Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    16/10/2014    2 recensioni
Gli uomini combattono e si accaniscono per ottenere qualcosa, e più ciò che bramano è irraggiungibile o impossibile più lo desiderano. Come la rugiada scompare al sorgere del sole, così questa loro sete di nuovi orizzonti è il sogno dentro un sogno, miraggio di qualcosa che cercheranno per l'eternità senza ottenerla mai.
Dalle lussureggianti strade di Kyrador agli infuocati deserti di Alepto, Jake Aulas e Carmy O'Neill si addentrano sempre di più nei meandri più segreti ed oscuri del loro mondo, mentre ai loro occhi si dipianano poco alla volta i fili oscuri di una grande cospirazione volta a sovvertire l'ordine mondiale di Celestis, minacciando di distruggere il fragile equilbrio che governa l'esistenza della Città delle Nebbie e di precipitare il loro mondo nel caos.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

34

 

 

Il Rudy’s Bar era il ritrovo per eccellenza dei membri della Polizia Militare, e già a partire da metà pomeriggio era solito riempirsi di divise nere che affollavano i tavolini in legno di faggio o si radunavano attorno ai molti tavoli da biliardo, il tutto sotto il costante rimbombo degli amplificatori che mandavano musica jazz.

Tutto lì dentro richiamava la storia secolare dell’Agenzia e le gesta gloriose dei suoi membri, con la parete alle spalle del bancone tappezzata delle foto di coloro che avevano dato la vita nell’esercizio dei propri doveri.

Rudy, il proprietario, era stato anche lui un poliziotto, fino al giorno in cui un incidente in servizio non gli era costato una gamba, costringendolo ad un doloroso congedo anticipato; così, per non restare troppo lontano da quel lavoro che tanto amava, aveva aperto quel locale, che negli anni era divenuto a tal punto frequentato sia dai poliziotti che da altri membri dell’Agenzia da diventare quasi un’ulteriore sede distaccata della MAB a due passi dal quartier generale della Polizia Militare.

Cane e Lucas ci andavano regolarmente almeno una volta a settimana, e da qualche tempo anche Carmy era solita accompagnarli alla fine del turno di lavoro.

Per la giovane O’Neill non era un’atmosfera nuova; fin da molto piccola aveva conosciuto la vita briosa e talvolta sopra le righe di quel genere di posti frequentando con suo padre il pub dello Zio Finch, come lei lo aveva sempre chiamato, nella piazzetta centrale di Mablith.

Tra una partita ed un boccale in compagnia la serata scivolava piacevolmente fino a notte inoltrata, ma quella sera Carmy sembrava avere altro per la testa; né la birra scura ghiacciata al punto giusto, né tantomeno la telecronaca in diretta dell’incontro di First League tra il West Ham Kyrador e il City Midgral che aveva raccolto una gran folla attorno al maxischermo riuscivano a scuoterla, e come sorda al vociare confuso, alla musica e agli improperi degli spettatori ad ogni rete mancata se ne restava con lo sguardo rivolto al tavolo e le mani poggiate malamente attorno al bicchiere sormontato di schiuma.

«Hai dimenticato la testa in ufficio per caso?» le domandò Lucas prendendo a prestito l’umorismo spicciolo del collega

«Non capisco, è tutto così strano» rispose lei come parlando a sé stessa. «Continuiamo a trovare locali e indirizzi riconducibili a Timur e ai suoi sostenitori. Come è riuscito a mettere in piedi una simile rete di edifici e centri di vario tipo? E soprattutto, a cosa gli servivano?»

«No, ti prego, adesso no» distese le braccia Cane. «Abbiamo staccato mezz’ora fa. Sono venuto qui per ubriacarmi, non per fare gli straordinari.»

«Tutti quei magazzini. Tutti quei depositi. Quelle montagne di corrieri, fiancheggiatori e prestanome. È impossibile che gli servissero solo per la produzione e lo spaccio della Lilith. Secondo me aveva le mani in pasta anche in altre cose.»

«Quelli come lui ci sguazzano nella criminalità, Carmy» tagliò corto Lucas. «Avrà trovato il modo di fare soldi extra e si sarà fatto invischiare in altri affari poco puliti.

Sai che ti dico? Visto tutta la melma in cui nuotava, mi sorprende che sia vissuto tanto a lungo. Quando si ha a che fare con simili ambienti di solito se ne può uscire in due soli modi, con le manette o morti ammazzati.

Se non altro lui ha avuto la decenza di suicidarsi.»

«E se non si fosse realmente suicidato?»

«E se io avessi le ali sarei un bel fenicottero» rise sarcastico Cane, alla sua terza birra e già un po’ alticcio. «Andiamo Carmy, la balistica lo ha detto a chiare lettere. Si è sparato con la sua pistola. Quella caverna aveva una sola entrata ed una sola uscita, e a parte lui non c’era nessun altro.»

«Ma sappiamo bene che esistono incantesimi che permettono di esercitare il controllo sui corpi altrui, e persino sulla volontà.

L’hand to hand, il Kaiser Command, lo Zhi Yan. Potrebbero averlo spinto a suicidarsi per non farlo cadere vivo nelle mani dell’Agenzia con il rischio che potesse parlare.»

«A parte il fatto che si tratta di incantesimi illegali, dove avrebbero trovato qualcuno così esperto da poter utilizzare sortilegi di questa complessità? Nemmeno il Capitano sarebbe capace di fare una cosa del genere.»

«Avete ragione» ammiccò complice la giovane. «Solo qualcuno dotato di eccezionali capacità magiche sarebbe capace di utilizzare incantesimi per il controllo del corpo e della volontà altrui.»

Intercettato per primo quello sguardo, Lucas si bloccò come pietrificato, gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.

«Come un militare…» balbettò quasi parlando al vento

Cane ebbe un attimo di tentennamento, quindi si passò rumorosamente le mani sulla faccia nel tentativo di scacciare i postumi della sbornia.

«Ti rendi conto di quello che stai dicendo?»

«Carmy, tu pensi sul serio che potrebbe esserci di mezzo qualcuno dell’Agenzia!?»

«Non ho detto questo. Però è una possibilità. Solo militari e maestri di magia di alto livello possiedono le conoscenze e l’abilità necessarie per fare uso di questo tipo di incantesimi. Del resto non sarebbe la prima volta che membri dell’Agenzia o delle Forze Armate caldesiane si fanno coinvolgere in questioni poco pulite.»

«Abbassa la voce, per il cielo!» strillò Cane con un tono più alto del suo. «Hai dimenticato dove siamo?» quindi si calmò, o almeno ci provò. «Secondo me stai discutendo di nulla. Non hai le prove che si sia trattato di un suicidio indotto.»

«Possiamo trovarle.»

I due uomini si scambiarono un’occhiata più che eloquente, tornando poi a concentrarsi su Carmy.

«Non mi piace quello sguardo» mormorò Lucas. «E comunque, dal momento che è impossibile stabilire o meno se Timur sia stato forzato a suicidarsi, sono costretto a dare ragione a Cane. Queste sono teorie che in ogni caso non possono essere verificate.»

«Ma se appurassimo che Timur era effettivamente coinvolto in qualcosa di più grande del semplice spaccio della Lilith, qualcosa di più grande che potrebbe non essere morto con lui, allora forse…»

«Forse! Se!» sbottò nuovamente Cane ingurgitando la sua birra tutta d’un soffio. «L’ho già detto, forse se avessi le ali io sarei un ben fenicottero! E comunque ora il caso è passato agli Affari Speciali!

Punto!»

Carmy dapprima cercò con lo sguardo un ennesimo aiuto da parte di Lucas, ma dinnanzi al suo silenzio poté solo raccogliere la giacca dell’uniforme e andare via a capo chino, ferita ma non doma nelle sue convinzioni.

Qualche minuto dopo che se n’era andata, dalla pesante porta di faggio sopraggiunse un giovane tenente che subito attirò su di sé applausi scroscianti da parte di alcuni dei ragazzi dei reparti speciali e dei corpi d’assalto, cui rispose con un sorriso imbarazzato.

«Ecco l’eroe del giorno!» esclamò Rudy. «Vieni, vieni! Per te oggi offre la casa!»

«Avanti, così mi farai morire di vergogna.»

«Se non ti ha fatto secco un’EDA di Classe Torre in uno scontro uno contro uno, qualche complimento non ti ucciderà di certo» rispose uno dei presenti innaffiandolo con il proprio cocktail

«Ha ragione. Hai avuto due palle d’acciaio nel fare quello che hai fatto, e se tutte quelle persone sono uscite vive da là sotto lo devono esclusivamente a te.»

Cane e Lucas seguivano la scena in disparte, incuriositi e un po’ perplessi.

«Chi è?» chiese Cane

«Credo sia quello che ha risolto l’incidente di stamattina in metropolitana.»

«Ah, sì. Aulas

L’interessato, però, non sembrava così euforico e di buonumore come ci si sarebbe potuti aspettare; al contrario, appariva ancora piuttosto pensieroso.

«Che ti prende?» domandò allora Rudy appena la situazione si fu un po’ acquietata. «Dovresti essere in un bagno di rose. Hai salvato un centinaio di persone e risolto un incidente EDA praticamente da solo. Se non ti danno una promozione stavolta, non so quando dovrebbero.»

«Non è per questo. È solo che… quell’EDA era molto strano.»

«Strano in che senso?»

«Non lo so…» rispose lui agitando distrattamente il bicchiere di whiskey «Ma il suo modo di fare… come posso dire… sembrava impazzito.»

«Quale EDA non lo è? Sono animali.»

«È proprio questo il punto. L’EDA di solito attacca chiunque ritenga una minaccia.»

«Figurati se non lo so. Ho sparato ad uno di quei mostri, e quello mi ha praticamente mangiato una gamba.»

«E se non percepiscono pericoli attorno a sé, si concentrano esclusivamente sulla ricerca di cibo.

Eppure, questo EDA non l’ha fatto. Aveva davanti a sé molte vittime potenziali e solo io come minaccia concreta, eppure ha scelto di spostarsi verso la stazione.»

«Non lo trovo strano. Più persone, più carne fresca.»

«Ma non ha attaccato quasi nessuno. Si è scagliato contro tutto quello che gli capitava a tiro, concentrandosi su di noi solo quando lo attaccavamo.

Per questo ha fatto così poche vittime.»

Rudy si passò una mano sulla vecchia cicatrice, come faceva sempre nei momenti di nervosismo o indecisione.

«Pensandoci, un po’ strano lo è. Ne hai parlato coi superiori?»

«Sì, e l’ho anche scritto nel mio rapporto. Ma sinceramente dubito che ne terranno conto, con tutti gli EDA che stanno comparendo in città in questo periodo. Per loro è stato un incidente come un altro.»

«Chissà, forse è così.»

Alla risata del barman Jake fece seguire un sorriso stentato, cercando per quanto possibile di convincersi che, forse, la sua era davvero solo una fissazione.

 

Harlow ormai si era abituato a vedere Vyce entrare nel suo ufficio ogni volta un po’ più nervoso, per non dire arrabbiato, ma quel giorno il Capitano sembrava anche più inalberato del solito.

 Quasi dimenticando la differenza di grado, Vyce esordì sbattendo letteralmente sulla scrivania una pila di fotografie provenienti sia dagli uffici del coroner che da quelli della polizia militare.

«Quattordici casi in due settimane, e se contiamo anche il tessuto suburbano arriviamo a oltre venti.»

«Siamo perfettamente entro la media» tentò di minimizzare il Direttore. «Anzi, se guardiamo al numero delle vittime, il bilancio è addirittura meno serio.»

«Sì, ma l’ammontare dei danni materiali è più che raddoppiato, per non parlare dei caduti in servizio.»

Vyce trasse un respiro, allungandosi verso il suo superiore con le braccia ben piantate sul bordo del tavolo.

«Signore, questi EDA sono diversi» quindi gli girò la finestra virtuale che aveva davanti. «Ha letto il rapporto di Jake? Una volta attaccavano alla cieca, uccidevano e mangiavano, ora invece tutto quello che sembra interessargli è fare danni. E anche quando attaccano i civili o i militari, non lo fanno per nutrirsi.»

«Sono solo fenomeni saltuari. Per un’EDA che si comporta in modo anomalo ce ne sono altri venti che agiscono come al solito.»

«Con il dovuto rispetto, Signore, sono balle.

Venti incidenti in due settimane, e in almeno quattro casi abbiamo assistito ad un comportamento insolito da parte degli EDA.

Ora, se questo non è un po’ troppo per parlare solo di coincidenze, onestamente non so cosa lo sia.»

Il Direttore distolse lo sguardo, quasi un’ammissione agli occhi di Vyce, che preso dalla foga osò rincarare la dose.

«Forse quello che mi ha confidato qualche tempo fa, e che ai piani alti tentano in ogni modo di non far sapere, c’entra qualcosa.»

A quel punto Harlow si accese come una lampada da soggiorno.

«Non ne avrà fatto parola con qualcuno, vero?»

«No di certo, Signore. Non ne ho l’autorità» quindi il Capitano prese un respiro, come a voler tacitare una parte di lui che gli imponeva di non andare oltre. «Ma lei sì.»

«Che cos’è questo tono?» serrò i denti Harlow

«Io capisco le ragioni di stato, ma non quando ci sono di mezzo le vite di chi non c’entra nulla. Senza contare che, come ho già detto in passato, quelli sono i miei ragazzi.

E anche i suoi.»

«Non si dimentichi con chi sta parlando, Capitano» replicò il Direttore scattando in piedi con l’agilità di un ragazzino.

«Perché tutta questa segretezza, Signore? Credono forse che basti far finta di niente per cancellare il problema? Non siamo dei Servizi Segreti, siamo un’Agenzia al servizio di questo pianeta!»

«Sta passando il limite, Capitano!» tuonò Harlow per poi, a fatica, calmarsi, «Le sue maniere non mi piacciono, e neanche le sue allusioni.

Che siano EDA comuni o non comuni, il nostro compito è solo quello di abbatterli. Le indagini e le eventuali supposizioni le lasciamo ad altri.

Noi faremo quello per cui siamo stati addestrati, e niente altro.

E resta inteso che simili discorsi alla mia presenza non dovranno più essere fatti, mi sono spiegato?»

«Sissignore.» mormorò Vyce cavandosi un dente ad ogni lettera

Come il Capitano se ne fu andato, non senza palesare con l’incedere il proprio disappunto, Harlow sprofondò nuovamente sulla poltrona, colto da un moto di spossatezza mista a vergogna.

Alle volte, quel lavoro era davvero ingrato e penoso.

Non rimproverava nulla al suo Capitano; al contrario, semmai. Ma in quanto Direttore aveva degli obblighi, su tutti quello di rispondere personalmente dei suoi subalterni e dell’operato della sua unità, senza contare che anche lui aveva dei capi cui dover rendere conto.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno. E quasi senza pensarci, si ritrovò ad aprire una finestra audio dopo aver ordinato via interfono al segretario di annullare tutti gli eventuali impegni del giorno.

«Forrest.»

«Sono io.»

 

A differenza del Luminous Park, perfettamente geometrico con la sua pianta rettangolare, i Giardini del Lussemburgo che cingevano la sede del Senato di Caldesia presentavano una linea meno rigida, ma non per questo meno elegante, una scelta obbligata dal fatto di essere stati realizzati successivamente alla maggior parte degli edifici e delle strade tutto attorno, cosa che aveva costretto ad adattare i contorni al paesaggio circostante.

Ciò nonostante il loro fascino era indiscutibile, e anche se l’inverno ormai inoltrato si era portato via la maggior parte delle foglie e dei fiori passeggiare tra i suoi viali restava ugualmente piacevole, senza contare lo spettacolo offerto dagli stucchi e dai marmi del palazzo che occupava per intero il lato nord a sua volta racchiuso entro un’alta cancellata in ferro battuto.

Il nome derivava da un omonimo giardino di una città terrestre, e sia Jonas che Constance vi avevano trascorso in gioventù molti dei loro pomeriggi, data la vicinanza del parco alla sede dell’Accademia Militare Caldesiana.

Harlow era arrivato al caffè affacciato sulla piazzetta centrale già da alcuni minuti quando Constance lo raggiunse, e dalla sua espressione la donna non sembrava eccessivamente colpita da quella improvvisa convocazione.

«Mi sono permesso di ordinarti qualcosa» le disse Harlow mentre si sedeva. «Spero vada bene.»

«Non è la mia tostatura preferita, ma apprezzo il bel gesto.»

Per qualche minuto non si parlarono, rivolgendo a turno lo sguardo verso la sede del Senato che si stagliava oltre la vetrata del bar.

«In tutta onestà, non mi piace quello che ho fatto.

Vyce ha il diritto di sapere la verità.»

«Essere il capo a volte significa dover fare cose spiacevoli. Credevo lo sapessi.»

«Infatti.

Ma ha ragione. Sono anche i miei ragazzi. Ogni volta che li vedo partire, mi ritrovo a domandarmi se e quanti di loro torneranno indietro. È già brutto che soldati così giovani debbano rischiare la loro vita ogni giorno in ogni circostanza, ma che siano costretti a farlo senza nemmeno essere al corrente della reale portata di ciò che stanno affrontando…»

Il Direttore deglutì, cercando di ingoiare oltre alla saliva anche il proprio disappunto; quindi, volle cambiare argomento.

«Ho saputo che eri tornata a Kyrador solo una settimana fa. Sei stata via parecchio tempo.»

«Già. Buffo non trovi? Anni fa sono andata via da questa città giurando che non vi avrei più rimesso piede, e ora invece mi sembra di nuovo strano starci lontana più di qualche giorno.»

«Com’è andata la tua missione?»

A quella domanda Constance si accigliò.

«Sono sempre stata dalla parte di Fujitaka, fin dai tempi in cui era cadetto. Mi dicevo continuamente che poteva arrivare a fare grandi cose.

Purtroppo, avere buone idee e molta volontà serve a poco quando sei circondato da una massa di squali famelici che fingono di esserti amici.»

«Che intendi dire?»

«Questa città è stata il suo principale bacino di voti, ora invece sta diventando la sua croce.

Se da una parte tutti questi problemi e incidenti EDA potrebbero favorirlo nella sua corsa per cambiare lo statuto della magia, dall’altra c’è un considerevole numero di persone che pensa, forse non a torto, che in questo momento sia proprio la facilità nello studio e nell’apprendimento della magia il principale deterrente contro un’escalation di danni e vittime.»

«È chiaro. Più magia vuol dire più incidenti, ma anche più stregoni in grado di sistemarli.»

«E non è tutto. I nazionalisti che Fujitaka credeva di avere messo sotto alle elezioni si sono scatenati. Secondo loro, riformare lo statuto limitando notevolmente il libero apprendimento della magia finirebbe per ampliare ulteriormente la già sensibile disparità tra stregoneria civile e militare, per non parlare di quella tra le forze armate e altre organizzazioni sovranazionali.»

Quell’altre organizzazioni sovranazionali in realtà aveva un nome ben preciso, ed Harlow lo sapeva bene.

«Immagino tu possa capire, Jason. Se una riforma di questo tipo incontra forti resistenze persino in un Paese come Caldesia, figurati che tipo di reazione potrebbe suscitare tra i governi delle nazioni conservatrici.»

«Eppure, i miei contatti ad Amaltea mi hanno riferito che l’incontro tra il presidente e il papa è stato positivo. Visconti ha promesso di aiutare Fujitaka, e ho sentito che ha già iniziato a parlare con favore della riforma delle leggi internazionali che ha proposto.»

«Ormai temo non sia più come in passato, Jason. Sia tu che io sappiamo bene che a questo punto non si tratta più solo di una questione religiosa, e che c’è un limite non indifferente al peso che le decisioni del pontefice possono avere sulle decisioni dei governi» quindi la donna parve lasciarsi un momento andare, sospirando di rassegnazione. «Di questo passo, Connor non arriverà alla fine del suo primo anno di mandato.»

A quel punto Constance, come aveva già fatto Harlow poco prima, volle pensare ad altro.

«Le informazioni che ti ho procurato sono state utili?»

«Moltissimo, e ti ringrazio ancora. Ora che Avalon è uscita allo scoperto, la mia speranza è che lo facciano anche i suoi fiancheggiatori. Non sappiamo quanti e quali incidenti accorsi sia qui a Kyrador che nel resto del Paese siano imputabili a loro, ma è certo che non può trattarsi solo di una banda di anarchici rivoluzionari, come il Consiglio di Sicurezza si ostina a voler credere.

Quello che mi serve è qualcosa di abbastanza concreto da poterne parlare con chi ha davvero il potere di fare qualcosa.»

«L’ho già detto una volta, ma te lo ripeto. Stai molto attento. In questi casi non si può mai sapere di chi ci si può realmente fidare. Fidati, l’ho imparato a mie spese.»

«Grazie, Constance. Sei sempre un’amica.»

«Lo so.» rispose lei sorridendo

Dopo poco entrambi se ne andarono, prendendo direzioni diverse appena varcata la porta del locale.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

Visto, che vi avevo detto?

Stavolta ci ho messo anche meno del solito. Per motivi che non starò a spiegarvi ho deciso infatti di lasciar nuovamente perdere la fic al quale stavo lavorando parallelamente a questa, il che ha aumentato considerevolmente il mio tempo libero.

Adesso la vicenda và sempre più complicandosi, e se già dall’inizio vi erano piccoli indizi che lasciavano intendere la direzione che gli eventi stavano prendendo, da questo momento in poi le risposte inizieranno ad arrivare poco per volta, accompagnate però anche da nuovi enigmi.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera