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Autore: Danya    04/10/2014    5 recensioni
Le idee possono mancare ed è per questo che ho stilato una lista di “parole” che ho intenzione di seguire. Molte le ho prese a caso in queste settimane, facendo una semplice lista. Cose che ho sentito in giro, parole lette su un libro o ascoltate in tv. Cose banali, insomma. Ogni capitolo che scriverò avrà come titolo quella parola e dovrò ripeterla o comunque scrivere una one shot o drabble attinente, scrivendo anche AU o OOC. (o anche riproporre la stessa parola ma con personaggi o punti di vista differenti)
#1 Cominciare [IchigoxRyou] "Quando sono nata devo essere per forza caduta dalla culla. Non c'è altra spiegazione. O forse mi sono strozzata col cordone ombelicale causando gravi danni al mio cervello” pensò esausta."
#10 Ammirazione [Pai]" Era inutile dire che non fosse vero: Pai ammirava quelle stupide Mew Mew"
#7 Passato [Zakuro] Zakuro Fujiwara ha dodici anni ma della vita ha capito tutto.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.

1. cominciare
2. sensazione
3. amanti
4. c'era una volta
5. immaginazione
6. viaggio nel tempo
7. passato
8. presente
9. futuro
10. ammirazione
11. goffaggine
12. distrazione
13. colore
14. letto
15. shopping
16. risata
17. pianto
18. dolore
19. felicità
20. tuono
21. luce
22. oscurità
23. scoprirsi
24. mare
25. stupidaggine
26. caramella
27. desiderio
28. religione
29. separazione
30. finire
 
#7 Passato

Zakuro Fujiwara ha dodici anni ma della vita ha capito tutto. 
È intelligente, sta crescendo bene e la sua doppia nazionalità le permette di conoscere due lingue: inglese e giapponese. I suoi genitori sono giapponesi ma si sono trasferiti in America per il lavoro del padre, un imprenditore e lei dei Giappone non sa quasi nulla, se non la lingua, insegnatale da quando era nella culla da sua madre.
Sua madre è una donna tipicamente asiatica e di altri tempi: rigida e ferma nelle proprie convinzioni, fissata con il the amaro tipico del suo paese e nonostante si sia trasferita in America da anni, continua a salutare la gente con rigidi inchini e sfiora a mala pena gente che non è del suo nucleo familiare. Zakuro ha sempre pensato che sua madre fosse veramente bella: lunghi capelli scuri e occhi color vinaccio che lei aveva ereditato e un fisico magro e longilineo. Suo padre invece era americano adotto, come amava definirsi. Non sopportava più il Giappone e si era innamorato di New York, impiantando la famiglia quasi con forza. E’ un uomo un po’ basso e robusto, con dei capelli scuri e un paio di grandi occhi grigi. Era un bel tipo, simpatico e gentile.
Tra i due Zakuro preferiva suo padre e quando divorziarono lei non ebbe dubbi e andò a vivere da lui mentre sua madre tornò di Giappone e non si erano più riviste fino a quel tragico giorno.
Zakuro adolescente andava a scuola, tornava a casa, cucinava per suo padre e quando non era al lavoro stavano insieme a guardare la tv a mangiare hamburger, patatine fritte e a bere coca cola.
Poi accadde.
Suo padre stava male, la piccola Zakuro se ne era accorta ma quello sorrideva e le diceva di pensare alle cose da bambine. Ma lui dimagriva a vista d'occhio, era più pallido e faceva fatica a camminare.
Zakuro cercò aiuto. Nessuno le rispose.
Provò anche a chiamare sua madre, ma quella le rispose acida "Tuo padre è un uomo grande. Se la caverà da solo". 
Poi lo trovò. Fermo nello studio, steso a terra. In mano aveva ancora un flacone di pillole e Zakuro pensò che si era tolto la vita, che l'aveva abbandonata e si sentì presa dallo sconforto. Rimase inginocchiata accanto al padre per ore fino a che non li trovò la domestica.
Zakuro ebbe una magra consolazione: non si era tolto la vita. Quelle erano le pillole per il cuore; quando aveva quel dolore al petto doveva prenderne una per non collassare e quel giorno non era riuscito. Dopo il funerale sua madre si rifece viva. Aveva quattordici anni.
Zakuro provava una rabbia silenziosa per sua madre, visto cosa era accaduto e per quel motivo la sfidò. A sedici anni rispose ad un annuncio per modella. Sua madre detestava quella professione e avrebbe voluto vedere Zakuro intraprendere gli studi, magari linguistici o economici per poter poi un giorno rilevare l'azienda del padre ma No. Zakuro si presentò a casa, giorni dopo il provino e le disse "Io farò la modella".
Non che le piacesse veramente come carriera. Aveva una certa paura di quel mondo, vedendo tutte le anoressiche che la guardavano con disprezzo mal celato ma lo fece solo per dar fastidio alla madre. E poi, imparò a farselo piacere. Il primo lavoro era una cosa talmente sciocca che fu pure mal retribuita: era una pubblicità per una nuova linea di rossetto e doveva semplicemente metterlo davanti allo specchio e ammiccare mentre la voce fuori campo parlava.
Poi vinse un altro provino. E un altro. E un altro ancora.
Pian piano i soldi aumentarono e lasciò la madre, così, da un giorno all'altro per trasferirsi in un piccolo appartamento tutto suo. La madre non obbiettò mai e non la rivide per molto tempo e lei non la cercò.
Zakuro non era neanche un tipo religioso ma ogni tanto si ritrovava nella chiesa vicino casa e pensava. Era un luogo talmente e calmo che poteva concentrarsi su se stessa. Quando rivide la madre era in quella vecchia Chiesa a contemplare le vetrate colorate.
Era passato quasi un anno da quando era entrata nella squadra Mew Mew, un anno con quelle quattro ragazzine fresche e genuine che avevano portato colore nella monotona vita.
Zakuro si sentì sfiorare una spalla.
Sua madre era cambiata poco dal loro ultimo incontro. I capelli sempre lunghi ma un po’ più grigi, le lievi rughe che le solcavano il volto, imperscrutabile e freddo. Era vestita bene, un bel tailleur grigio perla e decolté nere. Zakuro provò a frugare nella sua memoria e si rese conto di non aver mai visto la madre vestita in modo sportivo o casual. La donna si sedette in silenzio accanto a lei.
-Ciao- mormorò, rispettosa del silenzio religioso.
Zakuro non rispose, osservandola.
-Sei diventata più bella- disse la donna –Ma sei troppo magra. Dovresti mangiare un po’ di più. Non è che lavori troppo?
Zakuro non era certa di capire: da quando la madre era così… affettuosa?
-Cosa c’è?- le chiese gelida.
La donna sospirò e gettò la maschera. La bocca si piegò in una smorfia di dolore e gli occhi si riempirono di lacrime.
-Zakuro, non metterti in situazioni spiacevoli- mormorò. La vide uscire un taccuino nero dalla borsetta nera –Te ne prego.
Zakuro ispirò bruscamente –Perché sei qui?
-Perché una madre dovrebbe esserci quando la figlia ha bisogno.
-Tu non sei mai stata quel tipo di madre- mormorò, sapendo di ferirla.
La donna si alzò di scatto, impettita e rigida. Lasciò il taccuino sulla panca –Zakuro, sii prudente.
La viola non si girò a vederla ma sentì i passi nella navata e poi più nulla.
Afferrò il taccuino con una mano e lo aprì e si stupì del contenuto. Erano foto sue. Foto che non aveva mai viste. Neonata con scritto il suo peso e l’altezza, foto di famiglia, con il padre o con la madre che sorrideva all’obiettivo ammiccando con la figlioletta paffuta in braccio. E poi foto di lei adolescente e diq uando si era trasferita a Tokyo. Foto dei suoi servizi, di interviste. In quel taccuino c’era la sua vita in scatti.
“Non lo sapevo che ne avesse tante”.
Sua madre non era il tipo di donna sentimentale, esattamente come lei e la cosa la stupì non poco.
L’ultima pagina, però, la fece tremare. C’era una foto, sfocata, delle Mew Mew e lasua figura era cerchiata in rosso. La madre aveva scritto una frase con la calligrafia sottile “Sta attenta”.
Zakuro lo chiuse di scatto, sentendo le lacrime pungerle gli angoli degli occhi.
Il telefonino vibro nella tasca del giaccone e vide il numero di Ichigo.
Con la voce che tremava rispose “Ichigo?”
“ZAKUROOOO!”
la viola sentì in sottofondo le urla di Minto e le risate di Purin mentre la rossa sembrava disperata “Aiutami! Ti prego, so che il tuo giorno libero, ma il Caffè è pieno e non riusciamo a gestirlo! RETASU, attenta! Minto, diamine, alza quel tuo sedere dalla sedia! Onee-sama, per piacere…PURIN! NO! LA PALLA NO!” la comunicazione si interruppe.
Zakuro trattenne una risatina.
Prese il taccuino e strappò l’ultima pagina, e una foto, quella sua e della madre. Prima di andare al Caffè passò dall’appartamento della donna e nella busta delle lettere lasciò la foto e la pagina.
Quando la madre di Zakuro aprì la posta delle lettere, il giorno dopo, scoppiò a piangere stringendo la foto sua e della figlia.
Dietro Zakuro aveva scritto una sola frase “Io sto bene. Riguardati”.
 
**
Uuhuhu!
Ammetto di averci messo molto tempo a scriverla perché il personaggio di Zakuro è abbastanza complesso, soprattutto perché non abbiamo notizie del suo passato! Solo un breve accenno ma niente..!
Zakuro è un personaggio che ho sempre poco approfondito da questo punto di vista… voi come la vedete?
Grazie a chi ha commentato: Ria, AngeloBiondo99, Soul_Heart, Hypnotic Poison, mobo ^_^
 
Vi lascio un’anticipazione per la prossima shots!

 
#26: caramella.
Taruto masticò la caramella, mentre sentiva lo stomaco chiudersi “Stupida scimmia!”
   
 
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