Capitolo 4
Depistaggio
 
 
POV Katniss    
“Dove mi state portando?” urlo in preda al panico. Ma non ricevo risposta. Due pacificatori mi stanno scortando dalla cella dove mi trovavo in una nuova sala. Cerco di divincolarmi dalla loro stretta ma inutilmente.
In fondo al corridoio c’è una porta chiusa a chiave. Una targa troneggia sulla porta, con la scritta “Depi…” non arrivo neanche a metà della parola, a causa di uno dei pacificatori che, dopo aver aperto il portone con una grande chiave dorata, mi spinge all’interno con prepotenza. La sala è buia, al centro c’è una sedia posizionata dirimpetto ad un grande schermo. Intorno alla sedia ci sono diversi tavolini, sui quali sono appoggiate provette, siringhe e cose del genere. Uno dei pacificatori mi obbliga a sedermi, mentre l’altro mi lega con una solida corda.
Dopodiché escono dalla stanza, lasciandomi sola in quest’inquietante luogo, del quale non conosco ancora l’utilità. Cerco in tutti i modi di sciogliere il nodo della fune che mi mantiene seduta. All’improvviso sento una risata sprezzante, la stessa risata che ho udito nell’hovercraft, che sentivo nei miei incubi, con un'unica differenza: stavolta non sento quell’odore, quell’odore di sangue e rose che mi impediva di respirare, che non mi faceva capire più niente….
Mi guardo alle spalle pensando che Snow sia lì, mentre sento quel sogghigno farsi sempre più forte. Guardo di fronte a me e capisco che lo schermo si è acceso, il presidente mi sta parlando dalla sua stanza. “Allora signorina Everdeen, le andrebbe di unirsi a noi?” chiede, con un tono di superiorità, come se credesse di possedermi, e in effetti ha ragione: lui mi possiede, io non posso fare nulla per difendermi. Sento un brivido percorrermi la schiena. Paura. Mi è capitato più volte di sentirmi spaventata, come nell’arena, quando avevo i favoriti alle calcagna, ma era diverso. Lì eravamo alla pari. Stavolta no. Io sono disarmata, impotente, potranno farmi quello che vogliono e io dovrò subire, senza poter fare niente. Poi rifletto: possono torturarmi, ma non potranno mai distruggere i miei pensieri, e combatterò in tutti i modi per impedire loro di manipolarli. “No!” urlo con rabbia, tutta la rabbia che non ho potuto esprimere per tanti anni. Il presidente mi guarda con aria seria, ma non riesce a mascherare un briciolo di soddisfazione “Dovevo chiedervelo. Arrivederci ragazza di fuoco” dice prima di sparire lasciando posto al nero dello schermo. “Ragazza di fuoco” non mi ha mai chiamata così, penso. Che significa? È forse un avvertimento? Ricordo di quando andavo a scuola, e studiando storia avevo letto che in passato bruciavano le persone vive. Non era una bella morte. E se dovesse essere questa la mia fine? Esploro la stanza con lo sguardo, alla ricerca di una qualunque cosa che possa incendiarsi da un momento all’altro, ma non individuo niente di combustibile. Non riesco ad elaborare nuove ipotesi sul comportamento insolito del presidente a causa di tre uomini vestiti di bianco che irrompono improvvisamente nella stanza. Uno dei tre mi slega e strappa una manica della mia maglia, il secondo riempie una siringa mentre l’ultimo accende il monitor e inserisce dei codici. Cerco di urlare ma dalle mie labbra non esce alcun suono. L’uomo che aveva riempito la siringa ne inietta il liquido nel mio braccio. Improvvisamente mi gira la testa, e mi sento crollare. Avevo già provato questa sensazione, cerco di concentrarmi per capire quando, ma non ci riesco. Inaspettatamente lo schermo comincia a trasmettere un video: ci sono Peeta, Gale e Prim armati di arco, frecce, spade e coltelli di ogni tipo che cercano di uccidermi, poi arriva il presidente Snow, che dopo aver combattuto con i tre mi salva, mettendo i “nemici” in fuga. Seguono altri video in cui tutte le persone alle quali tengo di più tentano di farmi del male, e c’è sempre il presidente o qualcuno della capitale pronto a mettermi in salvo. Dopo almeno una ventina di filmati il monitor si spegne e i miei aguzzini escono dalla stanza. Mi sento stanchissima, e sto per addormentarmi quando sobbalzo, sentendo la voce dell’uomo che più odio al mondo dire “Ottimo lavoro ragazzi, adesso basterà aspettare qualche giorno e poi sarà convinta che ciò che ha visto sia reale. Sta cominciando a crederlo già adesso!” i quattro ridono prima di percorrere nuovamente il corridoio.
“Non è vero” penso. Io so che quello che mi hanno mostrato è falso. Cerco di riordinare le idee.
Mi chiamo Katniss Everdeen, ho 17 anni e sono nata nel distretto 12. Ho partecipato agli Hunger Games e sono stata catturata. Non so cosa volessero farmi ma so che non ci sono riusciti. Ma io devo fingere di stare al gioco, o uccideranno Peeta, Gale e la mia famiglia.
Angolino Autrice
Ciao a tutte ragazze! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Scusatemi per il titolo, ma non sono riuscita a trovare niente di meglio….
Ringrazio tutte quelle che continuano a commentare voglio chiedervi se stavolta riusciamo a raggiungere i 4 commenti….
Grazie ancora !!!!