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Autore: TheDoctor1002    11/10/2014    1 recensioni
Some legends are told/ Some turn to dust or to gold/ But you will remember me/ Remember me for centuries
Una ragazzina folle, la portatrice del caos. Compagna di Jinx, nei loro cuori arde una fiamma destinata a bruciare il mondo, se qualcuno non le fermerà. Caitlyn e Vi hanno intrapreso questa missione, ma è impossibile acciuffare un fantasma. Una colpa orribile grava sul cuore di Madness, un segreto che sta per essere svelato al mondo intero: è arrivato il momento che Valoran apra gli occhi e conosca la verità.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Jarvan IV, Jinx, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mad serrò gli occhi alla luce abbagliante del neon che l'ufficiale le puntava contro. 
"Leva quello stramaledetto faro" imprecò tra i denti, con la sola conseguenza di farla infuriare più di quanto già non lo fosse. 
"Qui non sei tu a dare gli ordini, canaglia" ringhiò facendo scintillare le gigantesche mani metalliche.
 "Su, Vi, non darle corda, compila la relazione e facciamola finita..." La calmò lo sceriffo con zelo, avviandosi verso l'uscita "Potresti iniziare dal compilare la sezione del nome.". Con quelle parole  la porta sbatté e le veneziane argentee tintinnarono contro il vetro dietro il quale era appena sparita una lunga chioma castana. 
La criminale sorrise sfacciatamente, per quanto potevano concederglielo le ferite "Mi prendi in giro? Dopo tutto questo tempo?" 
Un nuovo schiaffo si aggiunse agli altri, facendole schizzare la testa da un lato. La raddrizzò con un gesto lento e teatrale, muovendo la mascella come a volerla riposizionare.  
"Il mio nome è Madness." annunciò con tono impostato. 
"Le hai già chiesto di Jarvan?" Chiese Cait, rientrando nella saletta spoglia, tenendo tra le dita affusolate una tazza di tè fumante. 
Madness la guardò storto, posando poi lo sguardo severo su Vi. 
"Dunque immagino non abbiate chiesto al diretto interessato...o che quest'ultimo non abbia ancora attutito il colpo" Le due si scambiarono uno sguardo, come se si fossero domandate dove aveva intenzione di andare a parare, infine tornarono a guardare lei. "Bene. Mettetevi comode, dunque: la storia di zia Madness sta per cominciare." 

"Tanto tempo fa, tutte le terre di Valoran erano riunite sotto un'unica, grande nazione e tutte le culture convivevano tra loro come un solo popolo. Il nome di questo immenso territorio era-"
"Il Grande Impero" interruppe 
Caitlyn quasi senza accorgersene. 
"Io sono la zia Madness, io racconto la storia." La rimproverò con tono freddo "d'altronde la tua risposta è corretta, si trattava del Grande Impero, la nazione maggiore. Tutte le terre, escluse le Isole Ombra, ne facevano parte e furono governate da molteplici re che si succedettero al trono, eguagliando o addirittura superando, di generazione in generazione, l'operato dei propri predecessori. Il tutto mantenne una pace e un'armonia a dir poco irreali che, a detta di chiunque, non sarebbero durate quanto sperato. Chi lo affermava aveva ragione: i territori a ovest del regno sentivano di essere forti abbastanza da diventare autosufficienti e, anzi si sentivano ancorati a una società troppo antiquata per supportare il progresso che nel corso dei secoli avevano covato. Iniziò così un'aspra lotta, in seguito alla quale i rivoltosi ottennero un'ampia regione e la ribattezzarono Demacia, come simbolo della giustizia che sarebbe dovuta regnare. L'Impero, privato della sua principale fonte di reddito, di risorse e di soldati, si dimostrò notevolmente indebolito e le maggiori città, Zaun e Piltover, si dichiararono autonome, seguite poi da Noxus, da Ionia, dalle Isole della Fiamma Blu e dalle tribù minori che abitavano il deserto e la giungla. Per ultimi, vennero gli Yordle, che dichiararono Bandle City come città-stato solo dopo molti decenni dall'inizio delle rivoluzioni. 
Dell'immenso disegno che i re avevano portato avanti per secoli non rimase che polvere. Gli ultimi residui di quella civiltà erano riposti nell'unica città rimasta: Gaea, la capitale. La famiglia reale continuò ad amministrarla come un regno: strinse alleanze solide con Piltover e Bandle City, mentre conviveva in uno stato di tolleranza con Zaun e Noxus. Con Demacia, invece, era guerra aperta. Il principe Jarvan I non sopportava che il simbolo dell'antica tirannia del Grande Impero fosse una città pacifica e prospera. Ci fu una nuova e sanguinosa guerra, combattuta sia nelle Arene della Giustizia che sui campi di battaglia veri e propri. Si arrivò a un trattato di pace solo dopo cent'anni. La firma dei trattati si tenne a Gaea, al cospetto della famiglia reale che accolse il principe Jarvan IV nella propria dimora, come segno di conciliazione e fiducia. Ma qualcosa andò storto: il principe non arrivò da solo, ma portò con sé un esercito. Sequestrò e fece uccidere chiunque potesse ricoprire una posizione di potere: re, regina, generali, vescovi, ministri, tutti. Tutti tranne una. Saelie, l'erede al trono, fu condotta come prigioniera di guerra a Demacia. Giravano strane leggende sul suo conto: si diceva avesse conquistato l'inferno, facendo inginocchiare il diavolo ai propri piedi. Che avesse acquisito da lui poteri spaventosi ed inimmaginabili e che i suoi stessi genitori fossero terrorizzati da lei.  Fu messa in una gabbia, sorvegliata notte e giorno. Si sentivano urla strazianti provenire dalla sua cella. I secondini udirono le sue unghie che graffiavano il metallo della porta, mentre chiedeva pietà con la voce rotta dai singhiozzi. Infine, di colpo, calò il silenzio. 
Finalmente si è arresa, pensarono. Nemmeno potevano immaginare ciò che stava per accadere: dalla cella uscì una figura completamente diversa da quella che vi era entrata: un essere etereo, dalla pelle di un colore talmente nero da risultare quasi irreale. Non aveva pupille, i suoi occhi erano completamente bianchi, così come i suoi denti aguzzi. Tutto ciò che venne ritrovato delle guardie furono le armature sformate, graffiate, dilaniate in alcuni punti. Mano a mano che si spostava lasciava dietro di se un'inconfondibile scia di distruzione, trascinandosi lungo gli intricati corridoi dei palazzi del potere, tracciando scie e frecce con il sangue dei nemici che mieteva. Voleva che la catturassero, voleva che si spingessero di nuovo fino a lei, bramava la morte ed era certa che tra quei cadaveri non ci sarebbe mai stato il suo. Raggiunse la sala del trono senza neppure un graffio, senza incontrare resistenza di alcun tipo. Si guardò intorno, puntando lo sguardo freddo su due soldati impietriti dalla paura che, tremanti come foglie, si erano nascosti dietro lo scanno dorato di Jarvan. Pochi istanti dopo, con un sorriso a illuminarle il volto, rese nota la sua profezia: sul pavimento marmoreo, sui muri, sugli arazzi e sulle statue della sala del trono, a caratteri di sangue, scrisse le parole "J4 is next", infine scomparve." 

Vi e Caitlyn fissarono, con espressione interdetta, Madness,che replicò con un sorriso soddisfatto. 
"Vuoi davvero farci credere di essere la legittima erede al trono di Gaea e di aver massacrato l'esercito di Jarvan a mani nude?" Chiese Vi, ancora stupita. 
L'altra scosse appena le spalle "Non per vantarmi..." 
"E hai intenzione di usare questa scusa per non finire in galera?"
"Il mio era solo un avviso, la scelta spetta a voi" replicò l'altra, enigmatica "Mettermi in gabbia e rischiare che Demacia si ripeta, oppure mettere direttamente in pericolo centinaia di migliaia di cittadini liberandomi...che fare? È una scelta davvero difficile..."
"Chiudi il becco" la zittì Vi con tono glaciale. 
"Non parlavo certo con te" sbuffò Mad, appoggiando i talloni sul tavolo metallico che separava la sua sedia da quella delle due poliziotte "dopotutto è Cait che prende le decisioni, no? Tu non sei che uno schiacciasassi, manovalanza, sei la prima a saperlo. E nemmeno staresti qui se non fosse per il fatto che speri che lei ricambi i tuoi sentimenti. Ma non lo farà mai, stanne certa..."
Avvertì il suo peso che veniva strappato cellula per cellula dalla sedia, fino a trovarsi bloccata contro il muro, sollevata a dieci centimetri dal suolo e con un gigantesco guanto metallico a stringerle la gola. 
"Non provare mai più a ripeterlo." Scandì Vi in un ringhio minaccioso. L'altra impiegò qualche secondo a rendersi conto della situazione e, quando capì che il vice capo non era intenzionata a posarla tanto presto, non potè fare a meno di ridere. Avvertì le contratture degli addominali e le labbra che si spaccavano per fare spazio a una risata folle, malata. "È questo il punto!" Gridò Madness estasiata "Vi, l'Enforcer della meravigliosa e prospera città di Piltover, ha paura di un rifiuto! La grande e potente Vi è terrorizzata al pensiero che la sua cupcake non ricambi!" 
L'unica cosa in grado di fermarla fu una scarica di pugni. Vi era furiosa, fuori da ogni controllo: gettò al suolo la criminale, le mise le ginocchia sul petto in modo da tenerla ancorata al pavimento mentre con i suoi guantoni metallici si avventava contro il viso già ferito della criminale. Fu Cait a strattonarla oltre la soglia della saletta degli interrogatori, ancora folle di rabbia, il viso stravolto da una furia cieca. 
Mad rimase gettata per terra come una bambola di pezza per molto tempo. Sentì i lividi sul viso che iniziavano a formarsi, il freddo delle piastrelle portava sollievo, ma nulla l'avrebbe salvata da un occhio nero. Senza la volontà nè la forza di muoversi, aspettò lì ferma che Caitlyn venisse a comunicarle la sua decisione. Aspettò un'ora, due, tre. Si annoiò di aspettarla solo quando due ragazzetti non più che ventenni arrivarono per trascinarla in una cella. 
"De-ja-vû" scandì infine canticchiando a bassa voce, una volta che la porta metallica venne richiusa con un cigolio. 
   
 
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