazzo
che non hai mai visto. È alto e
dinoccolato, con capelli rosso carota ed occhi azzurri.
Istintivamente hai paura. Sei sola,
in piena notte alla
stazione di Hogsmande, ti stai attardando in attesa durante il rientro
al
castello, e non ti era parso di vedere nessun altro sul treno di
ritorno.
Eppure eccolo li, che ti fissa con un misto di tristezza e compassione.
Ma cosa ti fa paura di lui?
È ancora il tuo istinto che ti
urla di scappare, di nasconderti, di stare lontana da lui, come se
fosse la
fonte di ogni male.
Eppure non ti muovi, nemmeno quando
si siede vicino a te,
nemmeno quando ti passa con un colpo di bacchetta un fazzoletto.
Nemmeno quando
ti sorride cordiale.
“Non so
cos’è successo, ma non dovresti piangere. Non da
sola. Purtroppo qui ci sono solo io, ma puoi piangere sulla mia spalla
se ti
va…”
Il suo atteggiamento è
teso, e vedi le sue orecchie bordarsi
di rosso per l’imbarazzo quando ti propone di piangere sulla
sua spalla. Eppure
la sensazione di pericolo non ti abbandona.
“Io sono Ron, Ron Weasley.
Anche tu torni ad Hogwarts con un
po’ di ritardo quest’anno?”
In effetti è
già passato poco più di un mese
dall’inizio
della scuola, ed ora capisci perché all’apparenza
ti sembrava familiare. È
pieno di ragazzi con i suoi stessi capelli tra i Grifondoro.
“Io sono Liri…
Liri Lan… Holmes.”
Non ce la fai nemmeno più
a pronunciare il cognome della tua
famiglia. Preferisci quello del tuo bisnonno, che pesa su di te come
una spada
di Damocle, ma che riesci comunque ad apprezzare.
E lui annuisce, si mette un
po’ più comodo ed alzo lo
sguardo al cielo.
“Sai… di recente
ho perso qualcuno. Qualcuno di molto importante
per me. La cosa mi ha distrutto e mi ha lasciato senza uno
scopo… eppure ne
sono venuto fuori. Non da solo, no, questo sarebbe impossibile, ma sono
tornato
qui. Ho trovato un motivo per andare avanti. E se ci sono riuscito io,
credo
che qualsiasi problema tu abbia sia risolvibile. Nel dubbio puoi sempre
venire
da me. Non mi sembri una cattiva persona, dunque ti
aiuterò.”
Le sue parole sono…
strane. Come un vortice di dolorose
bugie e sinceri sentimenti d’affetto. Non sai cosa
rispondere, non sai cosa
dire, puoi solo alzarti ed asciugarti gli occhi.
“Grazie. Ora andiamo,
è già fin troppo tardi…”
Lo spilungone rosso si alza, si
spazzola i vestiti, e ti
precede lungo la strada. Tu lo accompagni.
Con i sensi all’erta per
qualche strano motivo.
E così ritornate al
castello, attraversato il verde prato
che precede l’ingresso principale, ed entrate in Sala Grande
giusto in tempo
per la cena.
Nel momento in cui le porte si
aprono, e voi fate il vostro
ingresso, ogni chiacchiericcio si spegne e l’attenzione
è tutta su di voi.
Non hai ancora affrontare Hogwarts ed
il suo gossip
colossale. Immagini che nel periodo in cui sei stata assente, le voci
sul tuo
scontro aereo con Harry abbiano fatto il giro per il castello.
Chissà cosa
penserà la gente di te…
Il capo chino,
l’espressione affranta… sei quasi pronta a
scappare via pur di non affrontarli, quando una voce spezza
l’aria.
“Ron!”
È Harry.
*****************
II rientro è stato duro. A
mattina inoltrata ti sei
svegliato, Lupin vegliava su di te, con il corpo coperto solo da radi
stracci
sporchi di sangue. La sua espressione era affranta, debole, addolorata.
Ti sei
guardato intorno cercando di capire, ma nulla sembrava fuori posto. Le
tue
ferite erano guarite, i tuoi vestiti sanati da un colpo di bacchetta, e
non
c’erano segni dell’orrendo scontro della notte
prima.
“Scusami Harry…
io… io non volevo.”
La sua voce era roca, con il timbro
da chi ha smesso da poco
di piangere.
“Credevo… fossi
morto… credevo… di averti ucciso”
Ed hai dovuto rassicurarlo, rimettere
insieme i pezzi di un
uomo altrimenti distrutto, e mentirgli. Non gli hai parlato del morso,
della
tua possibile infezione, e nemmeno dell’intrusione di un
estraneo durante la
vostra lotta. Lupin è un uomo giusto, un uomo retto, ma
anche molto fragile.
La sua maledizione lo ha privato di
quasi ogni affetto e
questo l’ha sempre portato a darsi la colpa di ogni minimo
errore, pure di
errori non suoi.
E tu devi sostenerlo come fece tuo
padre prima di te, perché
lui lo merita.
E così siete tornati al
castello, gli hai dato la
possibilità di lavarsi, vestirsi, sistemarsi, e poi
è ripartito.
Il resto della giornata è
passato in completa solitudine.
Liri non è ancora
rientrata, Célie ti evita come la peste, e
come se questo non fosse abbastanza, voci e sussurri ti seguono
ovunque. La
gente ti indica, ride di te, ti ammira, ti schernisce. Sei stanco di
tutto
questo, stanco di essere solo.
Solo a sera, quando tutto sembrava
destinato a ripetersi
ancora ed ancora… un lampo di luce ha illuminato la tua
giornata.
“Ron!”
È lui, è Ron,
il tuo Ron, il Ron che pensavi di avevi perso
quella stessa notte in cui avevi perso Hermione.
E poco importa della folla in Sala
Grande, poco importa del
pudore, ti alzi senza esitazione dalla panca dei Grifondoro correndo
verso di
lui.
E lo abbracci, lo stringi, per un
momento quasi non noti i
suoi occhi restringersi e le labbra assottigliarsi per reprimere la
rabbia. Non
ricambia il saluto, non ti rivolge la parola.
Solo uno sguardo cattivo, ed un lento
movimento che lo porta
a sedersi vicino a Dean e Neville.
Solo ora che lui non
c’è più, noti Liri, fino a quel momento
nascosta all’ombra del decisamente più alto Ron.
“Liri…
io”
Stai per parlare, le orecchie di
tutta la sala si tendono
verso di te, quando le porte della Sala Grande si aprono nuovamente,
solo che
non sono studenti ad entrare, ma maghi in divisa grigia, con bacchetta
alla
mano ed aria tremendamente seria.
“Liri Holmes Lancaster, in
nome del Ministero della Magia,
la dichiaro in arresto per il furto del sigillo Reale Inglese”
Ed è caos, confusione,
stordimento.
Solo una persona, dal fondo della
sala, dal tavolo
verde-argento, sorride subdolamente.
Célie sorride, un sorriso pieno di cattiveria.
********************************
N.D.A. Tornato,
anche se con estremo ritardo. In questo capitolo torna Ron, Harry si
scontra con Lupin in versione lincantropo e Liri viene arrestata. Urge
una spiegazione. Per chi non l'avesse ancora capito, le
facoltà di Harry, dovute alla sua malattia, permettono alla
sua magia di attecchire al suo cervello aumentandone
capacità fisiche, riflessi e capacità mentali.
Ogni volta che però questa magia viene usata, tramite un
incantesimo per esempio, la sua forza naturale scema, e le sue
capacità diminuiscono. Fatta questa premessa è
normale supporre che Harry abbia cercato un modo non magico per
combattere, preservando così le sue capacità, e
quale modo migliore se non le vecchie armi babbane? Bene, detto questo
vi lascio, e spero di aggiornare presto. Sempre vostro. Bumbix.