Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: alessandroago_94    04/10/2014    5 recensioni
Un Impero in decadenza, una grande guerra tra popoli, un ordine secolare che traballa e che sta per sparire per sempre. La vita costringe i personaggi del racconto a combattere, ad incontrarsi e scontrarsi tra loro, ad amarsi e ad odiarsi, in un mondo dove ormai non ci sono più regole e la vita non è poi qualcosa di così scontato e facile. Di fronte alla distruzione del loro mondo, alcuni soggetti, che vogliano o no, costretti dalla fame o dalla voglia di rivincita e gloria, combatteranno e cercheranno un ultimo appiglio per ripristinare l’Impero e per salvarlo dalle orde dei Popoli del gran re Fermei.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7

CAPITOLO 8

 

La notizia della morte dell’imperatore Claudio sconvolse Fortwar.

Il tanto odiato imperatore era deceduto in circostanze misteriose, e ancora la notizia non era ufficiale, ma era trapelata dalla servitù del palazzo imperiale. Se era una notizia vera, tra poco ci sarebbe stato un nuovo imperatore, che senza ombra di dubbio sarebbe stato Iulius.

Era quasi mezzogiorno e Tim non aveva ancora visto il suo amico Sergej. Ma era naturale, pensò, poiché ovunque regnava il caos. Non era neppure riuscito a fare concentrare le sue nuove reclute, che volevano solo sparlare sulla morte dell’imperatore. Tim era riuscito a capire che quasi per certo l’imperatore era stato avvelenato dalla moglie, che era pazza, e successivamente si era tolta la vita anch’essa, per non affrontare un processo.

Tim ora camminava verso il palazzo imperiale, andava a prendere congedo per quella giornata. Infatti le reclute non riuscivano a stare un secondo zitte, e sbagliavano tutto, così Tim aveva concesso un giorno di riposo, grazie al fatto che ultimamente aveva fatto lavorare molto duramente i ragazzi, che sembravano sempre più svelti nei movimenti. Tim era soddisfatto di loro, anche se quel giorno non si erano comportati bene, ma era comprensibile. La morte di un imperatore non era una cosa che accadeva ogni giorno, tanto più se ucciso in circostanze non proprio chiare.

Giunto al palazzo imperiale, entrò salutando le guardie, e nel corridoio scorse una figura familiare. Era Sergej. Si affrettò a raggiungere l’amico, che in quel momento gli stava dando le spalle.

‘’Sergej, anche tu qui!’’, esclamò Tim.

‘’Oh, Tim!’’, disse Sergej, sorpreso di vedere l’amico.’’Amico, pensavo di non vederti oggi! Sai, credevo che le reclute volessero allenarsi e che non fossero inclini al pettegolezzo come i veterani’’, concluse, sorridendo.

‘’Eh no, purtroppo oggi ho dovuto sospendere le esercitazioni. Solo chiacchiere e nient’altro. Comunque li capisco; i miei ragazzi si sono impegnati tantissimo le ultime settimane’’, disse Tim, facendo un cenno impercettibile all’amico.

 Indicò con gli occhi l’uscita. Doveva parlargli.

 Sergej comprese immediatamente, ed attese che l’amico uscisse dal palazzo, per poi seguirlo disinvolto. Col fatto che erano molto apprezzati dai loro allievi e dalle milizie cittadine, i due amici avevano ormai un immenso potere in pugno. Con una sola parola avrebbero potuto far insorgere le milizie al completo, e ciò poteva essere una grave minaccia per l’imperatore, visto che una buona parte dell’esercito imperiale era in procinto di partire verso Palok al seguito del generale John.

Per non destare sospetti, parlavano di argomenti importanti lontani da occhi e orecchie indiscrete, che avrebbero potuto accusarli ingiustamente di tramare qualcosa. Ma i due amici erano fedeli alla parola data all’imperatore e non l’avrebbero tradito. Mai. Comunque era sempre meglio avere precauzioni contro le malelingue, e stare attenti a parlare era molto importante. Sergej raggiunse Tim nella piazza, nel mezzo della folla impegnata a spettegolare e distanti dalla vista delle guardie. Tim, infatti, lo aspettava all’ombra di un alberello marginale alla piazza.

‘’Dimmi Tim. Ti ascolto’’.

‘’Cosa ne pensi dell’accaduto?’’, chiese Tim, senza preamboli.

‘’Non saprei; le cose non sono chiare e Iulius non si fa vedere in circolazione. L’ho visto ieri, poco prima che il fatto accadesse, ed era molto felice’’, azzardò Sergej.

‘’Sì, effettivamente potrebbe essere tutto un piano di Iulius per raggiungere il potere’’, disse Tim, pensieroso.

‘’Non lo escludo’’, concluse l’amico.

I due si guardarono negli occhi. Nonostante che in quel periodo si vedessero poco, solo alla sera, poiché vivevano nella stessa casa, il loro rapporto fraterno era rimasto pressoché inalterato. Ad un tratto, si formò un grande affollamento di fronte all’ingresso del palazzo. Infatti, qualcuno stava parlando pubblicamente dal giardino.

Era Iulius.

 Tim e Sergej si avvicinarono rapidamente, giusto in tempo per sentire le ultime frasi.

‘’… mio padre, quindi, è deceduto in seguito ad una follia di mia madre, che ultimamente aveva gravi problemi di salute. Quindi, in assenza di altri eredi legittimi, mi dichiaro erede unico e imperatore dell’impero’’. Il discorso era stato molto breve, il nuovo imperatore non amava mostrarsi troppo alla folla. All’inizio, tra la folla, che stava aumentando a vista d’occhio, scorreva solo un sommesso mormorio. Poi il popolo insorse.

‘’Inetto che non sei altro! Salva l’impero, non vedi che la situazione è critica? Qui moriremo tutti, non abbiamo neppure un esercito!’’, gridò un uomo dalla folla.

Iulius, che era in procinto di andarsene, si girò ed individuò l’uomo. Iniziava già a fare i capelli bianchi, ed era sicuramente un fomentatore di rivolte.

‘’Guardie, catturate quell’uomo’’, disse Iulius, senza indugi.

Quattro guardie si avviarono verso la folla, che invece di fare largo, caricò all’improvviso. Nascosti tra i popolani c’erano individui armati, che si fecero largo e fecero rapidamente a pezzi le guardie. Il novello imperatore impallidì, ed iniziò a correre verso l’interno del palazzo, mentre dalla piazza era iniziata una fuga generale, alla quale parteciparono anche Tim e Sergej. Con la coda dell’occhio notarono che gli individui armati si stavano avventando contro le sentinelle a guardia dell’ingresso al palazzo. Una volta tornati a casa, i due amici erano molto scossi.

 

 

 

Le ore passarono senza che Tim e Sergej osassero ricordare ciò che era successo a mezzodì. La capitale stava diventando un nido di serpi.

Per svagarsi un po’, decisero di andare in una locanda lì nelle vicinanze a fare una bella cena. Iniziava ad imbrunire, e non avevano ricevuto nessuna notizia dal palazzo imperiale. Ma ora erano affamati e volevano gustarsi in santa pace una bella cena.

Ma quella non era la sera giusta. Entrarono nel locale, si sedettero e ordinarono. Il locale era pieno zeppo di avventori. Di lì a poco vennero serviti. Mentre iniziavano a nutrirsi, nella locanda entrarono tre individui. Tutti osservavano solo loro. Erano vestiti di nero, con una foggia strana, simile agli assalitori di mezzogiorno, e presero a parlare a tutti.

‘’Gente, è ora di sollevarsi! Sono secoli che gli imperatori ci tartassano di tasse e che ci sfruttano senza limite, e non ci danno nulla in cambio! Guardate, le province del nord sono state distrutte e quelle del centro sono indifese! Tra poco toccherà a noi, e moriremo tutti. No, noi non ci stiamo! Armatevi tutti, insieme potremmo mettere sotto assedio il palazzo imperiale, conquistarlo e razziarlo dalle sue immense ricchezze! E allora saremo noi i padroni del nostro destino! Ribelliamoci!’’, gridavano i tipi loschi.

Ben presto, all’interno del locale, l’atmosfera si riscaldò. Le parole degli istigatori furono seguiti da mormorii di consenso. A quanto pare, il popolo stava dalla loro parte.

 Poi, rapidamente, come erano apparsi, essi sparirono, inghiottiti dalla folla che si riversava fuori dal locale. Tim e Sergej decisero di non rischiare di farsi vedere in situazioni ambigue e se ne tornarono a casa. Lungo il breve tragitto che dovevano percorrere, incontrarono molta gente, tutta diretta al palazzo imperiale, ed alcuni erano pure armati di picche e forconi. Evidentemente, gli istigatori si stavano dando da fare in tutta la capitale.

‘’Qui si mette male!’’, disse Sergej.

Tim non poté far altro che annuire, e accelerò il passo per arrivare prima a casa, seguito a ruota dall’amico. Giunti finalmente a casa, i due si sprangarono all’interno, e finalmente si rilassarono. Quando Tim riuscì ad appisolarsi, le urla del popolo in rivolta risuonavano ovunque.

 L’indomani preparava nuove sciagure per Fortwar.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: alessandroago_94