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Autore: passiflora    19/10/2014    2 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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La porta della piccola chiesa era chiusa a chiave è non ci fu modo di aprirla. Il buio e il freddo pungente non aiutavano di certo, rendendo i ragazzi impazienti e meno disposti a perdere tempo.
Con la tomba ebbero più fortuna. I battenti della massiccia porta di legno erano chiusi, ma non a chiave. Varga li spalancò in un concerto di cigolii, ma solamente per rivelare al di là una solida grata d'acciaio che sbarrava definitivamente il loro cammino e cancellava le loro speranze e velleità di detective.
Il metallo lucido, nuovo, scintillava alla luce dei flash dei cellulari che i ragazzi stavano utilizzando come torce d'occasione.
« Questa mi sembra piuttosto nuova » commentò Pool. « Un po' poco in linea con il resto del setting. »
«Piuttosto anacronistico » mormorò Fred.
« Ma è sempre meglio di una porta chiusa » commentò Tea, che aveva ormai accettato l'idea di essere diventata una fuorilegge. « Almeno si riesce a vedere attraverso le sbarre. » Detto ciò, puntò appoggiò il cellulare contro la grata, in modo che il led luminoso spandesse la sua luce pallida all'interno della camera mortuaria. Subito gli altri la imitarono e presto l'interno del mausoleo fu sufficientemente illuminato perché potessero almeno farsi un'idea della conformazione di quel luogo proibito.
La stanza era polverosa, zeppa di fiori secchi che nessuno si era preoccupato di buttare, di ragnatele e di candele consumate, la cera bianca solidificata intorno al supporto sotto forma di piccole montagnole granulose. Appoggiati a terra, i ragazzi riuscirono a contare sei sarcofagi vecchio stile, grosse casse di pietra decorata con bassorilievi, con una lastra spessa più di cinque centimetri a fare da coperchio. Nei muri erano scavate delle nicchie che, per quanto riuscirono a scorgere, sembravano contenere dei vasi. Sopra le nicchie, un lungo fregio di ossari.
L'unico elemento che dentro il mausoleo non trasudava vecchiume erano dei mazzi di fiori quasi freschi che giacevano sopra due dei sarcofagi.
« Che cosa dovremmo capire, Thyme? » mormorò Tea. « Che segreto dovrebbe esserci qui? »
« Vedete qualcosa di interessante, di strano? » chiese Sage.
« Solo quei fiori » disse Fred. « E la grata. Questo cimitero non è abbandonato come sembra. »
« Forse ci stiamo concentrando sulla cosa sbagliata » disse Varga, il fiato che si condensava nell'aria gelida e impregnata dell'odore della polvere.
« Provate a leggere i nomi scritti sulle tombe che hanno i fiori appoggiati sopra » suggerì Pool. Era il più alto di tutti e svettava sulle teste degli altri ragazzi, ma era anche piuttosto miope e non aveva alcuna speranza di riuscire a leggere qualcosa con il solo ausilio della scarsa luce dei led dei loro cellulari. 
« Dunque... » iniziò Varga. « Ida... Ida... qualcos'altro... »
«Sull'altro c'é scritto Ettore, ne sono quasi sicura » disse Sage. 
« Bene, Ettore e Ida. Ma il cognome? » esclamò Fred, strizzando gli occhi e schiacciando la fronte contro la grata di metallo. «Ai... Aier... no, Alek... Aleksandros? »
Alle sue parole seguì un momento di silenzio, sufficiente a far filtrare quella nuova informazione dentro le loro coscienze e a scatenare la dovuta reazione. 
« Aleksandros? » ripeté Sage. « Quegli Aleksandros? »
« Ida e Ettore Aleksandros, i due imprenditori, sì » mormorò Pool, ripescando nella sua capiente memoria i ricordi inerenti l'oscuro caso di cronaca che aveva coinvolto i due coniugi, uccisi brutalmente a pochi giorni di distanza uno dall'altro. 
« Lui é stato ucciso per primo, nel giugno di sei anni fa. Se non sbaglio è stato trovato in un campo, praticamente sventrato. E lei lo ha seguito qualche giorno dopo, sparata. Nessun colpevole»
« Sulle tombe c'è scritto anche "beloved" » disse Sage. « E qualcos'altro. »
« In inglese, che pretenzioso » commentò Fred. 
« Forse Thyme ha scelto di scrivere in inglese... per questo? » mormorò Tea. 
« Che sia o che non sia, Thyme qualcosa doveva pur aver scoperto qualcosa, no? E siccome abbiamo due vittime di omicidio, forse... » disse Fred. « Forse Thyme aveva scoperto qualcosa a quel proposito... »
« Non mi sembra una cosa che Thyme avrebbe potuto fare » borbottó Varga. 
« Come scrivere in latino » lo apostrofò Tea. « Eppure l'ha fatto. »
Varga la colpì sulla testa, piano ma con risolutezza. « Torna nei ranghi, Tea » esclamò e lei rise. 

« Ehi! » Una voce squillante li raggiunse e li paralizzò davanti alla porta del mausoleo. Smisero di parlare, di pensare, di respirare finché la voce non parlò di nuovo. Erano stati scoperti.
« Ehi voi! Cosa ci fate lì? » ripeté la voce. « Rispondete, tanto vi ho visti! »
«Che facciamo?» sussurrò Sage.
« Rispondiamo, sorridiamo e ci comportiamo come se nulla fosse. E chiudiamo questa tomba » disse Varga con fermezza, come se fosse l'unica cosa ragionevole da fare. I ragazzi non poterono che essere d'accordo. Si allontanarono dal mausoleo e Varga richiuse la porta di legno sopra la grata, gettando nuovamente nel buio le tombe degli Aleksandros.
« Rispondetemi! » 
I ragazzi si avviarono verso il cancello, simulando il loro migliore atteggiamento remissivo. Al di là di sbarre e fiori in ferro battuto si scorgevano due sagome, una delle quali si sporgeva e si agitava. 
« Eccoci, eccoci » rispose Pool, che del gruppo, insieme a Tea, era certamente il più diplomatico. 
Arrivarono al cancello, Varga li raggiunse. Le due sagome erano ancora difficilmente distinguibili per via della fitta oscurità.
« Volete spiegarmi cosa ci fate qui dentro? » continuò la sagoma più bassa, quella di una ragazza. « E chi siete? » aggiunse l'altra figura, più alta e dalla voce profonda; sicuramente un ragazzo.
« Vi spieghiamo tutto quando usciamo, promesso » disse Pool. « Come avete fatto a sapere che eravamo qui? » 
« Ci hanno avvertiti i vicini » rispose la ragazza. 
« Ma chi siete voi? » chiese Tea.
« I figli di quelli di cui stavate esplorando la tomba » rispose la ragazza. 
   
 
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