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Autore: Kirara_Kiwisa    17/10/2014    4 recensioni
Terzo volume della serie originale Victoria's Memories.
"Le mie ali erano rosse e piene di sangue, i miei vestiti avevano subito la stessa sorte ma non mi importava [...] Quando superai la collina e vidi ciò che anche Kilmor doveva aver visto, compresi la sua perdita di parole. Il dolore al petto fu lancinante e mi sentii sconfitta. Non ero arrivata in tempo. Non ero riuscita a proteggerlo. [...] Nolan era steso a terra, con lo sguardo rivolto al cielo"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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A metà sentiero, Nolan mi mostrò una scorciatoia per il castello. Un passaggio segreto nella roccia, che conduceva direttamente nelle stanze interne della residenza.
Inizialmente non riusciva a trovarlo, a causa del buio. Io e il Viverna, adesso di nome Kilmor, rimanemmo in attesa un po’ spazientiti. Forse avremmo fatto prima a piedi.
- So che è qui-
Ripeteva il demone.
- E’ una vita che non lo percorro ma so che è da questi parti-
Sbuffai.
Nolan tastava la pietra della roccaforte che stavamo aggirando, cercando non so cosa fra i cespugli. Improvvisamente udii lo scatto di un marchingegno. Una porta si aprì.
- Trovata!-
Si pavoneggiò.
In effetti comparve un cunicolo, stretto e buio che, a detta del padrone di casa,  portava fino alle mie stanze. Lo fissai diffidente, soffrendo leggermente di claustrofobia.
- Devo entrare lì dentro?-
- Che c’è? Paura del buio?-
Chiese, ridacchiando.
- Figuriamoci-
Sbottai, offesa.
- Solo che…sicuramente sarà sporco-
E lo era.
Sfiorate le umide pareti della strettoia, percepii del muschio e alcuni funghi che le ricoprivano. Tentai di non toccarle ancora, camminando sul terriccio bagnato misto a fango.
Temevo la presenza di topi a causa di qualche squittio udito nelle tenebre. Appurai che ve ne fossero davvero quando Kilmor ne divorò uno. Almeno imparai qualcosa di nuovo.
I Viverna mangiano i topi.
Gocciolava qualcosa dal soffitto, accompagnandoci nella traversata col proprio suono. Mi posi una mano sulla testa, sperando che non mi bagnasse i capelli.
Un tanfo di rancido e acqua sporca ci conduceva all’interno delle viscere della roccaforte, tale da farmi lacrimare gli occhi.
- Perché?-
Chiesi.
- Perché mi stai facendo questo?-
Non riuscivo a vedere dove andavo. Il Viverna, Kilmor, mi seguiva lamentandosi anch’esso. Almeno sapevo che era sempre lì. Nolan, al contrario, non riuscivo proprio a distinguerlo nell’oscurità.
- E’ la strada più veloce-
Spiegò, perlomeno facendomi intuire che ci fosse ancora.
- Ci avrei messo volentieri due ore in più di cammino-
Rivelai.  
Doveva essere il suo modo per punirmi. Ne ero certa. Il messaggio era chiaro. Non scappare o ti porterò in passaggi angusti e ammuffiti. In effetti, stava funzionando. Non avevo molta voglia di allontanarmi ancora.
- Ma tu riesci a vedere qualcosa?!-
Domandai, incredula.
- Sono un demone. Vedo meglio nelle tenebre rispetto ad un angelo-
- Non sono un angelo-
Ribattei, tentando di afferrarlo e di colpirlo. 
- Ma dove sei?!-
Pretesi di sapere.
- Ti devo tenere la mano?-
Mi derise.
- Certo che no-
Eruppi.
- Attenta allo scalino-
- Quale scalino?-
Ci inciampai in pieno, cadendo.
Nolan mi afferrò prontamente, come se lo avesse saputo. Come se, se lo fosse aspettato.
Mi prese, un attimo prima che colpissi le pietre della scala a chiocciola.
Stavamo iniziando a salire i piani del castello.
Che assurdo cunicolo per demoni. Mettere delle scale umide e scivolose nel buio totale.
- Tutto apposto?-
Domandò, continuando a stringermi.
- Sì-
Bofonchiai.
- Il marchio non si illumina, quindi sono salva-
Lo feci sorridere. Non potei vederlo ma lo avvertii.
Rimasi fra le sue braccia, percependo il battito del suo cuore. Era molto forte, il rumore e l’intensità mi colpirono. Non ne aveva motivo, non soffriva di claustrofobia e non aveva paura del buio. Eppure il suo cuore batteva fortissimo. Non lo compresi, fino a che non mi baciò.
Al buio, sulle scale scivolose di quel cunicolo sporco. Mi baciò.
Non mi lasciò andare, mi tenne stretta a sé.  
Il cuore mi scoppiò in petto, dal panico. Il rumore mi assordava, il rumore del suo battito.
Non mi permetteva di pensare, provocandomi un gran mal di testa.
Mi scostai da lui, indietreggiando qualche passo. Ci misi un istante per riflettere, poi lo schiaffeggiai. 
- Cosa ti prende?!-
Urlai, fissandolo dritto negli occhi. Luce. Tanta luce, che mi permetteva di scorgergli il volto.
- Perché lo hai fatto?-
Continuai, ignorando quegli strani cambiamenti ambientali. Una stanza ampia, un lampadario appeso al soffitto che la illuminava. Un gran mal di testa.
Nolan ricambiò il mio stesso sguardo smarrito, osservandomi con una mano sulla guancia.
- Cosa c’è?-
Chiese, seduto di fianco a me su quello che sembrava essere un divanetto.  
- Che ho fatto?-
Continuai a fissarlo, sentendomi disorientata più di lui. Mi portai una mano alla testa, a quel gran dolore che provavo. Era pesante e mi trascinava verso il basso, verso il pavimento.
Nolan mi afferrò, riportandomi sul divano.
- Meglio se resti distesa-
Consigliò, aiutandomi a sistemare il cuscino sotto la nuca.
- Sei scivolata-
Spiegò.
- Sulle scale. Hai sbattuto la testa e sei svenuta-
Kilmor mi venne accanto, fissandomi preoccupato con i suoi occhietti rossi. Osservai la stanza, ricordando che l’avevo già vista. Faceva parte degli appartamenti che mi erano stati concessi.
- Quando?-
Chiesi.
- Quando sono caduta? Prima o dopo…?-
Nolan mi fissò, non capendo.
- Prima o dopo cosa…?-
Era successo o non era successo?
Avevo battuto la testa quando mi ero allontanata da lui, presa dal panico, oppure quando non avevo visto la scalino? Mi ero solo sognata di baciarlo oppure era davvero accaduto? E se lo avevo sognato, non era meno grave. Sognavo di baciarlo. Non era un buon segno.
- Ti ho dato uno schiaffo-
Ricordai.
- Sì, l’ho sentito-
Ammise, sorridendo.
- Colpa mia. Ti sei svegliata qui e ti sei spaventata. Ma non potevo lasciarti laggiù-
Mi toccai la testa. Un bernoccolo.
Sospirai, trovando quella scena terribilmente familiare. Sdraiata moribonda con qualcuno preoccupato al mio capezzale. Succedeva un po’ troppo spesso.
- Ho chiamato il medico. Meglio controllarla-
Avvertì il demone.
- No-
Sbottai con decisione.
- L’ultima volta che ho sbattuto la testa e hanno chiamato il dottore, non è andata bene-
Troppe volte ero finita in infermeria, ad attendere di essere visitata. Non mi trovavo sulla Gold e non volevo continuare a vivere le stesse situazioni.
Non potevo sopportare il ricordo di Hunter che veniva a trovarmi, angosciato che fosse la volta buona che gli morissi davanti.
Non potevo pensare agli occhi di El, che si domandavano come facessi a finire sempre nei guai.
- Va tutto bene-
Continuai.
- Mi sento bene. Solo solamente quasi annegata nel lago e sulla strada del ritorno ho sbattuto la testa. Non serve un medico per questo-
Nolan mi fissò storto, domandandomi cosa avessi contro i dottori.
- Niente-
Sbottai.
- L’ultimo però l’ho ucciso-
Raccontai.
- Meglio se non lo chiami. Ma perché mi hai fatto attraversare il cunicolo?-
Tornai a chiedere, con tono esasperato.
C’era qualcosa di sadico nelle sue scelte.
- La verità? La sala principale era un po’ affollata. Credevo fosse meglio salire dal passaggio senza farsi vedere-
- Affollata da chi?-
Sospirò.
- Politici. Possiamo definirli così. Demoni che non volevo vedessero un mezzo angelo con un Viverna nel mio castello-
- Ti vergogni di noi?-
Chiesi, sorvolando sul mezzo angelo.
- Macchè-
Sbottò il Principe, scuotendo il capo.
- E’ complicato. Non voglio che conoscano troppo dei miei piani-
Già, me ne ero dimenticata. Io facevo parte dei suoi piani. Un’arma, da utilizzare in battaglia.  
- Siamo appena arrivati-
Feci notare.
- Come hanno fatto a sapere che eri qui?-
- Per questo non dico dove vado. Altrimenti arriverebbero prima di me-
Sorrisi.
Nolan mi salutò, affermando che dovevo riposare. Sarebbe tornato da loro, la classe nobiliare demoniaca. Li aveva lasciati improvvisamente per correre a salvarmi, adesso doveva qualche spiegazione.
- Perché non mi aiuti?-
Chiesi, sempre con una mano sulla fronte.
- Una volta in questi casi, mi curavi-
Nolan sorrise, un po’ imbarazzato.
- Perdonami-
Si allontanò, prima di parlare. Quasi volesse assumere una distanza di sicurezza.
- Mi fa estremamente comodo che sei immobilizzata. Ma ti sto mandando un dottore, per assicurarmi che non sia così grave da ucciderti. Mi serve solamente che tu stia ferma e buona per un po’-
- Kilmor attacca-
Il Viverna si volse verso Nolan, sputando fumo. Solo fumo e cenere.
Sospirai. Ash Creator.
Doveva migliorare.
 
Mi risvegliai con Kilmor seduto sul ventre. Più che altro, ci stava accovacciato sopra.
Dalle finestre scorsi il cielo blu, la luce.
Era giorno.
Alla fine Nolan ci era riuscito. Mi aveva tenuto in camera per qualche ora.
Iniziai a sospettare che mi aveva fatto cadere di proposito.
Tentai di portarmi a sedere, facendo scansare il Viverna. Mi trovavo sul letto, con dei vestiti puliti addosso e una fasciatura sulla fronte. Speravo che Nolan non avesse provveduto a nessuna di queste tre cose.
Mi alzai in piedi con cautela, constatando che la testa faceva ancora un po’ male. Raggiunsi il primo specchio disponibile, strappando i bendaggi con prepotenza. Dovevo capire dove fosse la ferita, se ero caduta in avanti o all’indietro. Se ero scivolata quando salivo o quando scendevo per scostarmi da lui. Se ero caduta prima o dopo il bacio.
Sulla fronte non c’era niente ma nemmeno sul retro della nuca. Il bozzolo si trovava sul lato destro, in mezzo ai capelli. Questo non mi aiutava molto. Dovevo essermi voltata mentre stavo cadendo.
Sospirai, sedendomi su di una poltrona. Provavo un po’ di vertigini.
Il draghetto mi venne vicino, leccandomi la mano con la sua lingua rosa e biforcuta.
Sorrisi, si comportava peggio di un cane.
Alzai lo sguardo, verso la stanza vuota e il sorriso svanì immediatamente. Nolan si era approfittato della situazione per bloccarmi in camera, così da non infastidirlo. Divampai dalla rabbia, se ne sarebbe pentito. Si era deliberatamente rifiutato di curarmi, lasciandomi con un gran mal di testa. Aveva affermato che la mia infermità gli faceva comodo, a quel punto era come se a colpirmi fosse stato lui. Non potevo accettare di essere trattata così.
Aprii l’armadio e cercai dei vestiti decenti, qualcosa di non troppo pomposo. C’erano degli abiti da cerimonia piuttosto principeschi, tipici di una festa sontuosa. Li scartai a priori.
Tralasciando i vestiti che avevo portato con me dalla nave, un po’ troppo pirateschi, non avevo molto da indossare. La scelta era limitata a quel poco di comodo che c’era.  
Dovevo picchiare Nolan, necessitavo di muovermi bene. Dunque scelsi pantaloni e maglietta, come la notte precedente. Li indossai, ringraziando di averne ancora a disposizione e intenzionata a richiederne molti di più alla governante. 
Mi diressi alle porte, aprendole e scoprendo con gioia di non essere sorvegliata da nessuno.
Kilmor mi seguì durante la mia discesa del castello. Lo percorsi tutto, perdendomi un paio di volte. Cercavo la sala del trono. Non sapevo se Nolan fosse lì, però mi sembrava un buon punto per cominciare le ricerche. Nessuno che incontrai era stato in grado di dirmi dove fosse, tuttavia dubitavo sulla loro sincerità. Sospettavo che il Principe avesse dato ordine di mentirmi.
Le cameriere avevano addirittura finto di non ricordare dove fosse situato il trono. Dissero di essere appena entrate a far parte del suo servizio. Sospirai. Nolan mi voleva lì ma non mi voleva lì.
Incomprensibile.
All’improvviso incrociai Abaddon in un corridoio a pian terreno, di guardia a delle porte.
Con le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate, sembrava parecchio annoiato.
Alzò lo sguardo verso di me e, vedendomi, riassunse una postura corretta.
Si pose completamente innanzi alla soglia di una sala, sbarrandola con la sua figura.
Intuii che lì ci fosse Nolan e che, forse, si trattava proprio della sala del trono.
- Non puoi proteggerlo da me-
Lo informai.
- Non ce la farai-
L’angelo caduto mi fulminò con lo sguardo.
- Si tratta di una minaccia verso il Principe?-
- Puoi contarci-
Sbottai, avvicinandomi a lui e alle porte. Abaddon allargò le ali, coprendo completamente l’entrata della sala. Il Viverna rimase a distanza, spaventato.
- Scansati-
Intimai, stringendo i pugni.
- Questa è una faccenda fra me e lui-
- Adesso il Principe non può ricevere nessuno-
Eruppe l’angelo dalle ali nere.
- E’ impegnato-
- Non mi importa-
Affermai, avanzando ulteriormente di un passo.
- Fatti da parte-
La creatura si pose in posizione di attacco, senza abbassare minimamente le ali. Sorrisi.
Cercava lo scontro. Bene, glielo avrei dato volentieri.
- Non vuole essere disturbato. Ha ordinato che nessuno entri. Nessuno-
Continuò il fedele servitore.
- Ad ogni modo, non ti farei entrare comunque. Nemmeno se ti stesse aspettando-
Era troppo. Volevo sfogarmi su Nolan ma anche Abaddon andava bene.
- Ho aspettato questo momento-
Rivelai, pronta a cimentarmi in uno scontro fisico.
- Lo desidero da quando mi hai umiliata sulla Gold Sea-
Abaddon sorrise, invitandomi con lo sguardo a tramutare le parole in fatti.
Scattai verso di lui, lui scattò verso di me.
- Cosa state facendo?-
La voce di Lilith ci congelò il sangue.
Ci fermammo entrambi, ad un passo l’uno dall’altro.
La donna dai capelli di fuoco ci fissava a braccia conserte, rassegnata.
- Abaddon-
Chiamò, rimproverandolo.
- Mi stupisci-
L’angelo caduto si ricompose, rispettando il rango dell’arcidiavolo. Abbassò le ali, chinando leggermente il capo, colpevole.
Al contrario io, ancora resistevo nel rilassarmi.
- Sei tornata-
Disse Abaddon.
- In questo istante. Ma non ho fatto ritorno per vederti uccidere i giocattoli del padrone-
Non ero proprio la benvenuta, me ne rendevo conto. Non ero certa che nemmeno Nolan mi appoggiasse del tutto, senza contare il traditore che di sicuro mi voleva morta.
Provai una strizza allo stomaco.
Avevo lasciato un luogo in cui tutti tenevano a me, per giungere in quel contesto.
Sospirai, cercando di ricordare perché lo stavo facendo.
In cima alla lista di buoni motivi: uccidere Hella.
- Quello cos’è’?-
Domando Lilith, indicando Kilmor.
- Un Viverna-
Risposi. In quell’istante ricordai che io le avevo ucciso il suo animale da compagnia, il servitore demoniaco che l’accompagnava da millenni.
Lo nascosi dietro le gambe.
- Cosa ci fa un Viverna nel castello?-
Proseguì chiedendo la diavolessa, notevolmente irritata.
- E’ mio-
Risposi con fermezza. 
- Lui si trova dove io mi trovo-
Continuai, sfidandola con lo sguardo.
Non me lo avrebbe tolto. Non gli avrebbe fatto del male.
Nessuno mi avrebbe mai più tolto niente.
Lilith roteò gli occhi sbuffando, cambiando radicalmente discorso.
- Dove si trova il Principe?-
- Nella sala del trono-
Rispose immediatamente Abaddon.
La donna fissò le porte, chiuse.
- Chi c’è dentro con lui?-
- Sua Maestà si trova con Sua Altezza Serenissima-
- Chi?-
Domandai io.
- La sua promessa sposa. Ex promessa. Non la conosci-
Spiegò Lilith.
- Serenissima?-
Ripetei, quasi lasciando correre che Nolan al momento si trovasse proprio con la spia in combutta con Abrahel.
- E’ una principessa?-
Non sapevo di cosa mi stupissi. I principi si fidanzavano con le principesse.
- Principessa di cosa?-
Conoscevo tutte le monarchie del mondo e nessuno si era perso una principessa che tentava di uccidere l’erede al trono dei Demoni.
- E’ stata nominata principessa dal Principe Medardo-
Spiegò Abaddon.
- Permettendo così il fidanzamento-
La storia mi disgustò. Sua Altezza Serenissima era riuscita a farsi nominare tale per potere sposare Nolan e diventare Regina dei Demoni. Era stata in grado di abbindolare tutti, persino Medardo.
- Comunque dobbiamo entrare-
Sbottai.
- Nolan non è al sicuro con lei-
- Gelosa?-
Chiese Lilith, incrociando le braccia.
- Affatto-
Eruppi.
- Ma lui ha rotto il fidanzamento, lei non diverrà più regina e lasciamo una ex arrabbiata da sola con lui a porte chiuse?-
Cadde il silenzio.
- Da quanto sono dentro?-
Chiese Lilith ad Abaddon.
- Mezz’ora-
Di nuovo il silenzio.
- Non è in pericolo imminente-
Affermai, tranquillizzandoli. Mi fissarono, non capendo come potessi esserne tanto sicura.
- Il marchio-
Spiegai, mostrando il polso.
- Non si illumina. Non sta morendo-
Lilith fece un passo verso le porte. Le fissò, titubante.
- Cosa ha ordinato il Principe?-
Chiese all’angelo.
- Di non entrare-
Silenzio.
La diavolessa protese una mano verso la porta. Il pugno chiuso, come per bussare. Rimase immobile davanti alle ante di legno, pensierosa. Alla fine bussò.
- Sua Maestà-
Chiamò. Attese un attimo, non ricevendo risposta.
- Vostra Altezza-
Insistette.
Bussò ancora ma ulteriormente non ebbe risposta.
Iniziai a preoccuparmi, tanto che gettai un’altra occhiata al marchio scarlatto. Tutto tranquillo.
La diavolessa stava per sfiorare il pomello, disubbidendo agli ordini del suo padrone, quando Nolan corse ad aprire.
- Lilith!-
La salutò.
- Sei tornata!-
La donna si inchinò.
- In questo momento-
Non avevo mai visto Nolan sorridere in quel modo. Mai. Lo fissai imbambolata, quasi dimenticando di volerlo uccidere. Dimenticando che dovevo evitare che la sua ex lo uccidesse.
Fissai gli occhi di Lilith e poi quelli di Nolan.
Lo sguardo della donna, sollevata nel vedere che stava bene. Lo sguardo di lui, felice che lei fosse tornata dagli Inferi dopo chissà quanti anni.
Non si abbracciavano per il decoro e il rispetto del rango che entrambi detenevano, però si vedeva che ne avevano voglia.
Sorrisi, istintivamente. Compresi che Nolan non era cresciuto solo, aveva avuto una madre accanto a lui per tutto il tempo. Solo per quello, per il rispetto del loro rapporto e del loro amore, così genuino, rigettavo l’idea di un ucciderla. La predizione di Hella, non si sarebbe avverata. Non avrei mai tolto a Nolan una figura per lui così importante.
- Vic, sei in piedi-
Affermò il mezzo demone, alla fine salutando anche me. Allora ricordai che ero arrabbiata con lui.
- Sì-
Risposi.
- Ma non grazie a te-
Incrociai le braccia, offesa. Nolan scosse il capo, ignorando la mia polemica.
- Perdonate l’interruzione-
Eruppe l’angelo.
- Ho tentato di non farvi disturbare-
- Non fa niente Abaddon-
Lo tranquillizzò.
- Avevamo finito. Giusto in tempo perché vi conosciate-
Sbottò Nolan, rivolgendosi a me.
Certo, perché no. Era l’ora di vederla questa principessina doppiogiochista che mi odiava e attentava alla nostre vite senza che nessuno lo capisse.
Provavo una curiosità e un desiderio misto ad entusiasmo. Potevo affrontarla, eliminare un punto forte di Abrahel.
Udii dei passi, tacchi. Qualcuno si stava avvicinando alla soglia, mostrandosi.
Improvvisamente, provai una fitta al polso.
Urlai, piegandomi in due.
L’attenzione di Abaddon, Lilith e Nolan si riversò su di me.
Quest’ultimo mi raggiunse, scorgendo il marchio scarlatto illuminarsi. Bruciava, così come il suo che lo avvisava che ero in pericolo.
Non capivo. Nolan mi fissò negli occhi, sconcertato.
- Credo sia colpa mia-
Quella voce.
Quella voce mi provocò un infarto.
Mi portai una mano sul cuore, percependolo fermarsi per poi ripartire di botto.
Correva veloce, troppo veloce. Stava per esplodere.
Afferrai il braccio di Nolan, appoggiandomi a lui. Mi sentivo svenire. Il demone mi sorresse, non capacitandosi di quel che mi stava accadendo.
Alzai lo sguardo da terra, lentamente. Scorsi appena il suo volto, i lunghi capelli neri, l’abito bianco e non ebbi dubbi. Mi volsi di scatto non riuscendo a sopportarne la vista. Non potevo incrociare i suoi occhi, collegare quella voce al suo viso.
Non mi stavo sbagliando. Quella voce, l’avrei riconosciuta fra mille.
- Blanche-
Sussurrai.
- Ciao, Victoria-
- Vi conoscete già voi due?-
La domanda di Nolan mi fece rinsavire.
Mi scostai da lui, fissandolo terrorizzata come se si fosse trattato del diavolo stesso.
Era collegato a Blanche. Mi aveva condotto da lei.
Mi allontanai dalle sue mani, dal suo corpo.
Feci qualche passo indietro, quasi inciampando nel Viverna.
Mi osservavano tutti, meravigliati della mia reazione. Mi fissavano ma io non ci feci caso, ignorai i loro sguardi concentrata solo su una certezza: Blanche era tornata.
- Sei viva-
Riuscì solo a bofonchiare, afferrando Kilmor e prendendolo in collo. Non correva abbastanza veloce, non avrebbe potuto mantenere il mio passo.
- Perché sei viva?-
Continuai a borbottare, senza fissarla direttamente negli occhi. Non potevo, non ne ero capace.
Nolan si volse verso la donna sulla porta.
Blanche sorrise e il suo sorriso mi fece male, più del marchio.
- Perché non sono mai morta-
Ammise.
- Te l’ho solo fatto credere-
Scappai prima che potessi svenire dallo shock, perdere conoscenza e così farmi uccidere.
Scappai, riuscendo a mantenere quel pizzico di lucidità tale da permettermi di salvarmi.
Corsi veloce, verso l’uscita.
Lasciai Nolan in balia di Blanche, non preoccupandomi minimamente per la sua incolumità. Solo in seguito, con un po’ di calma, me lo sarei rimproverato.
Intanto, era già un successo che avevo preso Kilmor e stavo correndo.
Mi riversai nei giardini. Attraversai il lungo viale della roccaforte, sino ai cancelli della residenza.
Chiusi.
I cancelli erano chiusi.
Lasciai il Viverna, afferrando le sbarre di metallo e intimando alle guardie di aprirli.
I demoni si fissarono fra loro, ascoltando le mie urla alquanto sorpresi.
- Aprite!-
Continuai, sentendomi in trappola, bloccata nello stesso lembo di terra con lei.
Nemmeno in un altro continente mi sarei sentita abbastanza lontana, l’idea di essere imprigionata nello stesso castello mi faceva impazzire.
- Forza!-
Intimai, riferendomi agli uomini in divisa oltre essi e disposti in alto, sulle torrette di guardia. Dovevano solamente girare una ruota, un vecchio marchingegno per aprirli.
- Non sono una detenuta!-
Spiegai.
- Fatemi uscire!-
- Perdonate-
Bofonchiò uno di loro.
- I cancelli si aprono solo su ordine del Principe-
Urlai dalla rabbia, per sfogare il dolore che provavo dentro. Quel senso di impotenza, di vulnerabilità che mi distruggeva ogni qual volta le ero davanti.
- Dove stai andando?-
Sobbalzai gridando, questa volta dalla sorpresa.
Mi volsi verso di lei, scorgendola a pochi metri da me. Era comparsa improvvisamente, senza aver camminato, senza aver corso. Non poteva farlo, non era un demone.
- Scappi proprio ora?-
Domandò, sorridendo.
- Il gioco è appena iniziato-
Rimasi aggrappata ai cancelli, come se questo mi facesse sentire più sicura. Intanto il marchio scarlatto continuava a brillare, a bruciare. Non si sarebbe più estinto, ne ero certa. Avrebbe brillato fino a che non fosse stata lei a spegnerlo.
- Madam-
Pronunciarono le guardie.
- Non abbiamo avuto ordine di aprire-
- Non c’è alcun bisogno-
Intervenne Blanche, con tono calmo e pacato.
- La nostra ospite non sta uscendo-
Il cuore mi balzò in petto ma fu per l’ultima volta.
Dopo le sue parole, si calmò definitivamente, smettendo di scalpitare tanto.
L’animo comprese, si ricordò, che era inutile resistere o combattere.
Me ne ero quasi dimenticata. Non potevo vincere contro di lei. 
  
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