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Autore: PaleMagnolia    10/10/2008    1 recensioni
Il giovane, benestante Keith Finnegan viene ritrovato, morto, nel garage di casa sua. Nè Richard, l'ex fidanzato, nè la sorella Nicole credono che si tratti di suicidio. Richard indaga in sordina, cercando al contempo di non perdere il posto di protagonista nell'opera Le Corsaire, ottenuto in parte grazie al suo talento e in parte alle raccomandazioni di Keith. Le cose si complicano quando Elizabeth, prima ballerina della compagnia, diventa una presenza troppo assidua nella vita di Richard...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Richard rimase sbigottito nel sapere di essere atteso

Richard rimase sbigottito nel sapere di essere atteso. Entrò nell’ufficio – legno scuro alle pareti, una libreria a vetri alta fino al soffitto, mobili di buon gusto – e si sedette su una confortevole poltrona di pelle.

L’uomo si sedette alla scrivania, congiunse le mani.

Non era certo come Richard se lo era immaginato: non molto alto, esile, poteva avere quarant’anni. I capelli andavano ingrigendo, e il viso dai tratti regolari non era sgradevole; ma non aveva nemmeno nulla di notevole, tranne gli occhi, forse, di un azzurro intenso. Prima di parlare si era tolto gli occhiali (tondi, metallici, quasi ottocenteschi), e guardava Richard con un’espressione che a lui non riuscì di identificare.

Quando infine parlò, Richard ebbe la più grande delle sorprese.

“Suppongo che sia qui per parlare del testamento.”

L’espressione sbalordita sul viso di Richard indusse l’uomo a continuare, esitando: “…Non è così?”

“Testamento? Di quale testamento parla?”

Richard si sentì preso in contropiede. Testamento?

Guardò Ben Wilkes, che gli restituì lo sguardo con espressione quieta, partecipe.

“Io non ne so niente, dev’esserci uno sbaglio.” balbettò, confuso.

“Sono venuto a parlarle perché Nikki – la signorina Finnegan – mi ha detto che lei e Keith vi frequentavate, e volevo chiederle se poteva parlarmi degli ultimi giorni di Keith.”

Fu la volta di Wilkes di essere sorpreso.

“Frequentarci? Intende… Oh, no, no, no” Scosse la testa più volte, disorientato in modo quasi comico.

“Mr. Finnegan e io avevamo esclusivamente rapporti d’affari. Ci siamo incontrati svariate volte, questo è vero; ma solo per redigere un testamento pubblico, di cui lei è stato nominato parzialmente beneficiario ed esecutore. Pensavo che fosse qui per questo.”

No! Io…” La sua voce risuonò stridula. Alzò le braccia in un gesto di smarrimento, le lasciò ricadere. “Io non capisco.”

“Che cosa non capisce?” L’uomo si appoggiò allo schienale della sedia, l’aria perplessa.

“Un testamento pubblico è un atto ricevuto da un notaio in presenza di due…”

“No, no.” Richard scosse la testa. “Perché abbia voluto fare testamento. Era giovane, sano… Non aveva neanche trent’anni, perdio!”

“Non lo so, mr. Williams, ma pareva avere, come dire? Una certa fretta.”

Il notaio aveva assunto un’espressione imbarazzata.

“Fretta?”

“Già. O almeno, questa è l’impressione che ho ricevuto.”

Si guardarono per un po’, in silenzio.

“Capisco.” Disse infine Richard, che in realtà non capiva affatto. La notizia, combinata alla sbornia della sera prima, gli stava procurando un'altra emicrania. Si stropicciò gli occhi, che cominciavano a bruciare.

“Posso vedere il… uh, il documento?” Chiese, una pioggia di puntini luminosi davanti agli occhi.

“Certamente.”

Wilkes si alzò ed estrasse una cartellina da uno schedario. La aprì davanti a Richard e gli porse un foglio scritto a macchina; in calce, la firma di Keith e quelle di altre due persone. I testimoni, pensò distrattamente Richard.

Il contenuto del testamento era estremamente semplice.

L’appartamento in cui Keith aveva vissuto, di proprietà del padre, tornava a mr.Finnegan, che poteva venderla per ripagare eventuali debiti del figlio; una consistente somma di denaro – il lascito fiduciario di suo nonno – andava a Nikki, insieme alla maggior parte della mobilia. A Richard erano stati lasciati tutti gli effetti personali (abiti, accessori, il telefono cellulare, il computer), i quadri e l’automobile, con il permesso di disporne nel modo che preferiva. Avrebbe potuto vendere, tutto o una parte del lascito, cederlo a terzi, oppure tenersi tutto quanto.

Non c’era altro. Keith non possedeva beni immobili, o denaro suo.

Richard finì di leggere, indugiò sulla firma di Keith – la sua mano aveva esitato, tremato, mentre apponeva quella firma? Ma no, il tratto era fermo, netto, deciso.

“Che cosa devo fare?”

Il notaio sospirò. “Dunque, lei dovrà…”

 

  
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