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Autore: Alaire94    13/10/2014    1 recensioni
Molto bella, quanto crudele diceva la gente di Marfisa D'este, nobildonna ferrarese del XVI secolo.
La leggenda narra che il suo spirito si aggiri ancora tra le vie di Ferrara, alla guida di un cocchio trainato da cavalli bianchi e seguito dalla lunga schiera degli uomini a cui strappò il cuore dal petto. Qualcuno dice anche di averla vista girovagare tra le mura della palazzina a lei dedicata, la stessa dove Sabrina, una giovane donna appena laureata e con la repulsione verso gli uomini, ha appena trovato lavoro.
Terribili visioni, inspiegabili istinti omicidi perseguitano la ragazza, almeno finché non arriva un bizzarro e misterioso uomo che sostiene di poterla aiutare.
Genere: Mistero, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4



«Allora? Come è andata la cena ieri sera?», mi chiese Greta la mattina seguente, mentre stava facendo colazione con latte e cereali. Io ero seduta accanto a lei con una tazzina di caffè fumante e un muffin al cioccolato.

«Imbarazzante», mi limitai a dire, pensando che fosse l'aggettivo che più si confaceva alla conversazione della sera precedente.

Greta sollevò le sopracciglia, evidentemente sorpresa; non potei evitare di complimentarmi con me stessa, visto quanto fosse difficile sorprenderla.«Imbarazzante? Mi riesce difficile immaginare imbarazzante una cena coi genitori».

Sospirai e bevvi un sorso di caffè. «Fidati, può esserlo quanto tua madre ti chiede quando ti sposi e tuo padre vuole che ritorni a casa con loro».

Greta mi lanciò uno sguardo interrogativo e mise un altro pugno di cereali nel latte.«Sposarti? Ma non hai nemmeno il fidanzato!».

«Già, non farmi pensare agli uomini, per favore», affermai, mordendo con avidità il mio muffin.«Questo muffin è cento volte meglio di qualsiasi fidanzato», commentai, lasciando che l'impasto soffice mi si sciogliesse in bocca.

Greta scosse la testa.«Si vede proprio che è da tempo che non esci con un uomo, secondo me ti sei dimenticata com'è».

«Forse, ma non mi manca per niente! Dopo il mio ultimo incontro ne ho avuto abbastanza... preferisco stare da sola che rischiare di trovare un altro come Fede!».

Mi afferrò la mano e me la strinse, con un sorriso furbo stampato sul viso che non prometteva nulla di buono.«Questa sera ti porto a una festa».

«Non...», cercai di ribattere, ma lei mi interruppe prima che potessi finire la frase.«E non si discute! So che ci saranno anche le tue amiche, Jessica, Maria, ecc... quelle che mi hai fatto conoscere un mese fa. E' una festa in maschera, ci saranno tanti bei ragazzi e sono sicura che ti divertirai».

Sospirai, sapendo benissimo che non potevo rifiutare. In fin dei conti, avevo voglia di divertirmi un po' e le mie amiche, il gruppo che avevo conosciuto anni fa alle superiori e con cui ancora uscivo, non mi avrebbero certo lasciata annoiare.«Va bene, tanto domani è anche il mio giorno libero. L'unico problema è che non ho un costume da mettere».

Greta mi lasciò la mano e sollevò le spalle.«Non è affatto un problema: te lo procuro io entro sera!»

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere.«Ovvio! Dimenticavo che per te ogni scusa è buona per non studiare, perfino quella di cercare un vestito per me!».

«Non dovresti preoccuparti tanto del mio studio», osservò, ritornando seria per qualche secondo.

«E tu non dovresti preoccuparti del mio divertimento».

Si alzò dalla tavola con un sospiro.«Su, avanti, poche storie! Stasera tu avrai il tuo splendido vestito e verrai con me alla festa».

Si diresse verso il lavello per depositarvi la tazza che aveva usato per il latte e poi si voltò all'improvviso.«Ah, e comunque, non provare a cedere con tuo padre! Non so come farei senza te qui dentro!», esclamò prima di uscire dalla cucina per andare in camera a vestirsi. Se non altro quella mattina sarebbe andata a lezione e non avevo dubbi che sarebbe riuscita anche a trovare il mio vestito: le vie di Greta erano infinite!

 

Proprio come mi aspettavo, la sera Greta e io ci ritrovammo davanti allo specchio del bagno per sistemarci prima della festa. O meglio, lei era già pronta per uscire e io, che con il lavoro avevo i minuti contati, dovevo ancora infilarmi l'abito pomposo che mi aveva procurato e non avevo la più pallida idea di come riuscire nel mio intento, visti gli innumerevoli strati di gonna e le lunghe file di lacci.

«Dai su, ti do una mano», si offrì Greta, dopo aver nascosto l'ultimo punto nero con il correttore.

«Tu l'hai trovato e tu mi aiuti a metterlo», commentai, facendo suonare le mie parole come una minaccia. D'altronde ero piuttosto seccata: avevamo davvero poco tempo e quel vestito era davvero troppo complicato.

Greta si avvicinò a me e, una volta esaminato velocemente l'abito, cominciò a sollevare la gonna con tutti i suoi strati.«Infilati qui sotto», mi disse, sollevando il vestito sopra la mia testa.

Mi sembrò di entrare in un meandro scuro da cui non sapevo se sarei uscita, ma poi trovai uno spiraglio di luce dove non feci altro che infilarvi le braccia e la testa. Mentre Greta si era messa alle mie spalle per stringere i lacci sulla schiena, io mi guardai allo specchio. Dovevo ammettere che indossato era proprio bello: la scollatura quadrata mi metteva in risalto il seno, le maniche rigonfie avevano un che di aggraziato, ma più di tutto era il tessuto verde e lucente dai ricami dorati che gli conferiva quella sua raffinata bellezza, insieme alla piccola pietra dorata cucita proprio lì dove cominciavano le pieghe della gonna.

«Non mi avevi detto che era una festa in maschera rinascimentale», osservai.

Greta mi fece segno di avvicinarmi allo specchio, mentre tirava fuori dalla sua trousse di trucchi un ombretto dorato.«Non l'ho ritenuto importante», rispose distrattamente, cominciando ad applicarmelo sulla palpebra.

«Mi spieghi come faremo a ballare?».

Estrasse il rossetto e mi fece segno di aprire leggermente la bocca.«Portati un abito normale per il dopo cena: la festa è in una palestra e c'è lo spogliatoio per cambiarsi. Dopo una certa ora sarai troppo ubriaca per poter continuare a portare il costume».

«Non ho intenzione di ubriacarmi».

Greta si fermò qualche secondo, giusto il tempo di lasciarsi andare a una risata.«Ti prego, non dire cose di cui poi ti pentirai».

Pensando in cuor mio che non le avrei dato la soddisfazione di vedermi ubriaca quella sera, decisi di non ribattere e di lasciarle terminare il mio trucco: le avrei dimostrato che avevo ragione con i fatti, non con le parole.

Pochi minuti dopo eravamo intente ad entrare nell'auto di Greta, dirette verso la festa. Durante il tragitto non potei fare a meno di ridere del fatto che sembravamo provenire direttamente dal passato; i nostri vestiti così all'antica erano in netto contrasto con l'auto nuova di zecca e mi domandavo come dovesse essere l'effetto a vederci da fuori.

Prima che potessi darmi una risposta, eravamo nel parcheggio della palestra. Greta spense il motore e uscimmo all'aria umida di quella serata invernale. Lo stabile era piuttosto grigio e triste, isolato dalla città, ma per l'occasione avevano aggiunto qualche palloncino colorato davanti alla porta, giusto per renderlo un po' più festoso.

All'entrata un ragazzo vestito in giacca e cravatta che cercava di sembrare un buttafuori, anche se con scarso successo vista la sua magra corporatura, ci chiese se eravamo in lista. Lasciai che fosse Greta a dare il nominativo, visto che aveva organizzato tutto lei.

«Accidenti, non pensavo fosse una festa così in grande», commentò, ammirata, non appena entrammo nella sala. Le luci erano soffuse, una musica lenta e tipicamente rinascimentale risuonava nell'ampia sala, piena di persone vestite come noi che chiacchieravano amabilmente con delle vistose maschere a coprire il volto. Lungo i bordi della sala c'era un ricco buffet, con tanto di camerieri vestiti anch'essi in tema.

«Devo ammettere che hai avuto una bella idea a portarmi: non vorrei perdermi una festa del genere per niente al mondo».

«Che ne dici? Ci tuffiamo sul buffet?», mi propose Greta entusiasta almeno quanto me.

Senza nemmeno darle una risposta, la presi per mano e la trascinai in mezzo alla folla. Mentre mangiavo tartine alla salsa tonnata e salatini, non potei fare a meno di notare quanto fossero belle certe maschere: ce n'era una a forma di sole, di un colore dorato ed elegante, un'altra era contornata di finte spighe di grano e grappoli d'uva, forse a simboleggiare una qualche dea della natura.

Mentre eravamo perse a commentare le maschere presenti in sala, qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla, facendomi fare un balzo dallo spavento. Mi voltai di scatto e mi trovai di fronte due visi identici: occhi grandi color verde acqua che mi fissavano, zigomi alti e bocca sottile. Per qualche secondo pensai di vederci doppio, poi mi resi conto che si trattava di Jessica e Maria. Erano gemelle e a primo impatto potevano sembrare uguali, ma poi un occhio attento avrebbe sicuramente notato che Maria aveva il mento più appuntito ed era più alta di Jessica; in seguito la vivacità di Jessica rispetto alla quiete che infondeva Maria, rendeva facile riconoscerle. Soltanto dopo qualche secondo notai che di fianco a loro c'era anche Alma, coi lunghi capelli scuri che le ricadevano sul petto come cascate d'ebano e la pelle ambrata che risaltava col suo vestito color panna.

Tutte e tre erano le amiche di vecchia data di cui Greta mi aveva assicurato la presenza; se non altro non aveva mentito solo per assicurarsi che venissi.

Le abbracciai una per una con entusiasmo, seriamente contenta di incontrarle.«E' da un bel po' di tempo che non ci vediamo!»

«Puoi dirlo forte! E questa sera recupereremo tutto il tempo perduto!», affermò Jessica, strizzandomi l'occhio.

Io le sorrisi.«Ci puoi giurare! Avrete un sacco di cose da raccontarmi».

«Vedrai che tra un po' con un goccio di tequila, la lingua ci si scioglierà e non avremo problemi a raccontare tutto quanto», aggiunse Alma, con quel suo adorabile accento spagnolo: aveva origini colombiane e, nonostante fosse da anni in Italia, ancora non aveva abbandonato il suo accento, probabilmente perché in famiglia parlavano solo spagnolo.

Anche loro si avvicinarono al buffet, Jessica e Alma addentarono solo un paio di tartine per paura che qualcosa in più avrebbe potuto nuocere alla loro linea, Maria, invece, proprio come me, vi si buttò a capofitto, commentando:«come si fa dire di no a tutto questo ben di Dio?». Nel frattempo Greta aveva fatto già amicizia con Alma e insieme stavano ridendo di gusto. Qualche minuto dopo, però, si avvicinò a me; aveva quello sguardo che ormai avevo imparato a conoscere, lo stesso sguardo di una leonessa che è in cerca della sua preda.«Hai visto il cameriere? Quello vestito da fabbro?», mi sussurrò all'orecchio.

Mi guardai in giro e lo individuai subito: portava una camicia larga e un grembiule di cuoio, capelli scuri e ribelli, corporatura massiccia e aria da duro. «Ma dai, Greta! È appena cominciata la festa e già parti all'attacco!»

Voltò un attimo la testa per guardarlo con occhi di fuoco, mordendosi un labbro.«Carpe diem, Sabry, afferra l'attimo! Sì, afferrarlo come io afferrerei quel gran...».

«Per favore, risparmiami i particolari», la fermai prima che mi raccontasse le sue più intime fantasie sessuali. «Io mi prendo qualcos'altro da mangiare», affermai, raggiungendo le altre e lasciandola alla sue strategie di conquista.

Qualche tempo dopo, dopo svariate chiacchiere, il buffet era già stato spazzolato ed era chiaramente arrivato il momento di dare inizio alla festa vera e propria. A turni andammo negli spogliatoi per cambiarci d'abito; io avevo portato un vestito rosa, lungo fino al ginocchio, con spalline strette e scollatura a V e un paio di scarpe bianche tacco dieci. Quando tornammo nella sala, avevano azionato le luci psichedeliche, un turbinio di colori che insieme alla musica dance creavano un mix davvero esplosivo, e al posto del buffet avevano preparato una serie infinita di alcolici, con tanto di barman acrobatico.

«Wow, finalmente si beve un sorso!», esclamò Jessica, accorrendo subito verso i tavoli.

«Io propongo un bel brindisi», disse Maria che, stranamente, sembrava entusiasta almeno quanto la sua gemella.

Senza che se lo facessero ripetere due volte, già erano con il calice in mano. Io, invece, ero un po' più titubante, ma in fondo pensavo che un bicchiere non avrebbe mai ucciso nessuno. «A noi! E che questa serata sia da urlo!», disse Jessica, alzando in alto il suo calice. Facemmo tintinnare i nostri bicchieri gli uni contro gli altri, creando un'armonia quasi piacevole come leggero sottofondo alla musica dance.

Una volta scolato anche l'ultimo sorso di vino, ci dirigemmo subito verso il centro della sala, dove la gente si era già radunata per ballare. Con quelle luci e l'alcol che già spingeva nelle mie vene, ogni emozione mi sembrava più vivida, i freni inibitori si stavano lentamente allentando e, nonostante io sia restia a lasciarmi andare nel ballo, mi buttai in movimenti più marcati e più sensuali rispetto al solito, tanto che mi guadagnai qualche battuta ammirata da parte delle mie amiche. «Oh, finalmente ti sciogli un po'!», esclamò la voce di Alma alle mie spalle, per poi poggiare una mano sulla mia schiena e spuntare nella mia visuale con un bel sorriso raggiante.

Greta era con lei e aveva un bicchiere in mano colmo di un liquido rosa che mi porse. «Ecco, già che ci sei, sciogliti un altro po'».

Io le feci di no con la testa, ma lei mi mise lo stesso il bicchiere in mano. «Bevi la medicina che è buona!», scherzò.

«Bevi anche tu, però!», protestai.

«Lo sai che devo guidare! Ho bevuto giusto un sorso, perciò mi occupo di te questa sera!», commentò, con un bel sorriso furbo.

Forse normalmente mi sarebbe venuta voglia di prenderla a schiaffi, ma in quel momento l'alcol mi stava rendendo più accondiscendente. «Grazie dell'interessamento, ma non serve».

«Serve, serve!», e così dicendo si buttò a ballare con movimenti sensuali. Anche io ballai, muovendo la testa, i fianchi, le braccia. Mi sembrava che fosse una serata stupenda, mi stavo divertendo; i colori mi sembravano più vividi e ridevo per qualsiasi cosa, anche la più stupida e poco divertente. Ogni tanto, tra una danza e l'altra, Greta mi portava un altro cocktail e così presto cominciò a girarmi anche la testa, ma non me ne curavo, perché in quel momento ero talmente ubriaca che non volevo pensare più a niente; non a Fede e al suo maledetto ritorno, non ai miei genitori, non al lavoro. Volevo solo ballare e divertirmi e più passava il tempo, con più il ballo si faceva sfrenato e il divertimento intenso. Perfino i colori in quel momento mi colpivano gli occhi con intensità inaudita; mi sentivo un caleidoscopio.

A un certo punto le mie amiche uscirono dalla pista. «Andiamo un attimo fuori perché Alma vuole fumare», mi comunicò Jessica. La sentii anche parlare con Maria; si dissero che non ero così ubriaca e che potevano lasciarmi sola qualche minuto. A me non interessava: continuavo a ballare e mi interessava solo quello.

Poi un colore, così diverso dagli altri mi colpì gli occhi, quasi me li ferì: era un rosso cangiante. Mi voltai di scatto, smettendo tutto d'un tratto di ballare. Anche se mi girava la testa, vidi benissimo una ragazza zigzagare tra la folla ancora vestita con gli abiti rinascimentali: la sua gonna era una cascata di velluto rosso, liscio e dall'aria preziosa. Vedevo solo la sua schiena sinuosa, i suoi capelli color mogano sistemati in un'acconciatura.

Non so per quale motivo, ma i miei piedi si mossero e cominciai a seguirla tra la gente. Camminava veloce e per seguirla diedi anche gomitate e, barcollando per l'alcol che avevo in corpo, andai addosso a qualcuno, ma non la persi di vista. Quel rosso vivo, dopo avermi ferita, mi attirava; ne ero ipnotizzata.

Ad un certo punto la ragazza si fermò. Si guardò alle spalle, verso di me e finalmente potei vederla in viso. Mi gelai di colpo; come se d'improvviso qualcuno mi avesse lanciato addosso una secchiata d'acqua ghiacciata, sentii ogni muscolo irrigidirsi, il sangue raggelarsi.

Quel viso... la pelle bianchissima, la fossetta sul mento e il sorriso che mi stava rivolgendo - furbo, diabolico - a inclinare quei lineamenti dolci. E lo stava rivolgendo a me, con aria di complicità.

Sentii il desiderio di scappare, ma l'istinto mi spinse a seguirla ancora mentre di nuovo camminava tra la gente, nel suo vestito pomposo d'altri tempi che risaltava così tanto tra quelli di tutti gli altri. Non sapevo perché, ma avevo paura, avrei voluto lasciarla andare, ma qualcosa dentro di me mi spingeva verso di lei, a scoprire dove mi avrebbe portata.

«Ehi, Sabry, dove stai andando?». La voce di Greta irruppe improvvisamente alle mie spalle, entrando prepotentemente nella mia mente. Mi costrinse a girarmi. Sul suo viso c'era un'espressione tra il divertito e il preoccupato. «Volevo vedere dove andava quella ragazza, quella che non si è ancora cambiata, col vestito rosso», risposi con la bocca impastata, indicando davanti a me.

«Quale ragazza?», mi chiese con aria perplessa.

«Lei», dissi, ma voltandomi di nuovo mi accorsi che non c'era più. Eppure, era lì mezzo secondo prima!

«Ti giuro, c'era... non so, deve essere qui da qualche parte», cominciai di nuovo a farmi strada tra la folla, barcollando incontrollabilmente.

Andai negli spogliatoi, fuori dalla sala, ma di lei non c'era più traccia. «Sabry, te la sarai immaginata», concluse Greta, prendendomi un braccio e portandomi di nuovo dentro.

Proprio in quel momento, la folata di vento che avevo preso nello stare all'aperto e la sbronza fecero il suo effetto, costringendomi a correre verso il bagno. Vomitai nella tazza del water tutto il buffet e con più vomitavo, con più acquistavo lucidità.

La ragazza dal vestito rosso occupava i miei pensieri e non facevo che pensare che non era stata un'allucinazione; io l'avevo vista davvero! 

***
Angolo autrice: 
vi presento il quarto capitolo! Piano piano la storia procede e spero che possiate trovarla interessante! Grazie a chi ha letto e recensito, a chi l'ha inserita tra preferite, seguite, ricordate! Come solito, anche in questo capitolo non fatevi scrupoli a lasciare un vostro parere... anche critiche costruttive sono ben accette!
AVVISO IMPORTANTE: dal prossimo capitolo gli aggiornamenti si faranno più lenti, perché fino a qui i capitoli erano già scritti, mentre da questo punto in poi sono ancora alle prese con la stesura, senza contare che dalla prossima settimana ricominciano i miei impegni universitari... perciò vi chiedo di avere un po' di pazienza! 

   
 
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