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Autore: sherry21    06/10/2014    9 recensioni
Sherry è riuscita a raggiungere il suo obiettivo, lavorare nell'ospedale dei suoi sogni.
Dal primo giorno tutto si preannuncia un disastro, il dottor Ace sembra divertirsi a tormentarla e a fargliene passare di mille colori, risvegliando in lei uno spirito battagliero assopito da anni.
Fra mille battibecchi, dispetti e situazioni imbarazzanti, Sherry non demorde, anzi, riesce a tener testa a Portgas come mai era successo prima fra le mura di quel reparto, conquistando simpatie e antipatie di diversi colleghi.
Nonostante tutto, riuscirà a trovare qualcuno che la farà sentire completa ...
Spero di aver incuriosito qualcuno, auguro una buona lettura!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori quasi impossibili'
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Capitolo 11:
“- … è uno scherzo, giusto?-” domandò con una piccola risata nervosa il mio carissimo fratellone.
-No. – risposi con un tono di voce basso e secco.
Ci fu un silenzio interminabile dall’altra parte della cornetta.
Il cuore mi martellava nel petto come un disgraziato e non vedevo l’ora che tutta quella storia finisse.
“-Sei a Bridgeport da un mese e ti sei trovata il marito senza dirci niente?!-” alzò leggermente la voce, molto probabilmente si stava contenendo per via delle infermiere.
-Ben … -.
“Regola numero uno: Mai far arrabbiare Ben Sterling … l’avevi dimenticato?”.
“-Saturn queen … congratulazioni! Allora sono l’unico zitello di casa che rimane a piede libero, me lo farai conoscere questo tuo marito quando verrai giù da noi, vero?-”.
Miseriaccia, non ci avevo pensato! E per giunta non mi era passata inosservata quella piccola velatura di sarcasmo sul termine “marito”.
Guardai Asso, notando che stava scrutando divertito le mie diverse mimiche facciali.
-Penso di sì … - risposi alzando un sopracciglio sconcertata.
Di sottofondo sentii la voce di mia madre: “-Marito!-”.
“Scommetto una pizza con wurstel e patatine che tua madre sviene.”.
-Oddio, chi lo spiega a mamma? … - sospirai distrutta.
“-Ero sicura che ci sapesse fare a letto quello lì, bastava sentire la sua voce! Non gracchiava più come un corvo! …-” squittì “- … passamela Ben!-”.
“Oddio che famiglia di PAZZI!” si strappò i capelli il mio alter ego “ … e chi mi paga il parrucchino adesso?!”.
“-Mamma! Certe cose non si dicono a voce alta! … soprattutto se ci sono degli estranei nei dintorni … -“ sentii di sottofondo Ben e qualche altra voce femminile ridere di gusto, mentre il telefono fu ceduto alla scellerata di mia madre.
“-Dico solo quel che penso tesoro. Che bello, non dovremmo più sentirti nervosa. Mi dici almeno come si chiama? Me lo descrivi un po’? Avete fatto qualche foto del vostro matrimonio? … aspetta un attimo … perché ti sei sposata senza invitarci?-”
-Bella domanda, perché non vi ho invitati al matrimonio? – guardai Asso supplichevole e lui mi rubò la cornetta di mano.
-Buonasera signora Sterling, sono Ace, il marito di sua figlia. -.
Nella testa continuò a ronzare quel vocabolo: “Marito”.
Oddio, quindi io ero sua “Moglie”!
Il mio alter ego, vestito di tutto punto e con un parrucchino bianco pieno di boccoli, si mise a dirigere un’orchestra fantasma suonando un movimento della quinta sinfonia di Beethoven: “Tatatataaaa Tatatataaa! Buonasera Sherry cara, forse solo adesso hai smaltito le benzodiazepine che ti avevano iniettato e ti sei svegliata.”.
Sarei mai riuscita a sostenere quella farsa?
Perché avevo la netta sensazione che fosse più grande di me?
“Perché lo è?” domandò piccata il mio alter ego sventolandomi la bacchetta dell’orchestra davanti al naso.
Battei flebilmente la testa sul suo petto di mio marito, ricevendo un forte abbraccio confortante.
Cosa stavo facendo?
Alla fine ero riuscita a coinvolgere Asso.
Mentre parlava al telefono, sentii la sua mano poggiarsi sulla fronte e mi guardò interrogativo.
-Sì, ci siamo sposati questa mattina in comune e non abbiamo ancora detto nulla a nessuno … volevamo essere molto discreti. -.
Chissà cosa gli stava dicendo mia madre, non volevo neanche saperlo.
-Certo, verrò anch’io a trovarvi assieme a Sherry. Ora la saluto, sua figlia ha bisogno di aiuto in cucina. Arrivederci. – appena riattaccò il telefono, mi strinse delicatamente a sé appoggiando le labbra sulla mia fronte.
-Hai deciso di farti venire la febbre alla fine, ti sei strapazzata troppo?- mi coccolò fra le sue braccia.
-Forse … - mi crogiolai nel suo abbraccio.
- … vuoi che ti prepari un brodino?-
-Lo sai fare?- risi.
- … posso tentare. Mogliettina, posso avere l’onore di farti diventare una cavia da cucina, meglio, della mia cucina?-.
Risi flebilmente contro i suoi pettorali annuendo con la testa: - … anche se vorrei stare con te ferma in questa posizione ancora per un po’. -.
-Devi prendere l’antidolorifico fra poco, devi avere qualcosa sullo stomaco cara la mia infermiera. –
-Se dormo non sentirò il dolore, l’hai detto pure tu, non mi sveglia nemmeno il suono del corno inglese. -.
Sospirò accarezzandomi i capelli: -Mettiti sotto le coperte, guarda un po’ di tv ma non addormentarti, ok?-.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo, e gattonai sotto le coperte: -Ricevuto Doc. -.
Scosse il capo sorridendo, e dal cassetto del suo comodino tirò fuori un termometro: -Se hai la febbre alta mi fermo a dormire sulla poltrona questa notte, non si sa mai che possa servirti qualcosa. -.
Si mise al mio fianco facendo cenno con la testa di alzare il braccio.
Solo in quel momento potei immaginare che cosa provassero i pazienti nel non riuscire a fare un banalissimo gesto quotidiano da soli.
Mi sentivo un giocattolo rotto.
-Tutto bene? All’improvviso sei diventata mogia. – corrucciò le labbra in maniera strana, facendomi sorridere.
-È l’influenza che mi rende pensierosa, mi fa sentire vicino alla fine del mondo, ma sto bene. – abbozzai un sorriso malinconica.
-Filosofa dei miei stivali, riposa mentre ti lascio e non pensare alla fine del mondo per il momento. Arriverà per tutti ma non oggi. – mi sculacciò.
-Ehi!- lo ripresi fulminandolo.
-Sei mia moglie, quindi tecnicamente sei di mia proprietà … - ghignò malizioso - … e viceversa. – ammiccò.
-Non è proprio così la storia … - mugugnai.
-Pensala come vuoi, ma abbiamo firmato quel documento quindi è come se fossimo d’accordo. Solo la mancanza della firma del sindaco di Bridgeport non ci riconosce come tali. -.
Gli feci una linguaccia e coricandomi sul fianco sinistro lo congedai: -Maritino caro, vedi di non far saltare in aria la cucina. Mi raccomando. –
- … a proposito, come si fa un brodino con il dado?-.
“Oh my god! … è un caso perso!”.
 
-Sherry, ho pensato molto a come poterti aiutare … se io trasferissi tutta quella cifra sul tuo conto e poi tu la spostassi in un altro, di sicuro attireremmo l’attenzione di qualcuno … - Asso era così felice del suo piano che per un momento temetti che stesse per dire qualcosa si estremamente intelligente.
Continuavo a guardarlo negli occhi e ad annuirgli, senza sapere dove volesse andare a parare: - … se invece tu ed io ci sposassimo e pagassimo il tuo debito a rate … -.
“Stop! Cosa vuol dire –sposassimo-!”.
Andai in tilt.
Iniziai a scuotere il capo e a ridere nervosa: -Tu ed io cosa dovremmo fare? Wahahah ma se non facciamo altro che combinare danni quando siamo assieme. Ahahah figurati abitare sotto lo stesso tetto. – gli risposi.
Mi afferrò saldamente la mano buona, costringendomi a guardarlo negli occhi: -Hai un’idea migliore? Oppure gradisci veramente andare a vivere sotto un ponte e fare quello che mi hai detto questa mattina? – ringhiò serio.
-Asso, ma addirittura sposarmi? Come potrai continuare a vivere normalmente? Un matrimonio con me ti frenerebbe nel vivere come facevi prima, ti obbligherebbe a non essere te stesso e non voglio renderti infelice … Asso … inoltre come potrei ripagarti il debito? – sbuffai.
Tutta quella storia era un vero e proprio casino.
-Devi dire sì, staremmo un anno assieme e mi ripagherai preparandomi da mangiare e pulendomi la casa. – rise da bravo imbecille che era.
-Asso, è quasi un milione di Berry … ne sei sicuro?-
-Sì, io mi ci posso soffiare il naso con tutti quei soldi … - sgranai gli occhi stupita, ci si poteva soffiare il naso? Quanto era ricco? - … ma il nostro non sarà un vero matrimonio. –
-In che senso? - chiesi.

 
Sentii appoggiare qualcosa sul letto, ma non volevo girarmi a guardare che cosa fosse, avevo troppo sonno.
-Sherry … - mi accarezzò il viso, ed io mugugnai - … alza il braccio che vedo quanta febbre hai? -.
-Sono sicura di non avercela, lasciami dormire … - brontolai.
-Pulce … - la sua voce si fece grave, così mi costrinsi ad aprire gli occhi e a mettermi seduta.
Miseria, mi ero addormentata sul fianco della spalla malata ed ero piena di dolori.
Storse leggermente le labbra: - Trentotto e mezzo, rimango qui. Forza mangia. -.
Lo guardai un po’ ubriaca cercando di sedermi meglio che potevo: -Grazie … - e i dolori alla spalla partirono di nuovo come delle stilettate.
Ecco, mi rodeva ammetterlo, ma Asso aveva ragione sulla copertura antidolorifica.
-Testona testarda! Che cosa ti avevo detto che non dovevi saltare l’antidolorifico? Per darti corda ti ho lasciato dormire un po’ e adesso guardati … – iniziò a mugugnare alterato.
-Sto bene e non alzare la voce … - soffiai poco convinta.
-Ti sei seduta comoda? –
-Sì, passami pure il vassoio … - avevo tutta la bocca impastata e detestavo da morire quella situazione.
Osservai attentamente il piatto e ne annusai il profumo: - … mi sa che sei appena diventato il “re delle minestrine”- ridacchiai.
-Bene, allora domani te ne preparerò un’altra. – ghignò felice.
Lo guardai commossa, e sorridendogli lo richiamai: -Ace … -
-Che c’è?- si sedette sulla poltrona al mio fianco.
-Grazie mille. – gli dissi.
 
Il campanello suonò e Asso corse ad aprire.
-Ciao Ace, sono corsa il più velocemente possibile. Dov’è la donna che devi sposare? Non vedo l’ora di conoscerla.- fremette dall’impazienza.
-Ecco, non è che noi due ci vogliamo per forza sposare … come ti ho detto per telefono è una storia complicata … - si grattò la nuca.
Sbucai da dietro un angolino osservandola per bene.
Era una bella ragazza dai lunghi capelli azzurri ondulati, sembrava essere una persona dolce.
-Salve … – accennai un sorriso porgendole la mano non rotta - … Sherry Sterling. – mi presentai.
Le vidi gli occhi illuminarsi, e mi strinse la mano con una presa mostruosa: -Ace ma è bellissima! Sono felicissima che vi sposiate! Perdonami, io sono Bibi. -.
Ridacchiai per la sua energia travolgente e guardai Asso di sottecchi, avevo i miei seri dubbi che avesse compreso la situazione.
-Bibi, noi ci dobbiamo sposare per finta … - le spiegò pacatamente il mio futuro “maritino”.
La ragazza guardò entrambi sospettosa: -Per finta?-.
Tutti e due annuimmo.
-Bando alle ciance e spiegatemi tutto. – entrò in casa dirigendosi a passo sicuro e deciso verso la cucina.
Fulminai il mio “futuro marito”, guadagnandomi un’occhiata interrogativa:-Che c’è?-
-Conosce bene casa tua da quel che vedo. C’è stata altre volte?- lo guardai torvo.
-Una ... forse due ma non di più. - sudò freddo.
Gli diedi un poderoso pizzicotto al braccio facendolo saltare: -Ahia, perché fai la gelosa?-
-Hai chiesto aiuto a una tua ex!- soffiai.
-Non è una ex, è stata solo un’avventura di una notte o forse due, ma era solo divertimento. Sherry, sei tu che non riesci a vedere il se … -
-Ehi! Voi due vi muovete? Sto aspettando!- urlò Bibi dalla cucina.
Asso affilò lo sguardo nei miei confronti: -Sei stata salvata da Bibi, stavo per dirti una cosa veramente imbarazzante. –
-Abbiamo tutto il tempo che vuoi per discutere … Maritino!- risposi piccata.

 
Finii di mangiare la mia minestrina, ingurgitando come dessert il mio antidolorifico.
Disgustata dal sapore della medicina, feci diverse smorfie: -Asso, che cosa stavi per dirmi prima che Bibi ci interrompesse? Mi hai incuriosito … - sospirai con lo stomaco pieno.
Arrossì leggermente e con molta disinvoltura alzò le spalle, continuando a cercare sul televideo un film interessante da poter guardare assieme: -Niente di cui tu ti debba preoccupare. -.
-Se non confessi subito inizierò a torturarti. Vediamo di farla breve. – giunsi al punto.
Mi guardò un po’ rammaricato, probabilmente si stava chiedendo se vuotare il sacco fosse una decisione saggia, ma io non mi facevo intimorire da nessuno.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e giungendo le mani fra loro chiese: -Sicura? Non credo che ti piaccia parlare di certe cose. –
-Asso, se riesco a sopportare te, il resto non sarà altro che una bazzecola. – ridacchiai.
-Pulce, stai già meglio mi sembra di capire. – mi pizzicò una guancia sorridendo.
-Dai, sputa il rospo … - feci spallucce.
-Vedi … - si grattò la nuca - … quello che stavo cercando di dirti in merito a quello che avevo fatto con Bibi, è che … - e si bloccò.
-Che?- lo incitai.
-Non guardarmi così. – grugnì imbarazzato.
-Così come?-
-Così da ragazza innocente … non posso parlare se tieni quel muso. – sospirò.
Rimasi basita, stava impazzendo per caso?
Io ero normale, come sempre.
-Asso, inizio a credere che sia tu quello a cui non piace parlare di certi argomenti … anche se non so quali siano quelli che devi trattare. – ridacchiai.
-Oddio … - scosse il capo distrutto - … Sherry, come ti ho detto io e Bibi ci siamo divertiti. Giusto?-
-Giusto. – annuii, iniziando a comprendere il tema della conversazione.
-Perfetto … la questione è che io vedo il se … - mi guardò negli occhi facendo una faccia da pesce lesso, al che scossi la testa curiosa - … no Sherry, non mi guardare così ti supplico!- si mise le mani fra i capelli scompigliandoli.
-Hai qualche problema per caso?- domandai disperata.
-Ok, facciamola breve … io vedo il sesso come un divertimento … - ma guardandomi ancora una volta negli occhi si corresse, anche se io non avevo fatto alcuna piega davanti al suo discorso, sapevo che lui la pensava così: - … meglio, lo vedo anche come un divertimento e non me ne pento per niente. Io con Bibi, e così come con tante altre ragazze, mi sono solo divertito. -.
Per un attimo rimasi in silenzio, senza parole: - … E quindi io che cosa c’entro con te?-.
“Forse la tua scenata di gelosia quando hai visto andare Bibi in cucina come se nulla fosse?” domandò il mio alter ego guardandosi le unghie, mi dava fastidio ammetterlo, ma quella piccola peste che alloggiava in una zona recondita del mio cervelletto aveva ragione.
-Da quando mi hai conosciuto, mi hai fissato sempre come un alieno per  … - agitò le mani per trovare il termine giusto, senza riuscirci - … questo!- batté le mani sulle ginocchia.
-Non ti ho mai fissato come un alieno, sapevo che la pensavi così e credevo che starti lontano fosse un’assicurazione per non soffrire. A me non piace vivere il momento se non c’è sentimento.- chiarii, creando per puro sbaglio una rima orrenda.
Ace afferrò la mia mano sana stringendola fra le sue: - … Sherry, tu aspetti l’uomo della tua vita per poterti cedere, ma non esiste il principe azzurro. Devi stare assieme e fare le cose che ti rendono felice con chi stai bene, non so se mi sono spiegato … -
-Non ti seguo … -.
Qualcosa nel basso ventre si era risvegliato, e dovetti concentrarmi per ignorare quelle sensazioni. Un difetto bellissimo di Asso era di essere magnetico, e ogni volta che parlava così, raramente riuscivo a rimanere con i piedi per terra.
-Non c’era nessun sentimento con loro … e tu sei l’unica donna che frequento ogni giorno della mia vita con cui non sia mai andato a letto, e faccio tante cose che mi fanno star bene in tua compagnia, e tu non sai quanto mi piaci ... inizi a comprendere? –.
Ignorai spudoratamente la sua domanda, convincendomi che non stava cercando di dichiararsi: -Ok … perché me ne stai parlando? Mi sembra che tu stia andando fuori tema … - avvampai.
Rimase senza parole davanti alla risposta mancata, anzi, sembrava amareggiato.
-Perché mi guardi come un alieno per come vedo il sesso? -.
Scossi la testa: -Ok, premetto che ho avuto un piccolissimo scatto di gelosia nei confronti di Bibi … - mugugnai con un nodo in gola.
-Gelosia, eh? La faccenda si sta facendo interessante … - chiuse una mano a pugno  portandosela davanti alla bocca, stava nascondendo uno dei suoi sorrisi vittoriosi.
Ignorai spudoratamente il suo entusiasmo e continuai con il mio discorso: - … tu hai considerato il sesso solo come un divertimento, ma le donne che sono state con te la pensavano allo stesso modo?-
-La maggior parte sì. – rispose.
-E la piccola parte rimanente?- chiesi.
-Io … credo di non averci pensato. -.
Annuii poco convinta: -È questa la questione Asso, io credo che sia giusto cedermi a chi mi rispetti e che non mi veda solo come un divertimento momentaneo … -.
Mi guardò negli occhi senza proferire parola, e a quel punto mi sentii veramente in imbarazzo: -Oh santo cielo, tu mi stavi chiedendo di … -
-No, no, no! Non ti sto chiedendo quello … - mise subito le mani in avanti - … Ti sto solo chiedendo di non escludermi dalla tua vita, e di non considerarmi solo come un amico. -
-Asso, sei tu che hai iniziato ieri sera … -
-La mia era solo una recita per te e il tuo dannato senso di colpa per avermi coinvolto … ma tu mi hai escluso dal principio, non te ne sei accorta?-.
 
-Perfetto, possiamo fare così … voi due firmate il contratto, io lo andrò a depositare nell’archivio, e quando vi separerete lo tireremo fuori dicendo: “Ops, il sindaco non aveva firmato quindi non serve procedere con il divorzio”, e tutto tornerà magicamente come prima … affare fatto? – squittì Bibi entusiasta, prendendo in mano le carte da noi firmate.
-Affare fatto.- sorrise Ace stringendomi a sé.
Non ero molto felice della loro idea, mi sentivo una sanguisuga.
-Tutto bene Sherry? Sei pallida. – domandò la segretaria del sindaco.
-Sì, mi sento solo stanca. – sorrisi debole.
-Oggi è stata una giornata molto pesante. – cercò di spiegare Asso, dandomi un pizzicotto alla coscia.
-Ahio … - sussultai, e lui mi fece segno di sorridere.
-Ragazzi, io vi lascio e prometto che appena uscirò da qui metterò via il documento, in maniera tale che non venga firmato da mio padre. Ovviamente la vostra registrazione come marito e moglie non risulterà più valida quando deciderete di “separarvi”, quindi non preoccupatevi, ok? Ci penso io a tutto, tanto mio padre rimarrà fuori per tre giorni. – ridacchiò.
-Grazie. – dicemmo all’unisono.
-Ciao ragazzi. - e così come era entrata, uscì, lasciando me e Asso da soli in cucina.
-Sherry … - Ace prese dolcemente la mia mano - … lo so che oggi ne hai passate tante, così come io ne ho passate assieme a te, ma sono sicuro che tutto si risolverà. –
-Lo spero ... – risposi poco fiduciosa.

 
Rimuginai sulle parole di Asso.
Lo avevo veramente escluso dalla mia vita dal principio?
-Scusa, ma ci siamo pure frequentati in questi giorni … non capisco. – ammisi poco convinta.
La verità era che sapevo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo.
C’era una cosa che non capivo nel nostro rapporto: volevo evitare di soffrire per mano sua? Oppure volevo evitare di farlo soffrire per colpa mia?
Molto probabilmente entrambi i motivi mi rendevano restia dal buttarmi in una relazione con lui, ma dovevo crescere.
Essere così titubante e remissiva non era giusto nei miei confronti, ma soprattutto in quelli di Asso.
-Sherry, ti blocchi quando stiamo assieme, ti trattieni il più delle volte e non riesci a fidarti completamente di me, e quello che è successo ieri sera ne è stata la conferma. Non vuol dire che mi hai escluso per caso? –.
“Sherry, ha ragione. Non fare la difficile dove non serve.” suggerì il mio alter ego.
-Asso … se l’ho fatto, era perché non volevo coinvolgerti nei miei casini, non perché non ti voglia bene o non ti desideri. –.
“ ah-ah …” mi indicò il mio io interiore “ … l’hai ammesso che lo desideri, eh?”.
-Io voglio che tu mi coinvolga in qualsiasi tipo di casino tu ti vada a cacciare, ti voglio bene, e voglio proteggerti. – baciò dolcemente le nocche della mia mano.
Certo che aveva ragione.
Ero io la testarda che non voleva mai essere aiutata per paura di apparire troppo debole ai suoi occhi ed essere rifiutata.
Da quando mio padre era morto, le occasioni in cui mi ero sentita protetta e rassicurata erano veramente poche, oppure non ce ne erano mai state.
Sorrisi commossa per le parole di Asso.
Era il primo uomo che mi aveva compreso fino in fondo, meglio di mia madre e di più di mio fratello.
Aveva ragione. Dovevo sciogliermi e abbassare la muraglia che mi ero costruita intorno per non soffrire, anzi, aveva sortito l’effetto contrario, rischiando di farmi allontanare dalla persona più cara che mi fosse mai capitata.
Ace non era come Law, lui era sincero e, da quando mi aveva incontrato, aveva iniziato a rigare dritto, anche se io non volevo ammetterlo.
Dovevo far entrare Asso nella mia vita.
In quel momento, come non mai, ero certa che non mi avrebbe mai lasciato da sola alla prima difficoltà.
-Posso abbracciarti? … per quel che mi è concesso almeno. – lo supplicai con lo sguardo.
-Puoi strapazzarmi quanto vuoi mogliettina. – rise.
Mi abbracciò dolcemente, e rimanemmo così avvinghiati per tanto tempo e …
-Così mi desideri Pulce, eh? – sghignazzò glorioso, rovinando quel momento idilliaco.
-Asso … - lo ripresi.
-D’accordo, sto zitto. -.
 
Mi svegliai sul comodo sedile di Asso.
Avrei tanto voluto stiracchiarmi, ma la spalla non me lo concedeva.
-Ehi dormigliona, ti sei svegliata in tempo vedo. – ridacchiò.
-Siamo già arrivati? – sbadigliai.
-Già … ma forse ho sbagliato a segnare l’indirizzo sul navigatore, siamo difronte a una villa stupenda … anzi, siamo in mezzo a un bordello di ville stupende. -.
Risi: -No, è giusta … questa villa era un regalo della mia bisnonna a mia madre per quando si era sposata. Quelli sì che erano bei tempi per la mia famiglia, poi siamo caduti in rovina. –
-Perdona la mia impertinenza, ma non avete pensato di venderla? Potevate risolvere tutti i vostri problemi.– chinò la testa sul volante annuendo estasiato nei confronti della villa, come se stesse dicendo “Che signora villa, complimenti!”.
-Sì, ma a mia madre dispiaceva. Quindi io e Ben ci siamo dati da fare lavorando un po’ in giro. Io e lui ci siamo incaricati il compito di dividerci le spese, non lei. – spiegai.
-Bhè … i vostri genitori sono stati fortunati ad avervi. –
-Già … ora ti faccio aprire. – gli sorrisi.
Suonai il citofono, e mia madre aprì immediatamente il cancello senza chiedere chi fosse.
Non risalii in macchina, ma guidai Asso verso la rimessa delle auto, niente di meno di una tettoia verde adornata di piante rampicanti cresciute negli anni, assieme a dei boccioli bianchi profumatissimi.
Mi avvicinai a uno di quei fiori per respirarne il profumo, non era passato molto tempo dal mio trasloco, ma sentivo già la mancanza dell’aria di campagna.
-Pulce, sono io a sentirmi fuori luogo in questo momento. – esordì Asso scendendo dall’auto.
Lo presi a braccetto dirigendomi con lui verso l’ingresso: -Non dire cavolate, pochi secondi fa hai parcheggiato una meravigliosa Ferrari in una villa, perché dovresti? -.
Appena arrivammo sotto il porticato di casa, la porta si spalancò e mia madre ci accolse a braccia aperte: -Eccolo qui il mio figlio acquisito! – gridò, facendo saltellare i suoi lunghi capelli biondi e vaporosi in ogni direzione.
Asso rimase a bocca aperta: -È tua madre? –
-Sì … è un personaggio un po’ particolare, ma non ti devi spaventare. -.
Mia madre corse ad abbracciarlo, e senza perdere tempo iniziò a tastargli le braccia: -Però, sei ben piazzato con i muscoli. Sapevo che mia figlia mi avrebbe sorpreso portandomi a casa un pezzo da novanta. -.
“Ma se ha sempre detto che sarei rimasta zitella! Faccia di bronzo!” scalpitò il mio alter ego, mentre io facevo buon viso a cattivo gioco.
-Signora, si lasci fare dei complimenti, io invece capisco da chi ha preso tutto l’armamentario sua figlia. – le guardò ammaliato il seno.
Sgranai gli occhi dandogli uno scappellotto dietro la nuca.
-Ahio … ricambiavo solo il complimento. – si giustificò con il tono di un povero bambino indifeso tratto in inganno.
-Sherry, tratta bene tuo marito! – mi riprese a sua volta mia madre.
Tirai Asso al mio fianco, e ridendo dissi: -Lo tratto bene, ed essendo di mia proprietà non mi faccio tanti problemi a pestarlo quando serve. –
-Non si preoccupi signora, quando faccio arrabbiare Sherry so sempre farmi perdonare. – mi baciò dolcemente la testa.
Mia madre con un sorriso provocante ribatté: -Non ho dubbi al riguardo … - mi ammiccò - … comunque, a puro titolo informativo, Sherry porta una taglia in più della mia. – bisbigliò malandrina.
Lo aveva detto solo perché avevo preso Ace a scappellotti davanti a lei, altrimenti non avrebbe mai fatto un’uscita del genere quell’oca giuliva di mia madre.
-Ma davvero? – domandò Asso compiaciuto studiando attentamente la mia scollatura, guadagnandosi la mia milionesima fulminata.
-Venite cari, vi mostro la stanza. Ace, chiamami pure per Roselin, mi fai sentire vecchia se continui a chiamarmi “signora”. –
-Non esageri, avrà al massimo quarantatré anni. – rispose sicuro di se stesso.
-Oh ma che gentile … - ridacchiò civettuola mia madre - … mi hai alleggerito di quindici anni. -.
Conoscendo l’eccessiva sincerità di Asso, gli tappai subito la bocca con una caramella: -Ecco qui tesoro, la caramella che mi hai chiesto poco fa … - e avvicinandomi a un suo orecchio bisbigliai - … non osare dire niente sulla sua vera età. –.
Lui annuì ancora atterrito: -Non ha neanche una ruga o un capello bianco. – sussurrò atterrito.
-Credo che sia questione di genetica, collagene e tinta … - risposi dandogli quattro pacche sulla spalla.
-Andiamo tesori? Avete tutto il tempo che volete in camera per le vostre smancerie.-.
 
-Questa è la vostra stanza … - mia madre aprì la porta di una camera per gli ospiti sprizzando euforia da ogni singola cellula del suo corpo.
Lo stomaco si attorcigliò su se stesso non appena guardai l’interno.
Asso ed io avremmo dovuto condividere per forza il materasso.
Il letto era in ferro battuto a due piazze, semplice ma soprattutto fine.
Vicino alla porta del balcone si intravedeva una piccola panca in legno di ciliegio, coperta dalle lunghe tende bianche che svolazzavano all’interno della stanza per la solita brezza estiva, fresca e frizzante di Glacier.
Le pareti erano tinteggiate di un bellissimo color giallo dorato, ed eravamo dotati anche di un bagno.
-Bene neosposini, ora potete rilassarvi … la cena verrà servita per le otto, avete più di due ore di tempo per rinfrescarvi. Ciao. – sgusciò fuori dalla camera come una saetta.
Per due minuti abbondanti rimanemmo in silenzio a fissare il letto, fino a quando non decisi di aprire bocca: -Asso, adesso non hai scuse. Devi dormire nel letto con me e non accetto che tu ti metta sul pavimento. –
-Non ho il pigiama, e anche volendo non dormirei mai per terra visto che la villa è fatta tutta in marmo. -.
… Non aveva il pigiama …
Lui aveva appena detto che non aveva il pigiama …
Oddio! Non aveva il pigiama!
“Oh, i suoi caldi addominali contro la mia schiena!” squittì il mio alter ego saltellando, per poi correggersi “volevo dire, che roba indegna … ehm-ehm”.
Adesso che faceva caldo dormiva solo con i boxer, e immaginarlo disteso vicino a me in tutta la sua reale muscolosità, mi fece arrovellare il basso ventre oltre che sgranare gli occhi dalla sorpresa.
-Stai scherzando … devi avere un pigiama … - risi nervosa.
-Mi hai visto le altre mattine, non ricordi? Mi hai pure lanciato in piena faccia un pezzo di pane con burro e marmellata perché ti facevo sentire in soggezione in tutta la mia bellezza greca. – gonfiò il petto orgoglioso.
-Non ho mai detto una cosa del genere! – arrossii.
“Invece sì, ti era scappata questa frase nel bel mezzo del tuo imbarazzo …” annuì il mio alter ego.
-Eccome se l’hai detta, ma eri troppo impegnata a lanciarmi addosso qualsiasi cosa ti capitasse a tiro … nonostante tu non possa muovere un braccio … - sghignazzò.
-Deficiente non ridere!- gli diedi le spalle per non mostrargli il mio rossore.
Mi afferrò dolcemente per i fianchi, sussurrandomi in un orecchio: -Dì la verità, ti emoziona sapere che io questa notte, e per quelle a venire, mi distenderò accanto a te con il mio fisico greco e solo i boxer addosso … sbaglio? -.
Deglutii rumorosamente, deliziandomi nel sentire il suo fiato bollente sul mio collo.
Continuò quel gioco poco innocente passando una mano lungo tutto il mio fianco destro, sapendo che non lo potevo fermare con il braccio.
Allo stesso tempo non riuscii neanche a trovare la forza di tirarmi indietro, mi piaceva troppo il mondo in cui mi toccava.
Chiusi gli occhi non appena le sue labbra sfiorarono il mio collo. Forse quello era stato un gesto involontario, ma il mio corpo lo aveva registrato come uno strano e contorto messaggio erotico, tanto che mi lasciai andare a un sospiro.
- … stai già cedendo, allora è vero che mi desideri … - mi buttò sul letto distendendosi sopra - … non mi dovevo far perdonare? – sussurrò sensuale continuando a soffiare sul collo.
Boccheggiai più volte, e lui aggiunse: - … non eri stata tu a dire poco fa che ti appartenevo? Puoi approfittarne se vuoi. -.
Da quando in qua si permetteva di farmi delle avance del genere?
Lo guardai basita, cosa dovevo rispondergli?
-Ecco … io … -.
Poggiò la fronte sulla mia iniziando a ridere sommessamente, e a quel punto non mi trattenni più dall’ira: -Deficiente, levati … - gli picchiai un braccio con il volto in fiamme.
Afferrò il mio polso portandolo sopra la testa, continuando a sghignazzare: -Oddio, sei troppo forte … - mi guardò dolcemente negli occhi.
Mi rilassai sotto il suo sguardo tenero e scrupoloso, tanto da non accorgermi che mi stava accarezzando una guancia con la sua mano libera, mentre le sue labbra si avvicinavano alle mie.
Ero pronta a scommettere che l’uno stava supplicando l’altro di non reagire nonostante la promessa reciproca che c’eravamo fatti: nessuna relazione fino a quando non fossimo stati totalmente sinceri.
Stavamo per rompere quel patto, quando una strana ringhiata attirò l’attenzione da sopra le nostre teste.
Entrambi guardammo in alto, scovando un ammasso di pelo lungo e bianco a quattro zampe, con una folta coda e le orecchie triangolari: Rambo.
-Ciao Rambo. – sorrisi al mio micione, ma non sembrava tanto contento di rivedermi.
-Non mi sembra molto affettuoso … - sentenziò Asso.
In effetti aveva uno strano sguardo minaccioso …
- … forse non ha gradito la mia assenza prolungata. – azzardai.
-O forse è geloso che io ti tocchi … -.
Sbarrai gli occhi non appena Rambo balzò nella nostra direzione: -Via! – urlai.
Saltammo in piedi a osservare terrorizzati il felino, che ci soffiava da sopra il letto con fare aggressivo e possessivo.
Rambo era tutto bianco, tranne le sue zampette, la coda e le orecchie che erano totalmente nere.
Inoltre, da quando io e mio fratello avevamo visto “Rambo” per tv, avevamo deciso di far indossare al nostro carissimo micetto una bandana rossa attorno al collo … era così dolce!
-Ok, come agiamo? – domandò Asso.
Mi avvicinai al felide per accarezzarlo, ma mi fece arretrare con una sola zampata: -Ehi! … – brontolai, dandogli uno scappellotto sulla testa - … ma sei diventato deficiente? –
-Ti ha colpito? –
-No … prova a toccarlo tu, magari sarai più fortunato … - feci una pernacchia a quella bestiaccia pelosa che aveva appena invaso il nostro letto.
“ nostro letto … non ho più parole, certi pensieri ti vengono talmente spontanei che non so neanche più che cosa dirti, se non: ricordati che è solo una farsa!”.
Lasciai perdere il mio alter ego.
Non capivo che problemi avesse con Asso, o forse ero io quella da ricovero e che sentivo le voci?
-Ma perché è così affettuoso con me? – mi ridestò Ace dai miei ragionamenti.
Rimasi senza parole.
Asso sedeva tranquillamente sul nostro letto con quel piccolo leone mancato sulle sue ginocchia.
Faceva pure le fusa il traditore!
-Giuda!- dissi al mio gatto facendogli una linguaccia, e lui in tutta risposta soffiò minaccioso con tanto di zampata.
-Rambo, è meglio che tu vada al tuo posto … - Ace lo rimise sul letto raggiungendomi con uno strano sorrisetto dolce ma allo stesso tempo imbarazzato - … mi mostri la cucina prima di tutto?- supplicò con le mani giunte.
Avvampai senza alcun motivo, e gli feci cenno con la testa di seguirmi.
 
-Sherry, mi fai un altro panino con il burro di arachidi?-
-Hai finito quasi tutto il pane!-
-Eddài, non ti senti in colpa a far morire il tuo povero maritino di fame?- tornò alle mie spalle cingendomi per la vita, strusciando la sua guancia contro la mia.
-Ti prego … - lisciò le sue mani intorno alla mia vita generandomi dei brividi lungo tutta la schiena.
-È l’ultimo, d’accordo? – presi un altro pezzo di pane per spalmarci sopra il burro di arachidi.
-Sei una mogliettina senza rivali. – mi schioccò un bacio sulla guancia.
-Ci credo, ci vuole una santa a sopportare il tuo stomaco. – ridacchiai.
Le sue labbra raggiunsero il mio orecchio, sussurrando: - … anche questa notte al mio fianco ci dovrà stare una santa per resistere al mio fisico degno di un dio greco, non trovi?-.
Deglutii con la gola secca.
Come faceva a trovare subito quelle risposte pronte?
Nel panino gli misi velocemente la lattuga, il bacon e un … würstel ...
“… oh, il würstel …” annuì imbarazzata il mio alter ego “ … ma a che cavolo mi fai pensare depravata?! Non pensare a lui in boxer!” mi riprese.
-Buon appetito. – squittii cercando di svignarmela dalla sua morsa, ma lui mi tenne ancora stretta a sé.
-Non mi hai riscaldato il würstel. – brontolò.
Mi morsi un labbro cercando di non  pensare a lui in boxer disteso vicino a me.
“Non pensare male, non pensare male, non pensare male …” continuò a ripetere il mio alter ego serrando i pugni e pestando i piedi per terra.
Arrossii brutalmente, tanto che anche Asso se ne accorse.
“Troppo tardi …” batté un palmo sulla fronte il mio io interiore.
-Tutto bene?- alzò un sopracciglio preoccupato.
-Divinamente! Tutto bene … - annuii nervosa pensando alle sue braccia muscolose che mi avrebbero cercato nel letto.
“Se, se … sogna finché puoi bella, ti ripeto che è solo una farsa!”.
Asso fece spallucce, ignaro dei miei pensieri pochi fini.
-Sarà … come va il braccio? Vedo che apri e chiudi spesso la mano. – finalmente aveva cambiato discorso.
-È solo un po’ gonfio, ma non è niente di che … -
-Mmmh … - poggiò il sandwich su un piattino portandoselo appresso - … vieni, hai bisogno di fargli cambiare posizione per drenare i liquidi. -.

Girammo per tutta la casa svariate volte, e quando realizzai che ne ero io la padrona, trovai il coraggio di domandare: -Dove dovremmo andare? –
-In camera, oppure in salotto … dove siamo più vicini?-.
Rimasi a bocca aperta, e con la testa gli feci notare il soggiorno sulla nostra destra.
-Ops … mi ero perso di nuovo.- si grattò la nuca.
- … -.
Non avevo parole.
“E chi ne avrebbe?” Sospirò infastidito il mio alter ego.
 
Un momento dopo mi ritrovai distesa sul divano con il braccio cullato da tutti i cuscini di cui disponevo, finalmente libera dall’imbragatura che portavo da giorni.
-Va meglio? – domandò massaggiandomi con una delicatezza e un tatto eccezionale l’avambraccio.
-Decisamente … - chiusi gli occhi beandomi del suo profumo e della sua voce bassa e sensuale.
“Che cos’ha di sensuale la sua voce in questo momento?” domandò piccata il mio alter ego.
Non sapevo darle neanch’io una risposta precisa, ma era il suo timbro basso, caldo, roco e sicuro di sé a renderlo sensuale.
-Sei bellissima … - sussurrò, avvertendo il calore del suo volto sul mio.
Non aprii gli occhi, non volevo rovinare quel momento, anche se non potevo non pensare che per più di una volta avevamo rischiato di rompere il nostro patto.
-Siete già qui?- sentimmo la voce di mia madre provenire dalle scale che portavano al piano superiore.
L’istinto di alzarmi di scatto fu frenato dalla mano di Portgas che mi tenne incollata al divano:-Avevo un certo languorino e Sherry mi ha preparato un bel panino farcito di tutte le porcherie che avevate nei ripiani della cucina. -.
Mia madre scoppiò a ridere e poi si accorse di me: -Che cosa ci fai qui così?- ci raggiunse scrutandomi.
-Ecco, mi sta facendo fare degli esercizi per il braccio. -.
-Ok … questa notte vado a fare compagnia a Ben, se vuoi, puoi andare questo pomeriggio a trovarlo con il tuo maritino. – gongolò civettuola, ma visibilmente felice per me.
Annuii sentendomi leggermente in colpa: -D’accordo … - non sapeva che la nostra era solo una sceneggiata … come ci sarebbe rimasta quando avrebbe saputo che era tutta una finzione?
-Vi lascio, vado a fare la spesa … - ci guardò con un sorriso malandrino, dirigendosi verso l’ingresso - … dopo rimettere tutto in ordine, non sono più così giovane da poter passare dietro alle vostre briciole con l’aspirapolvere ogni volta che sporcate. -.
Ridacchiai, e guardando Asso ribattei: -La prossima volta, limitati a mangiare solo in cucina, mia madre odia l’aspirapolvere. –
-Perché mai?-
-Allora: la fa sudare, le fa venire il mal di schiena, le spettina i capelli e le alza sempre la gonna del vestito … credo che siano questi i motivi principali del suo astio. –
-D’accordo … - aspettò che mia madre uscisse, e riabbassandomi su di me domandò - … dove eravamo rimasti?-
-Non sei tu il medico?- chiesi ridendo.
-Il medico si era distratto … - guardò bramoso le mie labbra.
Mi avvicinai a lui guardandogli attentamente la bocca, posandogli una mano sulla guancia: -E il nostro accordo?-
-Che cosa vuoi che sia un bacio?-.
“Giusto, che cosa vuoi che sia? … solo la rovina del vostro piano perfetto!” sbraitò il mio io interiore, come sempre d’altronde.
Chiusi gli occhi e aprii di poco la bocca per accoglierlo, ma l’ennesima ringhiata del mio gatto ci scosse dal nostro momento di intimità.
Rambo si era appollaiato sul tavolino del salotto e mi stava fulminando.
-Che vuole? – Asso si scostò da me per salvaguardarsi la schiena.
-Credo che sia geloso di me … - azzardai guardando bieco il felino.
Ace lo richiamò alzandosi in piedi, e Rambo saltò dal tavolino per strusciarsi fra le sue gambe facendo le fusa … forse iniziavo a capire la situazione: -Asso, credo che Rambo abbia un’infatuazione per te. -.
Portgas spalancò gli occhi, e con pedata ben calcolata fece volare Rambo sulla tenda del salotto con un’arcata perfetta.
-Ma sei deficiente? Povera stella gli avrai fatto male!-
-Come può un gatto essere gay?!-
-Poveretto che vuoi che ne sappia lui, prima aveva occhi solo per me! Spera che sia ancora vivo e che non abbia niente di rotto, se no lo stesso trattamento spetta anche a te!- gli urlai.
-Sta meglio di noi due messi assieme, l’ho solo accompagnato in volo! Non l’ho calciato come un pallone … – si imbronciò.
-Accompagnato o no in volo, non tollero questa aggressività nei confronti di un gatto! Poveretti sono indifesi!-.
Sbarrò la bocca indignato: -Quel gatto può sbranarci di notte senza alcun problema! Non è indifeso!-
-Aiutalo a scendere! - lo intimai.
Mio marito ubbidì sbuffando e scuotendo la testa: -Donne … chi vi capisce è bravo … - brontolò.
“Sbaglio, oppure è la prima volta che gli sento dire una battuta maschilista?”.
Appena il bel Rambo gli giunse fra le braccia, iniziò a leccargli il viso grato per il salvataggio, e lui si arrese.
sorrisi vittoriosa mentre Ace sbuffava: -Ecco perché sempre meno giovani si sposano … se voi donne la dovete sempre avere vinta … - protestò.
Ridacchiai divertita dalla scena, non riuscivo a rimanere seria davanti a quel quadretto tenero.
-ah … ah … divertente … - si imbronciò posando le zampette del felino per terra.
-Asso?-
-Che c’è?- domandò svogliato.
-Ti voglio bene. -.
Lo feci sorridere di cuore con quelle poche parole che esprimevano il mio affetto per lui, ma all’improvviso il telefono di casa suonò, riportandoci con i piedi per terra. Portai il braccio al torace, e lo sistemai come meglio potevo con la fascia per andare a rispondere.
Mentre mi accingevo al telefono, Asso giunse da dietro per sistemarmi l’imbragatura: -Grazie. – gli mimai con le labbra.
-Prego. – sorrise baciandomi teneramente una guancia.
Dopo aver visto quella piccola effusione, Rambo si fiondò geloso ai miei piedi per mordermi, guadagnandosi il secondo “accompagnamento in volo” della giornata, facendo canestro nel portaombrelli di rame situato di fianco alla porta del bagno.
Fulminai Asso in cagnesco, e lui alzando gli occhi al cielo lo andò a recuperare.
-Pronto?-
“-Sherry … ti ricordi di me?-” domandò una voce mal camuffata.
-Cheryl? – domandai speranzosa.
“-Indovinato! … -” urlò felice “- … mi hanno riferito che stai vivendo i piaceri dolci e piccanti del matrimonio … -” scherzò assumendo una voce bassa e roca.
Annuii alzando gli occhi al cielo, e dando uno sguardo fugace ad Ace che scappava spaventato dal mio gatto gay, risposi: -Sì, qualcosa del genere … - e Rambo ricette il terzo “accompagnamento in volo” che gli fece percorrere tutto il corridoio in un nano secondo.
A quel gatto sarebbero spuntate le ali un giorno o l’altro.
“-Arrivo subito al dunque Sher, questa sera si recupera il tuo addio al nubilato che non abbiamo festeggiato, con noi ci sarà anche April. Non si accettano “no”, mettiti qualcosa di giovanile e provocante che ci si divertirà questa notte!-”
-Cheryl ho un braccio fuori uso al momento. – cercai di svignarmela.
“-Lo so, ma poco storie bellezza. Questa sera il tuo egregio deretano sculetterà e ci divertiremo a ritmo di musica! Sarai costretta a ballare e a bere qualche alcolico tesoro. Alle otto e mezza saremo da te. Un bacione e preparati!-”
-Cheryl … - aveva già riattaccato.
Uffa, non era affatto cambiata! Quella ragazza era sempre stata un uragano.
Un urlo disperato di Ace mi fece drizzare le orecchie e lo raggiunsi in cucina, trovando lui sopra il tavolo, e il gatto per terra che zampettava seguendo ogni suo passo.
-Il tuo gatto gay ha tentato di stuprarmi!- urlò schifato.
- … Rambo ha tentato di far che cosa? – mi trattenni dal ridere.
-Di stuprarmi! Ha iniziato a strusciarsi sempre più fra le mie gambe, poi si è alzato in piedi per appoggiarsi sulle mie ginocchia e mi ha fatto anche delle avance! -.
Non ce la feci più e mi piegai in due dalle risate: -Ti stava solo chiedendo cibo. E i gatti non sanno fare le avance. – scossi la testa prendendo dal frigo la sua bustina di carne.
-Il tuo gatto gay invece sì. -.
Puntai l’unica mano disponibile sul fianco difendendo l’onore del mio micio: -Asso, il mio gatto non è gay, ma solo opportunista. In te vede un potenziale fornitore di cibo e di coccole, ecco spiegato tutto … vieni a dargli del cibo e vedrai come reagisce. -.
Con estrema diffidenza, Asso scese del tavolo per riempire la ciotola di cibo, seguito a ruota da Rambo, che finalmente poté sfamarsi.
-Visto? Non voleva stuprarti … - continuai a ridere alzando gli occhi al cielo, ma da dove sbucava Ace?
 
Sherry lo rassicurava su suo fratello, ma lui continuava a temere che Rambo fosse solo l’inizio dei suoi incubi peggiori.
-Qualcosa mi dice che non gli piacerò. – confabulò agitato.
Gli sembrava di andare a chiedere realmente la mano di Sherry, e la morsa che gli attanagliava lo stomaco non gli era certo d’aiuto.
Pulce aprì la porta, e rimase a guardare commossa suo fratello sulla soglia per diversi secondi: -Ben ... – le labbra gli tremarono dalla gioia, e lui aprì le braccia per accoglierla.
-Saturn Queen! Il matrimonio ti ha fatto mettere su un po’ di chiletti. – le ammiccò.
L’infermiera ramata si rifugiò fra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto: -Tu sei dimagrito e vedi gli altri più grassi. – ridacchiò.
-Strano, avrei giurato che la vecchia Sherry si sarebbe buttata a capofitto per picchiarmi. – la cullò.
-Non oggi. - si sedette sul letto vicino a lui.
… e infine, Ben posò finalmente gli occhi su di lui.
Da quello che Portgas poteva vedere, il fratello di Sherry era un uomo alto e palestrato. I capelli castano chiari li aveva ereditati dalla madre, così come gli occhi verdi.
-Portgas D. Ace, piacere. – gli porse la mano leggermente impacciato.
Ben gli diede una stretta poderosa: -Perdonami per quello che sto per fare … -.
Asso alzò un sopracciglio curioso, ma Ben lo aveva già strattonato a sé per studiarlo.
Osservò attentamente le sue unghie, una per una.
Gli pizzicò la pelle sul dorso della mano diverse volte annuendo soddisfatto e studiò le sue scarpe apprezzandole: -Belle, devono essere comode. –
-Sono delle semplici scarpe da ginnastica. – rispose il giovane medico, per poi essere strattonato per i capelli.
-Ben!- lo richiamò Sherry.
-Zitta un attimo, sto solo svolgendo il mio lavoro … - gli aprì la bocca per scrutare i denti, e infine osservò attentamente entrambi gli avambracci - … perfetto, Sherry non devi chiedere il divorzio ... – sentenziò felice - … Ace, benvenuto in famiglia. Mi chiamo Ben. – gli diede delle pacche portentose e amichevoli sulla spalla, come se si conoscessero da diversi anni.
Asso sorrise tirato e guardò storto Sherry, aveva ragione ad aver paura di lui.
-Ben, chiedigli scusa. Ti temeva da quando ti ha sentito parlare per telefono. –
-Io non temo nessuno! – brontolò Ace sistemandosi la camicia.
Ben lo scrutò ancora per qualche secondo e sentenziò: -Invece sì che tu mi temi, e credo che tu voglia nascondermi il fatto che eri un Don Giovanni incallito prima di conoscere mia sorella. -.
La piccola Pulce ridacchiò, ricomponendosi in un nano secondo per non farsi beccare da Asso, che ormai aveva assunto una faccia corrucciata.
-Saturn queen, come va il lavoro? Ti trovi bene? –
-Sì, non mi lamento … - lanciò un’occhiata ad Ace, che disperatamente stava cercando di recuperare il suo autocontrollo.
Ben guardò Asso sorridendo: -Oh, lo credo bene … hai scelto un ottimo body guard, quando finirà la vostra messa in scena?-.
Entrambi rimasero in silenzio e si guardarono negli occhi, domandando in coro: -Messa in scena? -.
Ben annuì, portandosi entrambe le mani dietro la nuca: -Non l’ho detto a nessuno, ma sono certo che sia una messa in scena. Quando ti hanno aggredita Sher?- domandò assottigliando gli occhi.
-Aggredita? – Pulce cercò di sembrare meravigliata, senza riuscire a convincere il poliziotto che aveva davanti.
-Tu detesti portare indumenti con il collo alto, e perché mai dovresti mettere un foulard stile anni cinquanta? Per il freddo di Glacier? Lo dubito visto che giri in canottiera. Inoltre quando te lo sei allacciato non dovevi esserti pulita bene le mani dal fondotinta, i bordi sono tutti imbrattati dalle tue dita, ti consiglio di rivalutare la tonalità del prodotto data la tua carnagione chiara, si vede lontano un miglio che lo hai applicato sul collo … almeno per un occhio esperto ed allenato come il mio. Fammi vedere il livido per piacere … -.
Ace rimase atterrito, e restò ancor più meravigliato nel vedere l’espressione sbigottita e meravigliata di Sherry mentre si rialzava in piedi.
-Per quanto riguarda te Ace, anche un cieco noterebbe quanto tu le voglia bene e come ti stia trattenendo dal saltarle addosso. Mi stai simpatico, e ti ringrazio per quello che stai facendo. So che per te è difficile starle vicino e rispettarla come un semplice amico. Grazie. –
-Prego … - mugugnò il moro grattandosi la nuca.
Asso osservò le dita tremanti di Pulce mentre lavoravano sul foulard, fino a quando lo slacciarono; odiava vedere quel livido, gli faceva crescere un’insolita rabbia ogni volta che lo guardava.
-È un livido fresco, direi che ti hanno aggredito massimo quattro giorni fa … cosa ti hanno detto?-.
Pulce lo guardò storto, e sbuffando ribatté: -Che devi riposare, ora ci penso io. –
-Sherry, non fare la voce grossa con me. – si alterò, attirando l’attenzione di un’inserviente che doveva entrare a pulire la stanza, ma appena la donna osservò l’espressione dura del paziente, decise che era meglio proseguire con le pulizie delle altre camere.
-Ben, non insistere. Non mi scucirai una parola di più. Pensa a riposarti e a rimetterti in sesto.- .
Nel momento in cui Ben stava per risponderle, Ace decise di intromettersi per difendere la compagna stringendola a sé: -Ben, lascia fare a noi, risolveremo questa questione una volta per tutte. -.
I ragazzi si guardarono negli occhi per un lungo minuto, mentre la piccola Sherry tremava tra le braccia del suo protettore.
-Mi sembri un uomo di parola … posso fidarmi?-
-Se non dovessi riuscire a proteggere Pulce, volevo dire, Sherry, sparirò dalle vostre vite, promesso. -.
Ben gli porse la mano, e Ace la strinse: -Affare fatto, mi fido di te. -.
Pulce fece spallucce e cambiò totalmente discorso: -Come fai a sapere delle nostre avventure in reparto?-.
Asso la guardò curioso, per poi osservare Ben che sorrideva beffardo: -Quella peste di Atena … anche se mi ha fregato per bene una volta, siamo rimasti ottimi amici. -.
Ace cominciò a ridere: -Hai avuto l’onore di conoscerla nei suoi tempi migliori, eh? –
-Anche tu?- domandò speranzoso.
-No, mi ha sempre rifiutato. – rise stringendo più forte Sherry, resa sempre più confusa dai loro scambi di battute.
-Peccato, mi avrebbe fatto piacere avere in famiglia qualcuno con cui condividere la medesima delusione. -.
Sherry osservò i due uomini ridere come degli scemi, ignara delle loro allusioni: -Scusate, ma chi è Atena?-.
 
Alle otto e mezza ero pronta davanti alla porta di casa ad aspettare Cheryl e April, ma sapevo perfettamente che non sarebbero mai arrivate in tempo.
Mi sedetti su una sedia in ferro battuto che adornava il giardino, e alzai la testa per rimirare le stelle.
Quella scia di minuscole luci brillanti e la brezza di Glacier mi rilassarono. Sentii i muscoli sciogliersi e per un attimo mi dimenticai della farsa con Asso e del mio debito con Pikachu … era come se fossi tornata a essere la Sherry studentessa delle superiori.
-Ti dona quell’abito viola, stai benissimo con quel colore e si intona perfettamente al grigio dei tuoi occhi. -.
Voltai la testa in direzione di mio marito: -Grazie. – sorrisi.
-Dovere di marito. – ammiccò baciandomi la fronte.
Si sedette difronte a me con una bottiglia di birra in mano: -Posso aspettarti qui fuori? Quando sono dentro casa, sento gli occhi del tuo gatto puntati sulla mia schiena e non mi alletta l’idea di dargli le spalle. – trangugiò un lungo sorso della sua bevanda ambrata.
-Non ti farà niente … - sorrisi iniziando a lisciarmi i capelli raccolti in una lunga coda a cavallo.
-Sicura? Gli animali non sanno trattenere i loro istinti primordiali.-
-Perché, tu li sai trattenere con me? – domandai, ridendo della sua espressione esterrefatta.
-Un punto per te, Miss Sterling. – alzò la bottiglietta.
-Mrs Portgas. – lo corressi con un piccolo sorriso timido.
-Hai ragione, Mrs. Portgas. –.
Stava studiando le mie gambe illuminate dai raggi lunari, e i suoi occhi continuarono a percorrerle arrivando all’orlo del vestito, per poi non spostarsi più da lì.
Mi risistemai la veste per la soggezione e lui deglutì a fatica, fissandomi infine negli occhi: -Non farti avvicinare da nessuno, sei troppo bella così. Soprattutto con quei tacchi a spillo, saresti il sogno erotico di qualsiasi uomo questa sera. -.
Mi alzai per andare a sedermi sulle sue gambe, e appoggiando la testa nell’incavo del suo collo ribattei: -Ma per fortuna io sono sempre nei tuoi sogni da quando mi hai incontrata, sbaglio?- risi.
Cercò di deglutire di nuovo, senza riuscirci: -Pam mi ha raccontato di quando ti eri addormentato nel tuo ufficio, e mi ha anche raccontato delle frasi sconnesse che hai pronunciato su di me. Rideva ricordando le scenette che Izou e Marco avevano fatto per imitarti ... -.
-Wow … - rise imbarazzato - … non hai più peli sulla lingua ultimamente. -.
-Credo che sia normale. Condividiamo lo stesso tetto da quattro giorni e non vedo altri che te. – gli baciai una guancia.
-Sherry … - sospirò serio.
-Sì?- alzai la testa per guardarlo meglio.
-Vedi, mio padre … -.
Mi stava per confessare qualcosa, quando il suono di un clacson ci ridestò.
Per la sorpresa saltai in piedi con Asso concitata dallo spavento, come se fossi stata colta in flagrante nel bel mezzo di una marachella: -Deve essere Cheryl, mi tocca andare … divertiti senza di me. – gli ammiccai.
-Sarà un po’ dura, data la presenza del tuo gatto gay in casa. – rise.
-Ciao. – gli diedi un bacio a stampo sulle labbra, e lui rimase immobile con una mano nei jeans e l’altra occupata a reggere la bottiglia, sorrideva divertito e sorpreso.
-A dopo Pulce. -.
 
Bibi correva per le scale del municipio con il fiatone e la sua ventiquattro ore in pura pelle italiana in mano, non aveva mantenuto una promessa.
La sera che era uscita dall’appartamento di Ace non era andata a depositare  il falso certificato di matrimonio nell’archivio come promesso, ma aveva pensato bene di uscire a divertirsi con Kosa, rimandando il tutto al mattino seguente.
-Sono in ritardo come il Bianconiglio … - sussurrò affannata in cima a una scalinata, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
Pochi secondi dopo, un signore uscì di corsa da un ufficio e la urtò, facendo volare la sua valigetta per le scale.
-Le chiedo scusa signorina … -
-Non si preoccupi, non è successo niente … - osservò rammaricata tutti i fogli che volavano per le scale, ma la sua espressione si indurì non appena vide una figura alta e muscolosa comparire ai piedi delle scale: -Ma tu che ci fai qui?!- urlò impanicata.
-Buongiorno anche a te Bibi, anch’io sono felice di rivederti figlia mia … - esordì Cobra guardando la pioggia di fogli depositarsi ai suoi piedi - … lascia che ti aiuti … - si inginocchiò il sindaco.
La schiena di Bibì iniziò a sudare freddo.
Sapeva che qualcosa di brutto e inaspettato stava per accadere, e ripensò subito ad Ace.
-Non serve papà … -
-Oh, guarda un po’ te … una coppia ha deciso di sposarsi mentre ero via … stavi per mettermi il documento sulla scrivania? –
- … ecco, io … -
-Sì o no? – chiese Cobra recuperando una penna dalla tasca della sua giacca.
-Sì … sì, avevo chiesto loro se potevano aspettare il tuo rientro, ma non sono riusciti … - rispose con le lacrime agli occhi, mentre assisteva all’ufficializzazione del matrimonio di Ace e Sherry dal vivo.
-Perfetto, appena posso li andrò a trovare per congratularmi con loro. -.

Buonasera ^w^
è da secoli che non aggiorno, ne sono consapevole e chiedo scusa a tutti coloro che attendevano il mio imminente aggiornamento *^* purtroppo sono stata molto impegnata e il tempo di mettermi davanti al computer era veramente poco, spero che in futuro le cose migliorino ^^"
Che cosa ve ne pare del capitolo?
L'ho letto e strariletto, e ormai ripetevo tutto come una cantilena XD spero di non aver disseminato troppi orrori nel corso d'opera in caso sappiate che mi correggerò nei prossimi giorni ;3
Che cosa ve ne pare del rapporto che si sta creando tra Sherry e Ace?
Ace sembra essere di sicuro di quello che prova nei confronti di Sherry, mentre Pulce sembra aver paura ad ammettere quello che prova per lui. Voi che dite? ^^
Che ne pensate di Bibi, Ben e Roselin? xD
Ok, la smetto U.U
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un bacione e a presto con "Atena".
Un bacionissimo con abbraccio!
Sherry=^w^=

Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione (Sherry e Pam ©), gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright, ma la trama nella quale agiscono è di mia invenzione ©
 
  
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