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Autore: effe_95    17/10/2014    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

88. Io ti volevo vincere e ti ho saputo perdere - 2 Parte
 
E nei ritorni, quella bellezza
Resta in una mano
E adesso che non rispondi
Fa più rumore nel silenzio il tuo
Pensiero e tu da lì mi sentirai se grido:
Io non ho paura.
 
Ed aspettare, ecco il segreto
che vorrei insegnarti
Matura il frutto,
 il tuo dolore non farà più male
E adesso alza lo sguardo
Difendi con l’amore il tuo passato
Ed io da qui ti sentirò
vicino
Fiorella Mannoia – Io non paura
 
 
Luna lasciò cadere il piatto che reggeva tra le mani a terra.
Lo vide scivolare verso il pavimento senza nemmeno rendersene conto, infrangersi al suolo, schizzare pezzi di ceramica da tutte le parti, ferirle la pelle, ma non sentì il minimo rumore. Non sentì nulla.
“ Vado via di casa Luna, ho un’altra donna, si chiama Laura, e con lei ho anche due bambini. Eteocle e Daniela, hanno la stessa età di Nicola e Claudia. Ti ho sempre mentito, lei l’ho conosciuta un anno dopo aver conosciuto te. E adesso scelgo lei “
Quelle parole continuavano a rimbombarle terribilmente nella testa, e non le avrebbe dimenticate mai più per tutti gli anni a venire.
Le mani erano ancora tese in aria nell’atto di mantenere il piatto, ma i suoi occhi erano incollati sull’uomo che se ne stava accanto alla porta con le valigie tra le mani e un giubbotto pesante addosso. Non riusciva davvero a credere a quello che stava sentendo.
Si rifiutava di crederlo.
<< Papà! Papà guarda, ho preso otto al compito di scienze! >> Luna sentì la voce di Nicola attraversare come un lampo la casa, vide il figlio scendere le scale stringendo tra le mani quel foglio di carta che poi avrebbe lasciato cadere a terra disperato, per inseguire il padre sotto la neve.
<< Papà? Ma … che fai con quelle valigie? >> Luna guardò distrattamente il figlio, lesse nella sua voce la disperazione che cresceva, smisurata nel suo piccolo petto da undicenne, mosse finalmente le braccia e le incrociò al petto, guardando Andrea con gli occhi più freddi che avesse mai avuto.
<< Se ne va >> Si ritrovò a rispondere gelida, mentre afferrava il figlio per un braccio stringendolo  perché lo sentiva tremare. << Ha scelto un’altra donna e altri figli >>
 La voce di Luna usciva come un automa, come se non fosse davvero lei a parlare, Andrea la fissò allungo con gli occhi spalancati, colpito da quella freddezza.
Era come se per lei non avesse fatto nessuna differenza avere quella notizia.
Era come se per Luna fossero normali le sue parole.
Era come se non l’avesse mai amato.
<< Nicola, ascolta … >>
<< No! >> Sbottò il bambino scuotendo la testa, mentre calde lacrime gli rigavano il viso, nessuno si era accorto della piccola Claudia, che si era affacciata dalla cucina e guardava la scena con gli occhi spalancati di bambina. << Non è vero >> Mormorò Nicola nascondendo la faccia nel petto della madre, Luna continuò a fissare Andrea come se fosse vuota, e non pianse, non pianse affatto.
<< Beh, adesso vattene, no?! >>
Andrea lasciò quella casa con un pugnale tra le costole, mentre Nicola lo inseguiva sotto la neve per l’ultima volta.
 
 
<< Hai mai pianto Luna? Quando me ne sono andato, ho avuto la sensazione che tu non mi avessi mai amato. Mi hai lasciato andare senza nemmeno dire una parola, ho creduto che tu volessi sbarazzarti di me. >> Andrea cominciò a parlare senza nemmeno rendersene conto, da quando Luna gliel’aveva permesso, il suo pensiero era immediatamente andato a quel giorno, e non aveva potuto fare a meno di chiederglielo.
<< Invece ti amavo, ma sapevo che quello sarebbe stato l’unico modo per farti del male, per fartela pagare >> Luna aveva smesso di fissarlo, i suoi occhi verdi si erano focalizzati sulla candela che ardeva silenziosa sul piccolo tavolino, ormai quasi del tutto consumata, che non emanava più nessun odore profumato, Luna non ricordava più nemmeno quale fosse stato il profumo originale di quella candela.
Andrea invece non poteva fare a meno di tenere gli occhi fissi su di lei, sul profilo spigoloso della sua faccia, su quei capelli rossi che cadevano lunghi sulle spalle, dopo quelle parole che non aveva mai sentito.
<< Mi conoscevi così bene, vero? Ma voglio dirti una cosa, pochi giorni dopo che sono andato via, ho desiderato immensamente non averlo mai fatto. E se tu quel giorno avessi cercato di trattenermi, probabilmente sarei tornato da te >>
Luna saltò dal divano come una molla, distolse finalmente lo sguardo da quella candela e si girò a guardarlo con gli occhi furenti, con le sottili labbra serrate in un ruggito soffocato tra i denti.
<< Saresti tornato?! Quindi la colpa sarebbe stata mia? Io non volevo che tu tornassi Andrea! Non volevo perché non ti avrei mai perdonato e non ti perdonerò mai! >>
Quando ebbe finito di gridare, Luna si portò una mano sulla bocca e soffocò un gemito di frustrazione per essersi lasciata scappare quelle parole, Andrea abbassò leggermente gli occhi, come se qualcuno gli avesse mollato uno schiaffo in pieno viso ma non si mosse, rimase seduto su quel divano comprato da lui anni prima schiacciato dai ricordi e dai sensi di colpa.
<< Non importa Luna, non ho mai creduto di poter avere il tuo perdono >>
Luna si morse freneticamente un labbro, era stanca per sopportare quelle cose, aveva cinquantadue anni e lui cinquantaquattro, non potevano più fare quelle cose.
Era tardi.
<< E allora perché non te ne vai? Ormai è tardi Andrea, siamo vecchi, torna a casa >>
Andrea lanciò uno sguardo distratto all’orologio da polso, che segnava le ventitré e trentasette e scosse il capo.
<< Non mi va di tornare a casa, lì sono solo, qui almeno ho qualcuno che mi insulta >>
Luna si ritrovò a sorridere stanca senza nemmeno accorgersene, e poi si rese conto che era in quei momenti, dove Andrea tornava ragazzo, che lei era più felice in assoluto.
<< Non sono fiero della mia vita Luna, non lo sarà mai. E le mie ragioni non sono così valide come voglio far credere, se Eteocle e Daniela non avessero incontrato Claudia e Nicola, adesso non sarebbero le persone che sono, quindi non è grazie a me se sono felici! Quindi non rimproverarmi di essere andato via, non ho amato Laura più di quanto abbia amato te, e quando l’ho conosciuta, le ho detto subito di amarti! Ma a lei non è importato e io mi sono lasciato trascinare, e se ho scelto lei, è stato solo per pagare le mie colpe. Luna, non accusarmi per aver continuato ad amarti in silenzio >>
Luna era davvero molto stanca in quel momento.
 
Luna camminava distrattamente nel supermercato.
Claudia era seduta nel carrello e leggeva uno di quei libri illustrati con aria interessata, aveva appena imparato a farlo.
Guardò distrattamente l’orologio da polso e pensò fosse il caso di muoversi se voleva andare a prendere Nicola in tempo dal calcetto.
Afferrò una busta di cereali dallo scaffale e proseguì oltre.
<< Eteocle! Smettila di infastidire tua sorella! Ascoltami Andrea, no, che significa che non vieni? Dove sei?! Che diamine significa? Sei da lei?! >>
Luna era stata distratta da tutte quelle urla non appena aveva sentito pronunciare quel nome, e senza nemmeno rendersene conto, fece collidere i due carrelli.
La donna che stava urlando al telefono la fissò allungo ammutolita, poi agganciò senza nemmeno rispondere più, mentre Luna la fissava in silenzio.
Si era distratta inutilmente, esistevano moltissimi altri Andrea nella città.
<< Le chiedo scusa >> Commentò, e fece per allontanarsi.
<< Sei Luna Rossi? >> Luna si girò lentamente, chi era quella donna? Perché la guardava con quegli occhi sbarrati? Perché sapeva il suo nome?
<< Lei chi è? >> L’altra donna sorrise un po’ rattristata e Luna si infastidì ancora di più. << Sono Laura Forti, Andrea mi ha parlato così tanto dei tuoi capelli rossi che ti ho riconosciuta subito >>
Luna rimase in silenzio per un po’, dentro di lei stavano montando sensazioni contrastanti, la sorpresa di aver incontrato proprio quella Laura, la rabbia per aver scoperto di come quello fosse davvero Andrea, e del fatto che lui le parlasse di lei.
Guardò in cagnesco quegli occhi verdi e quei capelli neri, le voltò le spalle e decise di andare via senza nemmeno ascoltarla.
<< Non scappare Luna! >> Il modo in cui Laura Forti pronunciò il suo nome fece infuriare ancora di più Luna, che si girò imbufalita e le puntò contro uno sguardo omicida. << Come si permette di chiamarmi per nome, lurida sgualdrina?! Non voglio più né vedere il suo viso né quello di quell’uomo! >>
Alcune persone che passavano in quel momento nel corridoio si fermarono quando sentirono quelle parole rabbiose, ma né Luna né Laura diedero segno di accorgersene.  Claudia fissava ammutolita quella scena, con il libro aperto sulle gambe, seguita a ruota da Eteocle e Daniela completamente ammutoliti alle spalle della madre.
<< Andrea me l’aveva detto che eri un tipo focoso, mi ha anche detto che era questo particolare lato del tuo carattere ad averlo fatto innamorare di te. Oh, i primi tempi in cui lo conobbi, ogni volta che ci trovavano da soli, lui non la smetteva mai di dire quanto tu fossi bella, elegante, determinata, simpatica, senza accorgersi che io ci stavo provando sfacciatamente. >> Luna guardava Laura inorridita, era sicura che una persona normale avrebbe trovato quelle parole consolatorie, che ci avrebbe riflettuto, ma Luna stava provando solo tanto disgusto, disgusto nel sapere che quella donna la conoscesse così bene. Fece per ribattere violentemente, ma Laura la precedette.
<< Oh, a me non importava affatto che lui stesse con te, mi sarebbe bastato averlo nel mio letto ogni tanto, ero arrabbiata con gli uomini, ma questo gioco è stato pericoloso.
Così pericoloso che sono nati Eteocle e Daniela. Non vedevo l’ora di incontrarti, sai? Per dirti che non mi sono mai pentita >> Le labbra di Laura furono attraversate da un sorriso così tagliente che Luna provò la pelle d’oca, schiacciata da quelle parole seppure stesse cercando di resistervi con tutte le due forze. << Ma questo è stato anche la mia maledizione. Passare il resto della vita con un uomo che amerà per sempre un’altra donna più di me >> Luna rimase a fissarla per un minuto buono, il cervello era completamente vuoto, continuando a fissare il vuoto, si girò lentamente e diede le spalle a quella donna.
 
<< Lei me l’aveva detto >> Le parole uscirono mormorate dalla bocca di Luna, ancora legata al ricordo recente, Andrea la guardò con occhi interrogativi, con ancora le labbra intorbidite dalle ultime parole che aveva pronunciato.
<< Chi? >> Domandò l’uomo, e Luna tornò a fissarlo allungo, leggendo nei suoi occhi la sorpresa, l’ignoranza, Laura non gli aveva mai parlato del loro primo incontro.
<< Laura. Mi disse esattamente così: “ È stata la mia maledizione passare il resto della vita con un uomo che amerà per sempre un’altra donna più di me” Tu hai detto esattamente le stesse cose senza saperlo, ma nonostante questo Andrea, come faccio a dimenticare che tu sei stato suo ugualmente? >> Andrea non la smetteva di guardarla con gli occhi leggermente spalancati, gli stessi occhi di Nicola e Claudia, le mani strette convulsamente tra di loro, bianche. << Avremmo potuto essere felici, avremmo avuto tante cose da fare insieme >>
Luna si aprì in un triste sorriso, accompagnato dai rimpianti e i ricordi mancati, Andrea seguì il profilo del suo viso con lo sguardo.
<< Lo so >> Rimasero a guardarsi con quei sorrisi stentati, a guardarsi con lo stesso dolore << Ogni giorno della mia vita, la sera, prima di addormentarmi, andavo fuori al balcone ad osservare le stelle, e non importava che facesse freddo, piovesse o no, perché ogni sera per un’ora, io creavo nella mia testa falsi ricordi. Ricordi di te, di Nicola e di Claudia, e vi vedevo crescere con me. Lo so … >> Intervenne bruscamente Andrea quando si accorse che Luna stava per interromperlo, ma probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che lui avrebbe detto tutta la verità, e poi non l’avrebbe fatto mai più. << So che è colpa mia, che non dovrei dirlo con questo tono rammaricato, che sono stato io a cedere con Laura, che sono stato io a non trovare il coraggio di smetterla, ma non dirmi che non mi è consentito provare rimorso, non dirmi che non posso rimpiangerlo. >> Andrea smise di parlare.
Luna ripensava incessantemente a tutto il rancore che aveva provato in quegli anni, e sembrava non ricordarlo nemmeno più, era passato così tanto tempo che era praticamente impossibile ricordarne la forma, ma solo l’ombra.
<< Che cosa vuoi da me Andrea, se non il perdono? >>
Era stanca di quella conversazione, voleva che finisse al più presto, e con essa anche il rancore, il dolore e tutto il resto.
<< Restare con te, voglio solo restare con te >>
 



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Effe_95

Buonasera :)
Ecco anche la seconda parte ed il continuo del capitolo precedente.
Luna e Andrea hanno fatto un passo avanti, e so benissimo che quelle di Andrea non sono affatto le spiegazioni che vi aspettavate, che non lo scagionano da tutti i suoi errori, ma tuttavia sono stata io a volere così, perchè Andrea non può essere giustificato, forse solo compreso per chi vorrà.
Spero che l'alternanza con i ricordi vi piaccia, ho voluto far si che il loro essere giovane coincidesse con quello attuale dell'età matura.
Grazie mille a tutti e alla prossima.
 
 
  
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