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Autore: Yumeji    05/10/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo VI


Prigioniera in una gabbia stava Asahina, braccia legate davanti al corpo, in piedi in mezzo a quelle sbarre sottili, dalla compattezza (all'apparenza) di un foglio d'alluminio, uno sguardo folle, colmo di terrore, sfigurava il dolce viso della ragazza, intenta a fissare il vuoto sotto i suoi piedi. La gabbia si trovava sospesa a mezz'aria, a più di quindici metri da terra, una catena la teneva sollevata, e la nuotatrice ebbe la convinzione che Monokuma volesse farla schiantare a terra.
Ma il palcoscenico per la sua personale esecuzione non era finito, veloce il piccolo orso robot apparve sul palco alla guida di un enorme camion rimorchio, trasportava una vasca colma d'acqua, grande quanto una piscina olimpionica e profonda due volte essa.
Con orrore Aoi comprese ciò che il Burattinaio aveva tenuto in serbo per lei, e la gabbia in cui si trovava non aveva più l'aspetto di qualcosa di pauroso, ma di una sicurezza, molto più di confortevole di ciò che sapeva l'aspettasse in quella vasca.
Uno scatto improvviso e la gabbia precipitò di qualche metro per poi fermarsi quasi a pelo d'acqua, non le riuscì di trattenere un urlo mentre ogni colore le abbandonava il viso e la paura ne scavava le guance. Il cuore accelerava e tutto il sangue defluii nelle gambe, il suo corpo le urlava di scappare, di nascondersi, ma non aveva luogo in cui rifugiarsi.
Era bloccata lì, stava per morire.
Asahina cominciò a piangere, lacrime di rabbie e frustrazione le solcavano il viso, una stretta al petto nel ricordare il cadavere della letterata che aveva abbandonato a mollo nell'acqua, in quell'elemento in cui si trovava così bene, in cui rivelava la sua vera natura.
Eppure, adesso, quello specchio limpido le appariva minaccioso, terrificante.
Da un momento all'altro una piscina, una delle cose che più aveva amato al mondo, si sarebbe tramutata nella sua tomba.
Vestito con una muta da sub intanto Monokuma aveva preso posto al affianco dei comandi, con i quali aveva già fatto muovere la gabbia, era un dispositivo semplice, provvisto di un'unica leva (con essa si poteva allungare o accorciare la catena con cui la gabbia rimaneva sospesa), e un grande bottone rosso dal dubbio utilizzo.

Goodbye, little mermaid

Senza altri indugi Monokuma premette il pulsante, l'assordante suono di una sirena riempì l'aria accompagnato da una luce rossa ad intermittenza, tutti segnali che rivelavano che qualcosa di terribile stava per accadere.
Confusa Asahina ebbe appena il tempo di guardarsi attorno, prima di precipitare sott'acqua.
L'apparecchio aveva aperto il fondo della gabbia e ora la nuotatrice si trovava a sprofondare nella vasca. Delle piccole bollicine d'aria fuggirono dalle sue labbra, era stata colta di sorpresa, non si aspettava un simile colpo basso, anche se trattandosi di Monokuma se lo poteva aspettare.
Cominciò a scalciare, cercando di tornare alla superficie, era una nuotatrice esperta e questo significava che i suoi polmoni potevano incamerare più aria di una persona normale, avere le mani legate non era per lei un forte impedimento, era lenta, ma non aveva grandi difficoltà nel muoversi. Gli allenamenti a cui sì era sottoposta l'avevano portata ad affrontare la corrente impetuosa dell'oceano, per quanto semi-immobilizzata, quella piscina non era nulla a confronto. 1, 2... 9,10 secondi e Asahina aveva quasi raggiunto l'orlo della piscina, il panico di cui era intriso il suo animo non le aveva fatto notare che era composta da vetro, simile a quelle vasche che si trovano negli acquario.
Forse con lei il Burattinaio aveva deciso per una punizione più blanda, cominciò a credere, azzardandosi persino a sperare di potersi salvare. Le bastava uscire dall'acqua...
Non sapeva quanto profonda potesse essere la disperazione una volta che ci si ritrovava a precipitarvi dopo che le proprie speranze sembravano ad un passo dal realizzarsi.
La sua testa sbatté contro qualcosa di liscio e trasparente, una superficie in plexiglas ricopriva per intero la superficie della piscina, e per poco Asahina si mise ad urlare, disperdendo tutta l'aria che le rimaneva.
Era questa la sua fine?
Si chiese con rabbia, le lacrime salate che si disperdevano nell'acqua altrettanto salata.
Allora cosa centrava quella gabbia per squali in cui l'aveva rinchiusa?
Un'ombra scura le piombò alle spalle.
Nel voltarsi la nuotatrice non si curò più di trattenere il respiro.
Gridò, nonostante il suono non si propagasse sott'acqua, consapevole che essa le avrebbe riempito i polmoni, soffocandola.
Annegare non era una sorte poi così temibile a confronto di quella che le era toccata.
Un gigantesco squalo bianco chiuse le sue aguzze fauci su di lei.
Accecata dalla speranza la nuotatrice non aveva avvertito la presenza del predatore.
In superficie, l'immobile specchio dell'acqua si tinse rapidamente di un intenso e denso porpora acceso.



- Hai voglia di scherzare, spero - lo fissò Byakuya con sguardo seccato e tono fermo, anche se uno leggero turbamento sembrava incupirgli il volto, abbastanza perché le sue iridi glaciali non riuscissero a sostenere allungo gli occhi del motociclista a cui si rivolgeva.
- Ma dai, che ti costa farci un piccolo prestito? - continuò a chiedergli solerte Owada, il sorriso dai canini sporgenti che, per quanto sincero, gli dava sempre un'aria pericolosa, come se fosse pronto ad azzannarti da un momento all'altro,
"Que... questa è un estorsione?" si chiedeva intanto Naegi,  muto nell'osservare la scena, trascinato in quella situazione senza avere modo di replicare.
- Infondo siamo amici e sei pure ricco, prendere una piccola somma dal tuo esorbitante patrimonio non dovrebbe crearti problemi - insistette,
- ... e quand'è che saremmo diventati "amici"? - Togami pronunciò quella parola con un certo sforzo , come se si fosse tramutata in veleno sulle sue labbra, non demordeva, non era il tipo di persona che sperperava i suoi guadagni per un semplice ricatto.
Se doveva scegliere tra il pagare il silenzio di qualcuno o liquidarlo, avrebbe sempre scelto la seconda, quando si trattava di denaro diventava piuttosto taccagno.
- Lasciando da parte ciò che abbiamo scoperto durante il processo - Owada era un uomo in tutto e per tutto, non avrebbe sfruttato la più grande debolezza di una persona per farla capitolare, lui per primo sapeva quanto certi segreti logorassero l'animo. -... non vorrai certo che vendiamo questo genere di foto a qualche rivista - l'umiliare però una serpe come Byakuya, facendo vedere al mondo come a cinque anni avesse ottenuto la parte di Cappuccetto Rosso nella recita scolastica dell'asilo, era però qualcosa che non andava in conflitto con la sua morale. Sopratutto se aveva la prospettiva di guadagnarci qualcosa in favore della sua amata banda di motociclisti, non voleva neppure pensare al finimondo che stavano subendo quei poveri ragazzi. Ora che lui era chiuso lì dentro non c'era nessun altro a comandare, e un corpo senza testa finiva con il subire i soprusi degli altri. Facendo una previsione, il conto da saldare per i vari ricoveri in ospedale e la riparazione delle moto... gli veniva il mal di testa con tutti quei numeri. Non era in grado di arrivare ad una somma precisa, ma non ci voleva un genio per capire che non era a portata delle sue povere tasche, se però avesse potuto prelevare almeno la metà della spesa dall'immensa cassaforte di Togami, sarebbe stata tutt'altra storia.
- Do... dove l'hai presa?! - esclamò Byakuya scattando verso il motociclista, in uno slanciò in cui cercò di riprendersi l'oggetto incriminante (imbarazzante), Owada fu però più veloce di lui a levare in alto il braccio, al di fuori della sua portate, quei due centimetri che li differenziavano facevano la differenza. - Ridamela! - gli intimò visibilmente alterato, un livido di rabbia sulla fronte, in quel periodo era stato decisamente troppo umiliato per i suoi gusti.
- Hai dimenticato di finire di ripulire la palestra e (visto che questa mattina ti sei svegliato tardi), io e Naegi ne abbiamo approfittato e siamo andati a darci un'occhiata - lo avvertì e per l'ereditiere fu come un colpo dritto nello stinco - se fosse stato una dama del XVIII sec. avrebbe finto uno svenimento, ma purtroppo non era né una dama, né si trovava nel XVIII secolo. Si dovette trattenere, limitandosi ad impallidire a quella rivelazione, stringendo i pugni mentre nella sua mente risorgevano tutti gli avvenimenti più infausti (vergognosi), dei suoi primi anni di vita e che, puntualmente, sua madre aveva deciso di fotografare.
Per quanto potente fosse la famiglia Togami, il gossip e il desiderio popolare di mettere alla berlina coloro che occupavano uno status sociale elevato erano ben più forti.
- Tsk... non credere che mi pieghi ad un simile ricatto - si sistemò gli occhiali sulla radice del naso, credendo così di occultare l'agitazione che gli invadeva il petto, stava ragionando sul genere di punizione gli sarebbe toccata una volta uscito da lì, soppesando quale peccato sarebbe stato giudicato il più grave (da suo padre), tra il cedere ad un estorsione e la pubblica umiliazione. Entrambi creavano dei precedenti non da poco, che lo avrebbero portato a divenire malleabile per tutta la vita per l'una o l'altra cosa.
- Abbiamo anche le immagini delle tue "prime volte" - annunciò candidamente Owada, estraendo il proprio asso nella manica, e con quell'attacco i punti PV di Byakuya calarono vistosamente, era un brutto colpo, abbastanza perché la sua riserva di vita fosse prossima allo zero. Chissà quanto faticava Mondo per non mettersi a ridere,  riflette fulminandolo con uno sguardo carico d'odio, mentre l'onta dell'imbarazzo rendeva le sue guance di un vivido rosso acceso. Naegi aveva già rinunciato da un pezzo dal trattenersi e in silenzio si era volta per nascondere quel risolino che gli era salito alle labbra. Non c'era alcun dubbio che le avesse viste anche lui, bastava osservare quell'atteggiamento per averne la certezza.
L'ereditiere strinse i denti, livido di rabbia e frustrazione, ma perché sua madre non le aveva semplicemente bruciate? Ma si sa come sono le mamme, sempre fiere delle "prime volte" dei loro figli: primo giorno all'asilo, primo bagnetto, prima festa di compleanno, prima recita, prima volta sul vasino...
Se avesse commesso un pluriomicidio in quel momento quante probabilità aveva di farla franca? Decisamente poche, sopratutto perché con quei due avrebbe raggiunto il tetto massimo degli omicidi imposto da Monokuma e non avrebbe potuto liberarsi di Kirigiri che, di certo, in un processo lo avrebbe inchiodato (in più, anche Celestia poteva diventare pericolosa).
Davanti ad una situazione disperata, bisognava prendere decisioni altrettanto disperate.
- Naegi!.- chiamò Togami facendolo trasalire, quella sua sensibilità esagerata nei confronti degli altri poteva tornare a suo vantaggio,
- Si..?- balbettò Makoto, consapevole di star per essere invischiato ancora di più in quella storia,
- Quelli sono gli unici ricordi che ho di mia madre. Non la vedo da quando avevo otto anni e sono stato ufficialmente adottato dalla famiglia Togami, la quale non le ha mai permesso di avvicinarsi a me - tirò tutto d'un fiato, non era pratico dei sentimentalismi, ma avendo detto la verità sapeva che ciò avrebbe toccato il ragazzo più di qualunque complicata bugia si sarebbe potuto inventare.
- Ah...- di certo però non si aspettava che il piccolo e dolce Naegi scoppiasse in lacrime, cosa che fece di riflesso, prima ancora che la sua mente elaborasse le parole rivoltogli dal biondo.
"Va bene, forse la mia infanzia appare più terribile di quanto lo sia stata in realtà" realizzò Togami, il quale, vivendo quegli eventi in prima persona, li aveva accettati come la normalità. Visto che sua madre non avrebbe mai potuto far parte della famiglia non aveva alcun diritto di avvicinarsi ad essa, se anche Byakuya avesse sofferto di quella distanza (e non lo stava ammettendo), con il corso del tempo dovette farsene una ragione, e quella figura che per otto anni era stata il centro del suo universo aveva finito con il diventare un fantasma dai contorni pallidi e indistinti.
- Ohi... Naegi, non stai esagerando? - si sentì a disagio Owada, un po' come quando parlava con Fujisaki, si sarebbe aspettato da lui una reazione simile, non da Makoto. Infondo gli aveva spiegato che la loro era solo una finta, non aveva veramente l'intenzione (non totalmente almeno), di estorcere dei soldi a Togami. Quando aveva pensato alla tecnica "facciamo i bastardi così che la piccola serpe si arrabbi e non abbia il tempo di deprimersi" gli era sembrata un'idea perfetta, almeno nei confronti dell'ereditiere, il quale non avrebbe mai accettato volentieri che qualcuno si preoccupasse per lui.
- Eh..? No, non avete capito non sto piangendo per...- si stupì Makoto nel trovarsi osservato da quei volti stupefatti e un po' sconvolti, - è che... ché-ee - fu interrotto da una serie di starnuti che avrebbero assordato un elefante, seguiti da una specie di singhiozzo simile allo squittio di un topo.
- ... e questo? - volle chiedere spiegazione Byakuya dopo che il ragazzo si fu finalmente fermato,
- Benso di non sDare molDo bene...- balbettò in risposta mentre si strusciava gli occhi sulla manica della giacca e tirava rumorosamente su il moccio che gli colava dal naso.
- Aspetta - distrattamente Owada passo le foto che teneva in mano a Togami, così da potersi chinare sul più piccolo, era entrato in modalità "fratellone", e verificò la sua temperatura appoggiandogli un palmo sulla fronte mentre con l'altro tastava la propria.
Sì, rispetto a lui sembrava che Naegi avesse una temperatura più alta, forse qualche linea di febbre, ecco il motivo per cui quella mattina gli era sembrato avesse troppo spesso la testa fra le nuvole. Così si spiegava anche perché in un momento della conversazione tra il motociclista e l'ereditiere si fosse voltato dando loro le spalle, era assai probabile stesse tentando di trattenere quegli starnuti che lo avevano colto subito dopo.
- Credo sia meglio portarlo in infermeria...- commentò osservando gli occhi lucidi di Makoto, a quanto sembrava era il tipo di persona alla quale lacrimavano eccessivamente gli occhi quando stava male,
- Eh?.. è solo un allergia! Non serBe - rifiutò, ma bastò uno sguardo minaccio del motociclista per azzittirlo,
- Allergia a cosa?..- continuò a fissarlo nell'evidente intento di intimorirlo, una persona messa sotto pressione tende a dire la verità più di quanto lo faccia se si alzano le mani su di lei,
- Ehm... agli orsi? - distolse lo sguardo a disagio. Le bugie non sapeva proprio raccontarle.
- Bene, visto che qui abbiamo risolto... occupati del cagnolino - intervenne Togami, facendo già per andarsene, per una seconda volta in quel giorno però i riflessi allenati di Owada furono più veloci di lui e gli bloccarono la fuga, afferrandolo per una spalla.
- Dove credi di andare? -
- Mi hai dato le fotografie, abbiamo finito - concluse l'ereditiere guardandolo da dietro la spalla, senza fare la fatica di voltarsi mentre gli mostrava con un sorriso sagace il bottino che incautamente Mondo gli aveva lasciato,
- Col cavolo che sparisci di nuovo! Non pensi che, non essendoci riuscito la prima volta, Monokuma proverà a spingerti a commettere un omicidio una seconda?!? - se era irritato, e questo accadeva spesso, Owada parlava a macchinetta, e ciò che gli usciva dalla bocca non passava per il cervello. Rivelare al diretto interessato le preoccupazioni, di cui Kirigiri aveva reso lui e Naegi gli unici testimoni, non era una mossa molto saggia, sopratutto se fatta nel mezzo del corridoio dove tutti poteva udirlo e sotto l'occhio vigile delle telecamere da dove il Burattinaio gli spiava.
- Non sono tanto sciocco da cadere nelle trappole di quello psicopatico - ribatté Byakuya facendosi aggressivo, punto in un già moribondo amor proprio, non gli serviva la pietà di quegli inetti, che si preoccupassero di loro stessi se ne erano in grado, lui avrebbe fatto lo stesso.
Con un gesto brusco si liberò dalla presa del motociclista ma, invece di andarsene, si girò verso di lui, pronto ad uno scontro verbale, l'altra volta era stato accecato dall'ira, non lo avrebbe più sfidato su un campo in cui si trovava in netto svantaggio.
- La prima volta però non mi sembra che tu te la sia cavata così bene. Eri pronto ad immolarti e a portarci tutti con te! - gli rammentò, non credeva che il biondo avesse una memoria tanto corta, era accaduto solo il giorno prima,
- Tsk... Non avrei di certo ucciso Fukawa - negò Togami, ma per un istante un tremolio gli attraversò le iridi, non era del tutto sicuro di quell'affermazione. Era un dubbio che lo avrebbe tormentato sino alla morte, se Asahina non si fosse trovava nello spogliatoio del bagno comune nel momento in cui era arrivata Fukawa, lui, scoprendo ciò che la letterata aveva ottenuto, come avrebbe reagito?
Forse le cose avrebbero potuto finire in maniera diversa, se gliel'avesse semplicemente chiesta, probabilmente la ragazza gli avrebbe dato quella fotografia senza fare storie... una parte di Byakuya però lo dubitava fortemente. Touko aveva una vera e propria ossessione per l'ereditiere, non sarebbe stato strano se avesse cominciato a ricattarlo, o se avesse considerato quell'immagine come un tesoro o un reliquia, rifiutandosi di restituirgliela.
- E comunque "testa a granoturco" ...- avendo perso la faccia come Togami, di tanto in tanto aveva deciso di concedersi qualche termine volgare e popolare, da bambino era sveglio e loquace, non era raro che insultasse qualcuno superiore a lui (sia fisicamente, che a livello sociale). A dirla tutta, prima diventarne parte, odiava in maniera viscerale, istintiva, ogni forma di autorità. -... se fossi in te mi preoccuperei delle attenzioni che Monokuma ti dedica ultimamente – aggiunse in tono acido,
- Te... testa a granoturco?!- il cervello di Owada andò in ebollizione e non udì per nulla l'avvertimento che gli rivolse, - Prova a ripeterlo brutta serpe!! - lo invitò scrocchiandosi rumorosamente le nocche, con un espressione che per nulla nascondeva i suoi intenti: l'avrebbe ridotti in poltiglia, occhiali o no.
- Sempre pronto ad usare la violenza, e pensare che ti credevo maturato - lo beffeggiò, traendo un sadico piacere nel punzecchiare la tigre già pronta ad azzannarlo,
- Non pensare di potermi fare la predica Bast...-
- Ragazzi sDo per vomiDare - gli interruppe un Naegi pallido come un morto, per dargli quel avvertimento che seguì quasi immediatamente l'atto che annunciava.
I due ammutolirono per un lungo istante, sbalorditi dalla scena, la quale sembrò avere un pessimo effetto su Togami, - Ugh...-  trasalì, visibilmente toccato, per quanto cadaveri e sangue non gli procurassero il minimo fastidio, non poteva proprio reggere ad una simile vista e finì per essere attaccato a sua volta da una forte nausea.
"Adesso ne devo portare due in infermeria" pensò Owada sbuffando, sbollendo la rabbia che gli era montata, massaggiandosi le tempie credendo che presto avrebbe cominciato a perdere i capelli, preoccuparsi per quei due era un compito troppo gravoso.


L'unica pecca nel piano di Owada nel decidere di portarli in infermeria stava che, una volta lì, non aveva un'idea ben precisa di cosa dovesse fare. Con tutte le contusioni e le ferite che aveva dovuto curare su stesso, suo fratello o agli altri membri della banda ormai sapeva destreggiarsi sapientemente con impacchi, bende, e simili, ma i medicinali non erano un ramo di sua competenza. In più non capiva un accidenti di ciò che era scritto sulle etichette delle varie pastiglie, bottigliette e simili che occupavano l'armadio, ma perché non c'era un semplice farmaco per l'influenza? Si ritrovò a pensare irritato.
Non essendo sicuro di come procedere decise per prima cosa di verificare se Naegi avesse realmente la febbre e, se si, quanta ne avesse, un termometro non fu tanto difficile da trovare e per lo meno sapeva come adoperarlo. Occupatosi di quell'incombenza, aspettando che il piccolo apparecchio elettronico prendesse la temperatura esatta del ragazzo, si assicurò che Togami non se la fosse svignata. Fortunatamente per l'ereditiere (il quale al contrario avrebbe attirato su di se l'ira di Mondo), era ancora lì, seduto su uno sgabello vicino alla porta doveva l'aveva lasciato, non aveva più il volto nauseato, ma rimaneva comunque pallido, probabilmente la sua mente si era fissata sull'immagine di poco prima e non riusciva a scrollarsela di dosso.
Un po' come quando vedi una scena paurosa in un film horror e il cervello continua a ripresentartela davanti agli occhi, più tardi, quando sei in camera da letto immerso nell'oscurità, con le coperte portate sin sopra la testa nell'inutile tentativo di prendere sonno.
Era meglio dargli un medicinale per lo stomaco, riflette Owada, ma nello scaffale non c'era traccia di quello che di solitamente trovava in farmacia, e prenderne uno a caso non era la scelta più sensata, c'era il rischio di peggiorare le cose, se non addirittura di uccidere Naegi o l'ereditiere inavvertitamente.
- Owada? - quasi fosse un angelo disceso dal cielo, e non ne aveva proprio l'aspetto con quei muscoli pompati da lottatore di wrestling ed essendo alta più di due metri, a quel punto giunse Sakura a salvarlo da tutti i suoi dilemmi,
- Ti serve qualcosa Oogami? - l'accolse un po' freddamente, non intenzionalmente però, era semplicemente irritato nel trovarsi in un vicolo cieco,
- No, ho visto quello che è successo in corridoio. Pensando che qualcuno stesse male sono venuta a vedere se aveva bisogno d'aiuto - spiegò, e nonostante occultasse con un'eccezionale abilità la sofferenza di cui gli si era impregnata l'anima in quelle poche ore, nessuno, dopo averle viste assieme, avrebbe mai creduto che la super ultra lottatrice liceale non penasse per la morte della sua amica. Era impensabile che non piangesse per la fine di Asahina, ma Sakura era una ragazza stoica e estremamente severa (più con se stessa che con i suoi compagni), non avrebbe permesso ad altri di essere testimoni delle sue sofferenze, preferiva portare tutto sulle proprie spalle, che le sue debolezze non pesassero su chi la circondava.
Il soffrire per la morte di una persona amata non era una debolezza, questo però Oogami non lo sapeva, o decise comunque di ignorarlo, mostrasi disperati era la gioia del Burattinaio, e forse consapevole di ciò preferiva rimandare il cordoglio per le persone amate a quando lo avessero sconfitto e fossero fuggiti alla sua prigionia.
- Owada, sembri in difficoltà - osservò vedendo il motociclista immobile davanti l'armadio dei medicinali a fissarlo come se si fosse trattato di una stele scritta in aramaico antico,
- Tu ci capisci qualcosa di queste..? - indicò le etichette con tutte quelle loro scritte articolate e complicate (molte delle quali in inglese),
- Dipende da cosa ti serve, comunque, quella che hai in mano è per i dolori mestruali, non credo che sia indicata per loro - osservò provocando un imbarazzo generale nel toccare quell'argomento che per i ragazzi era un tabù, con un certo disagio Owada rimise la scatola di pastiglie in mezzo alle altre. - Comunque, cos'hanno? - si volle informare la lottatrice, comprendendo di essere necessaria come l'acqua fresca ad un assetato viste le condizioni in cui versavano,
- A Togami viene il vomito perché ha visto il vomito - più diretto di così Owada non avrebbe potuto esserlo neanche volendo, e ciò gli procurò uno sguardo pieno d'astio da parte dell'ereditiere il quale, se mai il motociclista fosse stato un medico, dopo una diagnosi simile, lo avrebbe denunciato. - E Naegi si è preso l'influenza, credo che abbia la febbre - quasi lo avesse chiamato in causa, il termometro elettrico fece un breve *bip* avvertendo che aveva appena finito di prendere la temperatura del ragazzo: 39,2 era il responso.
- Piuttosto alta - convenne Oogami subentrando al motociclista, le bastarono due secondi per trovare il medicinale per lo stomaco adatto a Togami e uno che abbassasse la febbre a Naegi, - La pastiglia deve essere sciolta in acqua calda - li avvertì mandandoli in cucina, -... è meglio se state per un po' lontano da qui, Naegi potrebbe essere contagioso e sarebbe un bene se evitassimo di ammalarci tutti in una situazione simile - aggiunse invitandoli ad andarsene e prendendosi automaticamente l'impegno di badare al ragazzo. D'altronde, preferiva tenersi occupata in vari modi, se solo si fermava o tornava alla solita routine di allenamenti l'assenza di una certa presenza al suo fianco le stringeva il cuore e le sembrava che esso si tramutasse in sabbia, per poi sgorgare fuori dal suo petto, svuotandola poco per volta, lasciandola senza più nulla.

La mensa era insolitamente vuota, Celestia che la usava come base fissa per quasi l'intero arco delle giornata non era in vista, forse era rimasta attirata da una delle aule che l'ultimo omicidio aveva aperto o, più semplicemente, annoiata dall'atmosfera piatta che si respirava sempre a seguito di un processo di classe, era andata a prendersi qualche rivista in sala giochi.
- Allora seconda Kirigiri sarei un omicida latente pronto ad esplodere da un momento all'altro - fece Togami mentre beveva da una neutrale tazza bianca, colma d'acqua calda, la medicina datagli da Oogami. A differenza di Owada, cui l'osservazione dell'ereditiere era sfuggita, il biondo non aveva certo mancato di udire la piccola rivelazione che gli aveva fatto in preda alla rabbia,
- ... non ti ha descritto proprio così - ebbe la tentazione di tranciarsi la lingua di netto Owada, non era certo una ragazzina che diveniva preda dei propri umori, eppure faceva notevoli passi falsi quando gli saltava la mosca al naso. Faticava a controllarsi.
- Fammi indovinare, ha detto: "sospetto che Togami sia diventato instabile, se Monokuma dovesse progettare qualche altro colpo basso nei suoi confronti non credo che riusciremo ad evitare il peggio. Naegi, vedi di controllarlo" - scimmiottò la ragazza riuscendoci anche discretamente bene, evento che stupì non poco il motociclista.
Non  avrebbe mai creduto si dedicasse ad attività simili, ma forse quella era la parte di Byakuya che Togami aveva sempre soffocato, o che nessuno aveva ancora visto perché il ragazzo era un associale freddo e sospettoso che preferiva starsene per i fatti propri.
- Hai dimenticato la parte: "Owada tu invece controlla Naegi" - aggiunse cedendo alle sue insistenza, ora non aveva più motivo di nascondergli nulla, ciò che era importante glielo aveva già rivelato,
- Oh, bene. Non solo sei stato declassato a baby sitter - commentò ironicamente, - ... ma hai anche finito per occupare un posto nella schiera dei cani investigativi di Kirigiri - ormai l'avevano notato tutti come quella ragazza aveva la tendenza a fare la despota, in questo era simile a Celestia, solo che quest'ultima aveva almeno la decenza di farlo platealmente, Kirigiri era invece più sottile nei suoi modi, si comportava come se seguire le sue indicazioni fosse l'azione più ovvia del mondo, naturale come respirare.
- Non fare il furbo...- lo riprese Owada guardandolo di traverso, con il sorriso irritante dal canino sporgente, -... non eravamo solo io e Naegi a sguazzare nell'acqua alle ricerca di prove l'altro giorno -
- Questo non significa che in futuro continuerò a essere collaborativo con voi - rimbeccò lui,
- Ma quell'unica volta è bastata per considerarti ufficialmente arruolato nella squadra - per una qualche ragione, ogni discorso cominciassero finiva sempre con il rischio di tramutarsi in rissa, senza eccezioni, doveva esserci qualcosa a livello molecolare che li spingeva ad azzannarsi l'un l'altro. Forse gli stessi ruoli di cui portavano il titoli erano in parte la prova della loro incompatibilità, il motociclista di strada fuorilegge e l'ereditiere in cima alla scala sociale, entità che al di fuori dell'accademia Kibougamine non avevano nulla in comune e che mai, probabilmente, si sarebbero incrociate. Due antipodi, la cui polarità era però la medesima e li portava ad avvicinarsi quel tanto che bastava solo per potersi respingere.
- Mi dispiace deludervi, ma i cani investigativi hanno un fiuto molto migliore del vostro - la voce di Kirigiri fece sussultare i ragazzi dalla sorpresa e il commento rivelò che era già da un po' che stava in silenzio ad ascoltarli, alle loro spalle.
"MA da dove è spuntata!!?" si allarmarono Togami e Owada, "non avrà mica poteri Esp?" si chiesero, influenzati forse dai pessimi racconti di Hagakure,
- Kirigiri...- la salutò il motociclista, sudando freddo, un vero uomo non la spuntava mai contro una donna, era un fatto veritiero e impossibile da modificare, questioni di genetica.
- Owada, credo di essere stata chiara nel chiedere che certe mie congetture non fossero divulgate - gli ricordò, quasi si trattasse realmente di un cane rimproverato dal padrone, Mondo si ritrovò, imbarazzato, a chinare il capo,
- Si..- mugugnò a denti stretti, stuzzicando l’ilarità del biondo, il quale preferì però tenerlo per se.
- Eri talmente convinta che fossi una persona tanto facile da manipolare e tramutare in un assassino, da sguinzagliarmi dietro questi due? - osservò con un sorriso ironico, affrontandola a viso aperto,
- No, non lo credevo - negò lei, con il conseguente sconcerto dei due, - ma speravo che invece Monokuma lo pensasse, così ci sarebbe stato facile prevedere e aggirare le sue mosse - sospirò, - avremmo potuto creare un’offensiva adatta da far smuovere il burattinaio, sopratutto ora che ha preso un comportamento a lui tanto inconsueto da quello che ci ha mostrato sino ad adesso - per quanto sapesse di star facendo quelle dichiarazioni sotto l'occhio fisso delle telecamere, ormai ciò non aveva più importanza, il suo piano era andato in malora prima ancora di cominciare.
E tutto perché Owada non sapeva tenere la bocca chiusa.
- Kirigiri, sono l'ultima persona a poterlo dire, ma se hai intenzione di usare altre persone per svolgere i tuoi piani, devi per forza rivelarglieli. Questo incidente è accaduto per causa tua, se gli avessi detto le tue reali intenzioni Owada sarebbe stato attento due volte in più a non spiattellare tutto – e se in quel momento si fosse scoperto che il vero Togami Byakuya era stato rapito dagli alieni e che quello che avevano di fronte era una specie di cyborg altamente tecnologico, Mondo non si sarebbe stupito più di tanto. Qualunque cosa era ben meno stupefacente del vedere l'ereditiere prendere le sue difese.
Perché un simile comportamento? Non andavano per nulla d'accordo.
Forse, nel mettere lui e Kirigiri su una bilancia, l'ago aveva finito con il puntare contro la ragazza? La trovava più fastidiosa?
- Ne terrò conto per la prossima volta, non è mia abitudine fare lavoro di squadra, e tal volta tendo a dimenticarmi come si faccia a collaborare – ammise, e quelle sarebbero state le parole più vicine a delle scuse che avrebbero ricevuto.
- Dov'è Naegi? - cambiò rapidamente discorso, forse sentendosi un poco d'impiccio, ma la sua espressione non tradiva alcun turbamento,
- In infermeria - rispose Owada,
- ... si è preso l'influenza perché nessuno gli ha dato il tempo di liberarsi dei vestiti bagnati fradici prima dell'inizio del processo - aggiunse Togami con il chiaro intento di punzecchiarla.
- Voi non vi siete ammalati...- osservò Kirigiri, - Naegi è pur sempre un uomo, dovrebbe avere un sistema immunitario più sviluppato - non sapevano precisamente che tipo di idee si fosse fatta Kyouko sul gene maschile, ma da come ne parlava sembrava considerarli immuni a tutto e ciò la rendeva al quanto esigente nei loro confronti.  
"Nello spogliatoio del bagno comune" con un movimento del tutto naturale, facendo per andarsene,  la ragazza appoggiò il biglietto sul tavolo dove erano seduti, facendo in modo che fosse visibile a loro ma non alle telecamere, e uscì dalla sala mensa senza aggiungere altro.
Togami si liberò quasi immediatamente del biglietto stringendolo nel pugno, per poi gettarlo dentro la tazza che ancora stringeva, c'era rimasta ancora un po' d'acqua e il biglietto era di carta sottile, una volta bagnato, quasi scomparve.
Entrambi i ragazzi sapevano che sarebbe risultato sospetto se si fossero diretti nel luogo dell’appuntamento immediatamente e insieme, soprattutto subito dopo che Kirigiri li aveva incontrati. Per quanto si comportasse in maniera strana e fosse uno psicopatico, il Burattinaio non era certo uno stupido, avrebbe subito compreso che stavano architettando qualcosa.
L'ereditiere si alzò per primo dal tavolo, perdendo tempo dirigendosi in cucina per lavare la tazza (era il tipo che amava la pulizia, per quanto sembrasse non alzare mai un dito), Owada invece andò nel corridoio per poter bighellonare lì intorno, andando prima in camera propria, uscendone dopo qualche minuto con una cesta colma di vestiti, e recandosi in lavanderia.
Togami si recò nel punto d'incontro dopo dieci minuti da quando la ragazza gli aveva fornito il messaggio, Owada dopo un quarto d'ora e li trovò lì ad attenderlo.


Kirigiri non parlò subito, aveva un aspetto differente da quello di soli pochi minuti prima, non che il suo viso avesse un espressione in particolare, ma c’era qualcosa nel suo atteggiamento che non quadrava. Ricoprì per un paio di volte l’intera ampiezza dello spogliatoio, a passo veloce e dalla cadenza pesante, sembrava persa nei suoi pensieri, in una riflessione che la separava momentaneamente dalla realtà da cui era circondata. Non riservava la minima occhiata al motociclista e l’ereditiere, i quali si erano pur sempre scomodati a raggiungerla quando li aveva chiamati.
“No, aspetta..! Che ci faccio qui?!” riflette d’improvviso Togami, attraversato da un lampo di lucidità, si era davvero inconsciamente unito a quella banda di investigatori a tempo perso? Ma perché le aveva ubbidito? Si domandò allarmato, cominciando a riflettere su una risposta sensata da dare per spiegare la sua presenza. Certo, poteva usare la scusa che, riconoscendo la straordinaria abilità della ragazza nel raccogliere informazioni, era appunto per venir a conoscenza delle sue ultime scoperte se ne aveva seguito le indicazioni. Una mezza menzogna per salvare la faccia. Cosa gli stava accadendo nel ultimo periodo?
- Ehm… Kirigiri? – notando come i suoi due compagni avessero la testa da tutt’altra parte, e sentendosi un poco a disagio nell’udire, nel completo silenzio della stanza, gli ingranaggi dei loro cervelli che lavoravano senza sosta, Owada decise di richiamarne l’attenzione. Aveva lasciato incustoditi i suoi vestiti ad asciugare in lavanderia e temeva che, qualcuno, volendogli  rubare il posto sul filo che usavano per stendere la biancheria, potesse infilarglieli dentro una cesta impedendo così che si asciugassero (era già successo).
Non voleva perdere tempo.
- Non dovevi dirci qualcosa? – insistette, e finalmente la ragazza si fermò, fissandoli per un momento come se cercasse di ricordare cosa volesse da loro o accorgendosi che erano arrivati solo in quel istante,
- Si… - ammise, senza aggiungere però altro, lo sguardo che si perdeva altrove.
- Ma che le prende?- sussurrò il motociclista a voce appena udibile all’orecchio di Togami, vicino a lui, sempre più incuriosito (allarmato), dall’atteggiamento di lei,
- Per chi mi hai preso?.. Non riesco mica a leggere nel pensiero - replicò con voce altrettanto sottile il biondo, l’espressione irritata per qualche motivo che Mondo non afferrò,
“Oggi cos'hanno tutti?” pensò credendo fosse a causa dell’influenza di Naegi, forse si era già propagata infettando sia Kirigiri che l’ereditiere, visti i comportamenti insoliti. Purtroppo, senza altri modi per sapere cosa stesse accadendo e ignorandone totalmente la causa, Owada non aveva altra scelta.
Sbuffò, non era il genere di cose in cui eccelleva, anzi, in passato ciò gli aveva causato non pochi grattacapi, - Ehm… Kirigiri, tutto a posto? – fu costretto a chiederle, diretto, poiché era l’unica maniera in cui sapeva comportarsi, cercando di modulare la voce così da non apparire aggressivo, ma incapace di avere un’espressione rincuorante.
Kyouko era una ragazza e, per quanto non avesse certi interessi nei suoi confronti, per il motociclista era comunque un'impresa rivolgersi al “gentil sesso” senza avere un aspetto minaccioso.
Fortunatamente, Kirigiri non era il tipo da spaventarsi per così poco, spesso qualcuno aveva persino dubitato che fosse umana (Hagakure aveva sviluppato la teoria che fosse in realtà un androide), visto la sua apparente  indifferenza a tutto, questo era però solo il suo istinto di autodifesa, non era davvero tanto impassibile come appariva.
- Si, Oogami si sta prendendo cura di Naegi…- rispose sovrappensiero,
- Ah…- commentò Owada, confuso,
- Oh, è gelosa? – ipotizzò Byakuya sottovoce, stupito, non credeva che la ragazza potesse nascondere comportamenti così tipicamente femminili, o forse era attanagliata dal senso di colpa dopo ciò che lui stesso gli aveva detto? Ovvero, che era colpa sua se Makoto si era ammalato.
La ragazza però parve sentirlo, visto lo sguardo con cui lo fulminò e che intimamente lo fece trasalire, ma non si degnò di dargli risposta, ricomponendosi e tornando la solita Kyouko, pronta e vigile.
- Naegi è momentaneamente indisposto, dovremmo agire da soli- annunciò come se quelle parole spiegassero ogni cosa, dissipando ogni dubbio e rispondendo a qualunque domanda,
- A fare cosa? – ma che in realtà non dicevano nulla e procurarono solo ancora più confusione al motociclista,
- Dobbiamo approfittare del momento, prima che Monokuma crei una regola che ce lo impedisca, e penetrare in presidenza – spiegò,
- In presidenza? – continuava a non capirci nulla.
- Non sei andato ad esaminare l’ultimo piano che ci è venuto a disposizione? – fece in tono volutamente derisorio Togami, beffeggiandolo per la sua ignoranza, - Oltre alla presidenza, c’è la sala professori, l’aula di musica, il laboratorio di chimica e la stanza di trasmissione dei dati – gli fece un rapido resoconto,
- E perché dovremmo andare in presidenza? - più che altro Owada non comprendeva perché Kirigiri dovesse annunciarglielo in quel modo, lontano da occhi indiscreti. Insomma, non bastava aprire la porta? Avendo accesso al piano avrebbero dovuto poter esaminare tutte le stanze che lo occupavano.
- Perché è chiusa a chiave, e c’è una notevole possibilità che il Burattinaio voglia nasconderci qualcosa presente al suo interno – spiegò lei, serrando forte la mascella nell’aggiungere, - è assai probabile, viste le prove riscontrate fin ora, che il colpevole della nostra prigionia e dei processi di classe sia lo stesso preside della Kibougamine – sembrò faticare ad ammettere una simile possibilità, quasi prenderla in considerazione andasse contro la sua natura. Un altro comportamento insolito.
- Quindi, esaminando il suo ufficio, potremmo trovare altri indizi – seguì il suo ragionamento l’ereditiere, trovandola un’idea sensata, probabilmente c’erano documenti o altri file che gli avrebbero reso più chiara la situazione in cui erano piombati e forse, chissà, si sarebbero anche imbattuti in una via di fuga (questo era però essere troppo ottimisti, e non si facevano illusioni).
- Ma come facciamo a procurarci la chiave?..- intervenne Owada, - Hai qualche idea di dove sia nascosta Kirigiri? –
- Per nulla – ammise, un evento al quanto inedito, allora non era poi così onnipotente e onnipresente come spesso era sembrata, - Però ci sono altri modi per aprire una porta… – aggiunse rimanendo sul vago, lasciando che fosse la fantasia del motociclista a dare seguito a quella frase.
- Vorresti sfondarla?-
- Esattamente – confermò,
- … e voi che sia io a farlo? – aggiunse, poiché dubitava che contasse su Togami in quanto a forza fisica,
- Di nuovo esatto – sorrise leggermente,
- Credi che Monokuma ce lo lascerà fare? – protestò a quel punto l’ereditiere, evidenziando immediatamente un enorme punto scoperto del suo piano,
- Per questo sarebbe stata necessaria la presenza di Naegi, lui avrebbe tenuto occupato Monokuma, e di conseguenza il burattinaio, mentre Owada si occupava di buttare giù la porta –
- Questo però non gli avrebbe impedito di osservarci tramite le telecamere – obbiettò,
- Ho buoni motivi per credere che mentre Monokuma è in funzione, il burattinaio non sia in grado di vedere ciò che proiettano le telecamere –
- Il tuo piano allora sarebbe di distrarlo mentre accedi all’ufficio del preside – ricapitolo il biondo,
- Si, ma senza Naegi esito a metterlo in pratica, e questo potrebbe farci perdere l’occasione per infiltrarci –  finalmente fu comprensibile il suo turbamento di poco prima, non era preoccupata per le condizioni del ragazzo, ma per la buona riuscita del suo piano.
Oppure, l’aveva detto volutamente per farglielo credere.
- Naegi è così essenziale? – domandò Mondo, il quale non vedeva l’assenza di Makoto un problema tanto insormontabile,
- Abbastanza – rispose per lei Togami, sollevando gli occhiali per massaggiarsi gli occhi, stava riflettendo, fu però poi Kirigiri a riprendere parola,
 - Naegi, per quanto potrebbe essere spaventato all’idea (o forse propri per questo), riuscirebbe a distrarre Monokuma per un tempo relativamente lungo, e quell’orso non verrebbe insospettito eccessivamente dal suo comportamento. In più, per quanto non sia una cima, ha dimostrato di avere più cervello di Hagakure, con il quale potremmo distrarre Monokuma per lo stesso tempo, ma con il rischio che riveli il nostro piano in un attacco di panico - alla fine, per quanto venisse sempre sottovalutato, Naegi aveva nervi più saldi di quanto gli si attribuisse ad una prima occhiata e la sua parlantina, come aveva già dimostrato durante i processi, poteva dilungarsi anche per svariati minuti.
- Però adesso è malato – comprese la gravità della situazione il motociclista,
- Non si potrebbe neppure sfruttare quell’interesse che Monokuma sembra aver sviluppato per Owada, visto che è l’unico tra noi tre che potrebbe abbattere una porta…-  commentò Byakuya, pensando ad alta voce,
- Hai forse intenzione di aiutarci Togami? – la domanda di Kirigiri poteva sembrare fuori luogo, a quel punto, ma non si poteva mai dire con l’ereditiere, sempre suscettibile a fare combriccola e a collaborale.
- Eh?..- una pessima sensazione ne impregnò l’animo, si era forse fregato con le proprie mani?
- Bene, la mia principale preoccupazione era che, essendoci solo io e Owada: o non avremmo potuto distrarre Monokuma; o Owada avrebbe dovuto entrare da solo in presidenza, con il problema che non ha l'abilità per comprendere quali documenti possono rivelarsi utili per la nostra investigazione – spiegò gli intoppi in cui era incappata nel tentativo di far quadrare il suo ragionamento. – Però se Togami affiancasse Owada nell’andare in presidenza, io potrei occuparmi di fare una lunga chiacchierata con Monokuma – stava sorridendo, un sorriso più largo di quello che di solito mostrava quando era soddisfatta della risposta che riceveva, si stava divertendo, di questo Togami ne era certo. "Manca solo che cominci ad abbaiare" pensò, ultimamente il suo orgoglio veniva calpestato sin troppo spesso.


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Va be', sono una bugiarda... >.<'''
avevo previsto di prendermi una pausa, ma questo capitolo è uscito da solo. Spero vi possa piacere e scusate gli errori di distrazione xP
NB: RINGRAZIO tutti coloro che hanno risposto al mio appello. Hifumi Yamada e Yasuhiro Hagakure sono finalmente nella lista!!! Grazie a TUTTI!!!
  
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