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Autore: SkyMe    09/10/2014    0 recensioni
Ero cosi' tanto vicina alla sua bocca che dio solo sa cosa gli avrei fatto. La voglia di urlare al mondo il mio male era troppa e vomitare tutte le mie emozioni su di lui non mi sembrava il caso. Decisi di stare seduta e guardalo scrivere, mentre io morivo dentro.
Quando troverò la mia cura, forse , tutto cambierà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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“C'è sempre un grano di pazzia nell'amore, così come c'è sempre un grano di logica nellapazzia.” 
                                                                                                                                                              Nitche


Dovevo correre, più veloce  dei miei pensieri , più veloce del suo sguardo. La mia borsa, rossa con un camaleonte, si shekerava a destra e sinistra facendo risuonare i tintinnio delle chiavi di casa ed altre centinaia di cose che avevo chiuso nella borsa. Compresa la mia faccia. Quando il mio fiato iniziò a diminuire, rallentai e mi appoggiai al vetro di una banchina del pullman. Guardai in aria e il cielo era così blu da togliere il fiato, ed io non mi ero mai fermata a guardarlo. Le persone continuavano a camminare intorno a me, quasi come se non esistessi, chi parlava col cellulare ,chi con il collega ,chi con l’amica e correvano. Ma dove diavolo correte tutti? Che avete da parlare e parlare? Quando il numero 12 arrivo’ lo presi senza pensarci due volte, due fermate dopo sarei scesa e dopo quasi trecento metri dopo mi sarei trovata a casa. L’esperienza appena vissuta mi aveva fatto venire voglia di tornare a bere, un solo bicchierino di vodka, uno shottino  veloce. La tentazione era talmente forte, che il Vir aveva indossato i guantoni da pugilato pronto a prendermi a scazzottate pur di farmi cambiare idea. Ma non volevo ricaderci e così filai dritta a casa.

-Ciao Skye! Sono felice di rivederti! Come sei cambiata!-

Sbarrai gli occhi e non mossi un arto quando venne ad abbracciarmi, e quando ripresi  a respirare mi resi conto che Rob e Meg erano nella mia cucina a preparare qualcosa di delizioso a sentire dal profumo. Se qualcuno avrebbe avuto la possibilità di immortalarmi in quel momento si sarebbe scompisciato dalle risate per cinque  generazioni successive.  Dopo  aver corso di fiato nel polmoni non avevo,  e dopo aver visto lui nella mia cucina credo mi si sia chiusa definitivamente  la trachea.

-Ciao Rob. Che piacere rivederti.-
-Che entusiasmo  Spooky, a saperlo non mi fermavo.-
-No davvero Rob scusami…-


 Come mi aveva appena chiamata? Quel nome risale a decine di anni fa e lo detestavo più di me stessa e lui ora richiamarmi così? Vir prepara la mazza, un colpo secco, dritto sui denti e finisce qua.

-Evita di chiamarmi con quel nome e sarò più gentile con te, magari cibandoti.-

Ridemmo e scherzammo per una serata intera. Ringrazia Dio di avermi mandato Marghe, ottima cuoca non chè lavapiatti d'eccellenza.  Rob ci raccontò le sue disavventure durante l’incarico ad est dell’Afghanistan, e noi ridevamo come non facevamo da parecchio tempo. Io ridevo di più per le sue facce, il modo in cui raccontava era degno di un oscar.  Ci sedemmo sul divano, lui con la birra ed io con il mio intruglio.

-Rob perché sei tornato?- Gli domandai.

Si rattristò. Ebbi come l’impressione di aver toccato un tasto dolente. Vidi i suoi occhi guardare le mani che nervosamente di scrutavano in cerca di qualcosa da prendere.

-Rob, non sei tenuto a dirmelo, quando vorrai , senza fretta.-
- Skye è difficile digerire tutto quello che ho passato, vi ho fatto ridere, ma li la situazione è tragica. Vedevo morti ogni santo giorno, perloppiù bambini. Mamme disperate e padri vendicativi, ed io… io non potevo fare nulla- Deglutii- Dovevamo solo pattugliare e stare attenti a non saltare con una mina. Se socializzavamo venivamo sgridati, agivamo senza sapere il motivo, e uccidevamo anche persone innocenti.-
Vidi i suoi occhi e senza parlare già mi avevano detto tutto. L’orrore di una guerra non lo puoi cancellare. E lui doveva conviverci a vita, un po’ come me con i  miei cocci. Lo guardai e senza parlare gli feci capire che non doveva raccontarmi oltre, che bastava quello per essere disgustati e arrabbiati.

-Ci vediamo domani Skye, ti vengo a prendere e andiamo a pranzo da mio padre e la sua nuova famiglia, va bene?-
-Certo Rob, ho conosciuto Maya e non mi spiace per niente!-
Dissi sorridente.

Ma dentro morivo. Lui dentro moriva. Condividevamo qualcosa. Ed entrambi volevamo solo dimenticare. Credo che fin oggi, non ho fatto altro che voler dimenticare. Ma dimenticare non aiuta ad annullare il dolore, Vir lo dice sempre. Ed ha ragione. Quante volte mi son sbucciata un ginocchio da piccola, passava, ma la cicatrice, è quella che ti fotte. Ti fa ricordare il dolore che avevi dimenticato. Insomma, è una ruota in continuo movimento, ricordi, stai male, dimentichi. E poi di nuovo. L’unico modo per fermarla è fermare il motore, ed in questo caso io al mio cervello ci tengo. Anche se non sembra, dato i mesi che ho passato a devastarmi il fegato, io a me stessa ci tengo. Lei a me ci teneva, e io lo devo a lei. 
  
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