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Autore: Princess Leila    07/10/2014    2 recensioni
Nel Distretto sette mancano due giorni alla Mietitura. Tris non è preoccupata, il suo nome c'è solamente una volta... Qualcosa però va storto. L'arena la attende.
Un'amore inconcepibile, in un contesto paradossale. Due mondi incompatibili uniti. Ma dopo tutto... Cosa cambiava morire prima invece che dopo? Meno sofferenza, meno dolore... Meno persone a cui dire addio... Un proiettile che fa la differenza. Un colpo di cannone che determina tutto. Cosa li attende? Di certo nulla di semplice. Quali sono i segreti mai svelati che lentamente, un passo per volta, verranno alla luce? Chi dovrà necessariamente morire, e chi ce la farà?
Benvenuti ai ventinovesimi Hunger Games! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO I: Rebeka


Tris rimirava la sua immagine nello specchio della sua stanza. Sin da piccola amava quell'oggetto, la ritraeva in tutta la sua figura e prima di ogni Mietitura passava qualche minuto lì davanti con indosso il vestito da cerimonia. Era grigio e molto semplice, lungo fino alle caviglie e con un unico fiocco dietro la schiena.
«Beatrice scendi giù!» era sua madre, la stava aspettando.
Con una quantità di forcine abominevole la donna riuscì a raccogliere i suoi capelli in uno chignon.
«È ora di andare»
«Sì...».
Caleb e Tris si incamminarono verso la piazza del Distretto. Al centro c'era un grande albero, il palco era posizionato ai piedi di questo; dopo la registrazione si separarono.
Come inviata di Capitol City quest'anno c'era un donna di nome Daphne. Indossava i classici vestiti osceni e pomposi così di moda nella capitale. Era completamente vestita di verde mela, un vestito di tulle enorme e un copricapo cilindrico ornato di foglie di edera.
«Felici ventinovesimi Hunger Games! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!»
Come ogni anno partì il video del discorso del presidente. Ripugnante.
«Emozionante!» gridò Daphne «E adesso passiamo all'estrazione dei Tributi che avranno l'onore di rappresentare il Distretto Sette durante quest'edizione degli Hunger Games! Come sempre, prima le signore...»
Si avvicinò alla boccia di vetro. La tensione era palpabile, i nervi di tutti erano a fior di pelle.
«Il tributo femmina del Distretto Sette è... -Il cuore di Tris perse un battito- Beatrice Prior!».
Ad attendere la ragazza sul palco c'erano svariati Pacificatori tra cui il ragazzo che l'aveva risparmiata nella foresta, la sua mascella ebbe uno spasmo.
Tris era sotto shock e camminava contro la sua volontà tra le due file di persone che si erano separate per crearle un varco. Sentiva tutto in maniera ovattata, non carpì neanche il nome del tributo maschio e non ne memorizzò il volto quando si strinsero la mano. O meglio, quando lui le strinse la mano, lei era completamente persa, sgomenta. Si guardava intorno basita; cercava tra la folla un volto familiare, ma non riusciva a scorgere né suo fratello Caleb, né i suoi genitori.
Un Pacificatore la prese per un braccio e la condusse nel palazzo di Giustizia. Era il ragazzo della foresta.

Quattro tentava in tutti i modi di contenersi, ma doveva dirle addio. Doveva farlo. Lei non lo conosceva, o quanto meno non se ne ricordava, ma lui sì... L'aveva sempre guardata mentre andava a scuola e quando il pomeriggio andava alla drogheria per aiutare sua madre; l'aveva anche seguita spesso nella pineta facendo bene attenzione a non farsi vedere. Nella foresta, prima che lei si fermasse, non l'aveva riconosciuta, in quel caso l'idea di inseguirla non gli sarebbe passata nemmeno per l'anticamera del cervello. Per di più lei era stata amica di sua sorella Rebeka un tempo, anche se per molto poco...

Era una fredda giornata d'inverno e Rebeka correva veloce come una scheggia sulla neve, saltando le pozzanghere ghiacciate per non scivolare. Dietro di lei correva un'altra ragazza: Tris.
Rebeka scappava dalla drogheria; aveva appena trafugato un sacchetto di spezie.
«Fermati! Ti prego! Puoi tenerlo! Ti supplico fermati!» gridava Tris.
La ragazza continuò la sua corsa sfrenata ancora per qualche metro, poi si fermò e si girò, mentre la bionda la raggiungeva.
Erano arrivate in una piazza, la piazza del pozzo. Quando furono l'una di fronte all'altra Rebeka si accasciò per terra e scoppiò in un pianto disperato. I capelli le ricadevano sul viso che si teneva tra le mani in preda ai singhiozzi, erano corvini come quelli del fratello, ma i suoi occhi erano verdi.
«Hey, va tutto bene... Puoi tenerlo sai? Non c'è bisogno che tu pianga. Come ti chiami?»
Rebeka era più piccola di Tris, forse non di molto, ma avevano la stessa stazza.
Il suo pianto però non si fermava, così Tris si tolse la sciarpa e gliela avvolse intorno alle spalle; lei indossava un insulso maglioncino verde con dei pantaloni e tremava. Non rispose
«Vuoi che ti riaccompagni a casa?» la ragazza le fece cenno di no con la testa, beh in effetti non l'avrebbe potuta accompagnare da nessuna parte... Suo padre, Marcus Eaton, l'aveva abbandonata e ora era il capo Pacificatore del Distretto Due e viveva lì con sua moglie; sua madre, Evangeline Kenòbi, era morta tempo prima. Lei si procurava il cibo rubacchiando qui e là, oppure grazie a quei pochi che ogni tanto la aiutavano con piccoli gesti di carità.
«Okay... Emmm... Se vuoi puoi tornare con me al negozio, mia madre non si arrabbierà non preoccuparti» La ragazza aveva smesso di piangere e annuiva timidamente, si alzò in piedi e fece per seguire Tris.
«Io s-sono Rebeka»
«Eccola è lei! La ladra che ha trafugato il mio negozio la scorsa notte!» era un uomo che gridava additando Rebeka; dietro di lui c'erano tre Pacificatori. Quando la ragazza li vide sgranò gli occhi e iniziò a correre.
«No!» gridò Tris vedendo il Pacificatore caricare il colpo, ma era troppo tardi. Il suono sordo del proiettile rimbombò nell'aria fredda.
Era rimasta paralizzata, non avrebbe mai pensato di assistere ad un omicidio così brutale. L'aveva freddata senza pietà.
L'uomo e i Pacificatori si erano dileguati e Tris corse verso Rebeka.
Una macchia rosso scuro si stava espandendo lentamente sul suo maglioncino all'altezza dello stomaco.
«No... No... Rebeka... Io...» fece un respiro profondo e gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Va tutto bene... È tutto a posto... Rilassati... Riposati...»
Tris si guardava intorno in cerca d'aiuto ma non c'era nessuno.
Rebeka gemette
«Shhh... Dormi...» Iniziò a cantare:

Là in fondo al prato, all'ombra del pino
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai, il sole avrai davanti.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.

Là in fondo al prato, nel folto celato
c'è un manto di foglie di luna illuminato.

Scorda le angustie, le pene abbandona.
Quando verrà mattina, spariranno a una a una.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggono da ogni cruccio.

Qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.

La ragazza le cantò tutta la canzone che sua madre sempre le ripeteva quando era bambina. Rebeka aveva chiuso gli occhi. Per sempre.
Tris cominciò a piangere con la testa della ragazza sulle gambe. Ora le sembrava così piccola... Piangeva, anche se non la conosceva affatto, piangeva come se fosse stata la sua migliore amica.
Tris sentì scalpiccio di passi che venivano nella sua direzione. Si girò e vide un Pacificatore. La rabbia montò dentro di lei e stava per sbraitargli contro senza curarsi del fatto che probabilmente dopo l'avrebbe ammazzata, ma il ragazzo non la degnò neanche di un misero sguardo. Si accasciò accanto al corpo di Rebeka e iniziò a piangere. Singhiozzi sommessi
«Non ce l'ho fatta... Non ce l'ho fatta... Perdonami... Non sono arrivato in tempo».
Tris si era alzata in piedi e il Pacificatore solo ora l'aveva guardata
«Va via. Torna a casa, e in fretta»
Lei riluttante lo ascoltò, e dopo aver dato un ultimo sguardo alla triste scena tornò al negozio.

«Va lì e vinci» disse Quattro a Tris mentre la scortava lungo i corridoi del palazzo di Giustizia. Lei lo guardò con sguardo interdetto
«C-cosa? Tu dovresti essere dalla parte di Capitol City!» erano arrivati nella stanza dove tra poco Tris avrebbe avuto l'ultima possibilità di dire addio alla sua famiglia
«Fallo per Beka» la ragazza sgranò gli occhi. Ora lo riconosceva... Lui era il fratello di Rebeka. Finalmente capiva... Nella foresta il suo gesto di pietà era stato dettato dal ricordo di sua sorella che era stata uccisa da un pacificatore, completamente indifesa. Probabilmente si ricordava di lei perché l'aveva trovata a cantare vicino al corpo di sua sorella, che ormai era in un posto migliore...
«...E per me» Tris era ogni secondo più confusa. Le si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra.
Quattro uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

NOTE DELL'AUTRICE

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Eccomi qui con il nuovo capitolo. La storia è appena cominciata e vi attendono numerose sorprese... Ho voluto dedicare questo capitolo (oltre che alla Mietitura e al bacio *^*) a Rebeka, la sorella di Tobias, perché avrà e ha avuto un importanza notevole nella storia.
Colgo l'occasione per ringraziare di nuovo tutti coloro che hanno recensito questa storia e possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!

   
 
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