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Autore: Amantide    06/10/2014    1 recensioni
Una rivisitazione del ballo del Ceppo e di quello che è successo da quella sera in poi!
Dal testo:
"C’era una sola cosa di cui Ronald Weasley era assolutamente certo: mai e poi mai avrebbe ballato! Eppure, anche se in futuro avrebbe fatto di tutto per negarlo, la sera della vigilia di Natale del suo quarto anno a Hogwarts era proprio lì, nel bel mezzo della Sala Grande addobbata per l’occasione."
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Buonasera lettori! Dopo la pausa esami torno alla carica con il nuovo capitolo! Che credo sia il penultimo tralaltro... lo saprò con certezza la prossima volta! :-) Come sempre vi ringrazio per la pazienza e per aver messo la mia storia tra le seguite. Un ringraizamento particolare alla Piccola fenice felpata che non perde mai l'occasione di farmi sapere cosa pensa delle mie storie. Un grosso abbraccio a tutti voi!




 
Una notte movimentata


Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo interrogativo. Nessuno dei due aveva la minima idea del perché la McGranitt volesse vederli e allo stesso tempo erano tremendamente imbarazzati; erano mesi che non si trovavano soli.
“Beh, forse è il caso che ci avviamo.” Disse Hermione mentre camminava verso l’uscita. “Non sapremo mai cosa vuole la McGranitt da noi se non ci sbrighiamo a raggiungerla!” Aggiunse ferma sull’uscio mentre aspettava che Ron la raggiungesse.
Ron non disse nulla, si sentiva piuttosto stordito da quella notizia e in più era seriamente preoccupato per Harry.
“Per quanto tempo pensi che continuerai a non parlarmi?” Chiese Hermione indispettita.
Ron le lanciò un’occhiataccia, poi si decise a rispondere: “Forse fino a quando non ti deciderai a chiedermi scusa?”
“Chiederti scusa?” La voce di Hermione suonava terribilmente irritata, esattamente come quando qualcuno osava contraddirla su qualcosa che aveva studiato.
“Sì, chiedermi scusa!” Ripeté Ron infastidito. “Hai presente quella cosa che fanno le persone quando si rendono conto di avere sbagliato?”
Hermione sembrava sul punto di ribattere ma Ron fu più veloce: “So benissimo che ti sei resa conto di avere sbagliato, e ti conosco abbastanza bene da sapere che sei troppo orgogliosa per ammetterlo. Non negarlo!”
“Che cosa? Stai scherzando forse?” Disse Hermione mentre salivano le scale avvolti dal sonoro russare degli abitanti dei quadri che popolavano le mura del castello.
“No, non sto scherzando e ribadisco che sono in attesa delle tue scuse!” Ringhiò Ron che cominciava a perdere le staffe. Sapeva che Hermione era orgogliosa, ma adesso stava palesemente negando l’evidenza.
“Beh allora continua ad aspettare perché non ho nessuna intenzione di scusarmi!”
“Sì, questo l’avevo capito!”
“E allora perché continui ad insistere?” Sbottò Hermione mentre proseguivano lungo il corridoio.
“Non sono io quello che insiste, sei tu che hai voluto sapere perché non ti parlo.”
“Ecco bravo allora continua per la tua strada e smettila di parlare a vanvera!”
“Io non sto parlando a vanve…”
“Domando scusa…” La voce della professoressa McGranitt giunse gelida alle loro spalle. Presi com’erano dai loro discorsi, i due non si erano nemmeno resi conto di aver superato di una decina di metri l’ufficio della professoressa di Trasfigurazione.
“Forse avete dimenticato dove si trova il mio ufficio.” Disse la McGranitt abbozzando un sorriso.
“Ci scusi professoressa… noi stavamo solo… è tardi, siamo entrambi molto stanchi.” Spiegò Hermione mortificata, era certa che la professoressa avesse udito buona parte della loro conversazione e si sentiva tremendamente in imbarazzo.
“Entrate nel mio ufficio, da questa parte.” Disse la professoressa guidandoli all’interno del piccolo studio.
Ron osservò le buone maniere lasciando entrare Hermione per prima e poi si richiuse la porta alle spalle.
“Bene!” Esordì la professoressa. “Vi domanderete perché vi fatto venire qui.”
“In effetti…” Mormorò Ron tra sé e sé.
“Devo chiedervi di prendere parte alla seconda prova.” Spiegò la McGranitt con semplicità.
“La seconda prova?” Domandò Ron confuso e a tratti allarmato.
“Ma professoressa noi non possiamo prendere parte alla prova, solo i campioni hanno diritto a parteciparvi.” Disse Hermione tutto d’un fiato, la voce che suonava inevitabilmente preoccupata.
“Esattamente!” Convenne la McGranitt. “Infatti non vi sto chiedendo di partecipare come campioni.”
Ron e Hermione si guardarono perplessi. Nessuno dei due riusciva a capire le intenzioni della professoressa.
“Sono certa che Potter avrà condiviso con voi l’indovinello racchiuso nell’uovo.” Ron e Hermione rimasero in silenzio, effettivamente era la verità, ma nessuno dei due era sicuro che il fatto che la McGranitt lo sapesse fosse una buona cosa.
“Beh, a dire la verità, ce ne ha parlato solo stasera…” Spiegò Hermione sperando che la McGranitt non togliesse dei punti a Grifondoro.
“Questo non ha nessuna importanza signorina Granger, ricordate il testo dell’indovinello?”
Vieni a cercarci dove noi cantiamo, che sulla terra cantar non possiamo, e mentre cerchi sappi di già, abbiam preso ciò che ti mancherà, hai tempo un’ora per poter trovare ciò che rubammo, non esitare! Che tempo un’ora mala sorte avrà, quel che rubammo mai ritornerà.” Recitò Ron cercando di riflettere sul testo della canzone mentre Hermione lo ascoltava rapita.
“Molto bene signor Weasley! Come mai non ricorda così bene anche le formule di trasfigurazione?” Ironizzò la professoressa visibilmente colpita.
Ron tentennò imbarazzato mentre il suo volto cambiava colore.
“Ma non perdiamo altro tempo! Vi è chiaro il testo della canzone?”
“Non proprio…” Bisbigliò Ron. “Cioè, le Sirene e il Lago Nero sembrano l’unica soluzione logica.”
“Precisamente!”
“Ma noi in che modo siamo coinvolti nella prova?” Domandò Ron che non riusciva a venirne a capo.
“Siamo noi ciò che verrà rubato ai campioni.” Esclamò Hermione che finalmente aveva messo insieme i pezzi del puzzle.
“Molto bene signorina Granger!”
“Sta cercando di dirci che Harry avrà un’ora di tempo per salvarci?” Chiese Ron incredulo.
“Non è esatto signor Weasley, non dovrete essere salvati, non correrete nessun pericolo per la verità. E in ogni caso il Signor Potter dovrà occuparsi solo di lei. La signorina Granger sarà nelle mani del campione di Durmstrang.”
Ron vide Hermione arrossire e sentì le viscere contorcersi come serpi.
“Capisco…” Mormorò Hermione visibilmente in imbarazzo. “Quindi lei ci sta chiedendo di partecipare alla prova come ostaggi?”
“Esattamente.” Confermò la professoressa annuendo. “E dal momento che la prova si terrà tra meno di sei ore mi aspetto la massima collaborazione.”
“Certamente.” Disse Hermione domandandosi cosa avrebbe dovuto fare, mentre la professoressa era ancora in attesa di un cenno di assenso da parte di Ron che sembrava completamente assorto in profondi pensieri.
“Signor Weasley?” La voce della McGranitt fece trasalire il ragazzo che annuì in segno di assenso.
“Molto bene, allora devo chiedervi di accomodarvi da questa parte.” Spiegò mentre faceva strada ai ragazzi. La professoressa aprì una strettissima porta in legno e li guidò all’interno di un piccolo salottino che ricordava molto la loro sala comune. Vicino ad un camino scoppiettante c’erano tre poltroncine di velluto rosso in compagnia di due ampi divani. Al centro della stanza, su un piccolo tavolino il legno, svettava un vassoio d’argento con sopra un’ampolla piena di un liquido scuro, al suo fianco due sottili bicchieri di cristallo riflettevano le fiamme del fuoco.
“Il professor Piton ha preparato oggi pomeriggio questa particolare pozione.” Disse la McGranitt stappando l’ampolla e riempiendo i due bicchieri fino all’orlo. “Un bicchiere di questo vi farà cadere in un sonno profondo da cui potrete risvegliarvi solo nel momento in cui il vostro campione vi farà riemergere dall’acqua.” Spiegò mentre i due prendevano posto sul divano senza staccare lo sguardo dalla misteriosa pozione. “In questo modo, qualora qualcosa dovesse andare storto, non correrete il rischio di risvegliarvi sott’acqua.”
“Adesso si che mi sento sollevato.” Mormorò Ron sarcastico mentre Hermione gli lanciava un’occhiataccia.
“Bene, io ora vi devo lasciare. Non appena vi sarete addormentati il professor Moody verrà a prendervi e vi porterà sul fondo del lago dove sarete presi in custodia dalle Sirene. Domande?”
I due fissarono la professoressa incapaci di rispondere, entrambi troppo preoccupati per quello che gli sarebbe successo nel giro di qualche ora per poter formulare una domanda sensata.
“Molto bene.” Disse la professoressa avviandosi verso l’uscita. “Ci vorrà circa un’ora prima che la pozione abbia effetto, quindi vi consiglio di berla subito. Buon riposo.”  E così dicendo si richiuse la porta alle spalle con un cigolio fastidioso.
Non appena rimasero soli, Ron si voltò verso Hermione con gli occhi colmi di rabbia. “La signorina Granger sarà nelle mani del campione di Durmstrang!” Ringhiò furente. “Scommetto che non vedevi l’ora!”
“Finiscila Ronald! Non sapevo nulla di questa storia. E nonostante io mi fidi ciecamente dei professori devo ammettere che l’idea di stare sul fondo del lago per un’ora o forse di più mi mette ansia!”
“Non ho detto che sapevi il motivo per cui la McGranitt ci ha convocato!” Sbraitò Ron fuori controllo. “Dico solo che l’idea di essere salvata da Krum non ti dispiace!”
“La vuoi smettere di metterti in competizione con lui?”
“In competizione con lui?”
“Non fai altro che rinfacciarmi quello che faccio con lui e non capisci che tutto questo si sta verificando solo ed esclusivamente perché tu non hai avuto il coraggio di invitarmi al Ballo del Ceppo!” Strillò Hermione sull’orlo delle lacrime.
“Non dire assurdità!” Balbettò lui sulla difensiva. “Questo… questo non c’entra un bel niente, e dimostra solo che non hai capito un tubo!”
“Sì, hai proprio ragione.” Disse lei con le lacrime che le rigavano le guance. “Sono stata una stupida a declinare per tre volte l’invito di Krum sperando che tu mi invitassi.”
Ron sentì il sangue gelarsi nelle vene, questo cambiava tutto.
“Io… io ti ho invitata.” Cercò di giustificarsi lui nonostante si rendesse conto di quanto fosse stato debole il suo tentativo.
“Ah sì, certo, lo hai fatto il giorno stesso in cui hai notato per la prima volta che ero una ragazza. Come dimenticare…”
Ron rimase in silenzio. Le parole di lei lo colpivano una dopo l’altra come fossero lame affilate. Più lei parlava, più lui si sentiva stupido.
“Sai cosa ti dico?” Disse lei afferrando il bicchiere colmo di pozione. “Vai al diavolo Ron!” E così dicendo lo svuotò completamente.
Ron guardò Hermione trangugiare la pozione e si decise ad imitarla. A questo punto piombare in un sonno profondo sembrava la migliore delle soluzioni.
A distanza di dieci minuti i due erano sdraiati sui rispettivi divani intenti a fissare il soffitto. Hermione piangeva in silenzio, mentre Ron era impegnato a sperare che il sonno sopraggiungesse presto.
“Senti, mi dispiace averti piantato in asso al ristorante.” Sussurrò Hermione dopo cinque minuti voltandosi a guardare il compagno. Ron spostò lo sguardo su di lei e rimase in ascolto. “Non avrei dovuto andarmene in quel modo. Quello con te è stato l’appuntamento più assurdo e allo stesso tempo più bello della mia vita.” Fece una pausa e le ci volle un attimo per riprendersi. “Quando ho letto quell’articolo non ero sufficientemente lucida da capire che si trattava di una marea di sciocchezze. E… e per questo ti chiedo scusa…”
Ron la ascoltava sconcertato, mezz’ora prima gli aveva urlato contro dicendo che mai e poi mai si sarebbe scusata e invece l’aveva appena fatto.
“Io… io sono stato molto bene con te a Hogsmeade.” Mormorò Ron mettendosi a sedere nonostante si sentisse molto stanco. “E scusami se non ho trovato il coraggio di invitarti al ballo… avevo paura di essere respinto.” Ammise a disagio.
Hermione si mise a sedere asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, poi abbozzò un sorriso.
“Meglio tardi che mai, non credi?”
“Già!”
Ron si mise in piedi a fatica, si avvicinò ad Hermione e la prese per mano aiutandola ad alzarsi. La guardò negli occhi un istante e poi l’abbracciò forte.
“Ci tengo che tu sappia che non ho detto nulla alla Skeeter, non so come abbia saputo certe cose ma ti giuro che io non avrei mai tradito la tua fiducia andando a spifferarle qualche stupido pettegolezzo.”
“Ti credo Ron, non hai bisogno di aggiungere altro.”
Rincuorato da quelle parole, Ron l’abbracciò di nuovo. Nonostante la gioia di quel momento e il sollievo di aver finalmente chiarito, ogni gesto e ogni movimento sembravano estremamente faticosi. Ron avrebbe voluto stringerla più forte ma aveva la netta sensazione che le forze lo stessero abbandonando. Sentiva le gambe pesanti e ogni movimento gli costava un enorme sforzo. Ciononostante il desiderio di baciarla era irrefrenabile, così raccolse tutte le ultime energie e le sollevò il capo. Sentì un’immensa delusione impossessarsi di lui mentre constatava che Hermione era già crollata in un sonno profondo. Terribilmente arrabbiato per averci messo troppo anche questa volta, afferrò l’amica e la coricò sul divano mentre le gambe gli cedevano per la fatica. Maledetta pozione e maledetta seconda prova. Usò le ultime energie per sistemargli un ricciolo ribelle dietro all’orecchio, poi si accasciò ai piedi del divano in preda ad un sonno senza sogni.
  
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