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Autore: sherry21    10/01/2015    9 recensioni
Sherry è riuscita a raggiungere il suo obiettivo, lavorare nell'ospedale dei suoi sogni.
Dal primo giorno tutto si preannuncia un disastro, il dottor Ace sembra divertirsi a tormentarla e a fargliene passare di mille colori, risvegliando in lei uno spirito battagliero assopito da anni.
Fra mille battibecchi, dispetti e situazioni imbarazzanti, Sherry non demorde, anzi, riesce a tener testa a Portgas come mai era successo prima fra le mura di quel reparto, conquistando simpatie e antipatie di diversi colleghi.
Nonostante tutto, riuscirà a trovare qualcuno che la farà sentire completa ...
Spero di aver incuriosito qualcuno, auguro una buona lettura!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori quasi impossibili'
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Capitolo12
Tornai a casa dalla festa, ed ero distrutta.
La testa mi girava e c’erano stati dei momenti in cui avevo seriamente temuto di non essere stata me stessa.
Traballante mi avvicinai alla porta d’ingresso, mi voltai a salutare April e l’altra amica di cui non mi ricordavo il nome, ma caddi rovinosamente all’indietro.
Scoppiai a ridere senza alcun ritegno e alcun controllo, non riuscivo più a fermarmi.
Appena riaprii gli occhi dopo essermi asciugata le lacrime, trovai Marco ad attendermi sulla porta.
-Marco?- domandai esausta, ma lui non rispose, rimase a fissarmi negli occhi con il suo solito cipiglio serio.
Mi alzai in piedi a fatica, tanto che dovetti fare leva sui polsi per portarmi davanti a lui … me lo ricordavo più alto …
-Vieni dentro … hic … Ace sarà felice di rivederti … - ghignai, ma lui rimase sempre impassibile.
Sembrava un pezzo di marmo, e avevo anche l’impressione che non stesse respirando.
-Fa come vuoi … - gli sventolai una mano in faccia, e mi posi una domanda: gli astronauti erano in grado di vederci dalla luna?
Perché davamo per scontato che non ci vedessero?
Mi rivolsi alla luna ridendo, meglio, piegandomi letteralmente in due dalle risate e salutai tutti gli astronauti a gran voce: -Ciao! … ciao!- ma non tornò alcuna risposta indietro, che maleducati.
Tirai le chiavi di casa fuori dalla borsa e le vidi volare sui miei piedi: -Miseriaccia … - mi piegai a raccoglierle, ma scontrai la mia fronte contro la porta e colsi anche quell’occasione per ridere a crepapelle.
Guardai nuovamente Marco, ma lui continuava a rimanere serio davanti a me.
Io sarei scoppiata a ridere nel vedere una scena del genere, ma a quanto pareva non avevamo gli stessi gusti: -Ma non ridi mai?- borbottai.
Dopo svariati e alquanto disastrosi tentativi, riuscii a girare la chiave nella toppa della serratura ed entrai in casa, portando con me Marco naturalmente, Ace sarebbe stato felice di rivederlo.
Mentre ero ancora sul tappeto d’ingresso, lanciai le scarpe in giro e una strana soffiata furiosa mi fece saltellare sul posto … che ci fosse un leone in casa?
Feci spallucce e incominciai di nuovo a ridere, tutti noi dovevamo morire per qualcosa, giusto?
-Che diamine succede qui dentro?! -.
Mi voltai ed ebbi una visione divina: Ace stava scendendo le scale con solo i boxer addosso.
-Buonasera, cowboy … - risi senza ritegno, rischiando di cappottarmi in avanti.
-Che ci fai qui con quel coso in mano?- domandò preoccupato.
-Come sarebbe a dire “coso”? … - e le risate presero di nuovo il sopravvento - … lui è Marco, non lo riconosci?-.
Fece una faccia sconcertata: -Sei ubriaca?-
-Ma sentilo … - risi per l’ennesima volta - … non riconosci Marco?-.
Era senza parole il bel fustacchione del mio Asso, e indicando Marco al mio fianco rispose: -Riconosco solo che quella cosa lì è una palma d’appartamento … sicura che vada tutto bene?-.
Mi buttai fra le sue braccia: -Certo che va tutto bene … ci sei tu, ci sono io e ti amo. Cosa non dovrebbe andare?-
Era arrossito: -Credo che tu non stia bene … guardati le unghie, hai sradicato la pianta per portarla in casa e stai dicendo cose che non hanno alcun senso … -.
Lo zittii baciandolo: -Ti amo, non mi hai sentito?-
Stava boccheggiando imbarazzato: -Sei ubriaca … - balbettò.
-Anche tu mi ami, lo so … - gli rialzai la testa con l’indice per poterlo guardare negli occhi.
-È meglio riaffrontare questo discorso da sobri … - pendeva dalle mie labbra nel vero senso della parola, non faceva altro che fissarle.
-Sei tu quello strano … vedi di trovare un posto per Marco, non vorrai lasciarlo lì in piedi per tutta la notte … - mi staccai da lui per mettermi sul divano, ma mi sedetti su qualcosa di morbido e caldo che iniziò a soffiare senza alcun ritegno.
-Che cos’è questa roba a quattro zampe pelosa e aggressiva? – presi l’oggetto del mio interesse per la collottola, tenendolo distante da me mentre cercava di linciarmi la faccia.
Di sicuro era un alieno che voleva svaligiare le case di noi umani perché disturbati dai nostri astronauti sulla luna … vendicativi i marziani, vero?
Lo lanciai dietro di me come se fosse stato un calzino, ma Asso lo prese al volo … ne ero certa perché non avevo udito alcun rumore strano alle mie spalle, o forse il marziano si era dematerializzato in chissà quale dimensione ... mah …
-Sherry, è Rambo!- urlò Asso sventolandomi quella palla pelosa davanti al volto.
-Mi ricorda qualcosa questo nome … ma non so che cosa di preciso … - iniziai a rimuginare, invano.
-Il tuo gatto gay!- urlò furioso lanciandolo da qualche parte.
Il gatto in volo miagolò, e dopo aver udito qualcosa di vetro rompersi seguì una lunga e potente soffiata.
Ace si portò davanti a me con uno sguardo minaccioso, sembrava incazzato: -Dove hai messo la fascia per la tua spalla?-
Alzai gli occhi al cielo: - … non so … questa sera sento di essere stata un po’ diversa dal solito … mi sono sentita più libera e viva … - spiegai.
Il sonno stava per iniziare a bussare ai miei occhi, questo discorso era tremendamente serio e poco divertente.
-Ma ti senti come puzzi di alcol? – domandò indignato.
-Ma ti senti che sembri mio padre quando parli? – scoppiai a ridere grugnendo, non mi era mai successo prima, e così risi e grugnii ancor più forte.
-Sherry, va a farti una doccia e fila a dormire. – m’intimò prendendo in braccio il gatto soffiante ... fra i due c’era uno strano rapporto di odio e amore.
Mi rialzai in piedi traballante: -Non sei mio padre … - lo guardai glaciale, stava iniziando a starmi sulle scatole il signorino.
Da quando aveva deciso di iniziare a fare il bravo ragazzo?
-Sherry, sei sotto la mia custodia adesso … -
-Ma chiudi il becco … - gli sventolai una mano davanti al viso, cercando di ricordami dove fosse il bagno - … sai dove si trova il bagno in questo castello?- domandai ribaltandomi sul tappeto.
Appena mi rialzai, mi strattonò per un braccio lungo una rampa di scale portandomi in camera: -Il bagno è dietro quella porta … ma Sherry! Dio santo quello è l’armadio! Mi riferivo alla porta accanto!-.
Non riuscivo a capire se stesse ringhiando o se si stesse trattenendo dal ridere.
-Scusa, scusa … non serve arrabbiarsi … - andai a sbattere contro una parete del muro, accidenti.
-È la prima volta che ti sbronzi? – domandò guidandomi in bagno.
-Cosa? La prima volta che mi abbronzo? – lo guardai scettica, e lui sorrise.
-Sì Sherry, e temo anche che ti sia entrato un raggio di sole in testa da come ti stai comportando. -.
-Oh santo cielo, è grave? – domandai preoccupata portandomi una mano alla bocca.
Scoppiò a ridere di gusto: -Sì Sherry, hai due mesi di vita. –
-Oh no … - stavo per scoppiare a piangere, ma Asso mi spettinò i capelli.
-Scherzavo ciliegia ubriaca. Lavati adesso, ti aspetto a letto. -.
 
-Sherry, Sherry svegliati. Ti congelerai se non vieni fuori dalla vasca … -
-Shh … sto dormendo così bene qui, l’acqua è calda … -
-Sì, era calda un’ora fa … alzati Sherry, non voglio tirarti fuori a forza, so perfettamente che dopo mi picchieresti. -.
Riaprii gli occhi per un momento e poi li richiusi: -Deficiente, sono senza vestiti … -
-Appunto, dammi una mano per favore. Se no domani mattina penserai male di me. -.
Gli cinsi il collo con le braccia e qualcosa di caldo e morbido mi avvolse il corpo: -Non sto guardando … - disse con voce tremante.
Lo guardai in faccia e vidi che aveva gli occhi perfettamente chiusi mentre mi copriva con un asciugamano grande.
-Tutto bene? Ti gira la testa? – domandò fissandomi negli occhi.
-Bhè … quella gira sempre quando ti vedo. – risposi, e poi analizzai quello che avevo appena detto - … oh merda, scusami. – mi colpii la fronte con il palmo di una mano.
-Non importa … - sorrise - … in vino veritas. -.
Le braccia di Asso passarono delicatamente dietro le mie ginocchia e mi prese in braccio: -Oh, come due sposini … - sorrisi poggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Cavolo, avevo di nuovo parlato a sproposito.
Mi adagiò delicatamente sul letto e mi porse un bicchiere contenente qualcosa di effervescente.
-Aspirina. – disse sedendosi al mio fianco - … sei divertente da ubriaca. – mi circondò le spalle con un suo braccio per riscaldarmi.
-Fanculo. – risposi ingoiando l’ultimo sorso di quella medicina amara porgendogli il bicchiere vuoto.
-Molto fine … - annuì leggermente scioccato - … finché sarai sotto l’effetto dell’alcol sei protetta dalla ramanzina che ti devo fare. –
-Che cosa devo ramazzare? Certo che parli strano questa sera … -
-Sherry, sono le quattro del mattino ed io non ho ancora chiuso occhio a differenza tua.- ribatté leggermente inacidito.
-Hai dato una sistemazione a Marco?- chiesi.
-Sì, l’ho rimesso in giardino. E se devo essere più preciso, l’ho risistemato nel buco da cui lo avevi dissotterrato. –
-Ma quale dissotterrare e dissotterrare … lui è ancora vivo … - misi la testa sul suo petto.
-Lo spero … ti sei divertita ieri sera?-
-E chi se lo ricorda … - sbuffai accoccolandomi meglio al suo fianco.
-Ottimo inizio … che fine ha fatto l’arnese che ti bloccava la spalla? –
- … se non sbaglio, l’ho usato come lenza da pesca in un fiumiciattolo qui vicino, c’era un’enorme trota che mi stava facendo la ramanzina per come mi ero comportata, ed io la volevo pescare per mangiarla … -
-Una trota che ti voleva fare la ramanzina … - ripeté atono.
-Già, ma alla fine era solo April, e solo quando ho lanciato la mia lenza in acqua mi sono resa conto di aver lanciato la mia fascia. -.
Il petto di Asso iniziò a sussultare, e quando alzai la testa lo vidi ridere: -Mi dispiace che tu non sia riuscita a mangiare la tua trota … -
-Anche a me … Asso, posso farti una domanda su tuo padre?-.
Si irrigidì, e con tono infelice rispose: -Sì. -.
-Tuo padre, è Gold D. Roger?- domandai del tutto disinvolta.
Sarà stato l’alcol, oppure il fatto che studiavo il suo volto quando osservava quel politico in tv, ma sul suo viso potevo scorgere i caratteri dominanti di quel Roger.
-Come hai fatto a scoprirlo? È stato Ben?- sospirò infastidito.
-Ma quale Ben d’Egitto … quando mandano in onda quel parlamentare per tv, ho studiato attentamente il tuo volto e il suo, avete gli stessi caratteri dominanti e il tuo corpo parla da solo. -.
Asso accarezzò i miei capelli stringendomi forte: -Sei uno Sherlock Holmes al femminile, non ti credevo così perspicace. –
-Deficiente. – risposi leggermente irritata - … mi racconti che cosa è successo?-
- … non so bene nemmeno io che cosa sia successo … ma da quello che ho capito, mio padre aveva una storia clandestina con mia madre e per evitare scandali ci ha abbandonati. Così sta continuando la sua carriera politica. –
-E tua madre come sta adesso?-
- … Sherry, Newgate mi ha adottato … lei è morta di parto. -.
Non dissi nulla, mi limitai solo a stringerlo più forte e ad accoccolarmi meglio su di lui: -Mi dispiace … - sospirai chiudendo gli occhi.
Mi accarezzò i capelli come se fossero il manto morbido di Rambo, e sospirò: -Capita … ti va di raccontarmi qualcosa di tuo padre? -.
Arricciai le labbra pensando a come gli avrei dovuto spiegare il tutto: -È morto l’antivigilia del Natale di quattro anni fa … ha avuto un infarto. –
-Che lavoro faceva? –
-Era un cuoco, un tempo gli affari andavano a gonfie vele … lo stress del debito che doveva pagare mensilmente a Kizaru ha contribuito alla sua morte. –
-Perché si era rivolto a Kizaru? Non eravate una famiglia benestante?-
-Sì, ma mio nonno non ha mai accettato il fatto che mia madre avesse sposato un uomo qualsiasi, eccezion fatta per mia nonna. Quando c’era ancora lei in vita, mio nonno era presente nelle nostre vite e cercava di trattare mio padre alla pari… -
-E poi?-.
Strinsi Asso respirando il suo profumo: - … alla morte di mia nonna ha diseredato mia madre, mio padre è andato in rovina per un ristorante che era stato aperto difronte a lui ed eccoci qui. Io devo sanare il debito e mia madre non sa niente di tutta questa storia. –.
Asso si tirò su sui gomiti, ed io alzai la testa per guardarlo negli occhi: -Tua madre non sa di Kizaru e del debito?-
-No, sa solo che non abbiamo soldi … questa è la mia storia Asso. -.
Ace si distese su un fianco prendendomi sotto la sua ala: -Pulce … perché ci abbiamo messo così tanto tempo a confidarci?-
-Perché non avevo ancora alzato il gomito? – risi.
Asso mi alzò il mento e cominciò a baciarmi: -Ti ricordi quelle due parole che mi hai detto sulla porta d’ingresso quando sei entrata? -.
Provai a spremermi le meningi per ricordare, ma nulla: -No, scusa … -
-Non importa … ora possiamo rompere il patto che avevamo fatto sul non metterci assieme?-.
Annui entusiasta e incominciai a baciarlo.
Tutto questo mi era mancato tantissimo.
 
Mi svegliai con un gran mal di testa, e tenendomi stretta l’asciugamano sgusciai dal letto per vestirmi e andare a fare colazione.
Quando scesi le scale, trovai Asso che correva per tutta la casa tenendo il cellulare in alto.
-Buongiorno Pulce. – ammiccò continuando a correre.
-Giorno … - massaggiai il capo dirigendomi in cucina, avrei pensato dopo a lui, non sapevo neanche fare due più due in quelle condizioni.
-Cefalea, nausea … qualcosa mi dice che ieri sera ti eri sbronzata, anzi, abbronzata per bene, sbaglio?- rise felice.
-Ma che simpaticone, che cosa stai facendo? – sussurrai sedendomi su una sedia.
Giungendo da dietro mi baciò una guancia: -Sto cercando di ascoltare la segreteria telefonica, a quanto pare c’è un messaggio ma non riesco ad ascoltarlo … -
-Vai in terrazza … - con una mano indicai una direzione, ma Asso mi corresse.
-Sherry, stai indicando l’angolo delle ciotole di Rambo … -
-Scusami, intendevo dall’altra parte. – agitai la mano in aria.
Asso rise e mi scompigliò i capelli con una mano, come se non fossero già imbrigliati di loro, e andò sulla veranda.
Nel frattempo mi rialzai e riempii una tazza di caffè, molto caffè, ne avevo davvero bisogno.
-Che strano … - esordì Asso rientrando - … Bibi mi ha lasciato un messaggio urgente, e mentre spiegava il tutto ha riattaccato in fretta la cornetta … non ci ho capito un bel niente. –.
Feci spallucce massaggiandomi la fronte: -Basta che non ci siano problemi con il tuo perfido piano … - ridacchiai, solo a lui poteva venire in mente un’idea del genere: sposarci per finta.
-Quanto hai bevuto ieri sera? – domandò.
- … mmh … due Midori sicuri, tre Mojito, tre Bloody Mary e poi non ricordo … credo di non aver mai bevuto così tanto in vita mia. – sbuffai disgustata.
-Così hai deciso di recuperare tutto ieri sera? – rise abbracciandomi.
-Forse … - poggiai la tazza vicino ai fornelli e accarezzai il viso di Asso.
-Non ti ricordi proprio niente di quello che mi avevi detto appena sei entrata in casa?-
-No, mi ricordo solo da quando mi hai tirata fuori dalla vasca in poi … era una cosa orribile? – chiesi con grande timore.
Lui scosse il capo ammirando le mie labbra: -No. -.
Il mio povero cuoricino aveva iniziato a correre come un matto, mi era mancata questa vicinanza a lui.
-Baciami. – gli ordinai.
Lui non disse niente.
Mi prese in braccio ed io gli legai le gambe intorno ai fianchi, continuando a guardarlo negli occhi.
Le sue iridi scure erano magnetiche, ci si perdeva subito in loro.
Nel momento in cui avvicinai il mio volto al suo, iniziai a tremare. Era come se stessi per dargli il mio primo bacio, ma solo quando le nostre labbra si congiunsero mi quietai.
-Hai paura di me? – chiese Ace ridendo.
-No, non di te … - risi di rimando mentre gli accarezzavo i capelli.
-E di che cosa allora?-
- … del mio affetto per te. – sussurrai titubante.
Sulle sue labbra si distese un sorriso dolce: -Non sei l’unica a trovarsi in quella situazione. –
-Davvero? – domandai curiosa.
Annuì guardandomi con venerazione.
-Se la metti anche tu così … che ne dici di provare una terapia d’urto? – domandai arrossendo come una ladra.
-Pulce, credo di avere una brutta influenza su di te … - ridacchiò Ace baciandomi il collo.
-Ti dispiace per caso? – domandai sarcastica.
-Assolutamente no. -.
Cinsi più forte le gambe attorno a lui, e le nostre lingue incominciarono una danza frenetica.
Nel giro di pochi secondi la cucina si riempì di piccoli gemiti per le nostre docili torture, ed io pregai il cielo che non finissero più.
Asso mi spinse con la schiena contro il frigorifero sbottonandomi la camicetta, mentre le sue mani focose iniziarono a lambirmi tutto il corpo.
Il modo e il tatto con il quale faceva scorrere le sue dita sulle mie coste e sul mio ventre mi mandavano in visibilio.
Un suo sospiro di impazienza attirò la mia attenzione: - … questo arnese si apre anche sul davanti? – .
Ero talmente fusa che non ricordavo più il tipo di biancheria che indossavo.
Mentre le sue labbra continuavano a lavorare sul mio collo, diedi un’occhiata al tipo reggiseno e risposi con un “sì” molto secco.
Lui incominciò subito ad armeggiare con le mani, invano: -Miseria, non si apre questo coso … - brontolò.
-Se vuoi ci penso io. – scoppiai a ridere, era divertente vedere come si stava scervellando per liberarmi da quel tessuto pieno di merletti.
Da quando Asso aveva brontolato sul tipo di biancheria che usavo, avevo deciso di fare piazza pulita di tutto e ora ne stava pagando le conseguenze.
-No, non te lo permetto … - mi ammonì riappropriandosi delle mie labbra.
Quell’uomo stava diventando una droga vitale, non riuscivo più a pensare di poter passare una sola giornata senza averlo al mio fianco.
Presi i lembi inferiori della sua t-shirt grigia e gliela levai in un solo gesto.
Mi soffermai a guardare i suoi pettorali, e feci scorrere le mani su di loro godendo di quel contatto caldo.
Ace non disse nulla, si stava limitando a sistemarmi i capelli e a baciarmi la fronte.
-Ti ho pietrificato con la mia bellezza? – domandò canzonatorio.
-No, sono io che ti ho pietrificato con la mia. – ribattei con un piccolo sorriso.
Rimase a fissarmi negli occhi, e accarezzandomi il volto con una mano annuì: -Devo ammettere che hai ragione. Fino ad ora nessuna donna mi aveva mai stregato, ma tu ci sei riuscita. -.
Riflettei attentamente sul significato di quelle parole. Anche se stavamo scherzando, la mia battuta su di lui era veritiera.
Avevo conosciuto Ace che era un Don Giovanni incallito, ma da quando avevamo iniziato a pizzicarci a vicenda, lui non aveva più condotto la vita da donnaiolo di prima, era sempre rimasto al mio fianco.
Guardai attentamente le sue labbra increspate in un sorriso birbante, e tornammo a baciarci con foga.
Ormai la ragione l’avevamo persa e volevamo solo assecondare il piacere della carne, fino a quando non udimmo la porta di ingresso aprirsi.
Entrambi stavamo ansimando in preda all’eccitazione, ma c’era un piccolo dettaglio di cui non avevamo tenuto conto: Roselin.
La porta si richiuse con un gran eco, e Asso decise che era il caso di riabbottonarmi la camicia e di ricomporsi il più velocemente possibile: -Forse, dovresti scendere da me … - ridacchiò strusciando la fronte contro la mia.
-Già, ma non ne avrei voglia … - sbuffai eseguendo gli ordini.
Anche lui stava trattenendo il fiatone a fatica come me, ma non si perse d’animo.
Riprese la maglietta da terra e se la infilò in un batter d’occhio.
-Sherry, sei sveglia?- domandò mia madre dall’ingresso.
-Sono in cucina … - mi riappropriai della tazza di caffè cercando di apparire il più possibile normale.
Roselin varcò la soglia della stanza con una strana espressione in volto: -Qualcuno mi può spiegare che cosa è successo al mio giardino?-.
Sgranai gli occhi concentrandomi sul mio amatissimo caffè mattutino.
-C’è qualcosa di diverso rispetto al solito? – domandò Asso facendo il finto sorpreso.
-Certo … lasciando stare le diverse palme da appartamento sradicate, Sherry … - mia madre mi studiò con un volto molto preoccupato - … perché hai gettato il tuo bel vestitino viola e la tua biancheria fuori dalla finestra? -.
Fui io ad assumere un’espressione sconvolta: -Come? –
-Vai fuori a vedere … - mi indicò la finestra che dava sul giardino dietro casa nostra.
Mi precipitai con Asso a guardare il disastro che avevo combinato nel pieno della mia sbronza, e rimasi a bocca aperta.
Non avevo sradicato una sola palma da appartamento, bensì cinque!
La cosa più inquietante era che le avevo allineate sulla porta di servizio … perché lo avevo fatto?
Inoltre il mio povero vestito giaceva assieme alla mia biancheria nel bel mezzo del giardino.
Asso rideva come un dannato alle mie spalle: -Guarda un po’, nel tuo cassetto tieni pure delle lingerie forti … però, io prediligo quella con i micetti … -.
Gli diedi una piccola gomitata sullo stomaco, ma lui non fece una piega, anzi, mi aveva circondato i fianchi con le sue braccia muscolose e mi stava baciando teneramente la testa.
-Volevi far entrare i cloni di “Marco” dal retro?- chiese ridendo.
-Non lo so … - risposi confusa.
-I vestiti? Che cosa ti avevano fatto?-
-Credo di aver confuso la finestra per l’armadio … -.
Asso rise e aggiunse: -Penso che tu abbia ragione … all’inizio avevi confuso l’armadio per il bagno. -.
Chiusi gli occhi e inspirai a fondo.
Mi stavo chiedendo se avessi commesso altre cose bizzarre come questa.
-Sherry, ho una bella notizia da darti … - disse mia madre sorridendo - … manderanno Ben a casa domani … - …
… mia madre era una pessima bugiarda, le si leggeva negli occhi che c’era dell’altro.
-che problemi ci sono? – chiesi titubante.
Asso comprese che non era più il momento di scherzare, e chinando la testa sussurrò: -Forse è meglio che io vi lasci da sole. -.
Roselin non disse niente, probabilmente neanche lei sapeva come iniziare il discorso, ma io non me la sentivo di rimanere da sola.
Afferrai saldamente Asso per una mano e lo trascinai al mio fianco, in fin dei conti era mio marito, giusto?
Mia madre fissò le nostre mani, e sorrise intenerita con le lacrime agli occhi: -Sherry, non so come dirtelo … -.
Le labbra le tremavano e gli occhi si erano fatti lucidi, se mia madre stava per piangere voleva dire che la situazione era molto grave.
-Nessun chirurgo vuole operare Ben … tutti dicono che è rischioso, e che è una bomba a orologeria … -.

Che cosa sentivo?
Nulla.
Guardavo le labbra di mia madre muoversi, ma non sentivo niente.
Non sentivo neanche più la mano di Asso stringere la mia.
Ero anestetizzata dal mondo esterno.
Non sapevo se dovevo piangere o se avessi dovuto abbracciare mia madre, il mio cervello era andato in black-out.
L’unico pensiero che emerse dal silenzio della mia mente erano le palme d’appartamento.
Come un automa lasciai la cucina e raggiunsi le palme dietro casa mia, iniziando a collocarle nei buchi che avevo scavato la notte prima.
Mi armai di paletta e incominciai a ricoprire le loro radici con la terra, solo Dio sapeva che cosa mi era passato per la testa l’altra sera.
-Sherry … - Asso mi stava chiamando, ma io non sapevo neanche come si rispondeva.
Sentivo tutto il corpo intorpidito.
Lo guardai, e lui si inginocchiò al mio fianco con un sorrisino malinconico aiutandomi a nascondere per bene le radici delle piante nel terreno.
Solo a quel punto iniziai a piangere silenziosamente, e poggiai la testa sul suo petto in cerca di riparo.
Lui mi strinse a se baciandomi la testa, e dopo aver fatto un respiro profondo parlò: -Credo che non siano stati interpellati tutti i chirurghi … -
Alzai la testa stordita e speranzosa, sapevo a chi si stava riferendo.
-Stai pensando a … -.
Lasciai la frase in sospeso, aspettando che fosse lui a confermare i miei dubbi.
-Sto pensando a quello stupido narcisista e altezzoso di un chirurgo che cerca di rubarmi la moglie … - corrugò le labbra in segno di rabbia e di disdegno.
-Traffy dice sempre che nulla è impossibile per lui … - sorrisi speranzosa.
Asso diventò geloso per come avevo chiamato il mio ex, e mi strinse a sé sussurrando: -Sbagli Pulce … si deve rassegnare al fatto che tu adesso sei solo mia. -.
Guardai le labbra di Asso, e non potei trattenermi dal fiondarmi su di loro per abbandonarmi in un bacio pieno di desiderio.
Ace era sempre stato schietto e sincero con me, non aveva mai cercato di nascondere i suoi veri pensieri o sentimenti con me. Ed era per questa sua trasparenza che giorno dopo giorno mi ero innamorata di lui …
- … Sherry, una domanda … perché adesso hai chiamato Law “Traffy”?-.
 
Ciao a tutti ^^
Non sono stata rapita dagli alieni e sono ancora viva, quindi la storia continua ;3 Purtroppo ho avuto tantissimi impegni e solo adesso sono riuscita ad andare avanti con la storia.
Come vi è sembrato questo capitolo?
Vi diverte Sherry da ubriaca?
Io mi sono divertita tantissimo a descrivere Sherry nel pieno della sua "abbronzatura" xD , anche se questo capitolo sembra non avere senso ^^” ma lo scopo era divertire voi lettori e spero di esserci riuscita :3
Spero di non aver disseminato errori di distrazione, mi sfugge sempre qualcosina purtroppo ^^"
Ringrazio tantissimo coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Ilaria D Piece; Okami D Anima;Kiko90; Yellow Canadair; Michiru93; Stayounganinvincible; Monkey D Alyce; Martychan Fantasy; Aliaaara.
Grazie mille a coloro che mi seguono da sempre e a coloro che mi seguono in silenzio, vi adoro! ^^ spero di sentirvi presto! ^w^
Un bacione con abbraccio e alla prossima!
Sherry=^w^=

 Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione (Sherry e Pam ©), gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright, ma la trama nella quale agiscono è di mia invenzione ©.

 
  
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