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Autore: Chrystal_93    10/10/2014    4 recensioni
[partecipa alla Rumbelle Week]
#7 cap: Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza. Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.
1.Doccia - RumplestilstkinxBelle. GoldxBelle
2.Alcohol- RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
3.Voce - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
4.Bambini/figli - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presenza di Henry, Grace, Alexandra).
5.Lenzuola - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
6.Modi impliciti di dire ti amo - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
7.Gelosia - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presente). GoldxLacey. GoldxBelle (futuro).
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7 ways to love 
Rumbelle Week

 
Autore: Chrystal_93
Titolo: Ways to love
Prompt: Modi impliciti di dire ti amo
Rating: Verde. Giallo solo il  GoldxLacey
Pairing: RumplestiltskinxBelle, GoldxLacey, GoldxBelle
Note: partecipa alla Rumbelle Week
Avvertenze: RumplestiltskinxBelle e GoldxLacey sono angst.



Ways to love


 

Castello del Signore Oscuro

L'amore rendeva deboli e lui non poteva permettersi di essere debole, non più. Non voleva più sentirsi vulnerabile e sapeva bene che erano proprio le persone che si amano quelle che posso causare maggior dolore*.

E lui si era sentito morire quando Regina, col suo sorriso beffardo, gli aveva raccontato la tragedia che aveva colpito Belle. Lei non sarebbe più tornata da lui, e tutto questo per colpa sua.

Subito dopo la notizia, era rimasto solo nel suo dolore. Poi aveva finto di non averla mai amata, di essersi solo infatuato al massimo. Ma, col passare dei giorni, dentro di sé, aveva smesso di negare che l'amava. Aveva accettato di averla persa -non che questo gli facesse meno male- ed era tornato alla sua vita, quella da Signore Oscuro, quella da Bestia.

Faceva patti, otteneva oggetti indispensabili per il piano che aveva in mente e, se gli riusciva, dava del filo da torcere a Regina, giusto per vederla in difficoltà.

Eppure ogni giorno si prendeva un breve momento. Un momento in cui nessuno, nemmeno Regina l'avrebbe disturbato. Apriva le tende per far illuminare la sala dalla luce, come piaceva a lei.

Guardava il cielo blu che tanto gli ricordava i suoi occhi. Poi, si avvicinava alla vetrinetta e si fermava di fronte a un poggiolo di legno, quello dove aveva sostituito al prezioso calice la tazzina scheggiata. Il segno del loro amore, il segno del suo passaggio nella sua vita.

La osservava per un po' e poi la prendeva in mano. Ne toccava la ceramica, seguendo con il dito il bordo, fino ad arrivare alla scheggiatura.

Ricordava ancora la sua espressione mortificata.

“Oh no, sono mortificata ma si è... si è scheggiato il bordo. Insomma, non si nota quasi in realtà.”** aveva detto.

E quando lui aveva detto che non gli importava, che era solo una tazza, lei aveva sorriso sollevata. Quanto si sbagliava. Non era più solo una tazza.

La teneva tra le mani e alla fine la puliva con delicatezza, come se stesse toccando la pelle d'avorio di Belle.

Dopodiché, con la tazzina ancora tra le mani, si dirigeva al suo arcolaio e la posava accanto a sé, sul posto dove lei si era seduta l'ultima volta in cui aveva parlato.

Nello stesso posto dove lei lo aveva baciato e lui aveva capito che l'amava sopra ogni cosa, e che avrebbe potuto anche dimenticarsi -magari solo per un attimo- del potere, per lei.

La guardava e sorrideva, immaginando il tocco della ragazza sulla spalla, la sua voce che lo interrompeva ogni volta che filava. Poi si metteva a filare, con la tazzina a fianco a sé, come se fosse stata la stessa Belle.

E in quel momento dimenticava tutto, fuorché lei e i momenti passati assieme.

Era un piccolo momento che prendeva per sé ma, per quanto banali quei gesti fossero sembrati ad occhi estranei, per lui erano gli attimi più preziosi della giornata. Gli attimi in cui riusciva a dirle implicitamente ciò che, per codardia, non era stato in grado di dirle quando lei era ancora in vita. Gli attimi in cui ammetteva che l'amava.
 

*riferimento alle parole pronunciate da Gold a Emma nella puntata “La regina è morta”, 2x15

**citazione della puntata “Belle”, 1x12




Storybrooke, vicolo nei pressi del Rabbit Hole 

Lacey era con le spalle al muro, in un vicolo oscuro e sudicio nei pressi del Rabbit Hole.

Le sue mani erano alzate sopra la testa, intrecciate a quelle dell'uomo che stava baciando appassionatamente.

Quando la bocca dell'uomo si spostò sul suo collo, Lacey si morse il labbro, invasa dal piacere che la lingua dell'altro le stava procurando sulla pelle.

Il respiro cominciò a farsi affannato, e sentiva sempre di più il corpo del suo amante premere contro il suo.

Gli morse il lobo di un orecchio per fermarlo e, quando riuscì a farlo staccare di pochi centimetri dalla sua pelle, disse: “Andiamo a casa tua?”. Il suo sguardo era malizioso, gli occhi le brillavano di quella luce pericolosa che riservava solo all'alcool o a certi momenti. Perchè di momenti come quelli ne avevano vissuti già un po'. Voleva avere il controllo ma adorava quando era lui a prendere l'iniziativa, a mostrare e far valere tutto il potere.

L'uomo non disse niente e, sorridendo altrettanto maliziosamente, la staccò dal muro e, poggiandole una mano sulla vita, tenendola stretta a sé, la spinse avanti, uscendo dall'oscurità del vicolo.

Lacey aspettò a malapena che lui aprisse la porta prima di avventarglisi di nuovo contro. Lo bacio quasi con aggressività e, prendendolo per la giacca, lo trascinò sulle scale, salendo gradino dopo grandino.

Aprì la stanza con la schiena, rimanendo ancora avvinghiata al suo amante. Si girò, lo spinse sul letto e, sbarazzatasi degli alti tacchi, gli saltò addosso.

Lui la lasciò armeggiare con la camicia, lasciandosela aprire quasi fino all'ultimo bottone. Prima che potesse togliergliela, la prese per la vita e ribaltò le posizioni.

Lacey sorrise dell'iniziativa e chiuse gli occhi, sentendo le mani dell'uomo farsi largo sulla sua coscia, sempre più lontano dal ginocchio.

Cominciò a respirare affannosamente, sentendo le labbra dell'uomo nell'incavo del collo.

Di colpo però lui si fermò e lei non fece in tempo ad aprire gli occhi prima che una nuvola scura l'avvolgesse.

Quando scomparì, Lacey aveva gli occhi chiusi e le labbra di poco aperte: era completamente e beatamente addormentata.

L'uomo sorrise, scostandole una ciocco di capelli dal volto. Si alzò da letto, le sollevò le ambe e gliele mise sotto le coperte.

Sospirò, guardando quella donna così simile a quella che avrebbe voluto accanto a lui ogni notte.

Si tolse i vestiti, mettendosi i pantaloni del pigiama e una canottiera. Li sparse sul pavimento, per creare l'illusione di ciò che in realtà non era successo.

Quando ebbe finito l'operazione, si mise sotto le coperte e si girò, osservando Lacey distesa al suo fianco.

“Oh Belle, quanto mi manchi.” sussurrò, accarezzandole una guancia.

Ormai faceva la stessa cosa da parecchie sere. La portava a casa sua e l'addormentava con la magia prima di arrivare in fondo. Era l'unico modo per tenerla buona, sotto controllo, quando l'alcool sembrava non bastarle.

Era pur sempre il corpo di Belle, ma non era lei. E lui non l'avrebbe mai toccata in quel modo, senza che lei, la vera lei, lo permettesse. Sarebbe stato come tradirla, e l'amava troppo per farlo.

In fin dei conti, questo metodo era proprio un modo implicito per dirle quanto l'amava, delle parole che avrebbe voluto averle detto di più quando ancora ne aveva la possibilità.

“Buonanotte, amore mio. Ti amo.” le dava un bacio sulla guancia e, come sempre, cercava di godersi ogni istante di quella notte, sapendo che, non appena Lacey avesse aperto gli occhi, avrebbe dovuto smettere di illudersi che quella era ancora la sua Belle.

 

 

Storybrooke

Belle stava riordinando alcuni libri in biblioteca. Quando ebbe svuotato il carrello dei “riconsegnati”, ponendo al suo posto ogni volume, sorrise e si pulì le mani sulla gonna. Tornò al bancone e si sedette, con le gambe penzolanti, come piaceva a lei.

Rumple avrebbe fatto la solito faccia se l'avesse vista, e lei sorrise a quel pensiero.

Si guardò intorno, accarezzando con lo sguardo i mille libri che animavano quel luogo a suo parere magico. Tutto ciò che la circondava le ricordava ogni giorno l'amore che suo marito nutriva per lei.

Quante cose aveva fatto per lei, cose che all'inizio lei non aveva capito. Solo ora, dopo essersi persi mille volte ed essersi ritrovati -faticosamente- altrettante volte, e soprattutto dopo quei bellissimi mesi di matrimonio, lei capiva che ogni singola cosa era il suo modo implicito per dirle “Ti amo”.

Non che non glielo dicesse. Ogni mattina, ogni sera, ogni volta che si salutavano al telefono, ogni volta che l'accompagnava in biblioteca o in cui lei cuoceva troppo la pasta o faceva andare a fuoco il grill, lui glielo diceva.

Persino quando aveva lasciato la piastra accesa vicino a una sua giacca in bagno e gliel'aveva bruciata.

Eppure, anche quei “Ti amo” non detti a parole erano altrettanto importanti.

La colazione a letto, aver conservato gelosamente per tanti anni la loro tazzina, permetterle di intrecciare i piedi freddi ai suoi sotto le coperte, partecipare alle riunioni cittadine e di famiglie senza lamentarsi troppo erano tutti modi per farle capire quanto l'amava.

Sorrise ma subito dopo s'incupì.

E lei? Lei che cos'aveva fatto per lui? Che cosa faceva per fargli capire che era l'amore della sua vita? Lui sosteneva che l'averlo perdonato e l'averlo sposato fossero abbastanza ma lei voleva fare qualcosa di più.

Arricciò le labbra, conscia che una fantastica idea si stava profilando nella sua mente.

“Si” disse soltanto,sorridendo. Quella sorpresa gli sarebbe sicuramente piaciuta.
 

Qualche giorno dopo

“Belle, ma è sabato. Non possiamo rimanere a letto un altro po'?” Gold cinse i fianchi della moglie seduta a letto.

“No, Rumple. Ho un appuntamento e farò tardi.”

Si alzò e aprì le tende. Gold si schermò gli occhi con una mano, colpito dai raggi del sole.

Con gli occhi mezzi chiusi osservò la moglie andare in bagno, uscire di fretta e lanciargli addosso il pigiama di flenella -la maglietta gli finì in faccia, facendo ridere Belle- e mettersi dei jeans, un top e una giacca.

“Jeans?”

Belle lo guardò, annuendo.

“Dove stai andando, Belle?”

Lei si voltò dall'altra parte, mettendosi delle scarpe da ginnastica.

“Perchè, non mi stanno bene?”

“No, stai benissimo.” Belle si avvicinò al marito e, appoggiandosi sulla trapunta, gli stampò un bacio sulle labbra.

“Sei bellissima.” mormorò lui, inebetito dal sapore della moglie.

“Fai il bravo, tornerò verso mezzogiorno.” lo guardò ammiccante.

Lui rimase ipnotizzato poi, prima che Belle uscisse, urlò. “Le scarpe da ginnastica? Tesoro, ma dove vai?”

Belle però corse giù e, prima di uscire dalla porta, urlò a sua volta. “Amore, prendo la cadillac!”

“La cadillac? Belle, non...” ma lei era già uscita. “Non ammaccarla, ti prego.” mormorò, sospirando.

Guardò l'orologio di fianco a sé e, notando che non erano nemmeno le otto, abbracciò il cuscino di sua moglie e vi affondò la faccia per sentire ancora il suo profumo.
 

Una settimana dopo

Era sabato mattina e Rumple sorrise al pensiero di poter rimanere ancora a letto con sua moglie. Allungò un braccio senza girarsi, sapendo che presto la sua mano si sarebbe scontrato con il soffice pigiama della moglie e, con sua fortuna, altrettanto presto, direttamente con la pelle.

Ma la mano non trovò niente di ciò. Solo il materasso freddo.

“Ma che...” si voltò e vide che la moglie non era distesa accanto a lui. Al suo posto c'era solo il pigiama di flanella.

Lo prese in mano e, sbuffando, mormorò: “Non lo avrei mai creduto ma devo riconsiderarti. A questo punto ho una relazione più con te che con mia moglie.”

Si alzò e si vestì in fretta.

Belle era stata strana da una settimana, per non parlare del fatto che usciva prima e rincasava dopo, senza voler mai che lui l'andasse a prendere e, soprattutto, senza dargli mai riferimenti precisi su dove si trovasse o su cosa stesse facendo.

Si sedette sul divano, cercando di leggere il giornale e ignorare il nodo allo stomaco che non gli permetteva di fare colazione.

 

Dopo quattro ore e mezza

Belle riuscì a malapena ad aprire la porta.

“Rumple?” urlò, per accertarsi che il marito fosse a casa. L'ultima volta che lo aveva visto lui dormiva ma era sicura che alle tre e mezza di pomeriggio lui fosse già in piedi.

Belle avanzò all'entrata. “Chiudi gli occhi!”

Gold era in salotto, in piedi, furente.

“Belle!” strillò lui.

“Ti avevo detto di chiudere gli occhi.” disse lei, appoggiando il carico per terra.

“E a me sembrava giusto che mia moglie mi avvisasse prima di partire il sabato mattina, lasciadomi solo a letto.”

“Ma Rumple...”

“E' da una settimana che te ne vai presto e ritorni tardi. Pensi che non me ne sia accorto? Che sta succedendo Belle?”

Lei però non rispose e si tolse la giacca.

“E perchè ti metti jeans e scarpe da ginnastica? Perchè non mi dici dove vai? Esigo una spiegazione!” la sua voce ormai era stridula, come ogni volta in cui era preoccupato e ansioso.

Belle sospirò, sorridendo sommessamente.

“Rumple, amore, siediti.”

“No, finché non mi dirai che succede.”

“Ti prego, siediti e ti spiegherò tutto.”

Lo prese per mano e lo fece sedere a fianco a sé. “Innanzitutto, non ti sto tradendo.”

Gold gonfiò il petto, guardandosi le mani. “Non ho detto questo.”

“Lo so ma dal tuo sguardo mi sembrava di essere andata con un altro uomo. Comunque, l'altro giorno mi è venuto in mente che tu mi dici ti amo ogni giorno e anche senza parole. Lo hai fatto conservando la nostra tazzina, regalandomi la biblioteca, facendo installare una vasca da bagno più larga del normale...”

Gold sorrise e strinse la mano alla moglie. “E così io volevo...”

Un rumore, una sorta di verso molto strano, interruppe la donna. Gold si alzò dal divano, avvicinandosi alla fonte di quel rumore.

“Fare lo stesso.” aggiunse Belle, prima di veder suo marito alzare la coperta che sovrastava uno scatolone.

“Ma...” non fece in tempo a dire Gold, quando un cucciolo di cane cominciò ad abbaiare, saltando per uscire dalla scatola.

“E lui chi è?” Belle si alzò, prese il cucciolo in braccio e cominciò ad accarezzarlo.

“E' il mio modo implicito per dirti che ti amo. So quanto ti piacciono i cani e così...” glielo porse e lui, con la bocca ancora aperta e gli occhi che brillavano, lo prese tra le braccia.

“Ciao, bello.” mormorò, lasciandosi leccare tutta la faccia e il collo.

“Ah, e gli avrei dato un nome. Non ho resistito.”

Gold si sedette di nuovo, continuando a coccolare il cucciolo. La guardò con aria interrogativa.

Belle si schiarì la voce tossendo e, rimettendosi seduta, disse: “Buttercup.”

Gold strinse le labbra, per non sorridere.

“Ti andrebbe bene?” mormorò lei.

Lui guardò il cucciolo che gli stava annusando il gilet: “E così è questo che hai fatto tutta la settimana?”

Belle annuì. “Ho girato molti canili per trovarlo. E alla fine lui ha trovato me. O meglio, sono caduta di fronte alla sua gabbia e lui mi ha leccato la faccia.”

Aspetto che l'uomo parlasse di nuovo. Lui alzò lo sguardo e avvicinandosi, la baciò, stringendola a sé.

“E' un nome perfetto e un regalo bellissimo. Grazie amore mio. Ti amo anche io.” mormorò sulle sue labbra.

Belle chiuse gli occhi si abbandonò il bacio. Ben presto però dovette staccarsi dal marito perchè Buttercup si intromise tra loro, reclamando le sua attenzioni.

“Credo di avere un rivale.” disse lei, sorridendo.
Gold sorrise. “Penso che stesse baciando te. Si è accorto di quanto mia moglie sia speciale e bellissima.”

Tentò di riavvicinarsi ma il piccolo Buttercup non aveva intenzione di lasciarli alle loro effusioni.

“Sono quasi le quattro, che ne dici di portarlo al parco?”

“Solo se vieni con noi.” Belle sorrise e, alzandosi, prese la giacca e le chiavi di casa.

 

Gold lanciò una palla da tennis e osservò divertito Buttercup corrergli dietro e prenderla tra i denti.

Trotterellò fino a loro ma, invece che lasciarla cadere ai piedi dei due, non appena protesero una mano, lui fece qualche passo indietro.

Gold gli zoppicò dietro per un po' ma si arrese, non riuscendo a saltellare sull'erba senza cadere.

“Aspetta, vado io.” Belle gli corse dietro e, per tre minuti buoni, corse intorno senza mai riuscire a prenderlo.

Alla fine Buttercup corse da Gold, seguito a ruota da Belle, sfinita e col fiatone.

Gold accarezzò il cane, sorridendo. Quando anche la moglie gli fu vicino la prese al volo, prima che cadesse sull'erba.

“Belle, tutto bene?”

Belle annuì. “Si...si. Mi sento solo un po'...” non finì la frase. Si rialzò immediatamente e, nonostante il forte giramento di testa dovuto al movimento repentino, prese la borsa.

“Scusami, devo andare. Tu stai pure qui un altro po', così Buttercup si stanca. Ci vediamo a casa, ok?”

Gold non riuscì a dirle niente che già Belle si era allontanata.

“Mi è più difficile stare dietro a lei che a te.” disse, prima di rilanciargli la palla.

 

 

Un'ora dopo

“Belle?” Gold mise le chiavi sul mobiletto d'ingresso. Buttercup corse in casa ancora pieno di energie.

Gold lasciò il cane a grattarsi la schiena sul tappeto e salì al piano di sopra, in cerca della moglie.

“Belle?”

“Sono... sono in bagno. Aspetta, arrivo subito.”

Gold si tolse la giacca e si sbottonò il gilet. “Tutto bene?”

“S..si. Arrivo subito.” mormorò Belle.

Gold si appoggiò allo stipite. “Buttercup è eccezionale. Non ho mai visto un cane saltare così in alto per prendere la palla. Sarà per il bastone ma non riesco a stargli proprio dietro. Temo che dovrò insegnargli a ridare la palla o suderò letteralmente sette camicie.”

Continuò a parlare anche quando Belle aprì la porta del bagno, con lo sguardo perso.

“Potresti fare leva sulla simpatia che Archie nutre per te, per far giocare Pongo con Buttercup. Magari vedendo come fa lui, non dovrò accucciarmi a terra per insegnarglielo.”

“Rumple...”

“E forse potremmo anche fargli una cuccia in giardino, magari Geppetto... se non vuoi che io usi la magia.”

“Rumple...”

“Sono sicura che, se glielo chiedi tu, non dirà niente. Ma non dirlo a Charming, non vorrei ritrovarmelo a casa con la sua consorte.”

“Rumple!” urlò Belle, spazientita.

Gold si zittì. “Non gli insegnerò a sbranarli a comando, se è questo che ti preoccupa.”

Belle scosse la testa. “E' positivo.”

Gold sorrise. “Lo so, è positivo che io non voglia più trasformare nessuno in lumache.” sorrise lui, avvicinandosi alla donna per baciarla.

Belle però indietreggiò. Alzò la mano, mostrando il test di gravidanza che stringeva. “No, Rumple. Questo è positivo.”

Gold rimase a bocca aperta, con le braccia ancora a mezz'aria, tese verso la vita della moglie.

“Temo che Buttercup non sia l'unica sorpresa.” sussurrò lei, abbassando gli occhi.

“Oh, Belle.” esclamò lui, abbracciando forte la moglie. “E' bellissimo, amore mio.” disse, baciandola dappertutto. Belle sorrise, toccando con una mano la schiena del marito e con l'altra la mano di Gold, posata sul suo ventre.

Poi, affondando il volto nei capelli della moglie, le sussurrò all'orecchio: “Ti amo anche io, Belle.”

 




Note dell'Autrice
Sta per finire e non lo voglio. Non si può allungare? In ogni caso, eccoci al penultimo prompt! Penso che molti lo abbiano adorato e persino io, all'inizio, ero della stessa idea. Man mano che procedevo però gli giravo intorno, senza capire il perchè. Non volevo cadere nel banale, non volevo essere scontata e, visto i loro tantissimi modi per dirsi "ti amo" senza usare le parole (conservare la tazzina, tornare a cercare l'ex carceriere che ti ha cacciato in malo modo, perdonarti continuamente, biblioteche in regalo, abbracci improvvisi e chi più ne ha più ne metta), non sapevo come fare. Così mi sono ritrovata a lasciare questo prompt per ultimo e ultimarlo solo alcuni giorni fa.
Spero che vi piaccia il mio sforzo. Ho voluto essere angst, non che mi fossi stufata del fluff -come potrei- ma volevo variare un po'. Che dite, ci sono riuscita con l'angst o sono pessima? Ho tanta strada da fare, lo so.
Come avrete notato, il primo episodio più che Rumbelle è solamente Rumple ma tenete conto che Belle aleggia sempre, è come se ci fosse, in qualche modo.
L'episodio con Lacey è nato così, per un'idea improvvisa, spero che l'idea non sia terribile. Mi si spezzava il cuore a immaginare Gold che quasi tradiva Belle. Inoltre lui è troppo gentiluomo, avrà pensato "Magari Belle, in un angolino, da qualche parte sotto questi vestitini coi lustrini, non lo vorrebbe così."
L'ultimo episodio inizialmente era posto al centro -solo perchè era l'ordine in cui li ho scritti- ma ho deciso di farvi fare un'indigestione di angst prima di passare al fluff. Questa volta ho voluto che fosse Belle a impegnarsi per trovare un modo implicito di dire "ti amo" e per questo ho introdotto un simpatico amico (non so ancora di che sesso sia il cane, perdonatemi, mi ero ripromessa di ripensarci ma... non l'ho fatto): Buttercup! Il nome non è farina del mio sacco, o per meglio dire lo è, ma l'ho tratto da un romanzo che ho letto. Il romanzo "Evermore" non mi è molto piaciuto, tuttavia, appena ho visto il nome del cane, ho subito pensato "Tazza di burro? Strano nome, eppure mi ricorda una  certa coppia, sarebbe perfetto!". Così ho cercato il significato, a causa della mia ignoranza linguistica, e ho trovato che significa tipo "ranuncolo", un simpatico aggettivo affettuoso che può voler dire anche caro/a. Be', quali altri segni mi ci volevano?
Prima ancora di cercare il vero significato glielo avrei messo. Mi sono ricordata le parole che Rumple dice a Belle, credendo di morire e volendole ricordare chi era. Lei crea il lato bello (o buono) quando questo non c'è e così ho deciso di fare io: creare (trarre nel mio caso) qualcosa di bello da un libro che non mi è piaciuto.
Sì, se ve lo state chiededo ormai sta diventando un'ossessione per me, ma una bellissima ossessione.
Infine volevo dire che il  titolo non l'ho pensato o tratto da questo capitolo. E' nato prima di esso, come già detto in precedenza, e, poco fa, mentre rileggevo a grandi linee cos'avessi scritto per questo prompt, mi è sembrato il più indicato per unire i tre momenti. Conservare e curarsi della tazzina è il modo di amare per Rumple, non "approfittare" di Lacey è il modo per Gold e, ancora, regalare un cane a Rumple è il modo di Belle per fargli capire che lo ama. Oltre al figlio ovviamente, spero di averlo fatto capire.
Che note chilometriche! E io che parto sempre con la paura di scrivere grazie a tutti e defilarmi.
In ultima, ma cosa più importante, vorrei ringraziare padme83, Euridice100 e Lady Clopette per aver recensito il capitolo precedente. Spero di non deludervi con l'angst.
E un grazie a tutti i lettori silenziosi.
Alla prossima!
  
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