XXVI
L'ordine della fenice
“Voglio dire,
ci sono delle donne
che possono allocchire
gli uomini
senza dire niente, senza
muoversi,
senza domandare... gli
basta stare lì,
e gli uomini si
sentiranno come dei maledetti fessi
e okay, non
c'è storia...”
-Charles Bukowski-
Le porte di Hogwarts erano sempre state aperte a tutti, accogliendo le
più disparate forme di esseri umani, meritevoli e
discutibili. Non si erano chiuse nemmeno di fronte alla spropositata
inettitudine di Gilderoy Allock e lo spietato razzismo di Dolores
Umbridge, quindi fu naturale lasciare che ampie delegazioni di Auror,
studenti di Grimlore e Medimaghi entrassero e uscissero a proprio
piacimento.
Silente era tornato e non esisteva mago, a quel punto, che non si
fidasse del suo giudizio.
La gazzetta del profeta sembrava dare il meglio di sé a
colpi di titoli sferzanti e articoli ancora più al vetriolo
contro un Ministro apparentemente incompetente, tanto da trascinare
l'intera popolazione magica in dibattiti pubblici dalla vena
inconfondibilmente babbana.
Voldemort era tornato e immediatamente scomparso, non aveva lasciato
tracce che potessero mettere gli Auror su una pista anche solo
lontanamente attendibile, così il clima di incertezza che si
era respirato durante la prima grande guerra tornò a
impossessarsi della gente.
Alcuni genitori si erano presentati a Hogwarts per portare via i propri
figli, Slytherin principalmente, mentre altri avevano giudicato il
castello come una delle ultime fortezze in cui i Mangiamorte non
sarebbero riusciti a penetrare.
Perché Hogwarts aveva resistito e lo aveva fatto anche senza
Silente al suo interno. Questo era quanto la gente sapeva, e a loro
bastava.
Ma il tumulto e le indagini erano ben lontani dalla conclusione.
-Quanti ragazzini, oggi?-
-Tutti quelli del quinto anno Gryffindor e Ravenclaw.-
Ogni giorno, un nutrito gruppo di Auror utilizzava il terzo piano del
castello come base operativa per una lunga serie di interrogatori volti
a raccogliere testimonianze del giorno dell'attacco.
I feriti erano stati dislocati quasi tutti al San Mungo, mentre a
Hogwarts erano rimasti solo gli studenti che non necessitavano di
più di mezza giornata in infermeria.
-Hanno messo gli Slytherin con gli Hufflepuff, eh?-
-Si, domani, dalle due alle otto. Anche se in realtà sono
quasi tutti Hufflepuff. Non sono rimasti molti Slytherin a Hogwarts.-
Mirie controllava i fogli che aveva in mano con ossessiva precisione,
leggendo ciascun nome almeno due volte.
-Sai che non devi imparare la lista a memoria, vero?-
-Lo so.-
-E allora rilassati, sono solo marmocchi.-
-Devo controllare che i marmocchi si presentino tutti, e non ho la
minima esperienza nel trattare con loro.-
Nervosa, Mirie osservò con attenzione una serie di studenti
avvicinarsi in fila indiana, accompagnati dal professor Vitious.
-Sei un'infermiera, hai avuto a che fare con centinaia di bambini!-
-Si, e se si presentano con la testa spaccata so cosa fare,
altrimenti...-
La risata di Christopher era qualcosa che le sue orecchie non sentivano
da tempo.
Si impose di non voltarsi a guardarlo nemmeno per un secondo,
concentrandosi sul suo nuovo compito.
Tutti in quei giorni davano una mano come potevano, impegnandosi a
svolgere mansioni a cui erano evidentemente poco abituati.
Christopher l'aiutò con la conta dei ragazzi, rassicurando
Vitious che poteva lasciarli nelle loro mani e, per qualche ragione a
Mirie sconosciuta, il professore si fidò. Era sconcertante
constatare con quanta naturalezza la gente si fidasse di lui.
-Scioccante, vero, con quanta rapidità mi sia reintegrato in
società?-
-Hogwarts non è la società.-
puntualizzò Mirie, guardandolo finalmente in faccia -E non
esserne troppo orgoglioso, da quanto mi risulta hai passato gli ultimi
cinque giorni a darti alla macchia.-
-L'hai notato?-
Si era smaterializzato direttamente di fronte a lei, a pochi centimetri
dalla punta dei suoi piedi.
-L'hanno notato tutti.- minimizzò lei.
-Silente vuole che prenda il posto di Piton, sto evitando l'offerta.-
-Cosa?-
Lo sguardo sconvolto della strega gli disse di essere su un sentiero
pericoloso.
-Non puoi!-
-E per quale motivo, di grazia? Sarebbe più facile per me
tenere d'occhio il giovane Malfoy.-
-Perché ho accettato di rimanere a Hogwarts fino alla fine
dell'anno scolastico, come aiutante di Madama Chips.-
-E quindi?-
-E quindi tu devi andartene!-
L'aveva portata esattamente dove voleva lui.
Ammettere di non poter tollerare la sua vicinanza equivaleva a una
sconfitta.
-La mia vista ti è così insopportabile?-
Le braccia che si sfioravano, il respiro leggermente affannato...
Christopher era in gradi di riconoscere sul suo volto tutti i segni di
uno stato emotivo del tutto a suo favore. Eppure, nonostante tutto, la
paura e l'insicurezza lo spinsero ad avvicinarsi ancora di
più, afferrandola per le braccia onde evitare fughe
repentine.
-Dopo tutto questo tempo, mi odi ancora?-
Solo allora lo guardò davvero negli occhi, smarrita e con
ancora la domanda di Hermione a risuonarle in testa.
Non lo hai
più perdonato?
Sbattendo freneticamente le palpebre, la strega fissò lo
sguardo davanti a lei, contro lo sparato della sua camicia.
Sentiva le mani di Christopher artigliarla sempre più forte,
il suo respiro caldo su una tempia... e mentire, improvvisamente,
divenne troppo impegnativo.
-Se fossi riuscita a odiarti per più di un secondo netto,
non mi sarei mai lasciata riavvicinare.-
Entrambi troppo vulnerabili per parlare ancora, lasciarono che la
nostalgia di un tocco famigliare prendesse il sopravvento, portandoli
l'una tra le braccia dell'altro.
Il volto affondato nella sua spalla, Mirie si concesse di versare
qualche lacrima, per la prima volta consapevole di non dover affrontare
una notte di sofferenza e dubbi completamente sola.
Quando si chinò per baciarla, lei aveva già il
volto alzato verso di lui.
Solo l'apertura dell'ingresso che conduceva al piano indusse
Christopher a smaterializzarli altrove, in un posto più
tranquillo e appartato.
-Non c'è nessuno. Strano.-
-Ultimamente ti va tutto troppo bene, Draco.-
-Ah si, dici?-
Lo Slytherin pensò che solo uno di loro poteva avere un
concetto simile di fortuna.
Blaise e Theodore si erano offerti di accompagnarlo in missione,
strisciando fuori dai sotterranei per raggiungere i piani alti.
-Non posso credere che qualcuno viva in questo posto, è
decisamente trasandato.-
Anche Daphne si era unita alla gita fuori porta.
Insieme, il gruppo vagava per i corridoi del terzo piano, stando ben
attenti a tenersi lontano dalla stanza degli interrogatori.
Incontrare un Auror non sarebbe stata una bella esperienza,
fortunatamente la loro presenza a Hogwarts era stata notevolmente
ridimensionata dopo i primi giorni di allerta.
-E comunque, cosa stiamo cercando?-
Draco rivolse a Blaise uno sguardo significativo.
-Tesoro, lo saprai quando ci arriveremo.-
Nessuno l'aveva invitata, nemmeno il suo premuroso ragazzo,
così fu facile per Draco immaginare il motivo della sua
improvvisa aggregazione.
-Lei non verrà, quindi hai solo sprecato tempo, Daphne.-
-Stiamo per caso parlando della tua ragazza, Draco?-
L'innocente domanda di Theodore scatenò negli altri un moto
di sottile ilarità.
Draco Malfoy fidanzato con una ragazza in grado di disapprovare ogni
suo passo... che spettacolo.
-Si.- masticò il biondo, facendo cenno agli altri di
seguirlo.
Estraendo la bacchetta, aprì senza troppe cerimonie la porta
di una stanza a lui famigliare. Era lì che Piton aveva
riunito lui e Potter per annunciare il suo piano di invasione nella
roccaforte del Lord Oscuro, ed era lì che riposava la mappa
di Malfoy Manor. Casa sua, di nuovo.
-Ero certa venisse.- si lamentò Daphne -Questa effrazione
non dovrebbe allettare qualunque Gryffindor?-
Aiutato da Theodore, Draco iniziò a perlustrare vecchi
cassetti e la moltitudine di fogli sparsi sull'unica scrivania presente
nella stanza.
-Anche la compagnia di Harry Potter è allettante per
qualunque Gryffindor.- spiegò Blaise, con tono estremamente
ragionevole.
La polvere gli stuzzicava il naso in modo molto fastidioso,
costringendolo a sbuffare ripetutamente.
Che situazione...
-Tanto quanto quella di Weasel?- domandò la bionda, in modo
del tutto innocente.
Una mappa di quel valore persa tra lurida immondizia...
-Quasi. Da quando qualcuno
ha iniziato a chiamarlo Re, la sua
popolarità ha subito un'impennata notevole.-
-Draco, sei sicuro che la mappa...-
Ma la domanda di Theodore venne troncata dallo scoppio d'ira di uno
Slytherin dall'udito incredibilmente ricettivo e la pazienza di uno
squalo preso all'amo.
-Se proprio avete deciso di non essere d'aiuto, andatevene!-
Gli risero in faccia, ovviamente, senza darsi la pena di inventare
scuse a cui non avrebbe creduto nessuno.
Non funzionava a quel modo tra gli Slytherin.
-Avete bisogno di aiuto?-
Apparsi dal nulla, letteralmente, i tre Gryffindor più
odiati da quasi ogni Slytherin stavano sulla porta.
I sorrisi soddisfatti di Harry Potter e Ron Weasley erano da soli una
miccia perfetta per accendere un qualunque tipo di discussione.
-Che ci fa qui?-
Ignorarli era sempre e comunque una buona mossa, almeno in presenza di
Hermione che, quasi sicuramente, non avrebbe apprezzato lo scontro.
-Malocchio ha voluto vederci.- alzò le spalle lei, come se
la cosa non fosse di nessuna importanza.
-Moody è qui?-
Blaise non sembrava propriamente a suo agio e, a ben vedere, nemmeno i
suoi amici.
-Per quale motivo?-
In qualità di unico membro responsabile del proprio gruppo,
Theodore era già pronto a trascinare tutti in una
precipitosa fuga.
-Nulla che vi riguardi.-
L'ammonizione di Harry e Ron, scandita in perfetta sincronia, non fece
che destare sospetti.
-O che ci interessi.- intervenne Daphne, decisamente impegnata a
squadrare Hermione dall'alto in basso.
-Ti serve qualcosa, Greengrass?-
L'atteggiamento ostile di quello scambio di convenevoli spiegava per
quale motivo le due ragazze non si fossero mai rivolte la parola prima
di quel momento.
Draco non avrebbe saputo come definire l'ostilità che
scaturiva dagli occhi delle due ragazze, ben consapevole di essere
molto lontano dal comprendere i meccanismi che regolavano le
già poco chiare antipatie femminili.
-A tutti
sarebbe servito che voi non commetteste questa immane
sciocchezza.-
La schiena dritta e l'espressione di marmo, Daphne uscì
dalla stanza con evidente sdegno, muovendo senza sforzo la lunga chioma
bionda a ritmo di ogni passo.
Harry e Ron si erano persino scostati per lasciarla passare,
sogghignando leggermente di fronte a quella presa di posizione
notevole. Tuttavia, bastò un solo sguardo di Hermione per
riportarli all'ordine.
-Noi andiamo.- annunciò Harry -Ci vediamo in sala grande.-
Lui e Ron la salutaromo con un cenno del capo e, dopo essersi tutti
cordialmente fulminati con lo sguardo, lasciarono la stanza nella quale
non erano mai veramente entrati.
-Blaise, segui Daphne e vedi di tenerla d'occhio.- ordinò
Draco, osservando l'espressione seccata di Hermione -E tu, Theodore,
segui Blaise. Mi serve che ritroviate un minimo di sanità
mentale.-
I due ragazzi annuirono seccamente, producendosi nello stesso gesto in
direzione di Hermione, considerandolo sufficientemente accettabile per
congedarsi.
-Che le prende?-
-Che ci fai qui?-
-Prima tu.-
No, il tempismo non era decisamente il loro forte.
-Daphne è solo nervosa per via di Pansy.- spiegò
Draco -A quanto pare ha deciso di dare un'altra possibilità
al suo ex, trascurando la sua migliore amica.-
Inutile dire che per lui l'intera situazione era una sciocchezza.
-Oh, si, mi è capitato spesso di vedere Siebel in questi
giorni, nemmeno lei sembra molto contenta.-
-Siebel? Ti stai facendo amicizie nuove, mezzosangue?-
-Non è poi così insopportabile.-
L'atmosfera si era fatta leggera, tanto da portare Draco ad avvicinarsi
a lei con la consueta calma.
Di nuovo, stava per porle la stessa domanda di poco prima, ma Hermione
lo fermò ancora prima che potesse aprire bocca.
-Cercavi la mappa del Manor, vero?-
La estrasse da sotto la giacca, esattamente in corrispondenza dello
stemma dei Gryffindor, piegata con cura e illesa.
L'aveva trovata prima di lui.
-Per quanto apprezzi il gesto, dubito tu sia venuta per questo.-
Le labbra piegate nell'accenno di un sorriso, Draco dispiegò
la pergamena fino ad aprirla completamente. Perfetta come la ricordava.
-Immaginavo volessi distruggerla, ma non ne ero del tutto certa.-
Un verso di scherno seguì la sue parole, portandola a
roteare gli occhi proprio come se si trovasse di fronte il vecchio
Draco.
-Okay, ne ero certa, ma pensavo... penso, sia tu a doverlo fare.-
-A questo posso credere.-
Stringendo la presa sulla bacchetta, mormorò a fior di
labbra l'incantesimo. Un piccolo buco dai bordi irregolari
iniziò a espandersi dal centro della mappa, incandescente e
fumante come il foro provocato da un getto acido.
In pochi istanti, dei segreti di Malfoy Manor non rimase nulla.
-Sollevato?-
-Tu che dici?-
Si sorrisero, allontanandosi dalle ceneri fumanti e avvicinandosi alla
porta per controllare un corridoio vuoto.
-Andiamo prima che qualche Auror ci veda e inizi a fare domande.-
-Non importa, abbiamo un alibi perfetto.-
-Davvero? E sarebbe?-
L'attirò tra le sue braccia come se pesasse tanto quanto una
piuma, stringendola abbastanza forte da farle credere che le sarebbe
rimasto qualche segno.
-Qualcosa di molto divertente.-
-Qualcosa che potremmo fare anche altrove.-
Si baciarono sospirando l'uno nella bocca dell'altro, sempre sollevati
di poter trovare momenti di calma incontaminata, senza tensioni tra
case o sguardi indiscreti che iniziavano a porsi domande.
Nessuno osava chiedere ad alta voce, né a loro né
agli amici, ma il sospetto dilagava a macchia d'olio.
-Prima o poi qualcuno ci additerà urlando al sacrilegio.-
sorrise Hermione, staccandosi lievemente da lui per potergli
accarezzare il collo con le labbra.
-Preferirei che ci rimanessero secchi.- sibilò Draco,
già abbastanza contrariato dall'atteggiamento di Daphne.
Anche se, per contrasto, le sue sfuriate scatenavano atteggiamenti
più comprensivi da parte di Theodore, Blaise e persino Pansy.
-E io preferirei un atteggiamento maturo, ma nessuno dei due
avrà quello che vuole.-
-Sbagli, io ho già quello che voglio.-
La voce roca di Draco le sfiorava le orecchie in un allettante
sussurro, facendole desiderare di trovarsi in un posto sufficientemente
discreto da meritare poca attenzione... ma così non era.
-Andiamocene, il discorso di Silente inizierà tra poco.-
Da quando Albus Silente era tornato a Hogwarts, il morale era di nuovo
alto.
Gli studenti di Grimlore che ancora non erano rientrati a Blackwood
avevano trovato un'accoglienza in grado di spiazzarli, mentre tutte le
case della scuola si erano impegnate per farli sentire i benvenuti.
Non esistevano distinzioni in quei giorni, se non per gli Slytherin. Ne
erano rimasti pochi, prevalentemente degli anni inferiori, e con la
scomparsa ingiustificata di Piton serviva tutta la vigilanza di cui era
capace Minerva McGranitt per prevenire incidenti diplomatici assai poco
graditi.
Ma Silente teneva le redini con decisione, comunicando quotidianamente
con gli Auror e il preside Grendel, impegnato a Grimlore in una
radicale riorganizzazione dell'istituto.
Si, il cambiamento era nell'aria.
-Oh, accidenti! Non riusciremo nemmeno a entrare!-
Da quando il preside era rientrato, quella era la prima volta che
teneva un discorso riassuntivo della situazione, nonostante avesse
già incontrato una delegazione di genitori due ore dopo che
la sua presenza a Hogwarts era stata resa nota.
-Che peccato...-
-Draco.-
Sembrava che ogni studente di Grimlore fosse presente, riempiendo ogni
spazio vuoto della sala grande.
Da lontano, Hermione riuscì a vedere i suoi amici riuniti al
tavolo Gryffindor, festanti e intenti a invitare a sedersi accanto a
loro un gruppo di ragazzi che lei conosceva bene.
Siebel si era scoperta incredibilmente tollerante nei confronti dei
Gryffindor, trovandoli abbastanza interessanti da meritare un minimo
della sua cortesia, così li raggiunse senza esitazione
quando la chiamarono, sedendosi accanto a Ginny... mentre Isbel e
Alexander, arrivati il giorno prima con il padre di lui, avevano
rapidamente attirato l'interesse generale.
Isbel non si nascondeva più sotto le false spoglie di
ragazza impacciata e trasandata, portando Alexander a cimentarsi in una
vigilanza che Moody avrebbe definito “costante”. Il
fatto, poi, che giungessero a Hogwarts potendo già contare
sull'approvazione di Hermione Granger era una ulteriore motivazione per
volerli al tavolo rosso-oro.
Solo alcuni mancavano all'appello.
Audrey, Margaret, Ethan, Leonard, Nathan... loro erano rimasti a
Grimlore, coinvolti in prima persona nella nuova politica della scuola.
Avevano combattuto, persino, quando l'istituto era stato
attaccato.
-Raggiungili, se vuoi. Io non mi muovo da qui.-
Draco sembrava voler mettere radici di fronte all'ingresso della sala,
dietro a studenti sconosciuti che sorridevano al soffitto. Nessuno dei
nuovi ci si era davvero abituato.
-Non importa, resto con te.-
Non lo guardò mentre lo disse, rivolse solo uno sguardo
distratto al tavolo Slytherin, afferrando al volo del perché
dell'atteggiamento restio di Draco.
Dominique Lambert e Pansy Parkinson stavano seduti accanto a Theodore e
Blaise, del tutto inconsapevoli che i due ragazzi servivano a
stemperare l'ira di Daphne, sempre meno contenta della situazione.
-Perché Daphne la prende così male?-
-Perché è una ragazza.-
L'espressione severa di Hermione gli disse che, chiaramente, quella era
la risposta sbagliata.
-Daphne odia i cambiamenti, tanto quanto odia la serenità di
Blaise nell'accettarli.-
-Si sente sola!-
Era così semplice da dire, eppure per uno Slytherin sembrava
immensamente complicato.
-Suppongo che si possa dire anche così.- ammise Draco,
riluttante.
La sua compostezza, a volte, era un qualcosa di estremamente divertente.
-Il vecchio sta entrando.-
Il vociare degli studenti perse d'intensità nel momento
esatto in cui Silente fu in vista.
Un tocco di bacchetta, e la sua voce risuonò in tutta
Hogwarts.
I tempi difficili in cui
ci accingiamo a vivere richiederanno un grande
sforzo da parte nostra, uno sforzo collettivo che dovrà
vederci uniti nella lotta.
Hogwarts e Grimlore e
chiunque voglia unirsi a noi, tutti saremo
responsabili del futuro che costruiremo per l'intero mondo magico...
piegarsi alle avversità della lotta non è
qualcosa che di fronte all'attuale stato delle cose possiamo
permetterci. Solo continuando a lottare, uniti e consapevoli, potremmo
uscirne liberi.
Libertà.
Libertà dall'ombra di Voldemort e dei Mangiamorte...
entrambi conoscevano quelle parole, le avevano già sentire.
Erano stati a colloquio con Silente la sera stessa del suo ritorno,
assieme a Harry, Ron e Christopher.
La stanchezza del preside era palpabile, il volto magro e gli occhi
scavati erano solo le prove più evidenti del suo stato di
spossatezza.
L'ordine gli copriva le spalle a ogni passo, ma a nessuno sembrava di
fare abbastanza.
-Non è nulla di nuovo per noi.-
Draco si allontanò dall'ingresso della sala, sicuro che il
discorso non si sarebbe nemmeno lontanamente avvicinato a quanto era
stato detto loro in via del tutto confidenziale. Quel tipo di
confidenza e fiducia che i Gryffindor erano abituati a ricevere in
qualsiasi momento.
-Va bene, andiamo.- acconsentì Hermione, riuscendo a
stupirlo una volta di più.
Era certo che, pur sapendo già cosa avrebbe detto il
preside, sarebbe voluta rimanere.
Invece...
-Dobbiamo parlare.-
Espressione seria, voce bassa, occhi socchiusi...
No, non sarebbe stata una giornata facile per lui.
Seguendola, con la mente andò indietro al colloquio con
Silente, riesaminando le sue parole nella propria testa.
L'anziano mago aveva confermato la veridicità del piano in
cui aveva deciso di coinvolgere Christopher, spiegando a tutti la
potente magia degli Horcrux.
Aveva visto Potter rivolgersi a quell'uomo con deferenza ma al tempo
stesso riuscendo a non provare alcun senso di timidezza o inibizione,
dando a intendere che colloqui simili, per lui, non erano altro che
normale routine.
Oh certo, lui lo aveva sempre saputo, ma prendervi parte attiva era
stato come risvegliarsi da una visione sfocata.
Era stato deciso che l'obbiettivo principale, da quel momento in poi,
sarebbe stato quello di riunire e distruggere gli Horcrux, come se
fosse stato facile e poco gravoso... eppure, nessuno prese nemmeno in
considerazione l'idea di dare del pazzo al vecchio.
La fiducia che tutti riponevano in lui era disarmante.
Così si era ritrovato invischiato in qualcosa di nuovo,
qualcosa da cui un tempo sarebbe fuggito a gambe levate, raggiungendo i
suoi genitori in qualunque rifugio si fossero barricati.
Ma ormai non poteva più.
Per lui era troppo tardi.
Hermione gli afferrò una mano sorridendogli, trascinandolo
sotto le arcate del portico che dava sul cortile interno, completamente
deserto.
-Vuoi dirmi cosa stavate confabulando con Moody?-
-Si.- annuì lei, un sorriso nervoso a tentare di
tranquillizzarlo. -E voglio che tu ricordi quello che mi hai detto.-
-A cosa ti riferisci?-
Non era mai stato tanto sospettoso come in quel momento.
Manipolare frasi o intere conversazioni era l'arma preferita di
qualsiasi donna.
-A quando mi hai detto che eri perfettamente consapevole delle mie
“inclinazioni altruiste”. Inoltre, vorrei
ricordarti che non sei ancora stato schiantato dalla sottoscritta a
causa del tuo dubbio apprendistato con Christopher.-
Di male in peggio.
-Spara, Granger.-
-Moody ha chiesto a me, Harry e Ron di entrare a far parte dell'Ordine
della Fenice- buttò fuori -E noi abbiamo accettato.-
Trattenendo bruscamente il respiro, Draco riuscì solo a
maledire l'intera casata Gryffindor prima di esternarle la sua
illuminata opinione in materia.
Donne. Casa. Al sicuro.
Un mucchio di parole sconnesse che Hermione fece finta di non sentire,
evitandogli molto magnanimamente uno schiantesimo.
NdA:
Ultimo capitolo on line! Ma non ultimo aggiornamento, perché
a breve
giungerà anche l'epilogo, per chiudere a dovere
la
storia. Mi ci è voluto poco per capire che era necessario,
ed è già in scrittura, quindi non dovrete
aspettare tempi biblici.
Questo vuol dire che anche i ringraziamenti slittano, ma già
ora ringrazio tutte voi che avete letto e avete sopportato la pazzia
del 99% dei miei personaggi.
Alla prossima, e ultima, volta!
Celyan.