Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: WibblyVale    13/10/2014    6 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole stava sorgendo su Konoha quando Kakashi si svegliò di soprassalto, ansimante con i capelli appiccicati alla fronte madida di sudore. Aveva avuto uno dei suoi incubi. Era da tempo ormai che la maggior parte della sue notti erano popolate dai fantasmi. Quella notte era stata Rin ad andarlo a trovare.
Rin che sorrideva, sempre pronta ad aiutare il prossimo, così premurosa e gentile. Per un secondo aveva avuto l'impressione di stare sognando. Un sogno in cui, nonostante le difficoltà attraverso cui aveva dovuto passare, riusciva a sentirsi sereno. Poi però il volto della sua amica cambiò: pallido, un rivolo di sangue le scendeva dalla bocca. Pronunciò il suo nome con un filo di voce, una preghiera, un modo per redimerlo dai suoi peccati. Vide se stesso ritirare la mano dal suo petto. Lo scintillio del Raikiri rendeva la vista del sangue, che ora ricopriva il suo braccio, ancora più tetra.
Fu quello il momento in cui si svegliò, ringraziando di non essersi messo ad urlare. Controllò la sua mano. Era pulita. Allora perchè lui aveva l'impressione che fosse così sporca? Si tolse con rabbia i vestiti infilandosi sotto la doccia, cercando invano di sfregare via la colpa, il dolore. Appoggiò la testa conto le piastrelle della doccia, mentre l'acqua gli scivolava lungo il corpo.
"Mi dispiace." mormorò al nulla.

Nel pomeriggio Kakashi passeggiò tranquillo per le strade di Konoha, diretto alla residenza dell'Hokage.
Dopo la doccia aveva provato a ragionare con mente fredda e distaccata. Sapeva che il sogno di Rin aveva a che fare con l'entrata di Shiori nel team. Aveva paura di fare gli stessi errori.
Continuava a pensare agli eventi del giorno precedente. Dopo che il Terzo li aveva congedati, Shiori aveva lanciato un freddo saluto e se n'era andata senza dire una parola. A tutto ciò seguirono i rimproveri di Tenzo: Kakashi si era comportato in modo scortese, avere quella ragazza in squadra era un vantaggio e un onore, che diavolo gli era saltato in mente e via dicendo.
Il copia-ninja non voleva offendere i sentimenti della giovane ninja e sapeva che averla in squadra si sarebbe rivelata una scelta positiva, ma quella ragazza leggeva le persone, le capiva. Lui sapeva che non era colpa sua, ma di certo non voleva che per sbaglio i suoi pensieri più profondi venissero acquisiti da una perfetta sconosciuta. Quei suoi sentimenti erano troppo oscuri, troppo spaventosi, probabilmente, a quel punto, sarebbe stata lei a non voler stare in squadra con lui.
Naruto lo aspettava davanti alle porte del Palazzo del fuoco, insieme al chunin che qualche giorno prima Kakashi aveva minacciato. L'uomo era pallido in viso, di certo temeva un suo nuovo attacco. Il jonin non lo degnò nemmeno di uno sguardo e tese una mano verso il piccolo Jinchuriki, che tutto entusiasta l'afferrò e lo seguì saltellando.
"Mi racconti la tua missione, per favoooooore?" lo pregò il piccolo.
Naruto amava i racconti delle missioni di ninja forti e coraggiosi, che si prodigavano per proteggere il Villaggio. Kakashi lo accontentò, evitando di soffermarsi sui particolari più crudi e concentrandosi sulla parte più romantica dell'essere un ninja, anche se lui non la vedeva più da molto tempo.
"... E alla fine abbiamo riportato il bambino dai... a casa."
Naruto, che lo guardava pieno di ammirazione, sembrò non accorgersi della sua deviazione finale.
"Da grande voglio diventare un ninja forte come te!" affermò infine deciso.
"Oh ma tu diventerai sicuramente più forte di me."
Il petto del bambino si alzò in un moto di orgoglio e camminò fino al parco a testa alta.
Arrivati al parco, Naruto si fiondò sull'altalena, pronto a farsi spingere da Kakashi fino alle nuvole. Il copia-ninja cominciò lentamente a dondolarlo, ma ben presto il bambino cominciò a lamentarsi: "Vai troppo piano Ro! Più forte!" Il ninja eseguì e lo fece volare più in alto. Naruto cominciò a ridere.
"Si! Più su! Più su!"
L'attenzione delle altre persone nel parco si focalizzò su di lui. Gli adulti cominciarono a mormorare.
"E' lui?"
"Ma perchè gli permettono di uscire?"
"C'è un Anbu con lui: deve essere pericoloso!"
"Tesoro dobbiamo tornare a casa!"
Piano piano tutti i genitori cominciarono a richiamare i propri figli che, piagnucolando, li seguirono a casa. Il copia-ninja era furioso, avrebbe voluto urlare contro ognuno di loro ma si trattenne. Naruto aveva smesso di ridere e stringeva forte la catena dell'altalena.
"E' colpa mia che vanno via." Non glielo stava chiedendo, lo stava affermando con sicurezza.
"No piccolo erano solo stanchi." provò a rassicurarlo Kakashi.
"Vanno sempre via quando ci sono io."
Le nocche del bambino erano diventate bianche, si aggrappava a quella catena come per cercare un conforto. Kakashi si inginocchiò di fronte all'altalena e appoggiò le mani sulle spalle del piccolo.
"Senti Naruto, le persone a volte si comportano in modi che ci feriscono, non per questo ci dobbiamo fare abbattere. Se in tua presenza se ne vanno non è colpa tua, ma loro. Quelli che ci rimetteranno di più sono le persone che non vogliono stare con te, perchè sei un bambino speciale. Vuoi sapere un segreto?"
Naruto, che pendeva dalle sue labbra, annuì.
"Un giorno quelle stesse persone che oggi se ne sono andate, faranno la fila per starti accanto, perchè tu piccolino diventerai un grande ninja."
Naruto sorrise e si asciugò le lacrime che gli rigavano il volto. In quel momento Kakashi si sentì toccare la spalla. Si voltò e si trovo di fronte due bambini. Uno dei due era cicciottello con i capelli castano chiaro, l'altro era più magro con i capelli neri raccolti in una coda. I due bambini lo guardavano con un certo timore reverenziale. Kakashi cercò di metterli a loro agio usando un tono amichevole.
"Ciao! Voi chi siete?" 
l bambino con i capelli neri prese per primo la parola: "Io sono Shikamaru e lui è Choji. Volevamo chiedere al bambino se vuole giocare con noi." la voce del bambino era lenta, quasi annoiata.
"Piacere di conoscervi. Naruto, ti va di giocare con questi bambini?"
"Si!" disse saltando giù dall'altalena pieno di energia.
Kakashi li lasciò che parlottavano fra loro e si diresse verso le panchine. Su una di esse stava seduta Shiori, le braccia e le gambe incrociate, la schiena dritta e uno sguardo gelido. Era evidentemente arrabbiata con lui, di certo non la poteva biasimare. Nonostante ciò, si sedette accanto a lei con ostentata indifferenza.
"E' tuo nipote?"
"Si." il suo tono raggelò completamente il ragazzo.
"Vi assomigliate molto."
"Già."
D'accordo era furiosa, probabilmente si sentiva umiliata da ciò che era accaduto il giorno precedente.
Shiori stava cercando di mantenere un tono gelido con il suo nuovo compagno di squadra. Il suo comportamento del giorno prima l'aveva fatta infuriare e l'aveva ferita. Aveva passato la maggior parte della notte insonne a pensare alle ragioni per cui ce l'aveva con il ragazzo, e lei odiava non dormire. Doveva però ammettere che, dopo l'ottimo lavoro che aveva fatto con il piccolo Naruto, non riusciva a tenergli il broncio.
"Senti Nara, io..." cominciò in tono mesto Kakashi.
"Non importa." rispose lei secca.
"Invece si. Trovo che tu sia una ninja abilissima e con quel bambino te la sei cavata alla grande. Inoltre, piaci a Tenzo. Ti posso assicurare che non fa amicizia facilmente. Il problema sono io e io soltanto. E' davvero utile averti in squadra."
Era il suo modo di scusarsi. Un modo un po' freddo e distaccato di scusarsi, ma apprezzava il tentativo.
"Quale sarebbe il tuo problema?" chiese, cercando di farlo aprire un po' di più.
"Grazie per non essertene andata anche tu."
Aveva cambiato argomento, le scuse erano finite.
"Quella massa di idioti non capisce che quel bambino non ha colpa. Lui è una vittima più di tutti noi. Sai la Volpe ha ucciso i miei genitori: loro erano in prima linea. Però non riuscirei mai ad incolpare quel frugoletto."
Gli occhi della ragazza erano diventati lucidi.
"Mi dispiace per i tuoi."
Shiori era pronta a fare il solito sorriso di circostanza che voleva dire "Io sto bene. Non preoccuparti per me", ma qualcosa la trattenne. Fu la consapevolezza che il ragazzo accanto a lei sapeva esattamente cosa provava. Quindi si limitò a dire la verità.
"Erano ninja esperti sapevano a cosa andavano incontro. Per questo avrei preferito che pensassero di più a noi, che hanno lasciato indietro, quando hanno deciso di rischiare la vita. Ora a mente un po' più fredda però, sotto un certo punto di vista, credo di capirli. Insomma, io avrei fatto la stessa cosa."
Kakashi la fissò da dietro la maschera Anbu, senza sapere esattamente cosa dire. Si era aperta molto con lui e si conoscevano a malapena. Forse pensava che su quell'argomento loro due potessero avere una sorta di connessione. Lui però non aveva voglia di snocciolare i suoi sentimenti, tantomeno di ricordare la morte di suo padre. Shiori con noncuranza lo tirò fuori dall'impiccio.
"Assomiglia un sacco a Kushina. Non fisicamente, ma nei modi di fare mi ricorda esattamente lei."
Kakashi sorrise affettuoso.
"E' così solare, non è vero? Però si accorge che intorno a lui c'è qualcosa che non va. Le persone lo schivano. Nessuno dovrebbe vivere così."
"No infatti."
Improvvisamente, il copia-ninja si mise sul bordo della panchina, voltandosi completamente verso di lei.
"Tu puoi sapere come sta? Insomma potresti leggerlo?"
Lo sguardo della ragazza si fece cupo. Avrebbe voluto dare questa soddisfazione al suo nuovo compagno di squadra, ma sfortunatamente non poteva.
"Kakashi mi dispiace, non posso."
"Perchè? E' una sorta di etica professionale?" chiese in tono gelido e sprezzante.
Ora stava diventando scortese, ma gliela fece passare solo perchè era evidentemente preoccupato per il bambino.
"No, non è questo. Quando ho cominciato gli allenamenti per padroneggiare il chakra Uzumaki, Kushina mi è stata di grande aiuto. E' stata la mia prima maestra e l'unica che riuscisse completamente a tenere i suoi pensieri fuori dalla mia portata. Tu la conoscevi: era fuori dal comune, fortissima e riusciva a trovare il lato positivo anche nelle cose più brutte. Quando sei una bambina che può sentire i sentimenti più oscuri degli adulti, una persona così vicino a te riesce a farti stare meglio e farti sentire che c'è speranza.
Comunque, una volta ho cercato di scandagliare la mente di Kushina e non è stato affatto piacevole. Potevo sentirla lì dentro, ma la sua musica era coperta dal rumore della Volpe. E' una presenza così forte e carica d'odio, non riesco a sopportarla. Quel demone potrebbe sovrastarmi, uccidermi o, ancora peggio, farmi impazzire."
Kakashi tornò a sedersi contro lo schienale a braccia incrociate.
"Scusa non avrei dovuto chiedertelo. E' solo che vorrei che fosse felice."
Nel suo tono di voce Shiori poteva rilevare un leggero imbarazzo.
"Ha te." disse cercando di consolarlo.
"Non per molto." la voce del ragazzo aveva ristabilito il suo solito tono di pragmatica indifferenza.
"Cosa intendi dire?"
"Noi ninja possiamo morire in qualsiasi missione. Non voglio che lui si affezioni a me, mi faccia il suo punto di riferimento e poi sia costretto a piangermi. Ora è ancora piccolo, mi dimenticherà facilmente."
"Per questo porti la maschera. Per fare in modo che lui non ti conosca appieno?"
Kakashi annuì.
"Devo proteggerlo, lo devo a lui e ai suoi genitori. Non è costretto però a vedermi come qualcosa di reale: sono solo Ro, più simile ad un amico immaginario che ad una persona vera."
Shiori avrebbe voluto dirgli che il suo comportamento era stupido, che se si volevano bene perchè rinuciare alla reciproca compagnia, che Naruto non aveva bisogno di un amico immaginario, ma di una persona reale che lo amasse. Capiva anche che le sue critiche non sarebbero state accolte favorevolmente dal copia-ninja e che quel suo modo di fare era dovuto alla paura di amare ancora.
"Tuo nipote mostra già le capacità intellettive del clan Nara." disse Kakashi cambiando di nuovo argomento.
I tre bambini stavono giocando a nascondino, ma Shikamaru sembrava avere un'idea tutta sua di quel gioco. Infatti, mentre Choji contava e Naruto correva qua e là per trovare un posto in cui nascondersi, lui si era arrampicato su un albero e sonnecchiava su uno dei rami, nascosto dalle foglie. Il suo amico non l'avrebbe mai cercato lì e così avrebbe avuto un po' di pace.
"Si e le usa per trovarsi un posto tranquillo dove sonnecchiare. E' davvero intelligente, ma credo che la pigrizia della nostra famiglia l'abbia infettato irrimediabilmente."
La sua voce evidenziava un grande affetto per il nipote.
Per l'ora seguente i due ragazzi rimasero in silenzio a guardare i bambini giocare. Entrambi pensavano che forse si erano detti troppo. Shiori però fu contenta di capire che Kakashi non ce l'aveva con lei, nè temeva o disprezzava il suo potere. Ciò avrebbe reso la loro collaborazione un tantino più facile.
Al momento di tornare a casa i due ninja si salutarono in maniera cordiale; e questo era molto di più di quanto entrambi credevano di poter fare.
Dopo averlo portato da Ichikaru per una buona scodella di Ramen, Kakashi riaccompagnò Naruto a casa.
Il chunin era davanti alla porta del palazzo che li aspettava.
"Grazie Ro. Mi sono divertito tantissimo."
Il copia-ninja si sentì felice di essere la ragione per cui quello splendente sorriso era apparso sulle labbra del piccolo Jinchuriki.
"Mi raccomando fai il bravo Naruto. Buonanotte."
"Buonanotte."

Più tardi, dopo aver letto qualche capitolo del suo libro, Kakashi si mise il pigiama e andò a letto. Non riusciva a prendere sonno, pensava a Naruto e a come sarebbe stato più semplice dirgli la verità. Il bambino però non era ancora pronto. Inoltre, l'Hokage l'aveva proibito, lui avrebbe disubbidito agli ordini se avesse raccontato al Jinchuriki la sua storia. Un giorno forse avrebbe potuto dirgli la verità, raccontargli che ninja forte fosse suo padre, che persona incredibile fosse sua madre, ma non ora. Ora era arrivato il momento per Kakashi di non aggrapparsi più a quel bambino come se fosse un salvagente. Lui era maledetto, pericoloso per chiunque gli stava intorno. Per il bene di Naruto, lui doveva lasciarlo andare.
Scostò le coperte con stizza. Doveva proteggere quel bambino e, per farlo, doveva allontanarsi da lui. Si vestì di fretta e corse per il Villaggio, lasciando che l'aria fresca della notte gli lambisse il viso.
Qualche minuto più tardi si ritrovò a bussare energicamente ad una porta, chiedendosi perchè lo stesse facendo. Nel suo subconscio sapeva esattamente quali erano le ragioni che l'avevano portato lì, ma sapeva anche che quel gesto gli si sarebbe ritorto contro. La porta si aprì e la luce all'interno dell'appartamento accecò l'occhio scoperto di Kakashi, permettendogli per qualche secondo di riconoscere solo i contorni del padrone di casa. Presto i contorni divennero più nitidi: capelli neri tagliati a scodella, due soppracciglia cespugliose e un pigiama a righe, che con sua grande sorpresa non era poi così ridicolo.
Gai, che si stava ancora stropicciando gli occhi per essere stato svegliato di soprassalto, si animò non appena riconobbe l'amico.
"Mio eterno rivale sei qui per la nostra sfida?"
Il copia-ninja alzò gli occhi al cielo: erano esattamente queste le ritorsioni che temeva.
"No Gai, non a quest'ora. Mi dispiace di averti svegliato, ma devo chiederti un favore. Ti ricordi quel vecchio scatolone che ti avevo chiesto di custodirmi? Non è che potrei vederlo?"
"Certo. Entra pure."
Kakashi seguì Gai nel salotto, poi aspettò seduto sul divano che lui tornasse indietro con lo scatolone.
"Lo vuoi riprendere?"
Dal tono di voce dell'amico il ninja dai capelli argentati capì che sperava in un sì. Non perchè gli arrecasse disturbo tenerlo in casa, ma solo perchè poteva essere un segno di miglioramento nello stato d'animo di Kakashi.
"No, devo solo prendere una cosa."
Gai appoggiò lo scatolone di fronte a lui.
"Vado a fare un tè. Quando hai fatto raggiungimi."
Rimasto solo il giovane ninja guardò quell'oggetto di cartone con un misto di timore e sfida. Dopo che suo padre si era suicidato e lui aveva cambiato casa, aveva messo in quello scatolone tutti gli oggetti che non gli servivano o che non riusciva a guardare senza stare male, ma che non aveva il coraggio di buttare. Le mani gli tremavano al solo pensiero di dover aprire quel contenitore di dolore, ma doveva farlo. Aprì lo scatolone e sentì l'odore dei ricordi, sapevano di vecchio e rose. L'oggetto che cercava era proprio lì sopra tutti gli altri. Lo prese, nascondendolo all'interno del giacchetto e richiuse lo scatolone velocemente, cercando di mettere una barriera tra sè stesso e quei ricordi.
Gai in cucina aveva già versato il tè nelle tazze.
"Tutto bene?"
In certi momenti, come in quello, Gai non sembrava essere l'eccentrico pazzo che era di solito. In quei momenti sembrava saggio, pronto a sostenere chiunque ne avesse avuto bisogno.
"Si, certo. Era solo una cosa che avevo rimandato e che dovevo fare. Niente di che."
Gai voleva dirgli che se era niente di che, come mai era pallido come un cencio? Ma evitò e, dopo aver bevuto un sorso del suo tè, tornò alla carica.
"SEI PRONTO PER LA NOSTRA SFIDA?"
Ed ecco l'eccentrico pazzo che risalta fuori, pensò Kakashi con un sorriso.
"Ti prego Gai non sta sera."
"NON TI PUOI SOTTRARRE. DOBBIAMO..."
"Smettila di urlare o sveglierai i vicini! Facciamo domani pomeriggio dopo il mio turno. Ci troviamo sul tetto del palazzo del fuoco."
Gai alzò il pollice e fece uno di quei suoi scintillanti sorrisi a trentadue denti.
Kakashi uscì di fretta dall'appartamento dell'amico, correndo verso la cameretta di Naruto. Dalla finestra vide il bambino che dormiva stringedo forte a sè le coperte. Avrebbe dovuto essere super-protetto, ma per lui non fu difficile entrare dalla finestra.
Si avvicinò al bambino e gli scostò dolcemente i capelli dal volto. Aprì il giubbotto e tirò fuori l'oggetto preso dallo scatolone. Il coniglietto di peluche, che molti anni prima suo padre gli aveva regalto dopo essere tornato da una missione, era stretto nelle sue mani. Era ingrigito dal tempo e un po' mangiucchiato qua e là, ma Kakashi ricordava ancora la gioia che aveva provato nel riceverlo.
Aveva solo quattro anni ma, come tanti bambini nati in tempo di guerra, era dovuto crescere in fretta. Quando suo padre partiva, temeva sempre che non sarebbe più tornato. Quella volta era stato via per più di una settimana. Sebbene arrivò a casa stanco e pieno di lividi, aveva trovato il tempo per fermarsi in un negozio per comprare quel giocattolo. Il giovane ninja ricordava di essere seduto nel giardino della sua vecchia casa sotto i cespugli di rose che suo padre amava tanto, perchè erano ciò che gli era rimasto della moglie. Il bambino era intento a sonnecchiare, ma riconobbe i passi del genitore all'interno della casa. Sakumo Atake era entrato nel giardino con un gran sorriso stampato in volto. Prese suo figlio in braccio e lo fece volteggiare in aria, godendosi il suono delle sue risate. Poi, dopo averlo rimesso a terra, gli diede il coniglietto di peluche, in quel modo un po' indifferente, che era tipico della loro famiglia. Sebbene il piccolo Kakashi accettò il regalo con altrettanta indifferenza, i suoi occhi, che ancora non avevano imparato a nascondere i suoi sentimenti, brillavano di felicità. Aveva apprezzato quel dono, segno dell'amore che suo padre provava per lui, perchè sapeva i sacrifici che Sakumo doveva sopportare. Da quel momento, l'aveva tenuto sempre accanto a sè, soprattutto quando aveva bisogno di un conforto.
Ora sperava che il suo coniglietto potesse fare lo stesso anche per Naruto. Glielo pose tra le braccia e, dopo essersi abbassato la maschera che gli copriva metà del viso, gli posò un bacio sulla fronte. Il bambino si mosse appena nel sonno mormorando qualcosa. Per evitare di svegliarlo il copia-ninja saltò agilmente verso il davanzale. Era accucciato, pronto al balzo, ma prima di saltare riposò un secondo il suo sguardo sul bambino.
"Mi mancherai Naruto."









Angolo dell'autrice.
Ciao a tutti!!!
 
Grazie per essere arrivati fino qui. 
Prendo un po' di tempo per ringraziare chi ha recensito la mia storia e chi l'ha messa tra i preferiti e tra le storie seguite. Ovviamente ringrazio anche chi l'ha solo letta.
Questo capitolo doveva essere completamente diverso, quindi spero che non sia diventata una schifezza.
Aspetto le vostre recensioni.

Mi auguro di rivedervi tutti anche al prossimo capitolo.
Ciao!!!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: WibblyVale