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Autore: passiflora    21/10/2014    2 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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   Ci sono persone che rimangono impresse nella mente di chi le incontra pur senza aver fatto o detto nulla di rilevante. Georgiana e Iago Aleksandros appartenevano a questo genere di individui.
  Nessuno dei cinque ragazzi avrebbe saputo dire cosa dei due fratelli li avesse colpiti di più. Per Tea sarebbero stati forse la pelle pallida e i capelli dorati; Fred avrebbe indicato il modo in cui gli occhiali incorniciavano gli occhi chiari del ragazzo, mentre suo fratello avrebbe detto di essere stato rapito dalla piacevole voce di entrambi. In fondo, poco importava cosa dei due fratelli orfani avesse tanto pesantemente impressionato i ragazzi; il problema era che dopo quell'incontro i poveretti non riuscirono più a liberarsi del loro pensiero.
  
    Dopo averli sgridati severamente a causa della loro sconsiderata e non autorizzata esplorazione, i due ragazzi si erano presentati e avevano domandato loro cosa li avesse incuriositi così tanto da spingerli a penetrare di notte in un cimitero chiuso.
    Non avevano avuto altra scelta che raccontare la verità, sebbene epurata da svariati dettagli. Per esempio non venne accennato alcunché in proposito al fatto che Thyme fosse morta sgozzata per mano di ignoti psicopatici.
    I due fratelli erano parsi comprensibilmente diffidenti. Il racconto e le motivazioni addotte dai ragazzi per giustificare le proprie bravate notturne erano deboli in struttura e logica, ma l'effetto prodotto era stato quello di suscitare curiosità nei due giovani Aleksandros.
    « Se tornate domani possiamo farvi vedere noi l'interno del mausoleo » aveva detto il ragazzo, Iago. « Alla luce del sole è tutta un'altra cosa, ve lo assicuro. »
    Presi accordi per incontrarsi non tanto nel pomeriggio del giorno seguente, giorno zeppo di irrinunciabili impegni universitari, quanto la mattina del giorno dopo ancora, i cinque si erano rintanati nella macchina di Tea ed erano ripartiti alla volta delle proprie case, lasciando Iago e Georgiana soli nel piazzale del cimitero.
    Al momento della partenza, per un lunghissimo istante, la luce dei fari dell'auto aveva colpito i due fratelli, fermi uno accanto all'altra, rivelando con chiarezza il loro aspetto. Ed era stato quello l'istante in cui la loro immagine si era impressa a fuoco nella mente dei ragazzi. In seguito non fecero che imputare la colpa di un simile turbamento alla suggestione, all'ansia e allo spavento per essere stati colti con le mani nel sacco come gli ultimi tra gli imprudenti, nonché a tutte queste cose insieme.

    Tea accompagnò per prima Sage, poi Pool, i gemelli ed infine sé stessa. Solo qualche settimana prima tra Sage e Pool ci sarebbe stata Thyme, che sarebbe saltata fuori dall'auto sbuffando perché non aveva voglia di tornare da "quei noiosi". A quel pensiero, Tea non poté fare a meno che profondersi in malinconici sospiri. A lei Thyme piaceva. Era una ragazza così dinamica, così misteriosa e sopra le righe, così affascinante e disinvolta, così divertente e ironica... Tutto il contrario di quello che era lei. Ma Tea era anche troppo saggia per provare invidia e (quest'ultima attività molto comune tra le femmine di qualunque età) spendere i suoi anni migliori a rodersi il fegato nella vana, ma pur sempre viva, speranza che tanto più si fosse crogiolata nella bile, tanto più avrebbe magicamente nociuto all'oggetto del proprio odio. 
    Parcheggiò l'auto nel cortile privato del condominio e salì in casa. Davanti agli occhi aveva ancora l'immagine dell'interno del mausoleo, fusa insieme con quella di Thyme - viva - e con quella dei due ragazzi che avevano incontrato. 
    Tea non era una ragazza che si scioglieva facilmente in amorose e infondate fantasticherie  e nemmeno si lasciava scottare il cuore facilmente. Sua madre le aveva insegnato ad essere razionale e a procedere per gradi, sempre, indagando a fondo le persone prima di farsi sfuggire qualsivoglia giudizio. Ma quel ragazzo... Iago...
    Forse era stato il suo nome, così Shakespeariano, così inconsueto. Aveva letto Otello, Tea, e il fatto che qualcuno portasse il nome di un consigliere traditore e seminatore di morte e discordia la incuriosiva ed eccitava. Oppure erano i capelli biondi: Tea amava i capelli biondi, quelli naturali, di un'elegante, eterea sfumatura dorata. 
    Fu la cameriera bulgara ad aprirle la porta. Il suo accento dell'Est, dopo trent'anni passati in Italia, non era ancora svanito, a differenza della sua predilezione per l'aglio, di cui all'inizio, raccontava spesso, abusava senza vergogna. Quell'abitudine le era costata il posto e così si era iscritta a un corso di cucina. Quindi, oltre a svolgere la mansione di domestica, Danica svolgeva ora anche la funzione di cuoca, esigendo un onorario maggiorato e debitamente proporzionato alle proprie doti.
    « Salve signorina » disse. « Ha passato un bel pomeriggio? »
    « Ottimo, grazie Danica » rispose Tea, appendendo il cappotto al muro. 
    Avrebbe voluto continuare, raccontarle dell'incursione nel cimitero, dei due fratelli, ma non disse nulla se non : « Mamma è tornata? »
     « No » dispose la donna. Dalla cucina proveniva un odore squisito, ma Tea non aveva molta fame. « Ha detto che non rincasa per oggi. »
    « Sarà con Guido » sospirò Tea. Da quando sua madre aveva incontrato quell'uomo stava vivendo una seconda giovinezza: locali, viaggi nei weekend, fare tardi la notte... Cose in cui sua figlia non aveva mai neppure pensato di spendere del tempo.
    Tea cenò con lo sguardo basso, fisso sul cibo che consumava con lentezza eccessiva. 
    « Hai conosciuto qualcuno, Tea? » le chiese Danica, quando ritenne di aver osservato e dedotto abbastanza. 
    « Sì e no » rispose la ragazza. 
    « O è sì o è no » esclamò la donna, poi diede un colpetto affettuoso alla spalla di Tea. « Sarebbe ora che ti trovassi qualcuno! Mia nipote ha la tua età e... »
    « É già sposata e ha due figli, lo so » la interruppe Tea: quella storia l'aveva sentita almeno un centinaio di volte a partire da quando aveva compiuto diciassette anni, ovvero lo stesso anno in cui Miriana, la giovanissima e formosa nipote di Danica, era convolata a nozze con un giovane del suo paese, tale Peter, dai capelli corti e lo sguardo torvo. La storia andava arricchendosi mano a mano che la famiglia di Miriana si allargava, ma Tea non si lasciava impressionare.
     « Non è che stai così per quel tuo amico, Pur... Pol... »
    « Pool? Oh, Dani, avevo dieci anni! Ancora con quella storia? »
    « Io ho incontrato il mio defunto marito quando ne avevo otto » la redarguì Danica. 
    « Posso assicurarti che non si tratta di Pool » la rassicurò Tea. 

    No, non era Pool, anche se lo era stato per molti anni. Prima cotta, primo batticuore, primi sogni romantici, primi baci a lungo desiderati e poi così deludenti. Non era Pool a toglierle l'appetito, era Iago. L'aveva fissata mentre guidava l'auto lontano da quel cimitero? Le sembrava di sì, ma quasi certamente stava invece ammirando Sage, seduta accanto a lei. Iago... Iago... Poteva davvero essere intenta a rigirarsi nella mente il pensiero, l'immagine di quel ragazzo? Stava davvero perdendo tempo a indagare l'istante in cui i loro sguardi si erano per caso incontrati alla ricerca di un segno, di un fugace barlume di interesse? Davvero continuava a riascoltare le sue parole, a plasmare la sua voce in frasi dolci solo per il privato piacere di immaginare come potevano suonare se sussurrate nel suo orecchio?
    Sì, lo stava facendo. E quella notte, per quei pensieri che l'assillavano e che non poteva né voleva scacciare, Tea perse il sonno.

   
 
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